mercoledì 29 maggio 2024

LA RINASCITA DELLA LEONESSA TINA

 Oggi andiamo a parlare della mai dimenticata Tina Turner, un po' perché ci ha lasciati proprio nel maggio dello SCORSO ANNO, e ricordarla non è mai un male, ma anche per un evento eclatante di 40 anni fa nella sua carriera poiché era dal 1979 che la signora non pubblicava più un disco, e francamente quel Love Explosion così legato ancora al rithm&blues che faceva con l'ex marito Ike, non era stato un grande successo, tant'è che la casa discografica EMI non le rinnovó il contratto, tutto forse perché nell'aria c'era già un sentore di cambiamenti musicali, di "nuove onde" e stili che gente colpita dal sacro fuoco della genialità come i Buggles di Video Killed The Radio Star stavano facendo conoscere.


Ma quel 29 maggio del 1984 qualcosa stava per accadere perché per la Capitol usciva Private Dancer, disco costruito apposta per lei dal produttore Rupert Hine, che in quell'anno aveva già lavorato con Howard Jones e i Thompson Twins, collaborando con due membri degli Heaven 17 (e anche ex Human League), cioè Martyn Ware e Ian Craig Marsh che di successi ne sapevano pure loro giusto qualcosa, e mettendo insieme una decina di canzoni una più bella dell'altra, di cui ben sette furono pubblicate come singolo.

Primo fra tutti il brano WHAT'S LOVE GOT TO DO WITH IT, che rimase per tre settimane alla vetta delle classifiche americane, ed è da notare anche PRIVATE DANCER, la title track scritta da Mark Knopfler, che però in realtà non era nata esattamente per lei, ma per essere inserita nell'album dei Dire Straits Love Over Gold. 
La canzone venne invece poi lasciata fuori dalla tracklist perché il leader non era del tutto convinto che fosse adatta a lui (le famose canzoni che rimangono poi negli altrettanto famosi cassetti), così la passó allo staff di Tina che la modificó nella tonalità e nei suoni per adattarla alla cantante.


Quindi a tutti gli effetti si trattó di un riciclo, ma di gran classe. 
Da quel disco (l'unico di Tina che venne ristampato anche in digitale) ci fu la rinascita artistica di Tina con un tour in grande stile che le permise di cavalcare al meglio gli anni 80 in contrapposizione alla new wave e alla italo-disco imperanti, con, invece dei synth (ma ci sono anche lì, seppure dai suoni più soft), quel sound smooth-soul seguito anche da altri artisti, da Sade ai Simply Red e molti altri che mettevi nell'autoradio a cassette (eh... all'epoca era così) per darti un tono da figo anche se guidavi una Fiat 127 di seconda mano o una Autobianchi A112 sempre usata

(che era quello che potevi permetterti) coi sedili che si ribaltavano all'istante tirando una leva... ma questa è un'altra storia 😉. 

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