La scena di sparatoria più violenta e spettacolare che altro che Tarantino, io la ricordo nel primo Robocop, quello firmato da Paul Verhoeven che è uno che non ci va mica per il sottile quando si parla di violenza (ma anche quando si parla di belle figliole come in Showgirls, che però era un po'un pacco, diciamocelo), e tale sparatoria era causata da un malfunzionamento del robot che era animato, pensate, a passo uno perché la CGI non esisteva ancora (si muovono così anche gli AT-AT
di Guerre Stellari), ma era di un' efficacia che raramente ho trovato in altri casi di animazione al computer, e ne va di mezzo un poveretto in una scena particolarmente efficace perché ti rendi subito conto che il tizio non ha più nessuna speranza di cavarsela contro quella macchina e viene letteralmente trasformato in una fontana di spruzzi di sangue.
La storia del film poi la sappiamo tutti, con quel Peter Weller (da non confondere con Paul degli Style Council/Jam) scelto da Verhoeven per quelle sue labbra carnose (pare sia davvero così) che sarebbero state benissimo sotto l'elmetto del suo cyborg-poliziotto essendo l'unica parte del viso in vista.
Peccato che il personaggio venga poi ridicolizzato in una tremenda serie tv e addirittura trasformato in cartone animato per bambini(!!!), mentre del reboot del 2014, diciamo che non è un brutto film, ma potevamo anche farne a meno.
Dalla sua Peter ci ha messo una perfetta recitazione per riprodurre i movimenti meccanici che, abbinati ai rumori dei servomotori, rendevano perfettamente l'idea di un macchinario in movimento.
Ed era talmente credibile che non pensavi mai più che in molte scene indossasse solo la parte superiore dell'armatura tenendo sotto invece un pratico e comodo paio di pantaloncini.
Un po' come Peter Cushing in pantofole sul set di Guerre Stellari perché gli stivali gli facevano male ai piedi:
Certo il Grand Moff Tarkin sarebbe apparso un po'meno inquietante vedendolo così, ma noi lo abbiamo sempre immaginato rigorosamente stivalato in divisa completa.
Magia del cinema.
di Guerre Stellari), ma era di un' efficacia che raramente ho trovato in altri casi di animazione al computer, e ne va di mezzo un poveretto in una scena particolarmente efficace perché ti rendi subito conto che il tizio non ha più nessuna speranza di cavarsela contro quella macchina e viene letteralmente trasformato in una fontana di spruzzi di sangue.
La storia del film poi la sappiamo tutti, con quel Peter Weller (da non confondere con Paul degli Style Council/Jam) scelto da Verhoeven per quelle sue labbra carnose (pare sia davvero così) che sarebbero state benissimo sotto l'elmetto del suo cyborg-poliziotto essendo l'unica parte del viso in vista.
Peccato che il personaggio venga poi ridicolizzato in una tremenda serie tv e addirittura trasformato in cartone animato per bambini(!!!), mentre del reboot del 2014, diciamo che non è un brutto film, ma potevamo anche farne a meno.
Dalla sua Peter ci ha messo una perfetta recitazione per riprodurre i movimenti meccanici che, abbinati ai rumori dei servomotori, rendevano perfettamente l'idea di un macchinario in movimento.
Ed era talmente credibile che non pensavi mai più che in molte scene indossasse solo la parte superiore dell'armatura tenendo sotto invece un pratico e comodo paio di pantaloncini.
Un po' come Peter Cushing in pantofole sul set di Guerre Stellari perché gli stivali gli facevano male ai piedi:
Certo il Grand Moff Tarkin sarebbe apparso un po'meno inquietante vedendolo così, ma noi lo abbiamo sempre immaginato rigorosamente stivalato in divisa completa.
Magia del cinema.
La cosa bella era che la violenza mostrata era senza limiti e ci credevamo per quelle due ore di spettacolo senza freni.
RispondiEliminaMa alla fine del film sapevamo tutti che era solo un film.
Ci andava bene così.
Mio Dio, credo di non guardarlo da anni, da quando ero poco più che bambina. E, ovviamente, all'epoca l'ho apprezzato pochissimo.
RispondiEliminaIo invece l'ho apprezzato moltissimo all'epoca e lo apprezzo tuttora.
EliminaD'altronde il tocco splatter di Verhoeven non guasta (quasi) mai.
un cult, vero e proprio
RispondiEliminaCerto😊
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