Chi ha assistito alle tappe dell'ultimo tour di Paul McCartney, “Got Back”, sarà rimasto colpito come il sottoscritto dalla sua energia che, ad 83 anni, gli fa tenere il ritmo per quasi tre ore senza mostrare segni di stanchezza.
Ok, sorvoliamo sul costo dei biglietti abbastanza proibitivo, ma Paul nello show non si limita a cantare: suona basso, chitarre, piano, mandolino, ukulele, praticamente senza pause con solo una breve sosta prima del bis.
In tutto, trentacinque canzoni che attraversano più di sessant’anni di musica.
Tra gli strumenti suonati c'è ovviamente lo storico basso Höfner che non è il migliore del mondo, ma, come disse Paul, lo aveva comprato all'epoca perché costava poco e poteva permettersi solo quello.
Tra gli strumenti suonati c'è ovviamente lo storico basso Höfner che non è il migliore del mondo, ma, come disse Paul, lo aveva comprato all'epoca perché costava poco e poteva permettersi solo quello.
La band che lo accompagna mostra Rusty Anderson e Brian Ray alle chitarre, Abe Laboriel Jr. alla batteria, Paul “Wix” Wickens alle tastiere e una sezione fiati che aggiunge colore nei momenti giusti.
L’apertura è con HELP! , e ti accorgi subito che Paul in effetti adesso canta con una voce non esattamente perfetta come una volta, ma con quei pezzi basta eseguirli e scatta lo stesso la magia dalle prime note.
L’apertura è con HELP! , e ti accorgi subito che Paul in effetti adesso canta con una voce non esattamente perfetta come una volta, ma con quei pezzi basta eseguirli e scatta lo stesso la magia dalle prime note.
Si passa dai classici degli WINGS agli ultimi lavori solisti, fino a NOW AND THEN, la canzone dei Beatles completata di recente.
In mezzo ai brani, un Paul chiacchierone racconta storie che da sole varrebbero il biglietto: la prima volta che vide Hendrix a Londra, la REGISTRAZIONE DI LOVE ME DO, o quella di IN SPITE OF ALL THE DANGER, il primo pezzo inciso dai Beatles.
Come parla anche di questo che potrebbe davvero essere l'ultimo suo tour.
SOMETHING, di George Harrison, Paul se la suona in una versione inedita all’ukulele e poi coinvolge tutta la band in versione elettrica.
Il ritmo non cala mai.
Paul ringrazia anche Peter Jackson per il bellissimo documentario GET BACK di cui scorrono immagini sul video, in particolare quelle del concerto sul tetto.
Let It Be e Hey Jude sono da brividi collettivi, mentre LIVE AND LET DIE ci porta nel mondo di 007 con un’esplosione di fuochi e fiamme, letteralmente.
Per il bis, canta di nuovo con John su I'VE GOT A FEELING, grazie appunto alle immagini del leggendario live del 1969 con grande commozione.
Si chiude con Sgt. Pepper’s, Helter Skelter e il medley finale: Golden Slumbers / Carry That Weight / The End.
Si chiude con Sgt. Pepper’s, Helter Skelter e il medley finale: Golden Slumbers / Carry That Weight / The End.
E alla fine, siccome tutto deve finire, Paul saluta mandando tutti a casa dopo una serata dove le imperfezioni sono state abbondantemente coperte dalle emozioni e dai ricordi.
Ah... e senza autotune...


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Chi spamma invece non è gradito per cui occhio!
Tengo sempre pronto il blaster.