sabato 27 gennaio 2024

CLAUDIO BAGLIONI - OLTRE (UN PO' COME BATTISTI)

 Mentre oggi si celebra ovunque doverosamente il Giorno Della Memoria con manifestazioni di ogni genere, qui oggi, dove stiamo di solito più sul leggero e spesso anche caciarone come argomenti (ma per domani ho già un post a tema cinematografico bello pronto), secondo quanto mi permettono le mie competenze, oggi si parla invece di Claudio Baglioni che sta arrivando sulla Rai con A Tutto Cuore, il suo nuovo show, come annuncia già da un po' una promo fra un programma e l'altro senza però dirti quando, ma si parla del 14 febbraio, ovvero per San Valentino dove gli auguri col cuore sono di prammatica.


Nel frattempo mi sono ripescato (dalla memoria si, ma la mia) un suo disco doppio dal titolo Oltre, che Claudio aveva registrato negli studi di Peter Gabriel con il quale si erano conosciuti a Torino ad un concerto per Human Rights Now! dove il nostro cantante era stato fischiato perché tutti fremevano per sentire Springsteen, Tracy Chapman, Sting e Gabriel, appunto, e quest'ultimo era uscito a rimproverare gli stolti (vabbè che Baglioni faceva un genere molto diverso però la musica va sempre rispettata). 
Disco quindi trainato dalla canzone DAGLI IL VIA,

e dove qua e là partecipano anche i musicisti che solitamente collaborano con l'ex Genesis, ma nelle canzoni dell'album li troviamo solo uno alla volta, mai tutti insieme. 
Anche perché già di suo è un lavoro pieno di ospiti come Pino Daniele, Manu Katche, Mia Martini, Paco DeLucia, Oreste Lionello, Youssou n'Dour (si, l'ho notato che molti di loro purtroppo non sono più tra noi). 
Disco che si pone come apertura di una trilogia del tempo ideata da Claudio per raccontare qui il suo passato, mentre poi in Io Sono Qui canterà il presente e quindi in Viaggiatore Sulla Coda Del Tempo guarderà al futuro. 
Grande produzione questa, ma con un difetto che mi facevano notare in molti amici all'epoca in cui l'avevo registrato su una cassetta da ascoltare in macchina, cioè che, secondo loro l'avevo registrato male perché non si capivano molte parole che Baglioni cantava, o meglio, sussurrava in diversi brani con un tono particolarmente sommesso e spesso sovrastato dai suoni degli strumenti tipo in QUESTO.

Critica che in realtà era stata mossa veramente a Claudio e alla quale il cantautore rispondeva che in quei casi aveva cercato di rendere le parole parte dei suoni puntando sulla loro ritmica, un po' come fanno i trapper e rapper di adesso (il famoso flow), ma a quei tempi in cui il rap italiano era Jovanotti che le cose te le gridava forte a squarciagola, tale idea era sembrata forse un pochino troppo all'avanguardia. 
A sua discolpa posso invece citare Anima Latina di Lucio Battisti, album del 1974, quindi ancora più vintage dove la voce del cantautore molto spesso mancava di "presenza" e si sentiva solo l'effetto eco come in lontananza tipo COSÌ.

Anche lo stesso Mogol era rimasto interdetto sentendo le sue parole che aveva scritto con tanta cura alla fioca luce di un lumicino, missate in quel modo così insolito e, secondo molti, tutto sbagliato. 
Ma Battisti era fatto così ed era già avanti con la sua idea di usare la voce come un semplice strumento, uno strumento che emetteva un suono da amalgamare con il resto. 
E così aveva pensato anche Baglioni realizzando Oltre che rimane comunque un gran bel lavoro che ho riascoltato di recente in cuffia nella sana pace di una bella passeggiata nei boschi e lì le sue parole diventano un pochino più intelleggibili. 
Ma poi, alla fine dei conti, un artista sarà o no padrone di decidere come fare un disco o deve uniformarsi ai gusti del pubblico?
Dato che se facessero così, tali artisti sarebbero poi definiti ruffiani (e ce ne sono, uh se ce ne sono), Claudio e tutti i musicisti che fanno la musica che preferiscono fare senza imposizioni, li vedo come riuniti in una delle canzoni dell'album che si chiama NOI NO.

Perché, come dice nella canzone, loro sono "sogni di poeti". 

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