lunedì 11 settembre 2023

INDIANA JONES E IL QUADRANTE DEL DESTINO: GLI ANNI PASSANO PER TUTTI, O QUASI

 Indiana Jones batte il 5 alto, nel senso che nonostante tutte le critiche negative sul quarto episodio che finiva pure con il matrimonio fra Indy e Marion, la storia continua con un quinto film dove ci troviamo nel 1969, quando l'uomo è arrivato sulla luna e la coppia, a quanto pare è scoppiata per motivi che scopriremo durante la visione.


Harrison Ford è esattamente uguale a come lo abbiamo visto nella bellissima serie SHRINKING, cioè parecchio invecchiato (81 anni eh) e con uno scazzo che non ti dico (per esigenze sceniche ovviamente) perché il personaggio non è più in vena di avventure e cerca solo tranquillità.

La cerca, ma, come la Titina, non la trova perché arriva la figlia di un suo vecchio amico di avventure che lo mette davanti ad un manufatto di Archimede del quale manca la metà, oggetto che, come si vede nel prologo, i due avevano sottratto ai nazisti in quelle famose e strombazzate scene fatte col deaging.

Questo è quanto ti dicono, ma secondo me in questo film c'è anche parecchio deepfake per mettere la faccia di Harrison su fior di stuntmen, viste le acrobazie che deve fare sul tetto del treno (dove come scena se la menano un po' tanto in verità) e dintorni, sennò si rischierebbe l'effetto The Irishman con un DeNiro ringiovanito, ma goffo come uno della sua età.

Spielberg e Lucas ci sono, ma stanno in disparte, solo in veste di produttori e affidano la regia a James Mangold che ha studiato bene le luci tanto care a Steven, quelle che non fanno solo illuminazione, ma anche scenografia, e poi ci sono quei colori caldi a cui siamo abituati quando si parla di Indiana Jones. 
Per il resto c'è tutto, dalla partner femminile di cui sopra (Phoebe Waller - Bridge che non perde occasione per fare la saputella) al ragazzino tipo Shorty (ma secondo me meno simpatico), dai panorami esotici alle fughe frenetiche, dai nazisti agli enigmi da risolvere, con pure una breve apparizione di Antonio Banderas, mentre il cattivissimo è interpretato da un perfetto Mads Mikkelsen.

E ci sono persino i viaggi nel tempo che a me prendono sempre bene e, per una serie di motivi che si chiamano paradossi temporali, mi hanno ricordato un altro film con lo stesso tema, cioè Timeline per via di quell'oggetto al polso di un certo scheletro, con il presente che si interseca con il passato come a dimostrare che, quindi, il futuro è già scritto. 
Piccola nota non proprio positiva su Roberto Gammino, figlio del famoso Michele che doppia (ovviamente) il maturo professor Jones del 1969; ecco, in realtà entrambi lo doppiano, e Roberto lo fa nella versione ringiovanita, ma purtroppo non ha un briciolo di somiglianza timbrica con il padre e fa strano sentire tale voce su Indiana perché pare uno di quei RIDOPPIAGGI SCRAUSI che fanno ultimamente (è secco, con poca presenza), anche perché Roberto sarà anche bravo, ma di solito dà la voce a CHRIS ROCK...

(Calmati Willy, è solo la voce... Non c'è Chris...)
Non ho idea invece nella versione originale se la voce di Harrison Ford sia stata processata per renderla più fresca come era stato fatto per Mark Hamill in The Mandalorian e THE BOOK OF BOBA FETT (se qualcuno la sa, si faccia vivo, grazie). 
Ma se ci si passa sopra a questo particolare, il film è quello che ci si può aspettare da tale produzione, cioè grande avventura,esagerata, è vero, però questo per me è cinema e gli faccio tanto di cappello.

... e frusta... 

4 commenti:

  1. Ultimamente il cinema è sempre più composto da vecchie glorie (attori e personaggi) che vengono tirati fuori loro malgrado dalla casa di riposo per una nuova avventura... penso, oltre a indiana Jones, anche ai vari Mercenari, Rocky, F&F, Jurassic World.... e ovviamente a 007.

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    1. Vecchie glorie che però sono una garanzia.
      Io vedrei Harrison Ford ovunque, per dire, anche nei panni di uno 007 in pensione con lo scazzo, ma l'idea è già stata usata qui...

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  2. Un film godibile, non sarà il migliore della saga ma ne è una degna conclusione.. ah, qualche scena d'inseguimento un pochino troppo lunga :D

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    1. Si, quella con i tuktuk in effetti se la mena un po' come la scena sul tetto del treno.
      Quello Mangold forse non l'ha notato negli appunti di Steven, cioè il ritmo, e infatti sfora rispetto alla lunghezza dei tre diretti da Spielberg.
      Anche il modo come muore il villain è buttato lì un po' male.

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