Finalmente ho visto il film di cui tutti hanno già parlato a lungo e, pensa te, non è mica BARBIE bensì la sua diretta nemesi cioè Oppenheimer.
Dico subito che tre ore nette di film non sono mai e poi mai poche, ma a volte il contesto riesce a fartele passare un un botto.
La situazione qui invece, divisa su tre linee temporali distinguibili dal fatto che una è in bianco e nero, l'altra a colori e la terza mostra Cillian Murphy visibilmente invecchiato, non l'ho trovata esattamente scorrevole, anche forse perché di fisica quantistica ne so quanto una capra (con alcuni sospetti su capre più colte di me) e al limite mi fermo alle minchiate che ti raccontano in ANTMAN, che tanto mica posso andare a verificare.
Insomma che dopo tante belle parole e un nudo di Florence Pugh che mica la butti via, ma ai fini del film poteva benissimo non esserci, dopo 45 minuti comincia a muoversi qualcosa perché sta per avere luogo l'evento cioè il test per vedere se la bomba H funziona o è solo una fantasia nella testa dello scienziato.
Dubbio legittimo tenendo conto dell'enorme dispiego di mezzi messo su per permettere tale test che era comunque e sempre dovuto all'eterna rivalità fra potenze mondiali e non certo per migliorare la vita umana.
Fatto sta che Nolan stavolta lascia da parte le città ribaltate di INCEPTION, i plot twist di THE PRESTIGE, i paradossi temporali di Interstellar e il tempo a doppio senso di TENET (questo in effetti era già stato un mezzo passo falso), per raccontare una storia reale che tutti a grandi linee conosciamo, ma probabilmente non così fino in fondo.
E forse una preparazione almeno veloce prima di vedere il film sarebbe stata opportuna perlomeno per capire più chiaramente di cosa si stava parlando.
Perché poi, appunto, si parla tanto nel film e stavolta il commento musicale rimane meno incisivo, anzi sono molto spesso i rumori a fare alzare la tensione quando serve, mentre nel momento clou della famosa esplosione... puff... arriva il silenzio più totale, così straniante proprio perché invece ti aspettavi di essere travolto dai subwoofer che ti saltavano addosso.
E invece niente, come anche i test successivi che vengono riportati solo dalle notizie come in un "lo dimo, ma nun lo famo" alla BORIS come se Nolan facesse un omaggio a René Ferretti (che potrebbe starci eh).
Rumori anche che sottolineano i sensi di colpa di Oppenheimer quando si rende conto di aver creato un mostro finito nelle mani dell'esercito, senza dimenticare le varie accuse di comunismo, di essere una spia, insomma una vita dal color di cioccolata, ma dal gusto molto diverso.
Pare insomma di essere in mezzo a dei matti invasati guerrafondai mentre l'unico coi piedi per terra sarà Gigi,
si, dai, quello dell'Eurospin che il cassiere lo scambia per il cane di Doc Emmett Brown😜, che lì per lì pensi che gli consigli le offerte del giorno al supermercato, mentre poi sul finale Nolan ti fa rivedere la scena da vicino e capisci quello che si erano detti.
Il tutto sarà poi trattato con cinica satira da Stanley Kubrick ne Il Dottor Stranamore, film del 1964, è vero, ma ormai lo abbiamo capito che per Nolan il tempo è relativo...
Purtroppo un'altra icona del cinema anni 60 ci ha lasciati, perché se n'è andata a 90 anni Sandra Milo che era stata, insieme a Claudia Cardinale e Giulietta Masina, musa di Federico Fellini, il quale la chiamava affettuosamente Sandrocchia.
Fra le altre cose era stata protagonista di una di quelle MONTATURE da scoop ideate da Enrico Lucherini che fece in modo di far prendere fuoco alla enorme parrucca che indossava la Milo sul set di Vanina Vanini del 1961, tratto da un soggetto di Stendhal, con l'attore Laurent Terzieff e il regista Roberto Rossellini in suo soccorso e con i paparazzi che flashavano l'incidente, il tutto per creare una notizia e lanciare il film che si temeva non se lo filasse nessuno, e che comunque fu poi stroncato dalla critica al punto che qualcuno molto maligno l'aveva rinominato Canina Canini.
Per fortuna l'incontro con Fellini le valse un rilancio grazie ad 8 E Mezzo e Giulietta Degli Spiriti.
Bellissima, ma sempre considerata poco seriamente a causa del suo tono di voce molto stridulo, in anni più recenti Sandra si era riciclata come conduttrice in programmi leggeri per bambini e si ricorda in quel periodo televisivo anche la famosa telefonata in diretta che la informava del figlio Ciro con conseguente fuga dallo studio gridandone il nome.
Ancora più di recente era tornata in tv con l'Isola Dei Famosi e poi con Mara Maionchi, Orietta Berti e Marisa Laurito nel road show Quelle Brave Ragazze.
Per dovere di cronaca, sempre per il cinema, ma del genere porno, è di pochi giorni fa anche la notizia del ritrovamento senza vita di Jesse Jane,
pseudonimo di Cindy Taylor, insieme al suo attuale compagno.
Jesse, 46 anni e quasi una sosia di Pamela Anderson, aveva fatto anche un cameo nel film Baywatch - Matrimonio Alle Hawaii e partecipato ad un reality show di Showtime.
Non me ne vogliano la Disney, Miriam Leone, Michele Riondino, e nemmeno quell'amico mio che me l'aveva consigliato caldamente, ma I Leoni Di Sicilia, fiction sulla famiglia Florio, delle famose cantine e anche produttori siciliani (ma dalle origini calabresi) del tonno sott'olio, non sono proprio riuscito a farmela piacere nonostante si tratti di una produzione sontuosa che potrebbe far pensare al cinema di una volta come IL GATTOPARDO.
Si, perché mentre tuttora adoro quel film tratto dal romanzo di G. Tomasi Da Lampedusa, forse qui non mi sono andati giù i toni da soap opera (che nel film di Visconti invece "stranamente" non c'erano), ma ha le sue colpe anche l'audio che, quando non era in dialetto stretto, era sempre un po' confuso, piaga della presa diretta dei recenti prodotti italiani (e difatti Luchino preferiva sempre ridoppiare tutto), ma cambierà prima o poi... vedrai, vedrai che cambierà... cantava Luigi...
Quando sarebbe il vero anniversario dei 30 anni di Schindler's List, dato che in America l'anteprima venne proiettata il 30 novembre del 1993, ma l'uscita italiana invece risale al marzo 1994?
Diciamo che il Giorno Della Memoria, che cadeva infatti proprio ieri, si colloca esattamente a metà fra le due date, e questo film racconta proprio di quel trucchetto con cui Oskar Schindler riuscì a salvare migliaia di ebrei dalla deportazione.
Trucchetto che in effetti è l'esatta traduzione del titolo in quanto la parola list in ebraico significa proprio ciò, al contrario di quello a cui tutti abbiamo sempre pensato, anche chi l'ha tradotto, cioè una lista di nomi di persone (che comunque c'entra anche quella).
Questa "lista" però non convinceva del tutto, per cui alla fine il film l'abbiamo sempre tenuto così com'era, con i due titoli affiancati.
Un film in bianco e nero come doveva apparire la vita di coloro che hanno subito tale disavventura (anch'io quando penso alla guerra mi viene da pensare senza colori), con l'unica eccezione della bambina con un cappottino rosso (Oliwia Dabrowska che aveva tre anni quando apparve nel film e lo vide ad undici rimanendone terrorizzata, ma poi da adulta si sentì orgogliosa di averne fatto parte), la breve apertura con le candele e poi una scena finale portata nel presente a chiudere la pellicola di Steven Spielberg.
Quello Spielberg stavolta riflessivo e serio per una commemorazione che non si potrà mai dimenticare, anche perché alla vicenda si aggiungono ogni giorno altri eventi molto simili a dimostrazione che il tempo passa, ma l'uomo rimane la bestia peggiore che popola il pianeta Terra.
Per cui non mi sorprende che lo stesso pianeta cerchi piano piano di farci fuori tutti con espedienti naturali tipo il riscaldamento globale a cui i grandi cervelloni cercano una soluzione.
E magari poi la trovano anche tale soluzione, ma vedrai che la Terra se ne inventerà presto un'altra ancora di magagna per cercare di toglierci di mezzo, perché la Terra è viva e c'era già prima che arrivassimo noi a fare dei casini.
Mentre oggi si celebra ovunque doverosamente il Giorno Della Memoria con manifestazioni di ogni genere, qui oggi, dove stiamo di solito più sul leggero e spesso anche caciarone come argomenti (ma per domani ho già un post a tema cinematografico bello pronto), secondo quanto mi permettono le mie competenze, oggi si parla invece di Claudio Baglioni che sta arrivando sulla Rai con A Tutto Cuore, il suo nuovo show, come annuncia già da un po' una promo fra un programma e l'altro senza però dirti quando, ma si parla del 14 febbraio, ovvero per San Valentino dove gli auguri col cuore sono di prammatica.
Nel frattempo mi sono ripescato (dalla memoria si, ma la mia) un suo disco doppio dal titolo Oltre, che Claudio aveva registrato negli studi di Peter Gabriel con il quale si erano conosciuti a Torino ad un concerto per Human Rights Now! dove il nostro cantante era stato fischiato perché tutti fremevano per sentire Springsteen, Tracy Chapman, Sting e Gabriel, appunto, e quest'ultimo era uscito a rimproverare gli stolti (vabbè che Baglioni faceva un genere molto diverso però la musica va sempre rispettata).
Disco quindi trainato dalla canzone DAGLI IL VIA, e dove qua e là partecipano anche i musicisti che solitamente collaborano con l'ex Genesis, ma nelle canzoni dell'album li troviamo solo uno alla volta, mai tutti insieme.
Anche perché già di suo è un lavoro pieno di ospiti come Pino Daniele, Manu Katche, Mia Martini, Paco DeLucia, Oreste Lionello, Youssou n'Dour (si, l'ho notato che molti di loro purtroppo non sono più tra noi).
Disco che si pone come apertura di una trilogia del tempo ideata da Claudio per raccontare qui il suo passato, mentre poi in Io Sono Qui canterà il presente e quindi in Viaggiatore Sulla Coda Del Tempo guarderà al futuro.
Grande produzione questa, ma con un difetto che mi facevano notare in molti amici all'epoca in cui l'avevo registrato su una cassetta da ascoltare in macchina, cioè che, secondo loro l'avevo registrato male perché non si capivano molte parole che Baglioni cantava, o meglio, sussurrava in diversi brani con un tono particolarmente sommesso e spesso sovrastato dai suoni degli strumenti tipo in QUESTO. Critica che in realtà era stata mossa veramente a Claudio e alla quale il cantautore rispondeva che in quei casi aveva cercato di rendere le parole parte dei suoni puntando sulla loro ritmica, un po' come fanno i trapper e rapper di adesso (il famoso flow), ma a quei tempi in cui il rap italiano era Jovanotti che le cose te le gridava forte a squarciagola, tale idea era sembrata forse un pochino troppo all'avanguardia.
A sua discolpa posso invece citare Anima Latina di Lucio Battisti, album del 1974, quindi ancora più vintage dove la voce del cantautore molto spesso mancava di "presenza" e si sentiva solo l'effetto eco come in lontananza tipo COSÌ. Anche lo stesso Mogol era rimasto interdetto sentendo le sue parole che aveva scritto con tanta cura alla fioca luce di un lumicino, missate in quel modo così insolito e, secondo molti, tutto sbagliato.
Ma Battisti era fatto così ed era già avanti con la sua idea di usare la voce come un semplice strumento, uno strumento che emetteva un suono da amalgamare con il resto.
E così aveva pensato anche Baglioni realizzando Oltre che rimane comunque un gran bel lavoro che ho riascoltato di recente in cuffia nella sana pace di una bella passeggiata nei boschi e lì le sue parole diventano un pochino più intelleggibili.
Ma poi, alla fine dei conti, un artista sarà o no padrone di decidere come fare un disco o deve uniformarsi ai gusti del pubblico?
Dato che se facessero così, tali artisti sarebbero poi definiti ruffiani (e ce ne sono, uh se ce ne sono), Claudio e tutti i musicisti che fanno la musica che preferiscono fare senza imposizioni, li vedo come riuniti in una delle canzoni dell'album che si chiama NOI NO.
Perché, come dice nella canzone, loro sono "sogni di poeti".
Molto tempo fa, in questa galassia lontana lontana, avevo dedicato un POST ad una pellicola anomala nel panorama dei film western perché si schierava dalla parte dei nativi americani massacrati all'esercito degli Stati Uniti che andava lì a "fare brutto" e spadroneggiare come fosse il Ras Del Quartiere, ma con una visione un po' più ampia, anzi direi Eccezziunale Veramente, tipo da costruire metropoli dove invece allora c'erano delle gran praterie.
Il film era SOLDATO BLU del 1970, di Ralph Nelson, con Peter Strauss (grande Giove... parente di Levis?), Candice Bergen, e Donald Pleasence, e un 45 giri di Dalida dal titolo Mamy Blue, portava sul lato B un brano, Prigioniera, che veniva presentato come tratto da tale film.
Beh, nel POST di allora spiegavo che quella canzone non c'era assolutamente in quella pellicola e che le informazioni supplementari che ero riuscito ad avere erano solo che l'autrice era Melanie Safka, in arte solo Melanie,
Canzone che invece, grazie a quelle ricerche che ho fatto nel frattempo con tutta calma, ho finalmente stabilito che era tratta da un altro film, questo diretto da Stanley Kramer, dello stesso anno, ma completamente diverso (molti sostengono che sia pessimo e si salvi solo la colonna sonora), con Anthony Quinn e Ann Margret, che era RPM - Rivoluzione Per Un Minuto, titolo che invece in originale gioca sul tema della trama, dato che parla di rivoluzione studentesca, ed è Revolutions Per Minute, ovvero la dicitura che sta a fianco del numero 33 oppure 45 sui dischi in vinile che significa Giri Al Minuto.
Per dovere mi sento di ricordare, anche se divago come il mio solito, anche altri due numeri obsoleti che stavano sui dischi e sui giradischi molto vintaggi, cioè 16 e 78 giri, numeri che sui vecchi Lenco delle radio private trovavi ancora,
ma entrambi poi erano spariti sugli ipertecnologici (per l'epoca) Techincs stroboscopici a trazione diretta con la regolazione fine dei giri a cursore che usavamo noi dj in discoteca negli anni 80 per mixare i vinili con una tale maestria maniacale che portava spesso alla pazzia (e infatti sono ridotto così).
Erano quelli RPM dei tempi di quando ancora i supporti erano fatti di bachelite, materiale fragilissimo, e presto spariti dal commercio, rimanendo però dei cult per i collezionisti o gli accumulatori seriali di oggetti che, specie in America, sono capaci di riempire stipati interi garage zeppi di cose che non useranno mai.
Ma torniamo a Melanie perché questo post e tutta la ricerca che c'è dietro è legata al fatto che nei giorni scorsi è mancata a 76 anni dopo essere stata una dei protagonisti del grande concerto di Woodstock dove era stata la prima donna ad esbirsi e dove tutto era libero, tipo l'amore e altre cose non ben specificate, ma che dicono fossero in grado di migliorare notevolmente l'acustica pessima dell'evento.
Di Melanie è da ricordare anche BRAND NEW KEY, canzone che all'epoca della sua pubblicazione ebbe qualche problema ad essere trasmessa nelle radio perché qualcuno ci lesse nel testo delle allusioni alla sessualità fra chiave e serratura, concetto che molto tempo dopo, ma sarà un caso, Anna Oxa si ritroverà a cantare in DONNA CON TE,
canzone scritta in origine per Patty Pravo che la rifiutó proprio per il testo... ma era lei che anni prima cantava Pensiero Stupendo, di lei e lui con lei fra loro due, con lei che bacia lui che bacia lei... ah no... questa è ancora un'altra canzone.
Goodbye Melanie e grazie per avermi aiutato a risolvere questo grande mistero che manco Roberto Giacobbo...
Ma quanto mi era piaciuto al cinema Zombi (Dawn Of The Dead) di George A.Romero, al punto che ero persino riuscito a farmi regalare il poster all'uscita della sala (dopo non poca insistenza).
Anche se nel titolo italiano si perdeva il senso della trilogia iniziata con La Notte Dei Morti Viventi, passando qui per l'alba e proseguendo poi con il giorno, rimane comunque un film che può anche essere preso così da solo che tanto funziona lo stesso buttandoti nell'evento già iniziato con quel qualcosa di non ben definito "nell'aria" (proprio come una canzone di Marcella) che trasforma i morti in zombi.
Sangue anche fin troppo rosso che schizzava ovunque, ma se all'epoca si usava così si vede che funzionava, grazie anche a Tom Savini che curava tali effetti e che appare anche in un paio di camei.
Ma perché ne parlo oggi?
Perché oggi si dà l'addio ad un attore poco noto per il suo nome, ma conosciutissimo dagli appassionati di film horror e in particolare di questo.
Sto parlando di David Emge che nel film interpretava Stephen, uno dei quattro protagonisti che si rifugiavano in un grande centro commerciale per salvarsi dall'assalto dei morti viventi, facendo comunque quasi tutti una brutta fine.
David aveva 77 anni e questo è l'unico film di rilievo a cui aveva partecipato e per il quale era stato scritturato da Romero che lo aveva visto al lavoro in un ristorante.
Altro nome che ai più non dirà nulla, a meno che non si tratti di addetti ai lavori, è quello di Frank Farian, produttore tedesco che aveva inventato sia i Boney M che i Milli Vanilli
(Frank è quello al centro), con pure tutte le beghe legate al Grammy vinto da questi ultimi e poi ritirato perché a cantare non erano i due modelli fighi Rob e Fab, ma coristi di sala.
Anche per i Boney M però c'era già stato un piccolo inganno come avevo spiegato all'epoca del POST dedicato a loro.
Un'altra sua "impresa" era stata quella di portare i Led Zeppelin in discoteca grazie ai Far Corporation, superband nata per un progetto di beneficenza, alla quale avevano partecipato musicisti provenienti da diversi gruppi, fra i quali i Saga e i Toto, realizzando una splendida versione di STAIRWAY TO HEAVEN.
Frank aveva 82 anni.
Restiamo sempre fra musica e cinema per l'ultimo saluto a Marlena Shaw, 81 anni, cantante statunitense che aveva faticato non poco a trovare la sua giusta collocazione nel mondo musicale fra jazz, blues, soul e anche la COLONNA SONORA di In Cerca Di Mr. Goodbar, film con Diane Keaton che vede anche il debutto di Richard Gere nel 1977 in un ruolo secondario, ma perlomeno non più da comparsa come aveva fatto in altre due occasioni precedenti.
Dopodiché com'è andata per Richard lo sappiamo tutti fra storie di ufficiali, gentiluomini e gigolò.
La nuova versione di Il Giro Del Mondo In 80 Giorni è arrivata sulla Rai sotto Natale ed ora è su Raiplay.
È una coproduzione franco-tedesca-britannico-italiana girata in realtà nel 2021 in piena epoca Covid, con David Tennant (proprio lui, si) che oltre a recitare si mette in gioco anche come produttore esecutivo in una rivisitazione della storia di Jules Verne che parte con lo stesso presupposto, ma che vede alcune modifiche nella vicenda per cui quello che nel libro era il sabotatore Fix qui cambia totalmente ruolo e diventa la rossa miss Abigail Fix un'aspirante giornalista che oltre a raccontare le avventure durante il viaggio intorno al mondo, toglierà d'impiccio i suoi compagni anche da alcune situazioni particolarmente scomode, mentre il compito di fermare i viaggiatori sarà affidato ad uno sgherro con un'altra identità.
Tennant baffuto è Phileas Fogg che viene accompagnato dal fido Passepartout, francese e di colore (novità anche questa), e dalla gentil donzella, e durante il viaggio si incontreranno altri personaggi con i nomi presenti nel libro, come la principessa Auda, ma in situazioni differenti e interpretati di volta in volta dal guest di turno, fra i quali c'è anche Ty, il figlio di David. A proposito di ciò, non so se sia stata solo una mia impressione, ma ho notato solo una pessima recitazione (o doppiaggio) nel secondo episodio, quello del treno,
che mostra il trio in transito dall'Italia, dove appunto parte del cast è nostrano, mentre per il resto funziona tutto bene e non potrebbe essere diversamente con Christian Iansante, voce ufficiale di Tennant dai tempi di Doctor Who (e ogni produzione dove lavora Christian secondo me ha un punto in più) e con un tema musicale firmato da Hans Zimmer e Christian Lundbergh che ricorda molto le atmosfere bondiane.
Delle molte versioni che sono passate al cinema e in tv nel corso degli anni, oltre quella vintage con David Niven, non era stata niente male anche quella con Jackie Chan, un Passepartout orientale che mena di brutto, e Steve Coogan che invece anni dopo ritroveremo nei panni di Stan, e forse ricorderete anche una divertente serie animata degli anni 70 dove sempre Passepartout con spiccato accento "franscese" ripeteva spesso "è un trucco di Fix!", quando degli imprevisti interrompevano il loro viaggio intorno al mondo.
Bene, ora nostalgici che state leggendo, sappiate che quella serie animata arrivava dalla stessa casa di produzione australiana di Artù E I Cavalieri Della Tavola Rotonda,
con quei disegni dai tratti spigolosi (anche nel Giro Del Mondo infatti), dove c'era Morgana come villain e il suo assistente, il Cavaliere Nero che esclamava "sii, mi piace, mi piace" con una voce italiana molto simile ad Igor di Frankenstein Junior (sospetto fosse Franco Latini che, come Mel Blanc per i Looney Tunes, doppiava mille personaggi dei cartoni animati), e anche quelle due produzioni animate erano state delle belle rilettura, seppure molto fantasiose, di due classici della letteratura.
Ma tornando alla serie con Tennant, la cui regia è affidata a Steve Barron (anche co-produttore) per quattro episodi degli otto che compongono l'opera, il finale della vicenda lo conosciamo tutti, suppongo,
ma c'è una piccola aggiunta tipo cliffhanger che potrebbe far supporre una seconda serie ispirata però ad un altro famoso libro di Verne.
A 97 anni (traguardo niente male, devo dire) ci ha lasciati un regista che ha marchiato alcuni dei film che personalmente amo di più,
ovvero il musical Jesus Christ Superstar e il fantascientifico ROLLERBALL, quello bello, eh, quello con quel poster meraviglioso dal gusto quasi medievale e non la ciofeca firmata da John McTiernan e della quale spero si stia vergognando tuttora dando delle testate nel muro.
Sto parlando di Norman Jewison, canadese che aveva diretto anche SIDNEY POITIER in La Calda Notte Dell'Ispettore Tibbs e il film che ha valso il premio Oscar a Cher, Stregata Dalla Luna.
Non è molto tempo fa, invece, che abbiamo salutato Franz Beckenbauer, calciatore ed allenatore tedesco che aveva partecipato a quella che diventerà celebre come LA PARTITA DEL SECOLO (che tra l'altro è disponibile anche su Raiplay), ed oggi dobbiamo dare l'addio ad un altro dei protagonisti di quello storico evento sportivo, ovvero Gigi Riva detto Rombo Di Tuono molto prima del film con Chuck Norris, giocatore del Cagliari con il numero 11, la cui maglia, in segno di rispetto era stata ritirata quando lui smise si ritiró dopo 16 anni di militanza nella squadra.
Gigi, mancino ad oltranza che molto di rado usava il piede destro (lui scherzava dicendo che lo usava solo per salire sul tram), aveva 79 anni ed era stato ricoverato per problemi cardiaci, dai quali era affetto da tempo, in previsione di un intervento, ma purtroppo ha avuto un arresto mentre era in ospedale. Cinema, sport e infine anche la musica segna un addio perché è mancato a 93 anni il maestro Nello Ciangherotti, direttore d'orchestra nelle prime edizioni di Domenica In, quelle condotte da Corrado,
ma anche in Canzonissima e altre trasmissioni Rai, e compositore per due grandi nomi della musica italiana, quella molto vintage, ovvero Domenico Modugno e Claudio Villa.
Correva l'anno 1984 e il 22 gennaio veniva presentato il primo computer Apple MacIntosh durante la finale del Superbowl, evento durante il quale se vuoi farti promozione devi giusto pagare una cifretta niente male, ma perlomeno sei sicuro di avere, almeno negli States, un riscontro di pubblico enorme, e ultimamente anche da noi so che ha un certo seguito di nottambuli (un amico mio) che lo vogliono vedere in diretta.
Contemporaneamente nei cinema usciva Electric Dreams di Steve Barron, regista di molti videoclip di quel periodo e film in cui sempre un computer (ma non quello del Superbowl) diventava protagonista con tanto di nome (Edgar) e si poneva come antagonista nella storia d'amore fra Miles e la sua vicina di casa violoncellista.
Questo perché tale computer diventava senziente grazie ad una involontaria doccia di champagne, che lo sappiamo che è una cosa impossibile, ma certamente un film dove vedi tale apparecchio immerso invece nel riso per una settimana sarebbe stato senz'altro meno interessante anche se più reale perché quello è uno dei rimedi che ti suggeriscono quando ti si bagna un device tipo il cellulare.
A parte ciò, messo così è uno di quei film che invecchiano molto molto male a causa della tecnologia che si vede utilizzata con quegli schermi CRT a fosfori verdi che faranno anche Matrix, ma nella versione di mio nonno.
Pellicola coprodotta anche da Richard Branson, ovvero il gran capo della Virgin, e infatti nella colonna sonora ci sono tutti artisti che arrivano dalla sua casa discografica, ovvero PHIL OAKEY degli Human League, I Culture Club, gli Heaven 17 e altri ancora con un tocco di Giorgio Moroder per certi arrangiamenti e per un cameo vocale come dj di una radio. Potrebbe esserci un remake?
Magari si, tipo con Alexa come protagonsta, che già adesso senza docce di Champagne ogni tanto si intromette nei miei affari, oppure potrebbe essere la trama di un nuovo episodio di Black Mirror, se la serie tornasse allo spirito iniziale.
Io la butto lì che magari qualcuno prende ispirazione.
Apro il post di oggi con una domanda per tutti, cioè se sapete che fine ha fatto il blog di Cassidy ovvero La Bara Volante, dopodiché vado un po' indietro con le visioni dei film della saga di 007, perché voglio dire che non capisco cosa gira nella testa di Sam Mendes, premio Oscar per American Beauty.
Si, perché dopo il glorioso Skyfall, che considero uno dei migliori episodi della saga, gli affidano la regia di Spectre.
Mica Peppa Pig eh?
Spectre!
È come dire la Morte Nera dell'universo di Star Wars, sono i Daleks per Doctor Who.
Spectre è un nome che è indissolubilmente legato al mondo di 007 e rappresenta la sua nemesi.
Ti aspetti un film epico no?
E invece Sammy cosa fa?
Una roba noiosissima cupa e triste che nemmeno il teatro Kabuki...
Si salva solo la sequenza iniziale prima della CANZONE di apertura (tra l'altro anche qui ci si trova davanti ad uno dei peggiori brani nella storia delle colonne sonore dell'agente segreto) e un pochino la corsa notturna in giro per Roma (ma anche quella alla fine delude).
Ora magari mi tirerò addosso l'ira funesta dei fans a tutti i costi, ma per me è senza dubbio il peggiore Bond con Daniel Craig e conferma quella leggenda che i film buoni di 007 con lui sono solo quelli dispari. Facciamoci caso.
Ho recuperato di recente un disco uscito nel 1981, cioè Bella Donna di Stevie Nicks che, per chi non lo sapesse, è una delle due voci femminili dei Fleetwwod Mac, adesso rimasta l'unica dopo la scomparsa di CHRISTINE MCVIE.
Era il primo disco solista di Stevie dopo lo scioglimento della band che poi più avanti tornerà a riunirsi.
Disco dal tipico sound a stelle e strisce già a partire dal primo secondo e che vede come produttore, insieme a Jimmy Iovine, Tom Petty che canta anche in quello che fu il primo singolo estratto cioè STOP DRAGGING MY HEART AROUND, canzone letteralmente stupenda scritta dal compianto chitarrista e cantante con alcuni passaggi che ricordano persino i Boston e, se mi conoscete, sapete bene quanto mi piacesse quella band, e tra l'altro si ritiene che piacesse anche a Kurt Cobain perché Smells Like A Teen Spirit prende anche quella qualche ispirazione musicale dal gruppo di Tom Scholz.
Altro ospite era Don Henley degli Eagles in una canzone che parla di cuoio e pizzo ovvero LEATHER AND LACE, con un sound in stile country che starebbe bene anche addosso a Dolly Parton (come anche cuoio e pizzo, per la verità). Disco molto bello già a partire dalla copertina dove Stevie è semplicemente una Dea e pare altissima grazie a dei tacchi intorno ai 18 cm (lei è sotto al metro e sessanta), e mentre scrivo sto proprio pensando che in quegli anni le copertine erano particolarmente curate come dimostra anche quell'album solista del 1980 di Grace Slick dal titolo DREAMS, dalle atmosfere completamente diverse e di cui ho già parlato un bel po' di tempo fa su queste pagine web.
Poi ci aggiungi una voce roca e sensuale con vibrato incorporato come quella di Stevie, e sei fritto...
Per trattarmi bene ho preferito la versione deluxe uscita nel 2016 contenente l'album rimasterizzato, un secondo disco con versioni alternative delle stesse canzoni (quasi tutte) con altre invece inedite rimaste fuori dalla tracklist ufficiale, e ancora un terzo che contiene un live del 1982 (secondo alcuni è del 1981) che era stato pubblicato anche in VHS, dove Stevie esegue anche alcuni dei brani che cantava coi FLEETWOOD MAC come la splendida Dreams, e senti che dal vivo in molti pezzi mette ancora più grinta rock che in studio.
Beh, dato che tra poco tempo saremo invasi dal ciclone Sanremo, ci sta ogni tanto orientarsi su qualcosa di completamente diverso, no?
Una band metal storica ha perduto nei giorni scorsi un suo ex membro nella figura di James Kottak, batterista statunitense degli Scorpions dal 1995 al 2016.
James, in primo piano con camicia aperta e tatuaggio nel poster del tour, aveva 61 anni e prima di entrare a far parte del gruppo tedesco aveva avuto diverse esperienze con altre band, e in seguito anche una a suo nome, nonché brutte vicissitudini per uso di sostanze non esattamente legali e conseguente periodo di disintossicazione. Fra l'altro, per la cronaca rosa, era stato anche cognato di Tommy Lee dei Motley Crue avendo sposato sua sorella dalla quale ha avuto tre figli.
Nella musica italiana invece forse qualcuno ricorderà quel Festival Di Sanremo del 1980 presentato da CLAUDIO CECCHETTO, Roberto Benigni (era l'anno del "Wojtylaccio!!!") e Olimpia Carlisi, dove partecipavano per la prima volta i Decibel di Enrico Ruggeri e debuttava Giorgio Zito, fratello minore di Edoardo ed Eugenio Bennato (Zito è il cognome della loro madre scelto per non appoggiarsi sul successo dei due fratelli già affermati).
Giorgio ci ha lasciato a 74 anni per colpa di un attacco di cuore e a quel festival si era presentato come Giorgio Zito E I Diesel con il rock blues MA VAI VAI mentre in precedenza aveva suonato anche nei dischi di Edoardo come nella famosa Cantautore.
Ma era già da ragazzini che i tre fratelli avevano le idee chiare in fatto di musica e infatti avevano formato il Trio Bennato, gruppo amatoriale con chitarra, fisarmonica e percussioni molto noto, però solo in quel di Bagnoli.
Anche il cinema è in lutto per la scomparsa di Tisa Farrow, 72 anni e sorella minore della ben più famosa Mia insieme a lei nella foto qui sotto.
Tisa era apparsa in alcuni film non proprio memorabili, alcuni di produzione italiana a basso costo tipo horror e poliziotteschi, eccetto una sua parte in Manhattan di Woody Allen dove interpretava un'invitata ad un party.
Il 18 gennaio del 1964, sessant'anni fa esatti, i Beatles si svegliavano alla mattina con la loro colazione inglese a base di uova e bacon, e leggevano sul giornale una notizia niente male, perché la loro I WANT TO HOLD YOUR HANDS,
canzone che conosce chiunque anche se dei FabFour non gliene frega una mazza, entra alla posizione 45 della classifica di Billboard ed è appunto la prima volta che succede loro di trovarsi nella top 50.
Nel giro di una settimana il singolo sale fino al terzo posto e il 1 febbraio raggiungerà la vetta.
Tale successo negli Stati Uniti era assolutamente inaspettato e costrinse la Capitol Records che li distribuiva, a fare turni di lavoro 24 ore su 24 e a chiedere aiuto persino alla concorrente RCA Victor per stampare tutte le copie del 45 giri che venivano richieste dal pubblico con un vero e proprio assalto ai negozi che manco quello del 2021 a Capitol Hill
(capita la finezza? Capitol come la casa discografica... Vabbè... Niente).
Per tale motivo il loro album Meet The Beatles, quello che in patria e nel resto del mondo aveva invece il titolo di WITH THE BEATLES con la famosa copertina che non piaceva ai discografici, venne fatto uscire negli states qualche giorno dopo la data prevista per non saturare il mercato e anche perché solo una decina di giorni prima era stato pubblicato negli USA da un'altra casa discografica il loro primo LP PLEASE, PLEASE ME, dell'anno precedente, ma rinominato per gli americani Introducing... The Beatles, con non ti dico quante beghe fra le case per i diritti di distribuzione e i famosi tentativi di imitazione al pari della Settimana Enigmistica
Ancora di crimine si parla oggi, ma sempre quello fantasioso delle sere tv, perché, certo, Alex Pina dopo la prima stagione di La Casa Di Carta deve essersi reso conto di aver fatto un grosso errore, madornale direi.
Cioè quello di far morire Berlino, personaggio che già dalle prime battute si sentiva avere del potenziale.
Così nelle stagioni successive Alex si inventa dei FLASHBACK per avere Pedro Alonso (l'attore che lo interpreta) ancora a disposizione raccontando del suo passato e del figlio che ha avuto, senza cadere nel triste escamotage del fratello gemello che in altri casi è stato utilizzato, eccome se è stato fatto, pure nella SERIE SCRAUSA dei Visitors.
Non contento di ciò, lo sceneggiatore chiede aiuto ad Esther Martinez Lobato e insieme si inventano anche una nuova serie dedicata tutta a lui, ma che in realtà non può essere un vero prequel dato che la tecnologia che vediamo utilizzata è troppo recente, per cui l'ho presa piuttosto come una cosa a sé anche se un paio di personaggi della serie madre tornano anche qui.
E come nella serie madre c'è un GRANDE furto da portare a termine in GRANDE stile con GRANDE dispiegamento di mezzi al punto che ti chiedi sempre come Andres (che è il vero nome di Berlino) e la sua banda riescano a procurarsi tutto, ma forse basta solo pensare in GRANDE, come nei sogni condivisi di INCEPTION.
Facezie a parte, qui si calca tantissimo la mano sul suo essere innamorato della bella di turno fino al limite dello stucchevole.
Relazioni amorose che fra l'altro vengono fuori anche per gli altri compari, dando ragione al vecchio adagio che diceva donne e malfattori, gioie e dolori, o qualcosa di simile, perché proprio a causa del gentil sesso ci saranno diversi imprevisti.
Anche qui troviamo degli omaggi alle canzoni italiane e stavolta tocca ad AlBano e Romina 😱.
Tutto sommato carina come serie con l'unica pecca di una recitazione molto spesso troppo enfatica, alla spagnola, per cui a volte invece dell'heist movie che ti aspetti, pare di vedere una telenovela. Olé Pedro!
Esattamente un anno fa veniva arrestato il boss Matteo Messina Denaro, ma il post di oggi, seppure c'entri il crimine, parla di delinquenti di tutt'altro genere, ovvero personaggi con i quali, al contrario del boss di Cosa Nostra, si finisce per empatizzare, dato che su Prime Video c'è il film solista su Jigen Daisuke, il pistolero killer dinerovestito compare fidato di Lupin III (perciò criminale, si), che vediamo protagonista in una storia di violenza, prostitute, malavita, pistole, droga, gore, mutaforma, con tanto di villain su sedia a rotelle con menomazioni varie che non le impediscono però di fare evoluzioni esagerate e relativa carneficina a suon di revolverate in una scena fin troppo eccessiva, ma tutto sommato divertente nel suo essere completamente assurda.
Tetsuji Tamayama, in posa così nel poster di profilo rende anche bene, tanto che la foto sembra quasi un frame della serie animata, ma poi visto di fronte, come già nel FILM LIVE ACTION su Lupin III, ha quel faccione tondo che, vabbè, la Bolla lo paragona ad Umberto Smaila... e comunque se volete una recensione più classica la troverete proprio sul SUO BLOG.
Non è esattamente un film come mi sarei aspettato questo, perché, vista l'attitudine del personaggio, io pensavo ad uno spara spara a raffica mentre invece mostra molti momenti lenti, e non è nemmeno un John Wick che però a tratti te lo fa venire in mente forse per l'outfit total black.
Comunque ammetto che mi sono trovato ad alzare il sopracciglio come nello spot MCDONALD'S quando ho visto la 500 gialla che arriva dopo i primi end credits.
Oggi compie 50 anni Happy Days e qualcuno dirà "nooo!", perche l'abbiamo visto sul secondo canale Rai nel 1977.
Certo, da noi si, perché al tempo la distribuzione funzionava così e ci vedevamo in quegli anni e dintorni anche LUPIN III che era invece del 1971, ma sulla rete statunitense ABC il primo episodio di Happy Days veniva trasmesso proprio il 15 gennaio del 1974, in perfetto stile sitcom con le risate registrate, e che poi nel doppiaggio italiano tali risate verranno cancellate.
Serie quella di Happy Days che altri ancora collegano agli anni 80 perché in quel periodo era passata di proprietà Mediaset e la mandava in onda su Italia 1.
Le vicende della famiglia Cunningham e amici ci hanno tenuti incollati al video per ben 10 anni e 255 episodi, e quando gli ascolti sembravano in calo, ecco che gli sceneggiatori si inventano un doppio episodio che ci lascia col fiato sospeso con Fonzie che fa sci nautico saltando uno squalo.
Episodio che darà anche origine all'espressione "salto dello squalo" che viene usata nel giro proprio quando si cerca di risollevare gli ascolti in calo di una serie tv.
Anche gli spinoff hanno tenuto quasi tutti banco, primo fra tutti MORK & MINDY, poi LAVERNE & SHIRLEY, Jenny & Chachi (dove Jenny era sempre Erin Moran cioè Joanie, ma chissà perché il doppiaggio italiano aveva fatto questo cambiamento mentre Scott Baio rimaneva Chachi) e altri due con minore fortuna.
Cos'aveva di speciale Happy Days?
Direi tutto, come una rara congiunzione astrale a partire dalla musica anni 50 e certi riferimenti ad AMERICAN GRAFFITI di George Lucas (Ron Howard era anche l'anno prima in quel film e rende la serie un ideale pseudo-sequel della pellicola), e senza dubbio un cast azzeccatissimo, con anche un'altro modo di dire nato dalla scomparsa senza spiegazioni del fratello maggiore Chuck Cunningham che appare solo nella prima e nella seconda stagione soltanto in pochissimi episodi, e a conferma di ciò ecco due foto nelle quali potete contare chi è presente e chi no.
Tale modo di dire è la SINDROME DI CHUCK, ovvero quando un personaggio sparisce da una serie tv senza che vengano fornite giustificazioni.
In questo caso la scelta di cancellare Chuck era stata presa in base al poco interesse verso il personaggio che in partenza doveva essere la guida di Richie e dargli consigli da fratello maggiore com'era, mentre tale ruolo verrà invece coperto dal più iconico Fonzie, il quale adotterà il classico giubbotto di pelle nera alla Marlon Brando de Il Selvaggio solo dopo alcuni episodi.
Tale sindrome si ripete anche in SPAZIO 1999 dove nella seconda stagione spariscono ben tre personaggi importantissimi della precedente, e succede in moltissime altre produzioni, persino nella recente e nostrana MARE FUORI.
A sto punto, per concludere direi che ci sta di riascoltare anche le sigle della serie riunite in questo VIDEO che comprende diverse stagioni, e parlo di sigle al plurale perché nelle prime due l'apertura era affidata a Rock Around The Clock di Billy Haley & The Comets (altro punto di contatto con American Graffiti), mentre la theme song si sentiva poi in chiusura.
Uno degli argomenti di questi tempi votati al digitale sono i Bitcoin e tutti gli emuli, ovvero le criptovalute che cominciano ad incuriosire molta gente per via dei facili guadagni che promettono.
A questo proposito non sono io la persona più ferrata sull'argomento, però bisogna specificare che non si tratta di una cosa che ti fa diventare ricco senza fare una mazza, anzi, se la prendi seriamente ci deve essere un costante monitoraggio dell'andamento della valuta un po' come si seguono le quotazioni in borsa.
Per cui uno come me che, oltre a fare il contrabbandiere spaziale e aiutare certi ribelli, vive di musica, cinema e tv, non potrebbe certo fare da solo, ma nemmeno tanta altra gente che ha una vita da portare avanti.
Complice di questa crescita di popolarità è stato anche per un certo periodo il proliferare sui social di falsi post dove il vip di turno esaltava le possibilità di guadagno grazie a questa valuta, ma non era necessario essere dei geni della finanza per capire che si trattava di bufale scritte anche in un italiano pieno di errori (Jovanotti era definito "la cantante").
Ma cosa mai potrà c'entrare questo argomento con un blog molto spesso poco serio dove si parla più che altro di musica, cinema e tv?
Ecco, quest'ultima c'entra eccome perché di recente il programma di Rai 3 Far West condotto da Salvo Sottile si è accanito particolarmente su questo fenomeno paragonandolo a situazioni già viste in passato che seguivano lo schema Ponzi, e cioè che si dovevano portare persone nel giro e grazie ai loro investimenti ci guadagnavi una percentuale, ma solo chi stava in cima aveva un introito sicuro e il più delle volte finiva che quel "fondatore" un bel giorno spariva senza lasciare traccia.
Adesso non sembrerebbe che questa sia la stessa tecnica, però chi è stato a certi eventi dove le società che si occupano di criptovalute presentano i loro prodotti (io ci sono stato per curiosità), ha potuto constatare che viene messo in scena uno show "very impressive" con effetti speciali, ballerini, musica ad alto volume e pubblico che salta come fosse ad un rave party.
E dal palco i relatori ti arrivano con tutto l'entusiasmo possibile per farti capire che questo è il futuro.
Fatto sta che l'autore del servizio mandato in onda su Far West, è già stato querelato dalla società che si vede nel video, sostenendo che quanto viene riportato non risponde a verità.
In effetti nessuno viene obbligato a comprare i prodotti di qualsiasi genere pubblicizzati in tv, sui giornali, sul web, e anche questo modo di promuovere le criptovalute non è altro che marketing.
Sta tutto poi alla capacità individuale di decidere delle persone, dato che non viene fatto nessun lavaggio del cervello, ma solo presentato un qualcosa che fino a ieri non c'era e oggi c'è, con tutte le diffidenze del caso che sono perfettamente legittime.
Il mondo cambia ed ora è un po' come quando nasceva internet, cioè era una cosa nuova che poteva essere usata sia nel bene che, purtroppo, anche nel male, ma alla fine in tutte le cose conta sempre essere prudenti e pensare che la verità sta nel mezzo.
C'è uno spot particolare in cui il prodotto vero e proprio non lo vedi, ma viene solo suggerito e comunque il messaggio arriva chiaro.
Parlo dello spot MCDONALD'S dove in un ufficio ad un certo punto parte il segnale fatto con le sopracciglia come fossero il simbolo del fast food e sottolineato da una musica molto, ma molto particolare che pare fatta oggi e invece ha una quarantina d'anni belli buoni. Il brano è OH YEAH! che all'epoca era finito anche in un film con Michael J. Fox, ovvero Il Segreto Del Mio Successo, tipo nella scena del rossetto, ed è degli Yello, duo svizzero che produce musica ipertecnologica dagli anni 80 appunto (un po' sullo stile dei Kraftwerk, ma con una punta di sarcasmo in più), promossi alla grande durante le edizioni di Mr. Fantasy e già in precedenza abbinati ad un altro spot, quello di Euronics, ma qui il pezzo era THE RACE. Entrambe le canzoni erano poi accompagnate da Videoclip artigianali, ma molto efficaci in simbiosi con i suoni che ne uscivano.
A proposito poi della catena Euronics, un po' di anni fa girava uno spot, sempre con la musica degli Yello, dove protagonista era un leone in parte animato. Dal BACKSTAGE ci viene rivelato che quel leone in realtà era Alessandro Betti, il comico che allora capitava di vedere anche in Buona La Prima! con Ale & Franz.
Paola e Chiara invece sono tornate con un nuovo singolo, SOLO MAI, che pesca pure quello dagli anni 80 (con anche una evidente citazione a BLADE RUNNER nell'apertura del video), e precisamente si ispira alla italo disco molto più easy dell'epoca dei vari Martinelli, Giombini, Turatti e Chierigato, nomi che, se avete compilato dei borderò in quegli anni, ricorrevano molto spesso.
I suoni sono esattamente quelli, ma le due sorelle, ricordiamolo, sono figlie dei fenomeni dance musicali anni 90, e la loro Vamos A Bailar ne è un esempio, per cui per loro questa è una vera e propria immersione nel decennio in cui erano ancora bambine intorno ai 10 anni, proprio come il titolo del loro primo album Ci Chiamano Bambine uscito dopo la vittoria alle Nuove Proposte al Festival Di Sanremo del 1997 con AMICI COME PRIMA
qui eseguita all'Ariston con anche quel piccolo, dolce errore di Chiara al minuto 2:13 che ti fa fare un sorriso dato che è facile sbagliarsi perché rispetto al giro precedente c'è una battuta in più.
E rimanendo sempre nel mood anni 80, quarant'anni fa usciva anche un disco che di quel sound non aveva nulla di nulla, perché Milk And Honey era un disco postumo di John Lennon pubblicato da Yoko Ono utilizzando alcune registrazioni incomplete fatte all'epoca di Double Fantasy (forse anche precedenti) che era del 1980, e poi rimaste lì nel solito famoso cassetto che ogni artista possiede.
Il singolo scelto per promuovere tale album era NOBODY TOLD ME, canzone carina che usciva il 6 gennaio, forse un po' troppo simile ad Istant Karma, mentre l'album vedeva la luce tre giorni dopo, ma il tutto non era niente di speciale e difatti non si può dire che quel disco fosse stato acclamato come un capolavoro.
Poteva però essere comunque interessante per chi volesse avere davvero tutto quanto riguardava l'ex beatle.
E gira gira anche sto sabato, fra svizzeri e italiani, c'è stato anche un pochino di Beatles che non guasta mai.
Pur avendolo visto all'epoca della sua uscita, al tempo non bloggavo ancora, perciò ne parlo solo oggi di un sequel che molti non ritenevano necessario, ma che invece non intacca assolutamente il CAPOLAVORO di Scott degli anni 80, anche perché collocato temporalmente molti anni dopo e quindi le cose cambiano anche per i cacciatori di androidi.
Nel 2017 infatti scrivevo corbellerie sul web solo per commentare su altri blog , ma adesso di Blade Runner 2049 posso dire che avevo trovato ottima la regia di Villeneuve del quale, dopo il meraviglioso Arrival, avevo già capito che sa come dosare le attese e i silenzi senza cadere nella noia.
Belle le ambientazioni, attori tutti in parte, forse Jared Leto leggermente sopravvalutato, come spesso accade d'altronde, ma vista la tipologia del personaggio che interpreta può anche andare.
Certo sempre meno ridicolo che in HOUSE OF GUCCI, guarda caso sempre di Scott, o nella PEGGIOR VERSIONE del Joker che io possa ricordare.
Ritroviamo qui Harrison Ford, Edward J.Olmos, Sean Young
(anche se non è proprio lei in realtà, ma un simpatico deep fake come abbiamo visto fare in Rogue One con Leia e Tarkin), mentre c'è il valore aggiunto di Dave Bautista (anche se per poco) massiccio come non mai e Ana DeArmas vera, ma virtuale al tempo stesso.
Una cosa che si nota è che mancano tanto le musiche di Vangelis, anzi in alcuni momenti manca proprio la musica che invece, nel primo Blade Runner, provocava emozioni quasi più della recitazione degli attori, senza nulla togliere agli attori, sia chiaro.
Solo che i suoni e i temi proposti da Vangelis avevano un qualcosa che calzava perfettamente con quello che stavi vedendo sullo schermo, mentre i due nuovi autori si limitano ad un commento sonoro simile ma senza quel tocco particolare.
Inoltre il voiceover di Gammino/Ford, oltre a funzionare da spiegone, ci stava bene perché dava una speciale atmosfera hardboiled, anche se Scott nelle edizioni successive lo soppresse definitivamente, perché era stato voluto solo dalla casa di produzione, proprio perché alla prima proiezione sembrava che molti punti non fossero ben chiari vedendo il film senza voce fuori campo.
Un commento anche in questo nuovo episodio però non ci poteva stare, perché comunque la situazione viene presentata in un modo diverso e proprio la storia si snoda verso un altro obiettivo.
Sicuramente non resteranno frasi memorabili, come accadde per Ho Visto Cose... ma il film scorre bene nonostante la durata non da poco.
E sembra anche lasciare un cliffhanger per un ulteriore sequel.