Quest'anno 2021 è ormai quasi passato, nel bene (poco) e nel male che non si è fatto mancare in nessuna delle sue forme.
Ma probabilmente, almeno qui su questo blog, dove si cerca sempre di essere abbastanza leggeri, la parte del leone l'hanno fatta i ROCKETS, quelli originali degli anni 80 tornati alla ribalta con il disco inedito ALIENATION grazie alla riscoperta dello STILE SPAZIALE che imperava nella musica di parecchi anni fa (era la fine degli anni 70... fate un po' di conti).
La televisione ha invece tenuto banco con l'ITALIA TRIONFATRICE DEGLI EUROPEI, e i buoni risultati ottenuti alle olimpiadi di Tokyo, nonché la resistenza di Matteo Berrettini come un novello Rocky contro i numeri uno del tennis mondiale, ma anche con la vittoria dell'EUROVISION SONG CONTEST grazie ai Maneskin che non hanno mai avuto tanti haters addosso come adesso, ma la popolarità nel 2021 ormai è anche essere odiati.
Per le serie tv invece c'è stata la rivelazione di WANDAVISION, e dopo di essa sarà dura replicare, anche se, in effetti HAWKEYE è stato meno scialbo di quello che credevo (per essere perfetto forse bastava un pochino di ritmo in più).
Nel cinema ha fatto senza dubbio scalpore la scomparsa di LIBERO DE RIENZO, ovviamente insieme a tanti altri nomi famosi dello spettacolo, come RAFFAELLA CARRÀ, FRANCO BATTIATO e il maestro MORRICONE, ma nel caso di Libero la sua giovane età ha reso la notizia ancora più clamorosa e la vicenda ha avuto ancora degli sviluppi in queste ultime settimane.
Sempre per il cinema, la "zampata" del leone della MGM è arrivata ormai in autunno inoltrato parlando del nuovo e ultimo 007 con Daniel Craig più volte rimandato, ma ha fatto comunque la sua parte, facendo parlare parecchio sul web e oltre.
Su tutto ciò aleggia sempre e comunque quello spettro chiamato Covid-19 che, oltre a mietere vittime, fomenta anche gli animi e provoca rivolte di cui si potrebbe tranquillamente farne a meno, con tutte le grane che già abbiamo, ma per ora è così.
Sperando che il 2022 porti un po' più di giudizio nelle menti umane, da questa galassia lontana lontana vi arriva il mio augurio di Buon Anno.
Leonardo DiCaprio e Jennifer Lawrence cercano di salvare il mondo da una gigantesca cometa in rotta di collisione, ma se nella Hollywood dei sogni di Michael Bay partono senza indugi le missioni con a capo Bruce Willis, nel mondo reale tutti se la ridono (presidente compreso) mettendoci davanti gli interessi economici illustrati da un simil Jeff Bezos che ha le mani in pasta ovunque, dai cellulari allo spazio e, grazie ai suoi algoritmi, riesce a prevedere il futuro di chiunque.
Fantasia degli sceneggiatori?
No, per me no.
Per me davvero è più plausibile una trama come questa piuttosto che lo strappalacrime filmone (tra l'altro con Willis e Liv Tyler doppiati malissimo perché in quel periodo c'era uno sciopero in corso) con gli Aerosmith che cantano QUELLA CANZONE di Diane Warren.Leo è sempre Leo anche se sovrappeso e barbuto con due figli che sembrano piuttosto i suoi fratelli minori, ma è l'effetto che DiCaprio mi fa in ogni suo film e NE HO GIÀ PARLATO in passato.
Jennifer Lawrence pare poco più che diciottenne con un look squisitamente goth
e difatti Jonah Hill (odiosissimo) la sfotte chiamandola come Lizbeth Salander, cioè "girl with the dragon tattoo".
Meryl Streep fa la presidente americana con più scheletri nell'armadio della storia, ma ricorda tanto tanto anche Donnie Trump.
Thimothee Chalamet per poco non lo riconoscevo sotto la tenuta da skateboarder e senza le "DUNE" di sabbia.
Cate Blanchett supersexy è l'anchor woman
che si fila Leo in barba alla moglie che lo aspetta a casa.
Insomma c'è uno di quei cast che nei film degli anni 70 ti veniva messo in bella vista con una serie di fototessera in fondo alla locandina tipo così
per dirti "ehi, guarda un po' chi c'è", che a volte il nome non ti dice niente ma la foto si.
Ok, qualcuno l'ha visto come una furba metafora della pandemia per il Covid-19, e difatti molti comportamenti a riguardo sono identici, tipo il negare ripetutamente che la minaccia sia reale e i disordini in città.
Fatto sta che Adam McKay, dopo essere stato il regista di film demenziali con protagonista Will Ferrell, e che generalmente fanno ridere solo gli americani, qui cambia registro e punta sul drammatico e il finale lo è davvero drammatico, ma con punte sparse qua e là di ironia bastardadentro che ci sta benissimo nei personaggi che la portano in scena.
Ironia più che confermata dalle due scene post credits.
Dura parecchio, si, ma tiene un bel ritmo e mi sta bene anche Jennifer, basta che la smetta di fare Mystica nella sua VERSIONE.
La vigilia di Natale, cioè la scorsa settimana, ero ormai già allo stremo delle forze, un po' come tutti credo, fra giri dai parenti e preparazione di quello che sarebbe stato il cosiddetto pranzo da consumare in famiglia, tanto che quella sera non ho avuto la forza di cercare qualcosa sulle piattaforme streaming e mi sono affidato passivamente alla programmazione di Rai2, poiché su Italia 1 imperava John Landis con Murphy ed Aykroyd come al solito, e un po' va bene, però tutti gli anni francamente no.
Sul secondo canale nazionale allora arriva sto film tv del 2020 diretto da uno che in vita sua ha fatto solo mediocri e inutili seguiti di bellissime pellicole tipo il secondo episodio di Io & Marley che si fregiava già nel titolo dell'aggettivo Il Terribile.
E anche qui la musica non cambia, anzi la musica è perennemente in sottofondo sviolinante e tintinnante perché è un film tv di Natale con Lacey Chabert che è l'unica cosa che mi ha permesso di vederlo, seppure distratto dagli auguri che arrivavano sul telefono.
Anzi forse così distratto l'ho sopportato meglio.
Per capirci, Lacey era al suo debutto cinematografico nella parte della piccola PENNY ROBINSONnel poco compreso Lost In Space con William Hurt, Mimi Rogers, Heather Graham e Joey (Matt LeBlanc di Friends), che a me era piaciuto (anzi è stato il mio primo dvd acquistato) anche se in effetti la trasformazione finale di Gary Oldman era una roba brutta brutta brutta.
Dopo essere un po' cresciuta Lacey l'abbiamo vista anche in MEAN GIRLS,cioè colei che alla festa era vestita da Catwoman.
E pure adesso, dopo quasi 20 anni, Lacey rimane una bella visione certamente più sobria, ma l'unica cosa buona in un filmetto davvero di poco conto.
25 anni fa ci lasciava Marcello Mastroianni, personaggio del cinema italiano, ma conosciuto a livello mondiale; ma che dico mondiale? Galattico...
Di lui ho già parlato in occasione del post su quello sgangherato film che è DIAMANTI A COLAZIONE, come il titolo di un album di Amanda Lear che arriverà anni dopo.
E infatti anche le citazioni musicali su Marcello non si fanno mancare, con i Sottotono e la CANZONE OMONIMA,ma soprattutto con GIUDIZI UNIVERSALI di Samuele Bersani, una delle canzoni più belle del cantautore romagnolo che, grazie al suo modo di giocare con le parole, sa farti trovare nuove sfumature ad ogni suo testo in ogni ascolto successivo.Perlomeno a me Samuele fa questo effetto bizzarro.
Devo citare qualche film di Marcello per il suo anniversario?
Beh, la Rai lo ha celebrato giustamente con Divorzio All'Italiana
che lo vede al fianco di Stefania Sandrelli, ma il mio lato oscuro che ama la fantascienza mi fa ricordare e nominare La Decima Vittima di Elio Petri,
dai costumi squisitamente optical/glam e Mastroianni tinto di biondo che si confronta con Ursula Andress in un gioco mortale che altro che SQUID GAME, e poi LA CITTÀ DELLE DONNE di Fellini in cui Marcello/Snaporaz pare vivere uno di quei sogni bizzarri che capitano a me ogni tanto.
Ma sicuramente, nella sua lunga filmografia c'è un suo film che ognuno di noi preferisce ricordare con più piacere.
Ah... In chiusura un piccolo OMAGGIO di Pierfrancesco Favino che lo imita alla perfezione:
Film natalizio, perlomeno per l'ambientazione stagionale, ma dai contenuti un pochino diversi dai vari Mamma Ho Perso L'aereo, Una Poltrona Per 2 (immancabile su Italia 1) o i film con Tim Allen/Santa Claus, e che si fregia della solita fantasia dei titolisti italiani.
Qui siamo in un convitto femminile di un campus universitario dove un serial killer fa fuori uno ad uno i vari studenti dopo averli contattati per telefono.
Ok, cose che se ne parliamo nel 2021 son in effetti già viste, ma teniamo conto che il film è del 1974 e Halloween non era ancora uscito, e tantomeno Scream.
Erano gli albori delle tv private e ricordo di averlo visto su una piccola emittente locale, perché figurati se alla Rai ti mandavano in onda un film così.
Da allora non l'ho mai più rivisto, e nemmeno il remake del 2006, ma ricordo in particolare la presenza di ganci da macellaio, e di una delle vittime impacchettata nel cellophane come nella locandina.
Fra gli attori ci sono Olivia Hussey proveniente da Jesus Christ Superstar, nonché Margot Kidder che sarà Lois Lane nei Superman con Christopher Reeve, e Keir Dullea tornato sulla terra da qualche anno dopo l'Odissea Nello Spazio kubrickiana, e pure John Saxon che con certi ruoli e generi ci ha fatto la fortuna, vedi più avanti in Nightmare.
Inoltre, piccola curiosità finale, per qualche strano motivo a volte l'ho collegato erroneamente ad un altro slasher, ma dei primi anni 80 o fine 70 direi, di cui non ricordo il titolo, per cui se a qualcuno venisse in mente lo ringrazio anticipatamente, dove uno dei ragazzi aveva un Bedford adattato ad alcova che per un po' averne uno uguale è stata una mia fantasia, poi cambiata presto con la solida realtà (come dice Roberto Carlino) della mia prima auto che fu una ben più banale Fiat 127... E nemmeno in versione Sport...
In questo periodo natalizio è mancata un'attrice che ha legato il proprio nome principalmente ad un film per bambini che pare della Disney proprio da periodo delle feste, persino la confezione del dvd è identica ai classici del Topo, e invece è della casa di James Bond, cioè la Broccoli della MGM.
L'attrice di cui sto parlando è Sally Ann Howes, scomparsa per cause naturali a 91 anni, ed era stata l'interprete di Stella Scrumptious con i suoi cappelli importanti in Chitty Chitty Bang Bang (in italiano Chitty era scritto senza la "h"), film musicale con tutte le caratteristiche disneyane anche per la presenza di Dick "Spazzacamino" Van Dyke e canzoni con balletti scritte dai fratelli Sherman come in Mary Poppins; canzoni tipo QUESTA:
Il film invece aveva come sceneggiatore Roald Dahl ed era prodotto da Albert Broccoli, il creatore della saga cinematografica di 007, e lo si capisce dalla presenza di Gert Frobe (Goldfinger), Desmond Liewlyn (Q) e per le scenografie di Ken Adam, colui che per le scenografie sui set della famosa spia ha sempre pensato molto molto in grande.
Inoltre il soggetto era pure tratto da un libro di Ian Fleming, per cui... Tombola!
Nel film appare anche Benny Hill, pensa te, ma non con le sue comiche.
Da notare che Albert Broccoli all'inizio voleva affidare il ruolo di Stella a Julie Andrews, proprio per ricreare la coppia di Mary Poppins.
Poi le cose sono andate così ed oggi possiamo ricordare Sally Ann
Quest'anno, grazie alle più recenti tecnologie del 5G che abbiamo sotto la pelle, come credono in molti (e son più di quanti si immagini, LOL), gli auguri di Buon Natale vi arrivano in meno di 12 parsec.
Puntuale come ogni Natale torna Mariah Carey, stavolta non con una nuova versione del video della sua All I Want For Christmas Is You, e nemmeno con un film d'animazione basato sulla stessa canzone come nel 2017,
ma con un nuovo minispecial di 18 minuti su Apple TV insieme ad alcuni ospiti che attorniano la bella e sempre più morbida cantante che ormai fa persino un po' fatica a contenere le forme negli sfarzosi abiti da sera,
ma personalmente posso dire che preferisco un po' di rotondità alla secchezza diafana delle top model.
Oltre ad un'intervista della quale può interessare o meno e alla quale partecipano anche i suoi due gemelli, Mariah esegue una sua cover (alla fine si va a parare ovviamente lì) di CHRISTMAS (BABY PLEASE COME HOME) ,canzone che porta la firma di quel genio (nonché pazzo scatenato) di PHIL SPECTOR, riproposta da almeno una ventina di artisti e che lei stessa aveva già incluso in un suo disco del 1994, ma che ricordo, puramente per questioni mie anagrafiche e di preferenza, interpretata anche MAGISTRALMENTE DAGLI U2ai tempi di quella pietra miliare che è The Joshua Tree, cioè il 1987, come si può evincere chiaramente dai cappelli indossati dai nostri amici nel videoclip.
Confezione scintillante questa del minishow, come l'abito di Mariah e come giustamente si confà ad un regalo sotto l'albero tra musica e lustrini.
Erano meglio i Beatles o i Rolling Stones? I Blur o gli Oasis? I Duran o gli Spandau? Oppure cambiamo tema ma la diatriba resta: esiste la Fata Del Dentino oppure è un Topolino che ti porta la monetina quando metti il dentino caduto sotto al cuscino?
E, dato che è partito il countdown in vista della natività, i doni di Natale è meglio se li porta Babbo Natale, come ormai universalmente deciso dai media commerciali, oppure Gesù Bambino, come una volta si raccontava?
Allora...
Partiamo dal presupposto che un neonato che la notte della sua nascita deve fare il giro del mondo a consegnare dei regali ai bimbi buoni, al giorno d'oggi suonerebbe un po' come sfruttamento minorile, per cui entrerebbero in gioco le associazioni per la tutela dei minori e i sindacati che magari ti indicono pure una bella manifestazione pacifica che verrà poi regolarmente disturbata dai soliti fomentatori di disordini che non aspettano altro.
Al lato opposto c'è quel grande colosso della bevanda celebrata in MILLE canzoni che, forse non lo sapevate, ma si racconta che abbia pure decretato il colore rosso della divisa di Babbo Natale, che una volta era rappresentato in verde; in realtà il cambio di colore era dovuto alla pubblicità di un'altra bibita scomparsa, ma ancora precedente, quindi sempre a scopo pubblicitario, e qui entra in gioco lo strapotere americano ed il lato commerciale del Natale.
Per cui qualche altissimo prelato, nella figura del Vescovo di Noto Antonio Staglianò, circa un mesetto fa ha sparato in pubblico la dichiarazione che Babbo Natale non esiste, mettendo in crisi persino Tim Allen che con i suoi film su Santa Claus ci ha fatto una fortuna,
per non parlare dei tanti bambini che a quel punto si sono sentiti buggerati per aver passato notti insonni in attesa di veder arrivare l'omone barbuto, nella speranzosa speranza che non fosse il solito ladro acrobata che ti svaligia l'appartamento dopo averti narcotizzato, per poi crollare comunque vinti dal sonno e trovare la mattina successiva i regali sotto l'albero come per magia.
Ma alla fine chi vince delle due tradizioni è davvero così importante?
È davvero una cosa che va fuori dalle norme europee, se sei un bambino, credere in una leggenda per una notte che sia un po' di magia e di amore?
Anzi, a volte penso che le persone che fanno tali affermazioni non siano mai stati bambini, non riesco ad immaginarmeli tali.
Forse perché un bambino non starebbe mai a fare dei discorsi del genere.
E se non sei ancora un po' bambino dentro, finisce che fai davvero una brutta vita.
Ma forse son solo io che, con l'età sto diventando brontolone oltre che canaglia...
Fra lucine e addobbi tutt'intorno, oggi si va controcorrente... Eh son fatto così... Allora... Prendi l'idea di Shaun Of The Dead (L'Alba Dei Morti Dementi per noi poveri italiani) e mettici i vampiri al posto degli zombie. Anzi... "LE" vampire, perché è proprio di succhiasangue al femminile che si parla in questo film commedia/horror (ma decisamente molto più commedia) del 2009
dove Carmilla, la vampira suprema dai gusti sessuali saffici, morde e trasforma le vittime in vampire si, ma pure loro diventano lesbiche e, diciamolo pure, mostruosamente, dannatamente sexy.
A contrastare la creatura della notte e i suoi intenti ci penseranno due amici scansafatiche che riprendono la coppia dei film con Simon Pegg e Nick Frost.
Ovvio che una storia che parte con tali premesse deve essere presa così per quello che è, cioè una goliardata che comunque qualche sorriso lo strappa, tipo la scena delle protesi in silicone.
Nel senso che non siamo sui livelli dei film di Edgar Wright, ma piuttosto un gradino e mezzo più alto dei vari Suck, Epic Movie, La Ragazza Con L'Uccello Di Fuoco, con la fondamentale differenza che qui non si fanno parodie (molto spesso di dubbio gusto) di titoli famosi, ma si viaggia con una storia a sé stante che, nonostante tutto, riesce a divertire.
Nota particolare per la presenza dell'ex Doctor Who PAUL MCGANN nella parte del Vicario.
Quando in un film, o una serie tv, viene rivolta la domanda del titolo, anche non con le testuali parole, si presuppone quasi sempre un momento esilarante, e difatti anche qui succede, ma facciamo un passo indietro.
Qualche mese fa, alla notizia dell'arrivo di una serie su Occhio Di Falco, avevo espresso la mia perplessità riguardo all'interesse verso un personaggio degli Avengers un po' di contorno.
Così le aspettative per Hawkeye , la serie partita da qualche settimana su Disney+, erano decisamente basse, dopo aver subito pure la baggianata di LOKI e aver optato per il salto a piè pari di Falcon & Winter Soldier dopo il primo episodio. Invece a sorpresa mi son trovato davanti qualcosa di interessante, probabilmente perché pure qui Occhio Di Falco rimane quasi un personaggio di contorno e la vera protagonista invece è Hailee Steinfeld che ha già avuto il merito di farmi amare l'unico film decente sui Transformers, cioè BUMBLEBEE, quello che ti cita persino BREAKFAST CLUB.
Jeremy Renner si fa gentilmente da parte e interpreta il suo personaggio con lo scazzo giusto per formare quella strana coppia che, come sempre in questi casi, funziona grazie ai due poli opposti, ai due componenti che messi insieme fanno scintille.
Ora, l'ho sempre detto che sono sempre pronto a cambiare idea, poiché la mia idea partiva da semplici pregiudizi, e anche stavolta, a quanto pare, è accaduto, ma devo precisare che sto parlando dei primi episodi che ho visto, sperando che le cose non cambino in seguito.
Un titolo oggi che cita un famoso libro di Carlo Emilio Gadda, poi tradotto anche in film da Pietro Germi, ma con il titolo Un Maledetto Imbroglio e parecchie licenze nella sceneggiatura, e successivamente in una serie tv anni 80 con FLAVIO BUCCI; citazione che mi viene spontanea per parlare di un grosso pasticcio televisivo.
Cominciamo con il dire che Chris Chibnall è il nuovo showrunner della serie tv britannica più longeva della storia, il che sarebbe un onore per chiunque essere investito di tale responsabilità da cui deriva un grande potere (o era il contrario?).
Ma Chris è anche uno che se qualche whovian lo incontra per strada rischia grosso perché ha stravolto completamente un personaggio (non soltanto cambiandogli il sesso, che già non è una modifica da poco) che rispondeva a certi canoni anche di struttura delle avventure.
Cioè mi spiego meglio: DOCTOR WHO non ha mai basato la sua popolarità su effetti speciali alla Marvel o Star Wars, ma piuttosto su situazioni e concetti che sapevano mettere ansia e farti preoccupare per i protagonisti con i mezzi televisivi che ovviamente erano limitati, come e anche di più nella serie concorrente ZAFFIRO E ACCIAIO, ma se le storie erano ben scritte, i pochi mezzi erano un problema marginale, poiché quando da piccoli i nostri genitori ci raccontavano le favole erano (ovviamente) in possesso di mezzi ancora più ridotti di quelli della BBC, eppure pendevamo lo stesso dalle loro labbra per sapere come andava a finire la storia.
Come esempio posso citare The Ark In Space, uno dei più belli episodi con Tom Baker come Dottore e Sarah Jane come companion (che avrà anche un suo spinoff) dove gli effetti speciali erano quelli della tv anni 80, ma resti lo stesso incollato allo schermo anche a rivederlo adesso. Anzi, per chi non si accontenta, nel cofanetto dvd ne esiste pure una versione con alcuni ritocchi in digitale (come Lucas ha fatto con i primi tre Star Wars) per migliorare la resa.
Chibnall invece arriva dopo il periodo di Steven Moffat e, forse per dimostrare quanto è bravo, si è fatto un po' prendere la mano specialmente in questa miniserie di 6 episodi dal titolo Flux, dove ha messo in mezzo praticamente tutto quello che fa parte dell'immaginario del Dottore, tra Daleks, Cybermen, Sontaran, Oods, Angeli Piangenti e anche di più
(non ci sono proprio tutti sti tizi della foto, ma davvero poco ci manca), creando una confusione tale che, giuro, ci ho capito davvero poco, ed ho finito la sesta puntata giusto perché sono affezionato al personaggio, ma con l'interesse ormai a zero e con tantissima confusione in testa fra salti temporali, sdoppiamenti, scene apocalittiche e oniriche.
Naturalmente apprezzo quando in una serie tv vengono utilizzati grandi mezzi tecnici, ma ci vuole anche qualcosa di solido sotto su cui posarli questi mezzi, sennò la cosa non sta in piedi.
Mi rendo conto di non aver scritto nemmeno una riga sulla trama di Flux, e credo che sia meglio così; meglio lasciare spazio solo alle mie impressioni (confuse).
Per fortuna Chris adesso, dopo lo speciale di Natale, sarà defenestrato definitivamente e si vocifera il ritorno del buon Russell T.Davies, che aveva rilanciato la serie fra il 2005 e il 2009.
Speriamo bene, perché se tutto dovesse essere chiuso definitivamente con questa stagione, sarebbe davvero una triste conclusione.
Da qualche tempo YouTube, che forse mi conosce perché cerco spesso gruppi che propongono cover di brani suonati bene e probabilmente mi ha pure catalogato come buongustaio, grazie ai suoi algoritmi, perché non sono indifferente alla bellezza femminile, mi propone i video di LARISSA LIVEIR,
modella 18enne brasiliana davvero molto bella, che suona pure divinamente la chitarra sorridendo dolcemente e proponendo cover di brani che vanno da Hendrix ai PINK FLOYD, dai Metallica agli EAGLES,con una tale naturalezza che le fa sembrare come se fossero cose del suo tempo, tipo i BTS, ecco.
Ha anche molti followers su Instagram e anche alcuni haters che dicono che fa solo finta di suonare, e fa idealmente il paio con LOLA ASTANOVA,quell'altra famosa musicista (pianista un po' più classica, ma aperta alle contaminazioni come nel video qui sopra) che coniuga pure lei bellezza e bravura indiscusse.
Si attendono le altre componenti per formare una band virtuale...
Il film del 1994 diretto da Neil Jordan rientra fra i miei preferiti in assoluto, per le sue atmosfere e per l'interpretazione di Brad Pitt e Tom Cruise,
che qui l'ex Maverick, anche se i soliti detrattori ne parlano volentieri male, nei vampireschi panni di Lestat DeLioncourt ha un fascino ambiguo così forte che certe scene, se solo avessero avuto un altro attore, sarebbero state ridicole.
Invece sotto la direzione di Neil funziona tutto perfettamente anche perché la storia di base non è una baggianata inventata e filtrata di blu con non morti ninja e acrobazie coi cavi (ogni riferimento agli ultimi episodi di Underworld è puramente casuale).
La storia arriva da un libro che ha avuto come autrice Anne Rice,
scomparsa una settimana fa ad 80 anni, e che con i suoi romanzi ha sempre cavalcato l'onda dark gothic portata su pellicola con questo film, ma purtroppo anche meno felicemente con La Regina Dei Dannati, dove Lestat stavolta era interpretato malamente da Stuart Townsend, e dove la messinscena invece cadeva proprio nei luoghi comuni che il film di Jordan evitava accuratamente e che, in parte, ritroveremo nella saga di Twilight.
Nicola Savino torna in Rai, ma solo su Raiplay, a condurre un programma il cui titolo si rifà ad un famoso libro di Salinger (dal titolo originale totalmente diverso, ma nella prefazione del libro viene spiegata la difficoltà di tradurlo correttamente) che ci hanno fatto leggere a scuola, quello del laghetto con le anatre che il protagonista si chiede dove vadano d'inverno quando gela. Ehm... Ok non è riassunta qui la trama del libro, ma è sicuramente un passaggio che rimane in testa.
Ma tornando al programma, c'è tanta musica e chiacchiere a livello di salotto amichevole perché Nicola è bravissimo a tenere quell'atmosfera senza per niente cercare di fare lo show pretenzioso (vero CLAUDIO?), uno show dove, a detta sua, può portare gli artisti che vuole, che preferisce, senza pressioni promozionali.
E infatti gli ospiti musicali della prima puntata sono stati Brunori S.A.S., Mobrici, Vasco Brondi, già conosciuto agli esordi come Le Luci Della Centrale Elettrica, quando era spacciato come band, ma era sempre lui da solo, e Jovanotti in videochiamata.
Nella seconda invece Colapesce E Di Martino, che ci hanno accompagnati per tutta l'estate pure con Ornella Vanoni, e gli alternativi Lucio Corsi, gustosamente sospeso tra cantautorato, glam e progressive, e Joan Thiele che vanta anche collaborazioni con Myss Keta.
Insieme a Nicola ci sono diversi personaggi nel pubblico e intorno a lui, come Aurora Leone e le sue strampalate biografie degli ospiti, Dj Angelo direttamente da Radio Deejay come Savino, Herbert Ballerina e Melissa Greta Marchetto, voce di Radio 2.
Tutto eseguito live con la band diretta da Vittorio Cosma, ha quel sapore di tv in seconda serata come Renzo Arbore portava con i suoi programmi cult.
Per ora sono solo 5 puntate e va in onda ogni mercoledì, ma spero proprio che se ne aggiungano altre.
Era l'inizio degli anni 80 e sulle TV private, non ancora ai livelli di Mediaset, bensì appena poco più organizzate di un'emittente locale, passa spesso un film di cui avevo sentito parlare alla sua uscita, ma non avevo potuto andarlo a vedere al cinema, dato che aveva un divieto ai minori di 18 anni e per cui mi accontentavo di Bud Spencer & Terence Hill.
Si trattava di Tommy, opera rock su pellicola filmata da Ken Russell nel 1975 e composta da The Who (ma il disco doppio era già uscito nel 1969) con un sacco di ospiti come Elton John (Pinball Wizard), Tina Turner (Acid Queen), Eric Clapton (The Preacher), e attori del calibro di Jack Nicholson, Oliver Reed ed una Ann Margaret particolarmente scatenata.
Non era vietato per scene di nudo, bensì per violenza e droga, entrambi esposti in maniera assolutamente esplicita tipo con il sadico cugino Kevin (Paul Nicholas), lo zio pervertito (Keith Moon),
e la scena cult del sarcofago che, so per certo, ha impressionato non poco parecchia gente.
Sarcofago tutto tempestato di siringhe in cui Tina Turner
rinchiude Tommy (Roger Daltrey) per cercare di guarirlo, tramite sostanze particolari, da quello shock che, quando era ancora bambino, lo ha reso cieco, sordo e muto, ma, nonostante l'handicap, il ragazzo ha la capacità di giocare a flipper meglio del campione mondiale in carica diventando un idolo delle folle.
Al punto che i suoi avidi genitori ad un certo punto decideranno che forse guarirlo non è mica così necessario e, anzi, cercheranno di sfruttare la sua condizione e la popolarità per raggirare le masse che lo vedono come un nuovo messia.
Alla regia ci sta appunto quel pazzo scatenato di Ken Russell al suo meglio, che con un tale argomento tra le mani non si risparmia certo fra riprese allucinate (e allucinogene) e scene spettacolari.
Per dire...
Un Elton John sui trampoli e, nella scena con Eric Clapton, una statua gigante di Marylin nella posa iconica di Quando La Moglie È In Vacanza.
Da vedere e sentire rigorosamente con il volume a palla.
Anche quest'anno, con la seconda edizione, il PROGRAMMA condotto da Antonella Clerici porta in scena le cosiddette "blind auditions" con personaggi dal passato musicale provenienti da un po' ovunque, come Russell Russell,
il ballerino di Pronto Chi Gioca? che, grazie alla capacità di tenere la scena, passa il turno anche se canta così così, il papà di Laura Pausini, mentre lo scorso anno c'era stato quello di Giorgia, Annibale Giannarelli, il cantante della famosa canzone di LO CHIAMAVANO TRINITÀ,che il doppiaggio italiano ha inserito persino in un film come KAMIKAZE GIRLS, Piero Cotto, che negli anni 70 si esibiva come Piero E I Cottonfields, Lina Savonà, con all'attivo alcuni singoli dance pop comeMAYAe ballad, dove a mio parere rende meglio, come DONNA MECCANICA,Mauro Goldsand, che è stato l'interprete di alcune sigle di cartoni tra cui Carletto, Principe Dei Mostri e persino un profugo sopravvissuto di Wuhan che canta Nel Bu Dipinto Di Bu (perché lui lo pronuncia così).
Insomma, per la maggiore tutta una serie di personaggi che avevano avuto il loro periodo di fulgore ed ora sono spariti dalle scene.
Ma la lezione più importante che si è imparata finora dalle audizioni è che se qualcuno dei concorrenti ha l'ardire di portare una canzone di Mia Martini, Loredana Bertè non glielo perdona, mandandolo a casa, anche se l'esecuzione è impeccabile, come nel caso di Eva Pallotta.
Certo, per lei è stato un grande dolore perdere Mimì, e lo dimostra ogni volta che si tocca il discorso.
Forse anche in maniera un po' eccessiva, se vogliamo, ma i suoi compagni di The Voice, vedendo la sua espressione mentre Eva cantava,
non hanno osato girarsi per non turbare ulteriormente quel brutto momento che Loredana stava attraversando.
Sarai una regina rock, Loredana, ma dentro hai un cuore grande dove tieni custodito quel ricordo che nessuno potrà mai toccare, lo sappiamo tutti e puoi stare tranquilla.
P. S. Anch'io adoro le canzoni di Mia Martini e voglio proprio concludere il post di oggi con una sua canzone fra le mie preferite, ma che non è Piccolo Uomo o Minuetto, bensì AL MONDO,con un videoclip girato tra i passanti, alcuni perplessi altri meno.
Vedendo lo spot in tv di Bioscalin pensavo che avessero preso una modella a far la parte della direttrice d'orchestra e invece ho scoperto che quella è una VERA direttrice (anzi ora si deve dire direttore... ma ci arriviamo...) d'orchestra ed è la 31enne Beatrice Venezi,
come specificato in piccolo in alto a sinistra e pure in verticale (così proprio non lo vedi) nella foto promozionale del prodotto.
E, nonostante lo avessi seguito, non ricordavo che Beatrice aveva anche brevemente affiancato Amadeus nella conduzione dell'ultimo Festival Di Sanremo, dove proprio in quell'occasione aveva specificato che voleva essere definita "direttore" e non "direttrice", scatenando un po' di polemica sui social fra i soliti che la pensano in un modo o nell'altro.
Sulla bellezza di Beatrice non ci sono dubbi, e nemmeno sulla sua bravura e per il modo particolare in cui "conduce" l'orchestra "vivendo" in prima persona le emozioni che la musica provoca, con energia e anche sensualità, si, come si può evincere da questo VIDEO, oppure da molti altri sul Tubo che propongono immagini prese da diversi altri concerti.
Ed è uscito proprio in questi giorni anche un disco a suo nome, come molti altri suoi colleghi uomini hanno già fatto in passato ed il titolo è Heroines.
Per fortuna, alla fine Beatrice non ha optato per l'opzione "direttora", che sarebbe stata francamente peggio per chi considera non strettamente necessari certi cambiamenti/innovazioni della lingua italiana da cui sbucano fuori nuovi termini come "ministra", "sindaca", e persino "professora", come deciso all'Università di Trieste qualche anno fa dalla docente PATRIZIA ROMITO (che vabbé questo si aggira un pochino con un neutrale "prof"), roba che a scriverli tutti in un tema a scuola un tempo ti beccavi un 5 in italiano e invece, pensa un po', ora si dice così...
Due donne di colore negli anni 20 si ritrovano dopo moltissimo tempo e, mentre una vive ad Harlem, l'altra è diventata bionda ed ha sposato un ricco imprenditore bianco, tra l'altro razzista, nascondendo la sua etnia grazie ad una carnagione non proprio scurissima.
Anche l'altra ogni tanto, ma di rado, camuffa le sue origini se è necessario, poiché in quegli anni la vita per le persone afroamericane non è esattamente facile, ed è sposata però con un uomo di colore.
Storia tratta da un romanzo che forse sulla carta ti permette di lavorare di fantasia sulle protagoniste, ma vederle nel film me le ha fatte sgamare subito perché gli evidenti tratti somatici delle attrici, la bruna marvelliana Tessa Thompson e la bionda Ruth Negga, che è appunto colei che si fa passare per bianca, da qui il titolo originale "Passing", sono chiaramente tutt'altro che caucasici,
cioè fa l'effetto di quelle che ormai al giorno d'oggi siamo abituati a vedere ovunque, cioè le varie Mary J. Blige, Beyonce, Doja Cat che hanno si la pelle ambrata, ma i capelli di tutti i colori del mondo (alcune anche grazie ad evidenti parrucche).
Curiosa la scelta della regista Rebecca Hall di girare il film in bianco e nero (ma nemmeno poi tanto se quel bianco e nero si riferisce sottilmente all'etnia e comunque aiuta nel diminuire le differenze di colore delle attrici) e in 4:3 come se fosse davvero una pellicola vintaggia come i film di Charlot, tipo Il Monello che compie adesso 100 anni, mentre è invece un prodotto del 2021 e lo si trova su Netflix con un titolo italiano che cambia totalmente quello originale, e il suo significato, cosa che succedeva anche già ai tempi della pubblicazione del romanzo di Nella Larsen.
Un doppio addio musicale oggi, e si comincia col dare l'ultimo saluto a Mike Nesmith, voce, chitarra e anche tastiera dei Monkees,
dove Mike era quello con il berretto di lana perennemente in testa, ma, continuando da sinistra a destra, la voce principale del gruppo era il batterista Micky Dolenz, l'unico superstite dei quattro, mentre il piccolo Davy Jones, con il nome identico al pirata tentacolato della saga con Johnny Depp,
era voce, percussioni e a volte chitarra, e Peter Tork altra voce ancora e basso.
Gruppo beat americano nato a tavolino come risposta ai Beatles, prima di tutto per creare una serie televisiva sulla scia del successo dei film con i 4 di Liverpool, ma poi anche con dischi veri e propri che sono diventati delle superhit anche in Italia come I'm A Believer,scritta da Neil Diamond e coverizzata da noi da Caterina Caselli.Mike ci lascia a 78 anni dopo una carriera solista, un periodo come produttore cinematografico (Repo Men è suo), e persino un paio di reunion dei membri originali dei Monkees.
Anche i Bronski Beat degli anni 80, quelli di Smalltown Boycon Jimmy Somerville, perdono il loro fondatore, cioè Steve Bronski (in foto, quello con la camicia a quadri)
che se ne va a 61 anni, dopo aver già perduto Larry Steinbacheck (al centro) nel 2016 a 56 anni per il cancro.
"C'hai la cazzimm", "Prenditi il palco...", "Ti dico solo questo..." (Emma),
"Qualsiasi cosa, ma pronunciata con l'accento sbagliato come Stanlio e Ollio..." (Mika).
A fare da contorno a tutte queste frasi ci sono state poi anche delle canzoni perché nel programma di solito si usa così, canzoni in genere urlate da band che ho trovato francamente fastidiose e che si atteggiano per apparire internazionali come i Maneskin (si... provaci), quei Maneskin usciti proprio da qui ed ospiti d'onore della serata finale (insieme ad un'altra band famosa quasi quanto loro 😜 che forse avrete sentito nominare qualche volta, i Coldplay), oppure brani inquinati da voci autotunate, ma per fortuna presto perse per strada.
Trionfo zentai per quanto riguarda i costumi del corpo di ballo, forse scelti per rendere anonimi e tutti uguali gli altri intorno, proprio come nella bizzarra pratica giapponese di cui ogni tanto mi è già capitato di parlare, e non distogliere l'attenzione dal volto del concorrente.
Forse anche il cambio di conduttore non ha giovato al programma e non me ne voglia Ludovico Tersigni dall'accento talmente romanesco che mme veniva da ddì: "ANNAMO A PIJA' ER GELATO?“,ma prima, dove la diretta aveva degli inevitabili momenti loffi, poteva invece contare sulle capacità quasi uniche di Ale Cattelan di ravvivare l'atmosfera e strapparti un sorriso lo stesso.
Cosa che Ludovico ha provato a fare nell'apertura della serata finale urlando come un ossesso ottenendo solo un effetto da vocalist da discoteca anni 90. Ah... Nel marasma generale, come ho detto all'inizio ha vinto Baltimora (e ora dai, tutti a cantare TARZAN BOY... Hehehe, ma non è mica lui, dai...),al secolo Edoardo Spinsante, continuamente incensato dal suo coach Hell Raton, ma ritengo che non ci sarà confusione con il prodotto tormentone anni 80 di Maurizio Bassi (che poi era anche la voce nei dischi), dato che, senza cattiveria alcuna, ne profetizzo una rapida scomparsa nell'oblio, come le vincitrici degli anni scorsi, CASADILEGO e SOFIA TORNAMBENE, perché mica tutti sono i Maneskin... che son bravi, ok, ma prima di tutto bisogna sapere che hanno alle spalle un management (prima italiano ed ora internazionale) con le strapalle che sa esattamente come muoversi e agire per creare il mito.