giovedì 29 febbraio 2024

UN JOHN CHE È STATO UN QUASI BEATLE, E ALTRI DELLO SPETTACOLO

 Un altro personaggio legato ai Beatles ci ha lasciato la scorsa settimana e si tratta di John Lowe, 81 anni che era stato il pianista dei Quarrymen, ovvero l'embrione dei Beatles dove ancora non c'era Ringo, ma solo gli altri tre e suonavano quello che era chiamato skiffle, cioè un misto di folk, country e blues dove si usava la washboard, ben più economica di una batteria dato che era fatta come una vera tavola per il bucato (anzi molti agli inizi usavano proprio quella vera della mamma) che in origine veniva percossa con dei ditali da cucito in modo da ottenere un suono grattato e ritmico.


Loro però una batteria vera, seppure molto minimale, l'avevano, e la band dei Quarrymen si era riformata poi nel 1997, senza naturalmente John, Paul e George, ma con John Lowe di nuovo dietro alla tastiera. 
Tra l'altro John era rimasto proprietario delle due tracce che i Quarrymen avevano inciso per un unico loro disco, cioè THAT'LL BE THE DAY


cover di una canzone di Buddy Holly, e IN SPITE OF ALL THE DANGER, ed entrambe saranno poi molti anni dopo acquistate da Paul McCartney, che in realtà era l'autore della seconda insieme a George Harrison, senza che però avvenisse un vero incontro con Lowe, e incluse quasi così com'erano (e si sente da matti infatti) nella raccolta dei Beatles Anthology 1 dove c'era stato infilato davvero di tutto, nel senso che forse nel mucchio mancavano solo le registrazioni fatte col magnetofono dei primi vagiti dei quattro di Liverpool ancora in fasce.

Entrambe inoltre si ascoltano, ma non in versione originale, anche in NOWHERE BOY, film carino su un giovanissimo Lennon proprio di quel periodo pre Beatles.
È mancato anche il più o meno sosia italiano di Danny DeVito, cioè l'attore Luis Molteni, visto come caratterista in una miriade di pellicole nostrane, fra le quali ci sono film di Maurizio Nichetti, Carlo Verdone, Nanni Moretti, e molto più presente sui palchi dei teatri dove, infatti fra le altre cose, aveva interpretato l'avvocato de La Guerra Dei Roses nella versione italiana che invece al cinema aveva proprio le fattezze di Danny.

Luis, che di vero nome faceva Gianluigi, aveva 73 anni. 
Altro nome della recitazione che ci lascia a 76 anni è Richard Lewis che gli appassionati di Mel Brooks potranno sicuramente ricordare in questi panni del Principe Giovanni in Robin Hood - Un Uomo In Calzamaglia del 1993,

ma con all'attivo anche film come Via Da Las Vegas (1995) e diverse sitcom. 
Lewis aveva avuto anche una lunga e apprezzata carriera da stand-up comedian, con il suo umorismo bastardodentro. 
Fondamentali per la sua popolarità erano state le sue apparizioni in tale ruolo al Late Show with David Letterman e il Tonight Show Starring Johnny Carson.
Richard era da tempo malato di Parkinson. 
Addio Richard, Luis e John. 









mercoledì 28 febbraio 2024

70 ANNI DI TV A COLORI

 Oggi, 28 febbraio 2024, post vintaggio perché stasera Massimo Giletti festeggia su Rai1 i 70 anni della tv intesa come nazionale, mentre la radio di suo ne ha già compiuti ben 100, e casualmente sempre il 28 febbraio, ma del 1954 è stato un altro giorno epocale per i telespettatori perché viene messa in vendita la prima tv a colori, ma questo accadeva solo a New York dove (l'avrete visto in qualche film vintage) le televisioni in bianco e nero fino ad allora assomigliavano a dei comodini e avevano spesso uno schermo tondeggiante e panciuto (altro che flat) e anche piuttosto piccolo,


mentre per il nostro Paese dovremo aspettare ancora ben bene e nel frattempo nei dintorni già si stavano attrezzando per arrivare prima di noi al colore, come la TV Svizzera e Tele Capodistria. 
Ora, siccome quel giorno di 70 anni fa non mi trovavo esattamente nella Grande Mela che forse avevo da fare il tagliando al Millennium Falcon o qualche scorribanda, non so dire se la qualità video made in USA fosse accettabile, ma ricordo invece benissimo, quando il colore cominciò ad arrivare da noi, certi televisori messi in esposizione nelle vetrine dei nostri negozi con le regolazioni sparate al massimo che ogni immagine che si vedeva pareva un quadro impressionista. 
E anche non mancavano i borbottoni che a forza di "dura minga" denigravano tali nuovi apparecchi dicendo che facevano male alla vista, ma forse, appunto, era solo a causa di una regolazione fatta male o (chissà?) colpa di certi programmi visibili con l'antenna aggiuntiva denominata Quinta Banda che Tele Capodistria mandava in onda a tarda notte e che, dice la leggenda, facevano abbassare le diottrie con grande tripudio degli ottici.

A questo proposto, anche in Italia, nel 1975 l'emittente locale Telealto Milanese, dopo le beghe passate agli esordi perché additata come tv pirata, mandava in onda la rivista Playboy Di Mezzanotte, con chiaro riferimento alla famosa testata sexy, solo in ambito regionale e in uno studio che era la metà (sia di larghezza che di altezza) di quelli della Rai, ma con tanta voglia di fare. 
Fatto sta che alla fine anche l'Italia, dopo un lungo dibattere se adottare il sistema PAL oppure Secam, o addirittura un'altro sistema inventato da noi, ma presto dimenticato (perché in parlamento è sempre stato così un menarselo fino allo sfinimento per prendere una decisione), arriva al colore in tv nel 1972 con quell'annuncio di Rosanna Vaudetti passata alla storia come la prima Signorina Buonasera vista a colori,

e precisamente erano le 15:50 del 26 agosto. 
Ma calma eh, che non sarebbe stato mica per tutto il giorno, nel senso che venivano trasmessi a colori solo alcuni programmi, e per la maggiore si trattava di eventi sportivi come quello in questione di quel giorno che era l'apertura dei Giochi Olimpici di Monaco. 
Da lì ad arrivare ai giorni nostri ne sono passate di trasmissioni sempre più in HD fino al 4K, agli schermi curvi, quelli avvolgibili e addirittura al 3D (che però non ha mai preso piede del tutto anche perché con quegli occhiali ti senti un cretino), al punto che qualcuno torna ad usare il bianco e nero nel cinema per distinguersi dalla massa, e in molti casi quell'assenza di colore risulta una SCELTA INDOVINATA, come per Paola Cortellesi. 
Per i prossimi sviluppi invece ne riparleremo più avanti, che tanto prima o poi qualche novità (spesso inutile come già detto sopra) ci sarà. 

martedì 27 febbraio 2024

DOC - NELLE TUE MANI: HO VISTO DI MOLTO PEGGIO IN TV

 Confesso che avevo saltato a pié pari Doc - Nelle Tue Mani all'epoca della sua prima messa in onda nel 2020 perché non sopportavo la pochezza di certe fiction italiane pretenziose e recitate pure male.


Invece, spinto dal gran parlare che se ne fa in giro, grazie a Raiplay ho cominciato la prima stagione e mi sono dovuto ricredere perché tutto sommato si tratta di un prodotto con una cura maggiore della media e lo si vede già dopo le prime scene in cui Luca Argentero, ex Grande Fratello che è riuscito a far dimenticare quella roba che all'inizio poteva anche essere interessante, ma ora è diventata un trash assoluto, qui interpreta il primario di un ospedale milanese, durissimo con i pazienti e i suoi sottoposti, cinico come, anzi peggio di un Doctor House. 
Il tutto parte da una vicenda di cronaca vera in cui un medico era stato aggredito da un paziente e qui il professor Andrea Fanti (Argentero appunto) si becca una pallottola nel cranio con tale modalità, il che gli provoca una grave amnesia che gli cancella i dodici anni più recenti della sua vita, comprese la separazione dalla moglie e la morte del figlio. 
Ogni volta poi, in parallelo con i continui tentativi di Andrea di recuperare la sua vita e capire certe cose non chiare, il che si svolge seguendo una trama orizzontale, c'è la classica trama verticale con il caso da studiare, spesso anche più di uno, esattamente come nelle serie tv americane tipo anche The Good Doctor, e che si conclude nel minutaggio dell'episodio. 
Tutto bene se non per la solita fastidiosa recitazione all'italiana sommessa, borbottata, biascicata di alcuni attori (a volte anche Argentero lo fa eh...) che più di una volta mi hanno fatto fare rewind per capire cosa diavolo avessero detto. 
E no... 
Non sono il dottor Fanti, ma posso dire che non ho bisogno di una visita audiometrica, no... 

lunedì 26 febbraio 2024

ADDIO AL VERO WOLVERINE

 È dei giorni scorsi la notizia della scomparsa di Paul D'Amato, attore statunitense con all'attivo non moltissimi film e tutti con parti secondarie, mai come vero e proprio protagonista.


Ma ce n'è uno del 1977 che parla di hockey su ghiaccio dal titolo Colpo Secco dove il titolare è Paul Newman, in cui Tim McCracken, ovvero il personaggio interpretato da Paul, è stato un'illuminazione per John Byrne che su di lui ha creato il Wolverine dei fumetti Marvel. 
Solo molto più avanti vedremo Hugh Jackman che al cinema ne renderà i tratti un po' meno animaleschi (e più fighi per il pubblico femminile) e difatti molti ne avevano criticato anche l'altezza poiché Wolverine in origine sarebbe stato disegnato sempre piuttosto basso. 
Ma aldilà di ciò, ad Hugh secondo me il ruolo calza lo stesso a pennello. 
Paul aveva 75 anni (secondo alcune fonti erano 74 o 76) ed era affetto da una grave malattia degenerativa del sistema nervoso.

Anche un nome della musica ci ha lasciati ed è Bobby Tench, chitarrista e cantante britannico che fece parte della seconda formazione del JEFF BECK GROUP (nella prima la voce solista era un certo Rod Stewart che credo dovrebbe essere abbastanza famoso).
Bobby, il primo a sinistra nella foto di copertina che si vede nel video, aveva 79 anni e dagli anni 80 era poi passato a casa degli Humble Pie, band tuttora in attività (seppure tutta riformata) che Peter Frampton aveva mollato nei primi anni 70 per scegliere pure lui la carriera solista, e gruppo che ha contato, fra i musicisti che si sono avvicendati, anche Ronnie Wood prima di entrare nei Rolling Stones. 
All'epoca dell'arrivo di Bobby, come voce solista degli Humble Pie era rimasto STEVE MARRIOT che sul palco si scioglieva regolarmente in sudore e in passato divideva le canzoni con Peter e poi con Clem Clemson.

Per tale abbondanza di musicisti al suo interno, anche gli Humble Pie erano considerati un vero e proprio supergruppo. 
Goodbye Paul and Bobby. 

domenica 25 febbraio 2024

QUESTA PACE CHE NON SI RIESCE A TROVARE

 Eh non ne usciamo più perché a quanto pare in questi giorni non si parla d'altro che della separazione fra Fedez e Chiara Ferragni che non sono per niente intenzionati a fare la pace,


facendo passare in secondo piano le vicende belliche russe e mediorientali, al punto che il povero Joe Biden ha il suo bel daffare a lanciare insulti per niente velati a Putin, così per cercare di guadagnare un po' l'onore delle cronache, che tanto anche adesso i Ferragnez totalizzano più like di lui. 
Ma niente... anche in questa occasione che segue le vicende pandoriche che ormai sappiamo e dalle quali il Federico, da buon coniuge affettuoso, si dissocia dicendo che quello che combina Chiara non sono cose di sua competenza (bravo... Un vero marito modello... Mavaffa...), quei due stanno tenendo banco più di un quasi conflitto mondiale (il che mi fa pensare che non siamo messi molto bene). 
Altro ormai che Francesco e Ilary, che quella è acqua oramai passata sotto i... Totti... 
Ma mica finisce qui perché anche Il Volo si separa e oddio davvero come farò con tutte queste notizie tristi, ma questa in particolare? (non so se si coglie il tono ironico). 
Per fortuna c'è una coppia che invece, in tutto questo marasma, è tornata insieme, ovvero I Soliti Idioti al cinema.

 
Magra consolazione, lo so, ma tant'è... 

sabato 24 febbraio 2024

BILLY JOEL - TURN THE LIGHTS BACK ON: CI SEI MANCATO MOLTISSIMO, PIANO MAN

 Si fa un gran parlare di regolamentazione dell'intelligenza artificiale, sia di quella che scrive articoli per giornalisti pigri che di quella che crea foto inesistenti magari con celebrità messe in situazioni imbarazzanti (era famosa quella con Donald Trump arrestato in malo modo dalla polizia) per non dire addirittura porno.


E in mezzo a tutto questo bailamme, invece di tante regole buttate lì, ci voleva semplicemente un piano man d'annata come Billy Joel per dare una ridimensionata a tutto ciò e dimostrare che anche uno strumento come il deepfake, usato nel cinema, ma anche in situazioni dove vuoi far fare cose turpi ad una persona usando la sua immagine, diventa il vero artefice di un capolavoro come il videoclip di TURN THE LIGHTS BACK ON, la sua nuova canzone che appena l'ho ascoltata qualche giorno fa mentre facevo jogging con la radio in cuffia, mi sono ritrovato negli anni 80 con body e scaldamuscoli...

Oddio no, che brutta immagine dai... 
Però quel momento di flashback l'ho avuto davvero e poi con comodo ho guardato il videoclip su YouTube dove, grazie all'aiuto dell'intelligenza artificiale, Billy canta e suona al piano la canzone con l'aspetto che aveva fin dal suo primo disco, con quella testata di capelli afro, e man mano che scorre la canzone lo vediamo sempre più maturo fino alla versione 2024 dove tutti quei capelli se ne sono andati, ma la voce, dio che voce, è sempre esattamente quella che riesce a ricordare anche un Elton John al suo meglio con le corde vocali non ancora provate dai problemi che ha avuto. 
Canzone che, sempre nell'apertura del videoclip, si ricollega all'ultimo album pop di inediti inciso da Billy che risale al 1993 ed era River Of Dreams girando la pagina dell'ultima canzone della tracklist, disco quello seguito poi da un periodo in cui ha esplorato la musica classica (d'altronde un artista deve essere libero di fare quello che sente di fare) e pubblicato solo raccolte o dischi dal vivo, perché comunque ha continuato a suonare una volta al mese come resident al Madison Square Garden, per cui stavolta si tratta di un ritorno veramente dal passato che farà felici tutti i suoi fans dopo tanto tempo. 
Si, questo è il mio disco del sabato e non ne aggiungo altri perché merita davvero un post tutto per sé dato che questa musica ha smosso dei veri sentimenti in una canaglia come il sottoscritto. 

venerdì 23 febbraio 2024

C'È ANCORA DOMANI, OVVERO PAOLA CORTELLESI TUTTOFARE

 Paola Cortellesi diventa per la prima volta regista e si autodirige in C'è Ancora Domani, pellicola che ha fatto parlare di sé anche per le parallele violenze domestiche che ogni giorno riempiono le cronache, e film che finalmente sono riuscito a vedere.


E mi sono fatto prendere in giro anch'io da Paola, come tutti coloro che l'hanno visto prima di me, perché lei riesce a sorprenderti in ogni scena con quello che succede dopo, che non è mai quello che ti aspetti compreso quel finale che pensavi andasse a parare da tutt'altra parte. 
Già dalle prime inquadrature Paola ti frega perché parte con un 4:3 che ti pare di vedere un film di DeSica (padre, eh... beninteso) e invece poi si allarga in 16:9 mettendoci pure una colonna sonora anacronistica, ma che ci sta perfettamente. 
Mantiene comunque il bianco e nero per tutto il film che è una scelta perfetta per farti restare nell'atmosfera del dopoguerra che mette proprio male immaginare a colori, e periodo in cui si svolge la storia di Delia, vessata al lavoro perché donna e perciò sottopagata rispetto ad un uomo appena assunto, e menata dal marito Ivano,

un Valerio Mastandrea così in parte che ti viene per forza da odiarlo, basta che non stai a pensare troppo che potrebbe essere l'ispettore Ginko coi baffi che parla come L'ARMADILLO di Zerocalcare.
Nella drammaticità della vicenda non mancano momenti divertenti come il sorriso alla cioccolata, oppure assurdi, o meglio, surreali in cui le botte che prende Delia da Ivano diventano un balletto un po' come succedeva nel videoclip di TRY,

la canzone di Pink in cui lei duettava con un ballerino in una danza che palesemente mostrava mosse di lotta anche violenta. 
Certo, se ti metti a paragonare la regia di Paola con quella che potrebbe aver dato un più esperto artigiano del settore, magari ci trovi delle imperfezioni, ma probabilmente non sarebbe stato più lo stesso film così sentito e vissuto da tutti gli attori in scena che ho sentito liberi di esprimersi al meglio. 
Perché davvero in nessun momento mi è venuto da pensare che fosse una finzione forzata come si vede troppo spesso specialmente nei prodotti per la tv (già avevo detto che la serie PETRA, sempre con Paola, ma non diretta da lei) non mi aveva entusiasmato per niente) o altri film a cui lei ha partecipato come l'orrendo LA BEFANA VIEN DI NOTTE, per dirne uno. 
Qui c'è realismo e, anzi, direi proprio neorealismo come credo fosse l'intenzione fra bianco e nero, formato e scenografie. 
E sai che, per dirla tutta, non l'avrei visto nemmeno male nominato agli Oscar come miglior film straniero? 

giovedì 22 febbraio 2024

TALENT IN TV, CHE PASSIONE

 Tanti sono i ritorni in tv con programmi che mi piace seguire perché si canta (qualche volta mi sono soffermato pure su Amici), oppure si fanno altre cose da spettacolo pure circense come in Dalla Strada Al Palco giunto alla terza edizione sempre con Nek come conduttore che è appena sceso dall'altro palco di Sanremo, e lo sottolinea lui stesso nella presentazione.


Altro talent che funziona è The Voice Senior dove però con la prima puntata sono già scoppiate le polemiche riguardanti il duetto fra Mario Rosini, cantautore che era arrivato secondo al Festival Di Sanremo del 2004, ma già altri ex festivalieri sono già passati nelle scorse edizioni, e Arisa che improvvisano una canzone di Battisti partendo da un paio di accordi a caso e senza nemmeno dire il titolo (era Io Vorrei Non Vorrei, Ma Se Vuoi) facendo sospettare che fosse tutto già concordato. 
Si, è vero che in video i due partono così de botto... senza senso... come sotto la direzione di RENÉ FERRETTI, ma teniamo conto che non si trattava di una diretta, perciò è possibile che, per snellire, sia stato tagliato via il momento in cui decidevano quale canzone cantare, tipo dopo che Arisa faceva "Oh Oh Oh" per provare il microfono. 
Dico così un po' perché sono un'anima candida e un po' perché ho visto che anche in X-Factor le audizioni vengono tagliate e montate ad arte inserendo anche immagini fuori sequenza cronologica dove un microfono appare e scompare per Magilla.

In ogni caso, e lo si può sentire nel VIDEO qui sopra, forse era venuta meglio la canzone in coppia con Arisa piuttosto che l'esibizione di Mario vera e propria dove eseguiva Ritornerai di Bruno Lauzi, bene vocalmente, ma sporcandola con un pianoforte invadente che faceva perdere tutta l'atmosfera solenne che invece c'era nella canzone originale. 
E come al solito saltano fuori come concorrenti anche le vecchie glorie della italo disco con la bolognese Sonia Davis (vero cognome Zanzi) che negli anni 90 aveva inciso una cover di BETTE DAVIS EYES insieme agli FPI Project

dopo aver prima girato l'Italia come corista di Genio E I Pierrots. 
Ma... 
Ho nominato Sanremo anche oggi? 
Eh... Non se ne esce proprio... 

martedì 20 febbraio 2024

VIRGINIA CAROLINA THERESA PANCRAZIA GALDINA VON FÜRSTENBERG... PER BREVITÀ IRA

 Oggi si dà l'addio ad un nome del cinema anni 60/70, ovvero la principessa Virginia Carolina Theresa Pancrazia Galdina Von Fürstenberg, meglio conosciuta nell'ambiente della celluloide tricolore come Ira Fürstenberg.


Nobile per davvero e sono sicuro che qualcuno magari potrà venire l'idea di fare l'accostamento con l'immaginaria contessa Pia Serbelloni Mazzanti Vien Dal Mare di fantozziana scrittura, ma Ira, nipote di Gianni Agnelli, invece si chiamava davvero così e, facendo l'attrice come l'altro nobile Antonio De Curtis, si rese necessaria un' abbreviazione del nome perché sennò si portava via lei da sola mezzo poster del film. 
Scherzi a parte il suo nome appariva in diversi film degli anni 60/70, saltando con estrema disinvoltura e regale eleganza dal cinema d'autore di Lattuada e Bolognini al giallo di Mario Bava, dalla classica commedia con Alberto Sordi fino a quella più pruriginosa con Lando Buzzanca,



perché la sua bellezza si prestava a diversi progetti cinematografici dove veniva doppiata da Rita Savagnone che all'epoca aveva addosso una mole di lavoro non indifferente con tutte le attrici che toccavano a lei. 
Ira aveva 83 anni. 
Addio ira. 

L'OMAGGIO A TOTO CUTUGNO, NON DEL TUTTO PERFETTO, E LA VERITÀ SU CHI HA VINTO IL FESTIVAL

 Posso aggiungere ancora oggi un piccolo strascico dello scorso Festival Di Sanremo con due cosette che non tutti sanno? Si, lo so che sto cercando di disintossicarmi dalla kermesse (e mica solo io), però, dopo aver visto Alessandro Greco a Tale E Quale Show (bravissimo), siccome sono uno che ha molta curiosità, sono andato a riascoltarmi quell'OMAGGIO che è stato fatto a Toto Cutugno al Festival 2024 estraendo, con le nuove tecnologie che abbiamo a disposizione, la sola traccia vocale dal video di Sanremo 1990 dove cantava Gli Amori


(non era all'Ariston quella volta, ma al gelido Palafiori), e l'ho fatto perché quell'accoppiata con l'orchestra del Festival non mi aveva convinto del tutto dato che Toto in parecchi passaggi sembrava leggermente fuori tonalità come se ci fosse una differenza di un quarto di tono, che non esiste nella realtà, ma che invece può capitare quando lavori su dei nastri registrati e una minima differenza della velocità di esso può comportare quel cambiamento di tonalità infinitesimale, ma fastidioso. 
La cosa, per essere più chiaro, succede anche nel cinema quando, in alcuni riversamenti da pellicola a supporto digitale, il suono appare più elevato. 
Esempio su tutti che avevo notato nei titoli di coda di L'Uomo Che Fissa Le Capre (in dvd) dove si ascolta More Than A Feeling dei BOSTON, ma circa mezzo tono più alta dell'originale del disco. 
Tale inconveniente pare evitato invece nei Blu-ray dove, per tale motivo, lo stesso film dura qualche minuto in più rispetto all'edizione in dvd dello stesso film proprio perché la traccia audio "gira" alla giusta velocità, perciò più lenta e quindi anche nella stessa tonalità. 
Piccole cose che però fanno una grande differenza, e suppongo che sia accaduto così anche per Toto Cutugno. 
Se poi ci sono ancora dubbi su chi davvero dovesse vincere la kermesse, provate a controllare la casa discografica dei primi 5 nella classifica finale

e scoprirete con stupore (?) che a vincere questa edizione è stata la Warner Music, cioè un gigante fra musica e cinema, grazie a tutti e 5 i ragazzi.
E poi la canaglia sono io... 

lunedì 19 febbraio 2024

UNO SPLENDIDO ERRORE (DI TRADUZIONE?)

 Una giovane ragazza di New York tutta presa da feste da organizzare, a causa di una tragedia familiare si ritrova catapultata in Colorado (ma tutto è stato girato in Canada come moltissime delle nuove produzioni) fra cavalli, rodei e una nuova scuola dove ovviamente c'è la bella che la odia, cioè l'esatto opposto della vita ultraperfetta che aveva condotto fino ad allora.


È questa la trama di Uno splendido errore, serie su Netflix tratta dal romanzo My Life With The Walter Boys di Ali Novak, e che sarebbe anche il titolo originale, ma, per motivi incomprensibili, in Italia ce lo teniamo così. 
La protagonista è Jackie interpretata dalla giovane Nikki Rodriguez della quale non si sa molto (perlomeno io), ma quel cognome e i tratti somatici mi fanno pensare a certi omonimi più famosi. 
Jackie si troverà quindi in mezzo ad altri 12 ragazzi della famiglia Walter (10 fratelli più due cugini che vivono con loro) tutti maschi tranne Parker, una bambina che però vorrebbe vestirsi come i suoi fratelli. 
Con i due più grandi (di cui uno è il sosia di un giovane Sting) nasce anche un'intesa speciale che diventa un flirt che porterà però dei problemi perché non puoi certo tenere un piede in due scarpe. 
Così il finale che arriva dopo 10 episodi, risolve maniera drastica (ma non drammatica, tranquilli) tale problema lasciando però uno spiraglio aperto che non si sa mai che si decida un sequel. 
Storia adolescenziale quindi, ma che si segue volentieri perché non banale, e personalmente anche per la bellezza di Sarah Rafferty che interpreta Kathryn, la madre dei ragazzi e che sulle prime ti fa pensare ad Amy Adams o ad Elizabeth Olsen,

con solo qualche momento che si arena un pochino nei discorsi tirati lunghi, ma vabbè son attori e son pagati per recitare no? 

QUELLA COPERTINA CHE PIACE A TANTI

 Può capitare che una copertina di un disco, per qualche motivo diventi assolutamente iconica al punto da essere presa come ispirazione o omaggiata da altri artisti. 

È il caso questo del primo album di Elvis Presley, la cui foto di copertina in bianco e nero viene ripresa come le stesse scritte colorate e con lo stesso font per London Calling dei Clash dove Paul Simonon viene ritratto intento a fare qualcosa di brutto al suo basso, mentre invece The Pelvis imbracciava normalmente la chitarra in quel disco del 1956 che conteneva fra le altre Blue Suede Shoes, Tutti Frutti e Blue Moon.  


Immagine che, come si vede qui sopra, in seguito verrà nuovamente omaggiata da altri nomi musicali e non, a conferma che l'idea non era piaciuta solo a Joe Strummer & Co., ma in questi casi successivi il riferimento diventa molto spesso proprio il disco dei Clash con la stessa posa curva, ma impugnando oggetti differenti.
Simile era anche l'omaggio fatto dai Rolling Stones ai Beatles con la copertina di Their Satanic Majesties Request

(disco dal titolo meraviglioso, ma un mezzo passo falso per la band) ricavata dalla fusione di alcune foto dello stesso fotografo che aveva realizzato quella per SGT. PEPPER'S LONELY HEARTS CLUB BAND, uscito pochi mesi prima, fatte con lo stesso identico stile e colori dove, grazie ad un effetto tridimensionale i membri della band si voltavano a guardarsi l'un l'altro e apparivano anche i visi dei 4 di Liverpool, mentre invece con uno spirito totalmente diverso era quella dei Mothers di Frank Zappa che risultava un vero e proprio sberleffo al capolavoro dei FabFour.

Ma di Frank ne abbiamo già parlato QUI, e sappiamo bene che era fatto così... 

domenica 18 febbraio 2024

BETH GIBBONS - FLOATING ON A MOMENT: 5 MINUTI E MEZZO FUORI DALLA REALTÀ

 Sto continuando in questi giorni la terapia di disintossicazione da Sanremo poiché ho notato che, in un modo o nell'altro, quella kermesse si infila sempre subdolamente in quasi tutti i post che scrivo, e tale terapia è resa possibile anche dalla nuova uscita di un singolo per Beth Gibbons, voce dei Portishead e adesso in versione solista.


L'album completo, nato da una lunga gestazione, sarà in uscita il 14 maggio, ma nel frattempo è già disponibile questo brano dal titolo FLOATING ON A MOMENT, dove le atmosfere malinconiche ed eteree che parlano delicatamente di morte la fanno da padrone. 
Posso dire che già da questo assaggio, nonostante l'argomento (ma Beth è fatta così), cominciamo bene e attendo già il fatidico giorno che arriverà il lavoro completo. 

sabato 17 febbraio 2024

C'ERA UNA VOLTA IN AMERICA: QUEI TEMPI IN CUI DE NIRO ANDAVA A LETTO PRESTO

 Il titolo del post, se conoscete un minimo di storia del cinema, è la citazione di una frase famosa di C'Era Una Volta In America, per la regia di Sergio Leone, pronunciata da Noodles, il personaggio interpretato da Robert DeNiro che, se è vero ciò che dice e se tanto mi dà tanto, non seguiva il Festival Di Sanremo nemmeno su Raiplay, forse perché all'epoca non c'era.


Scherzi a parte, il film usciva a New York il 17 febbraio del 1984, ma non era per niente il classico film degli anni 80 come Ritorno Al Futuro o I Goonies, oppure musica e scaldamuscoli, bensì un western di Leone portato negli anni 50 in mezzo ai gangsters con un cast che sostitutiva le classiche facce scolpite dal sole delle praterie con volti se possibile ancora più duri come quelli di DeNiro e James Woods, e già così sulla carta si capiva che quel manipolo di attori non poteva fallire. 
A proposito del cast, prima di Elizabeth McGovern c'erano state altre candidate al ruolo di Deborah, fra le quali persino Romina Power per cui in uno sliding doors nella mia testa per un attimo mi son visto Robert invitato da Amadeus e Fiorello al Festival al posto di Travolta...

E stai serio una buona volta! 
Ma niente non ci riesco. 
Leone per la colonna sonora diede l'incarico al fido Ennio Morricone affiancando alle sue composizioni anche brani di McCartney, Gershwin, Rossini, Porter. 
Dalla sua Mastro Ennio chiamò come collaboratore anche Gheorghe Zamfir, suonatore di flauto di Pan in quel BRANO che viene spesso usato per sottolineare un momento di tensione

(anche da Pino Insegno in Il Mercante In Fiera e dalla Gialappa's quando commentava i rigori nei Mondiali), e musicista del quale ho già parlato per la meravigliosa soundtrack di PICNIC A HANGING ROCK; si può ascoltare nel film anche la fidata vocalist di Morricone, Edda Dall'Orso che aveva già partecipato alle più famose colonne sonore western del Maestro. 
Comunque il film così come era uscito in America non aveva convinto granché a causa di un montaggio che lo aveva accorciato a 139 minuti perdendo per strada molte scene invece importanti e inoltre presentava la storia in ordine perfettamente cronologico, mentre nelle intenzioni di Leone ci sarebbero stati dei flashback, ma al produttore quell'idea non piaceva per cui uscì così. 
Per fortuna prima di farlo arrivare in Europa nel settembre dello stesso anno, Sergio rimise mano al montaggio facendosi un mazzo tanto per rimettere insieme il tutto secondo la sua idea originale e il film raggiunse una lunghezza di 229 minuti, tuttavia ancora comunque minore della versione definitiva che il regista aveva in mente dato che aveva materiale girato per circa 10 ore, ma forse si ricordava che avevano trovato già da ridire a Coppola per la lunghezza che avrebbe dovuto avere APOCALYPSE NOW
Proprio come per il film di Francis Ford infatti è uscita nel 2012 un'ennesima riedizione, prima al cinema e poi in home video, che ha la durata di 259 minuti e include anche altre scene sottotitolate che erano rimaste fuori dalla versione precedente e che danno più chiarezza agli eventi narrati. 
Eventi che poi secondo alcuni sono tutto un sogno nella testa di Noodles sotto l'effetto dell'oppio e teoria che anche il regista aveva in un certo senso avvalorato durante un'intervista riportandoci un po' alle domande esistenziali tipo quelle di Marzullo

se il film è un sogno o il sogno è un film... 

venerdì 16 febbraio 2024

IL RITORNO DEI FANTASTICI 4 (ANCORA CI PROVANO)

 Ok, San Valentino ce lo siamo lasciato alle spalle da un paio di giorni, ma oggi è il caso di fare un passo indietro poiché la Marvel proprio il 14 febbraio aveva annunciato, con un Artwork a tema, il nuovo film sui Fantastici 4, personaggi che personalmente mi sono sempre piaciuti un sacco, ma che al cinema non hanno mai goduto di tanta fortuna in verità.


Che questa maledizione fosse dovuta a scelte di cast sbagliate non saprei dire, anche perché Jessica Alba nei panni di Sue Storm per me era perfetta, mentre nell'ultima versione, dove La Donna Invisibile era invece Kate Mara, avevamo assisitito persino all'ingresso di un Johnny Storm di colore che non si può dire che non avesse destato molte perplessità, ma tanto lo sappiamo che ultimamente Hollywood è sotto pressione per il politicamente corretto e per l'inclusività che francamente spesso portano più danni che altro, mentre certe riletture comunque a volte possono anche funzionare se sono usate con intelligenza come nella serie tv IL GIRO DEL MONDO IN 80 GIORNI, dove Passepartout è di colore e Fix è una donna.


Adesso per i FabFour (no, oggi niente Beatles, ma ne prendo in prestito il soprannome) si rimane sullo standard classico dei personaggi ed è stato annunciato questo nuovo film che, a giudicare dalla grafica, sembrerebbe portare la storia all'epoca delle prime divise indossate dai 4, e che, bisogna dirlo, erano già state portate al cinema  molto tempo fa da Roger Corman in un film prodotto da lui, ma non diretto, sparito dalla circolazione per motivi di cui ho già parlato QUI e riportati in un documentario (purtroppo solo in inglese) dal titolo Doomed! 

I ruoli adesso sono stati ufficialmente assegnati a Pedro Pascal (Mr. Fantastic), Vanessa Kirby (La Donna Invisibile), Joseph Quinn (La Torcia Umana) e Ebon Moss Bachrach (La Cosa), quindi un compendio dei migliori nomi presi da serie tv e film di successo per questa nuova versione che però non uscirà prima del 2025 e per ora non si sa altro se non che si parlava tempo fa di una piccolissima modifica, forse non fondamentale, inventando un Silver Surfer di sesso femminile con le fattezze di Anya Taylor-Joy che sarebbe tanta roba...

Vedremo. 

giovedì 15 febbraio 2024

CINQUE DITA DI VIOLENZA: CULT O TRASH?

 Qualche giorno fa Fiorello durante Viva Rai 2 aveva citato un vecchio film prodotto dai fratelli Shaw che era Cinque Dita Di Violenza, ovvero una di quelle pellicole che furoreggiavano nei primi anni 70 quando tutti eravamo convinti che in Cina passassero davvero le giornate a menarsi di brutto.


Film del 1971 vietato ai minori di 14 anni arrivato sulla scia dei successi di Bruce Lee, e ne arrivavano davvero tanti pure molto improbabili, anche con altre numerazioni tipo Le Quattro Dita Della Furia dello stesso anno, oppure citando altre parti anatomiche tipo LA MANO SINISTRA DELLA VIOLENZA
Quelle cinque dita invece erano quelle delle mani del protagonista che si allenava per imparare la tecnica del Palmo D'Acciaio,


mentre il cattivo della situazione aveva un'altra simpaticissima tecnica di combattimento che consisteva nel cavare gli occhi al suo avversario (come si vede nella locandina italiana lassù in alto), ma senza tenere conto della geniale contromossa che lo metterà un pelo in difficoltà. 
Titolo comunque inventato per l'Italia perché l'originale tradotto dal cinese era Il Pugno Numero Uno Nel Mondo, semplificato per la distribuzione internazionale in The Invincible Boxer, con il rischio che in Italia diventasse La Mutanda Invincible (un Capitan Mutanda antesignano).

Quentin Tarantino riprenderà la tecnica del Palmo D'Acciaio in Kill Bill con tanto di EFFETTO SONORO creato da Quincy Jones per la serie tv Ironside e inserito furbescamente nel film cinese che tanto all'epoca, a quanto pare, non si incazzava mai nessuno, oppure forse non trovavi nessuno (nemmeno Quincy) che andasse da sti cinesi maneschi a far valere i propri diritti.

Quindi il Tarantino non ha cominciato lui a rubacchiare idee qua e là... 
Su Prime Video. 

mercoledì 14 febbraio 2024

CLAUDIO BAGLIONI - A TUTTOCUORE IN TV

 Senza alcun dubbio per un bel po' di tempo Claudio Baglioni è stato il cantante più facilmente abbinato alla festa di San Valentino grazie o per colpa dei vari passerotti e magliette fine indossate per ascoltare il mare (senza fiatare).


Primato forse diviso per un po' con Umberto Tozzi che ai tempi di Ti Amo, dichiarazione in musica che imperversava nei Juke Box, ti offriva anche il rovescio della medaglia perché sul lato B del 45 giri c'era DIMENTICA DIMENTICA, una bellissima canzone struggente che se la ascolti in un momento di crisi sentimentale come minimo dai delle testate nel muro.

Claudio, come anche Umberto, con il passare degli anni si è anche scrollato di dosso tale etichetta di cantatore degli innamorati, ma per farlo è dovuto INTERVENIRE persino Peter Gabriel a Torino e, cantando cantando, è arrivato bello bello a 60 anni di carriera che al momento sta festeggiando con un tour il quale apre una trilogia di spettacoli per dare il suo addio alla musica che dovrebbe arrivare nel 2025. 
Proprio questa sera di San Valentino però Claudio torna nel suo ruolo di cantore dell'amore bello come il cielo, bello come il giorno, bello come il mare (anche se quella famosa canzone parla di un addio) e su Rai1 arriva il suo show A TuttoCuore, che messo insieme con "sole" finisce sempre a far rima con amore come ben sappiamo. 
Un po' di numeri dello show? 3 ore e 45 di spettacolo, 38 canzoni, 80 performers, 21 musicisti. 
Quasi come il Festivalone eh? 
❤️E buon San Valentino a tutti❤️. 

martedì 13 febbraio 2024

SANREMO VISTO UN PO' PIÙ DA VICINO

 A mente fredda, in questo giorno in cui si festeggia la giornata mondiale della radio, mi faccio una piccola riflessione sul solito discorso/sospetto che il Festival Di Sanremo sia pilotato.


Questo, lo dico a priori, non è perché non sia d'accordo sulla vittoria di Angelina Mango con una canzone carina, movimentata, ma che forse non è la più popolare da festival, se davvero vogliamo dirla tutta, dato che mi ritrovo a canticchiare di più frasette come "non mi sento tanto bene" oppure "quando quando quando".
Piuttosto la vittoria credo sia arrivata perché abbiamo visto tutti, in diretta o in differita, la reazione che c'è stata dopo la serata delle cover in cui la cantante ha presentato LA RONDINE, una canzone di suo padre Pino Mango.

Anche se La Noia, ovvero la canzone di Angelina non è che brilli particolarmente (lo ripeto, è carina, ma non un capolavoro), non si può negare che con quella vittoria mancata nella sera delle cover, la giovane cantante abbia suscitato delle emozioni fortissime ed è stata presa a cuore da parecchia gente, quindi poi è successo quello che è successo, nel senso che, anche nel caso di Geolier, giovane rapper arrivato al festival con non poca fatica, si è andato a votare più l'artista che la canzone (che, ammettiamolo, quella presentata nella sera delle cover era francamente inascoltabile), commettendo, se vogliamo, un errore perché si dovrebbe invece considerare il brano in gara (perlomeno una volta funzionava così). 
Apriti cielo! 
Vedere e sentire l'Ariston in rivolta quando il rapper napoletano vince su Angelina ha probabilmente (dico per ipotesi, perché non ero davvero dietro le quinte) spinto l'organizzazione a fermare i troppi televoti che la sera della finale andavano a raffica tutti a Geolier facendo sospettare qualche inghippo. 


E inoltre a calcare la mano girava sul web già da un po' questa scaletta della serata con i tempi precisi in cui era segnata per le 2.25 la proclamazione della sua vittoria. 
Ora però per un attimo mettiamoci nei panni di questo ragazzo napoletano che la sera prima vince la gara delle cover e invece di applausi riceve solo fischi e vede la gente lasciare il teatro. 
Beh, ora non voglio puntare il dito su quello che dice nei testi delle altre sue canzoni famose nel "giro", e nemmeno sulle sue foto in cui imbracciava un AK47 dorato (son ragazzi, si dice, e cantano quella che è la loro realtà) perché sarebbe tutto molto discutibile e forse servirebbe un post apposito, ma certo è che non dev'essere stata per lui una bella esperienza dato che era la sua prima volta in una manifestazione di così grande rilievo. 
Certo, bisogna precisare che forse non si tratta di razzismo regionale perché presumo che se al suo posto ci fosse stato un Pino Daniele, anche se cantava in napoletano stretto nessuno avrebbe osato fischiare. 
Quello che non ha funzionato nel caso suo era il genere di canzone presentato sul palco che magari invece agli under 18 che votano a raffica con tutti i devices a loro disponibili piace anche se non lo capiscono, perché quello che conta è il famoso "flow" (l'ho già SPIEGATO cos'è) e lo venerano anche come personaggio, ma alla gente che davvero segue sempre il festival dai tempi di Nunzio Filogamo, probabilmente non andava troppo bene. 
Perciò ancora una volta si cerca di andare dietro alla vox populi più tradizionale, per cui la situazione è stata ribaltata dai voti della sala stampa e delle radio che forse sono rimasti pure loro impressionati dalla sera precedente e il risultato lo abbiamo visto.

Risultato criticato però anche da molti artisti come Frankie Hi NRG che riconduce il tutto ad una truffa, quella del televoto bloccato, organizzata ad arte e che ha rubato anche dei soldi a chi ha votato. 
Quindi stavolta (e anche da un po' di tempo a questa parte) a vincere non è stata veramente più la canzone in gara, ma l'artista che comunque dalle mie parti già avevo messo fra le mie preferite l'anno scorso A SETTEMBRE quando Angelina cantava Ci Pensiamo Domani. 
E domani Angelina dovrà pensare all'Eurovosion Song Contest, che per dirla tutta, già in parte è arrivato sul palco sanremese con i momenti trash e tutte le mise più improbabili che abbiamo visto sfilare durante le cinque serate dai punk de noantri al latex fetish, al fluid style facendo esclamare spesso "ma perché?".



E la risposta è semplice: Perché Sanremo è Sanremo. 

lunedì 12 febbraio 2024

SUSPIRIA: IL RITORNO DELL'ORIGINALE

 Suspiria, considerato da molti il capolavoro del maestro dell'horror made in Italy Dario Argento, e a parer mio molto meglio del REMAKE di Guadagnino, torna sul grande schermo in versione restaurata a partire da oggi in più di 100 sale.


All'epoca, quando lo vidi al cinema, non so perché, ma non mi sembró così tanta roba, seppure la musica dei Goblin, molto ispirata a Tubular Bells, in quel contesto ci facesse davvero la sua porca figura. 
Questo film è un ideale proseguimento del restauro e ritorno del precedente Profondo Rosso che la scorsa estate aveva fatto capolino pure lui in diverse sale come omaggio ad uno dei più grandi rappresentanti italiani dell'horror. 
Già all'epoca dell'uscita in sala nel 1977 i colori (anche quello del sangue fin troppo rosso, ma si usava così) giocavano un ruolo importante nella visione del film, lezione imparata anche da Nicolas Winding Refn nel suo THE NEON DEMON, e con questo restauro il Technicolor brilla ancora di più. 
Ispirato al romanzo Suspiria De Profundis di Thomas De Quincey, con Jessica Harper e Stefania Casini, fa parte di una trilogia i cui seguiti sono Inferno e La Terza Madre. 
Da ricordare anche la partecipazione del compianto FLAVIO BUCCI la cui scena con il cane è particolarmente cruenta e fa ricordare pure eventi realmente accaduti di recente. 
Il film era già tornato nelle sale nel 2017 rimasterizzato in 4k ed ecco il nuovo, coloratissimo TRAILER 2024.

 




domenica 11 febbraio 2024

OGGI MUSICA DA DOPO SANREMO

 Dato che il post di ieri, che di solito dedico alla musica, parlava si di musica, ma dentro non ce n'era, oggi mi disintossico dal Festival Di Sanremo (vinto da colei che se l'è meritato) e mi posto una terna canzoni di periodi un po distanti fra loro.


La prima è recente di Calcutta che al festival aveva mandato un paio di anni fa una canzone scritta con Ariete e cantata da lei, e che in questa sua GIRO CON TE fa risuonare echi di Lucio Battisti, il che non è mai una brutta cosa e lo sanno anche altri artisti come Elisa che aveva cantato la sua Se Piovesse Il Tuo Nome. 
Ancora più recente è UN SEGNO DI VITA di Vasco Brondi (no, nessun product placement di telefoni), ovvero l'ex Le Luci Della Centrale Elettrica, che poi era sempre lui.

Stile molto particolare quello di Vasco che all'epoca della Centrale quasi parlava declamando le parole della canzone, mentre dal 2020, cioè quando ha deciso di metterci faccia e nome di battesimo, punta anche sul canto anche se non è uno de Il Volo (ma infatti nessuno ne sente il bisogno e va benissimo così). 
Un po' più nel passato invece ci porta FADED di Alan Walker che nel 2015 passava continuamente nelle radio e ricordo che mi piaceva davvero tantissimo. 
Forse non tutti sanno però che la parte cantata, eseguita da Iselin Solheim, artista norvegese, non era stata prevista da subito, e infatti la canzone inizialmente era stata pubblicata come un pezzo strumentale

dal titolo FADE, molto più scarna con un intro diverso senza pianoforte, ma in Italia è arrivata solo in questa versione definitiva. 
Nel 2016 Alan Walker ne ha realizzato un'ulteriore NUOVA VERSIONE con orchestra chiamata sempre Faded, ma con l'aggiunta di "(Restrung)" nel titolo e il cui videoclip è una sorta di sequel del precedente. 

Se poi la settimana festivaliera non è bastata, nessun problema perché adesso le stesse canzoni le abbiamo per un bel po' a tamburo battente su tutte le radio. 
E di lì non scappi. 

sabato 10 febbraio 2024

LA SETTIMANA SANREMESE VOLGE AL TERMINE

 Ce la stiamo facendo una bella settimana piena di musica o no, grazie al Festival Di Sanremo?


Mah, magari l'aggettivo "bella" poi può essere opinabile, ma tant'è che persino i notiziari non parlano d'altro e quelle notizie brutte che di solito tirano (perché pare che quelle belle non funzionino), per una settimana passano in secondo piano. 
In Rai hanno infatti messo in pausa molti programmi, pure Cattelan per non fargli sprecare degli ospiti, e forse più che delle canzoni che stasera si giocheranno la vittoria con Geolier che pare il superfavorito superando persino una intensissima Angelina Mango, finora si parla degli ospiti come John Travolta finito in una situazione imbarazzante per colpa di Amadeus e Fiorello (e sbertucciato pure da Russell Crowe) per la quale si diceva che sarebbe sparito ogni documento video, ma perlomeno su Raiplay ancora lo si vede, per cui tutto quel bailamme mi puzza di organizzato.

Discorso diverso invece per Giovanni Allevi tornato alla musica proprio all'Ariston dopo una brutta malattia che lo aveva costretto a smettere e momento che ha suscitato anche molta commozione per il tipo di personaggio molto particolare che è il pianista. 
Nota particolare per Antonacci Junior che firma un sacco di canzoni in gara e poi Mengoni, Giorgia, Teresa Mannino, Lorella Cuccarini che coaudiuvano Amadeus (Fiorello appare sempre e non serve citarlo dato che a farlo già ci pensa il world wide web) nel presentare una manifestazione che ogni anno non viene risparmiata dalle critiche come fosse un gioco al massacro, con i più che dicono "ah, tanto non lo guardo", ma poi sanno lo stesso tutto quello che succede oppure criticano a priori sostenendo che era meglio il Festival di "una volta". 
Eccerto, non dico che rap, trap e autotune siano parole che mi facciano gongolare, ma se la musica ora si fa così per la maggiore (e alcuni come Ghali sanno farla anche bene), sarebbe fare gli struzzi e nascondere la testa sotto la sabbia se si portasse in tv un festival della canzone italiana tutto melodia in stile Nilla Pizzi (con tutto il rispetto).

E infatti poco prima che Amadeus prendesse in mano la direzione della manifestazione, avevo espresso palesemente i miei dubbi in un PRECISO POST su quanto tale prodotto potesse rappresentare davvero il momento musicale dell'epoca in cui viviamo, rimanendo piacevolmente sorpreso quando poi ho trovato già dalla prima edizione un rinnovamento, non del tutto radicale, ma già in atto per cambiare le carte in tavola. 
E quindi ora prendiamo tale manifestazione come un compendio di quello che è il panorama musicale di questo periodo brutto che ci ha traghettati direttamente da una pandemia ad una guerra quasi mondiale, senza dimenticare quello che ci riportano i TG con stupri, omicidi, rapine, violenze efferate che manco su Italia 1 all'ora di cena le trovi (perché lì perlomeno sono solo finzione). 
Ecco che quindi il cerchio si chiude e se le edizioni più vintage del Festival le ricordiamo per il bel canto, quelle degli anni 80 per il playback (anche di ospiti come i Queen e Peter Gabriel) e i synth in stile new wave,

(questi sopra erano i Canton... new wave de noantri... chi li ricorda?) e i 90 per il ritorno del live, ma con qualche aiuto delle basi, ed era capitato infatti nel 1995 a Max Pezzali che venisse mandata quella sbagliata durante l'edizione di Pippo Baudo, queste di Amadeus le ricorderemo fra 40 anni per canzoni che appena le riascolteremo faranno pensare a questo periodo che stiamo cercando di superare e spero in fretta. 
Oddio... 
Non è detto che passato questo ci possa essere un futuro migliore però. 
Vuoi vedere che gli scrittori che si immaginavano già negli anni 60 situazioni che allora pensavi impossibili, magari ci avevano già visto lungo? 
Dico solo come esempio che Arancia Meccanica, il libro di Anthony Burgess, usciva nel 1962 e allora aveva il titolo italiano di Un'Arancia Ad Orologeria, traduzione esatta dall'inglese.

Beh quello che si raccontava nel libro, e che Stanley Kubrick aveva portato al cinema nel 1971, allora era considerato come fantascienza, ma se lo prendi in mano oggi quel libro o film, pare un servizio del TG. 
Per cui ben vengano i cantori ultra perfetti come Il Volo, ma non dimentichiamo che c'è anche chi canta per rabbia e magari senza tanta tecnica, ma le cose te le dice in faccia, anche in malo modo, ma te le dice perché vive nel mondo reale e non nella fantasia delle canzoni melodiche perciò canta (o grida) quello che gli ispira il mondo intorno che gira ogni giorno e che fermare non potrai... 
Mai...