sabato 5 ottobre 2024

KATY PERRY - 143: LA RAGAZZA HA FATTO ANCHE COSE BUONE

 Nel titolo del post ho parafrasato un assioma che spesso viene usato riferito a Benito Mussolini (e anche titolo di un libro di Francesco Filippi), perché sarò un ingenuo, uno che di musica non capisce una mazza, un ottimista a tutti i costi, ma non condivido davvero tutto questo accanirsi dei critici musicali contro Katy Perry e il suo nuovo album 143.


Premetto che un suo disco per intero non lo avevo mai ascoltato fino ad ora, cioè nel senso che finora mi ero basato sui singoli che passava la radio e che per me erano tutti delle hit con tutte le cosine a posto. 
Un compendio generale sulla cantante l'avevo avuto durante il suo PRISMATIC WORLD TOUR dove un grande impianto scenico cercava di sopperire alle qualità vocali non proprio eccelse di Katy, mentre la sua diretta avversaria Lady Gaga ha pienamente dimostrato che anche dal vivo ha i numeri, e che numeri. 
Nonostante quelle mancanze, lo spettacolo era stato di mio gradimento perché comunque riesco a capire quando una canzone realizzata in studio con cura maniacale tra effetti e sovraincisioni poi dal vivo sia difficile da far rendere in maniera identica, per cui preferisco un'esecuzione meno fedele all'originale piuttosto che il PLAYBACK USATO DA MADONNA, e Katy in quel tour sono sicuro che non lo usava. 
Secondo le critiche negative, 143 (titolo che si riferisce ad un modo in codice di scriversi I Love You di quando i display dei telefonini erano microscopici) presenta un pop ormai datato fermo agli esordi di Katy, che infatti ha richiamato per parte del disco lo stesso produttore di allora. 
Ma questa si può chiamare invece coerenza dato che altri artisti, tipo i Coldplay, ma lo stesso mostro sacro Bob Dylan ai suoi tempi, per non parlare di NEIL YOUNG ROBOTICO, sono stati accusati di aver cambiato le carte in tavola facendo dischi che non rispettavano più il genere al quale erano legati. 
Legati? Ma scherziamo? 
Cioè un artista deve fare dischi per compiacere il pubblico e poi se lo fa lo si accusa di essere ripetitivo? 
Insomma, mai contento sto pubblico o i giornalisti. 
Beh Katy Perry in questo disco non fa che ripetere gli stili, gli arrangiamenti i temi che ha portato avanti finora, perciò cosa c'è di male?

Ok, non sarà certo un capolavoro, ma per esempio il singolo WOMAN'S WORLD ha un bel tiro radiofonico e pecca forse solo per essere un po' tanto stile Lady Gaga, ed è accompagnato da un videoclip pazzesco che trasuda erotismo da tutte le parti e che ad un certo punto, giuro, cita addirittura una foto così.

Di vero c'è che altre cose invece sono abbastanza noiose come I'M HIS, HE'S MINE che è una rilettura dichiarata di Gypsy Woman di Crystal Waters, canzone che già nella sua versione originale reggevo veramente poco, ma lei forse ci confida parecchio perché è uscita a settembre come terzo singolo, anche qui supportata da un video ad alto tasso ormonale.

Forse tale remake col testo cambiato non è tanto gradito nemmeno a Manuel Agnelli che durante le AUDIZIONI di X-Factor ha regolarmente criticato tutti quelli che presentavano cover con il testo modificato/rinnovato. 
Dall'altra parte invece vi ho trovato con piacere un bel po' di canzoni fresche, gradevoli come per esempio ALL THE LOVE,

dove certi passaggi mi hanno ricordato lo stile di Annalisa, la nostra pop star che quest'anno ha messo in riga tutti, il che probabilmente dimostra che la cantante ligure non ha nulla da invidiare alle star internazionali come Katy, la multitasking Lady Gaga e la super osannata TAYLOR SWIFT
Anzi, a proposito di Annalisa, che lo scorso marzo aveva incontrato Katy a Los Angeles, qualcuno ha fatto notare molta somiglianza fra le copertine dei loro dischi.

Copertine che tra l'altro, nel caso della cantante americana, cambiano a seconda dell'edizione che acquistate se siete ancora amanti dei vinili, mentre io invece ho optato per la versione digitale standard, certo meno stilosa, ma più pratica. 


Insomma, siamo a conoscenza che Katy Perry ha passato i suoi brutti momenti di depressione durante i quali ha lasciato momentaneamente il mondo discografico, salvo rare featuring ogni tanto, e dedicandosi ad AMERICAN IDOL dove per diverse edizioni ha fatto la giudice presentandosi anche con outfits decisamente originali, 

ed ora ci riprova e per farlo fa quello che sa fare meglio, cioè la pop star leggera leggera. 
Magari, chissà? sarà il caso come per quella famosa RECENSIONE NEGATIVA su The Unforgettable Fire degli U2 passata alla storia di cui avevo parlato pochi giorni fa QUI
So solo che adesso che mi sto preparando me lo riascolto per l'ennesima volta il disco di Katy Perry mentre macineró qualche chilometro (ha il mood gusto), ma a piedi che le cuffiette in bici non si devono usare mai perché è pericolosissimo, eh! 

venerdì 4 ottobre 2024

THE PENGUIN (FORSE È MEGLIO SE È TATTICO NUCLEARE)

 Abbiamo un grosso problema con The Penguin, la nuova serie spinoff di THE BATMAN, il film con Robert Pattinson nella parte dell'uomo pipistrello.


Vale a dire che il Pinguino che vediamo qui non è il Pinguino che dovrebbe essere o che ci si aspetta. 
Da quando Nolan ha preso in mano la saga del Cavaliere Oscuro, c'è stato un continuo cercare di rendere reale tutto quello che circondava l'eroe dark dei fumetti cercando di far dimenticare quella serie tv multicolor degli anni 60 così simile ad un cartone animato di Hanna & Barbera che, in effetti, si distaccava parecchio dall'odierna rappresentazione grafica del vendicatore alato della DC. 

E allora vai con tanto nero, colori cupi, pesantezza, e queste cose già si sentivano nel film dello scorso anno. 
Qui siamo invece arrivati davvero a toccare il top del realismo a tutti i costi e Gotham adesso è una metropoli come tante con criminali come tanti. 
Anzi, Oswald Cobblepot (che si fa chiamare Oz) è uno come tanti perché ha pure un'origine completamente diversa, cioè non è più quel figlio deforme rifiutato dai suoi aristocratici genitori, ma è un gangster sfregiato,

sovrappeso, più simile a Tony Soprano che al personaggio che invece Danny DeVito aveva portato in scena in Batman Returns grazie a Tim Burton che già virava sul dark, ma con tanta fantasia bizzarra (pure fetish, diciamolo), e dove Michael Keaton si divideva la scena con Christopher Walken ed una indimenticabile e insuperabile (come il tonno, ma meglio) Michelle Pfeiffer.

Ecco, il problema è che la serie, se si fosse intitolata in un altro modo, magari poteva anche funzionare, ma se vuoi collegarla a tutti i costi con Batman (che tra l'altro viene nominato di striscio solo due o tre volte) allora non ci siamo. 
Sembra quando, dopo il successo di Alvaro Vitali con il personaggio di Pierino, i distributori tirarono fuori un film che era già lì pronto dove Pierino non c'entrava nulla ma nel titolo misero lo stesso nome di Pierino al personaggio solo perché c'era Alvaro protagonista.

Certo possiamo apprezzare lo sforzo di Colin Farrell sotto il pesante makeup per interpretare un personaggio completamente diverso da com'è lui in realtà, ma anche quella parlata che gli dà (in originale e anche nel doppiaggio di Fabio Boccanera, fratello della Laura che ha prestato spesso la sua voce alla BELLUCCI) contribuisce a distaccare il personaggio dalle intenzioni originali.


Potrei anche apprezzare personalmente il fatto che nel cast c'è Cristin Milioti (l'adoro), ma peccato che questo non basti per cambiare le carte in tavola. 
E a questo punto, con tutto il rispetto per Burton e Nolan, penso che mi sta mancando davvero tanto JOEL SCHUMACHER con i SUOI Batman, che invece quella vintaggia serie tv l'adorava... 

giovedì 3 ottobre 2024

X-FACTOR: TRA AMORE E ODIO

 È terminata la prima fase di X-Factor, programma che continuo a seguire nonostante tutte le critiche che gli piovono addosso persino da gente come Bruce Dickinson degli Iron Maiden, che era stato contattato per diventare giudice di un altro famoso talent e così non ha perso l'occasione per sparare a zero su tutto quel genere di programmi tv.


La cosa più sorprendente di questa edizione per me è stata la simpatia debordante di Jake La Furia dei Club Dogo, compagnone così giocoso che ci andrei subito a farmici una birretta insieme, mentre Manuel Agnelli è ancora lì che ti parla di "attitudine", Achille Lauro se la tira come se fosse David Bowie tornato (o ricaduto) sulla terra e Paola Iezzi (ovviamente del duo Paola & Chiara) non perde occasione per fare battutine a doppio senso sessuale... 
Vabbè, ma c'è anche Giorgia che conduce, ok ma per ora molto in disparte se non per un paio di canzoni sue buttate lì a cappella per presentarsi. 
Come sempre le audizioni sono ricolme di personaggi che entrano sul palco solo per divertirsi già consci che non sarebbero presi, altri che arrivano tirandosela come Achille Lauro che se la tira da Bowie e poi fanno figure barbine, mentre altri ancora che appena li vedi non gli daresti due soldi, poi scopri che sono la reincarnazione di Edith Piaf come la sgangherata e divertente LUNASPINA

che ha tenuto banco presentandosi e parlando del suo gatto Primpi La Merda, e poi ha chiuso questa prima parte in bellezza riportandomi alla mente pure INCEPTION perché quella canzone della Piaf, che ha cantato pazzescamente benissimo, serviva a DiCaprio e compari per svegliarsi dal sogno del sonno condiviso. 
Sonno che spero non mi prenda in seguito come invece era capitato altre volte, ma perlomeno per quelli che sono passati adesso direi che carne al fuoco ne abbiamo, perciò speriamo bene da stasera per i Bootcamp, gli Home Visit e infine i live. 
E chi lo ama (X-Factor) lo segua! 

mercoledì 2 ottobre 2024

OGGI FESTA DEI NONNI E UN NONNO FAMOSO SE NE VA

 Attenzione nipoti e nipotini perché oggi è la Festa Dei Nonni che dal 2005 è stata introdotta ufficialmente dallo Stato italiano.


Ci sarà chi non gliene frega meno di niente, ne sono sicuro, che la considera solo un'altra trovata commerciale, ma il punto è che se avete ancora almeno un nonno dei quattro che di solito ci toccano come regola (lo facevano notare i Beatles sul treno nel film A HARD DAY'S NIGHT), un piccolo pensierino (anche un Nontiscordardime che è il fiore ufficiale) gli farà solo che piacere specie se, appunto, quel nonno magari vive ormai da solo e i nipotini son diventati "oni". 
Ricordiamoci che sono sempre i nonni che danno una mano ai figli quando gli impegni di lavoro non permettono di gestire al meglio la prole. 
Ed è proprio di un nonno, che purtroppo è mancato di recente, di cui si parla oggi, un nonno famoso con ben sette nipoti avuti da otto figli provenienti da tre matrimoni, uno dei quali con Rita Coolidge che i fans di 007 magari ricordano sicuramente per ALL TIME HIGH da Octopussy.


Lo so che se solo si volesse, vista l'influenza mediatica che hanno avuto e hanno tuttora, si potrebbero infilare i Beatles e James Bond in ogni post, ma tant'è. 
Il nonno di cui sto parlando è Kris Kristofferson,

88 anni e superstar di quel country che da noi magari conosciamo giusto per una manciata di canzoni dato che non è così al top come negli Stati Uniti, specie nel Texas dove tuttora si indossano di routine stivali e cappelli da cowboy e dove era nato Kris, a Nashville, città del famoso festival immortalato nel film omonimo di Robert Altman.
E anche nel cinema Kris aveva fatto alcune apparizioni intorno agli anni 80 mentre la sua carriera musicale aveva avuto alti e bassi a causa di problemi di alcolismo.

Il suo debutto era stato come autore di SUNDAY MORNING COMING DOWN incisa da Johnny Cash (la canteranno anche insieme in seguito in uno show natalizio qui sopra), mentre la sua ME AND BOBBY MCGEE sarà coverizzata, fra gli altri, anche da Janis Joplin, ma pubblicata poi solo in Pearl, l'album della cantante simbolo del movimento hippy, uscito postumo.

Dalle nostre parti invece diamo l'addio a Glauco Mauri, 94 anni, mai stato nonno, ma attore e regista teatrale che aveva partecipato anche a diverse produzioni in prosa televisive e radiofoniche, e con la particolarità (e direi anche onore) di aver doppiato Peter Cushing nel 1977 nel primo Guerre Stellari.

Un augurio a tutti i nonni, quindi, e un addio a Kris e Glauco. 

martedì 1 ottobre 2024

IL FUOCO INDIMENTICABILE DI HIROSHIMA E DEGLI U2

 Primo ottobre e l'estate è sempre più alle nostre spalle con le temperature decisamente più basse, mentre, per il discorso piogge, quelle non ci sono mai mancate nemmeno nei giorni passati.


E se facciamo i conti ci accorgiamo che oggi sono pure passati quarant'anni da quel primo ottobre del 1984 quando nei negozi usciva The Unforgettable Fire, disco degli U2 che prendeva il titolo da una mostra fotografica su Hiroshima e che contiene la hit PRIDE (IN THE NAME OF LOVE).


Disco questo che vedeva la band sensibilmente in crescita dopo la collaborazione con Jimmy Iovine e Steve Lillywhite dei primi album, e la pubblicazione del loro primo live Under A Blood Red Sky, disco breve, ma bellissimo di cui consiglio anche la versione su VHS dove nel finale, mentre scorrono i titoli di coda si sente anche HARRY'S GAME dei Clannad,

band irlandese e canzone che Bono ha fortemente voluto inserire nel video perché l'adora da quando la scoprì una notte guidando in macchina (io nello STESSO MODO ho scoperto i Coma_Cose, vabbè) e che lo porterà a cantare con loro IN A LIFETIME.

Cambia quindi lo staff produttivo alle spalle dei quattro ragazzi ed entra in scena Brian Eno che all'inizio non era granché interessato a prendere in mano la faccenda e infatti aveva detto al suo collaboratore Daniel Lanois qualcosa tipo "vai avanti tu che mi vien da ridere...".

Salvo poi ripensarci dopo i primi incontri preliminari dove Brian si accorse che c'era qualcosa di grosso che poteva bollire in quella pentola irlandese. 
Ma l'uscita del disco non venne accolta bene proprio da tutti, anzi, in particolare un giornalista del Rolling Stone, che per rispetto della privacy chiameremo con un nome di fantasia tipo... Kurt Loder (😜), scrisse una recensione passata alla storia dove bollava la band irlandese come senza idee.

Cioè per lui quello che era un evidente progresso nel raffinare i suoni sia introducendo il synth e strumenti addizionali suonati dallo stesso Eno ed effetti di loop sulla chitarra, sia rendendo più corposa e compatta la parte ritmica di Larry e Adam, era solo un modo per coprire un vuoto creativo. 
Forse era anche troppo lungimirante sicuramente quel giornalista, dato che quel vuoto in realtà si sta verificando un po' adesso nelle ultime produzioni degli U2, ma all'epoca ci trovavamo invece davanti ad un gruppo con ancora tante cose da dire che verranno poi portate avanti con The Joshua Tree, altra pietra miliare della musica.