mercoledì 4 maggio 2022

UN NUOVO (ENNESIMO) FORMATO PER I DISCHI?

 Ormai è una cosa assodata che fruiamo della musica nel modo più usa e getta possibile, cioè tramite il telefonino, scorrendo i video di YouTube, con le cuffiette mentre fai jogging, e tale musica ha preso il nome di musica "liquida" in quanto il supporto vero e proprio non esiste più. Insomma, sono ormai lontani i tempi in cui l'impianto stereo troneggiava nel salotto di casa con le due belle casse acustiche alte un metro che ti trasmettevano i bassi fin dentro le viscere e i dischi in vinile stavano lì ben ordinati dentro alle loro copertine, che a volte erano vere opere d'arte, in attesa di essere suonati. Nonostante ciò, ci sono ancora gli irriducibili che continuano a considerare il VINILE come il supporto di riproduzione migliore nonostante i graffi, la polvere e l'errore di allineamento (ci torno dopo) contribuiscano a disturbare il suono che ne fuoriesce.


Ma ancora più irriducibile è T-Bone Burnett, chitarrista collaboratore di Bob Dylan ai tempi del Rolling Thunder Revue, che, non sapendo come passare il tempo, si è messo in testa di creare un nuovo supporto il quale, a suo dire, sarà il migliore di tutti ed è costituito da un disco di alluminio, cioè come lo strato interno dei cd, ma molto più spesso e voluminoso, ricoperto da una lacca che non dovrebbe risultare così delicata come il vinile invece è, e lo sappiamo bene noi che i dischi li maneggiavamo alla grande negli anni 80. 
Proprio Bob Dylan sta infatti reincidendo alcune sue canzoni per inaugurare tale supporto che però non si sa ancora bene da cosa verrebbe letto, ma molto probabilmente girerà sui giradischi tradizionali con una testina apposita montata sul braccetto. 
Ma a questo punto ecco che torna in gioco l'ERRORE DI ALLINEAMENTO che ho nominato prima, cioè: il disco in vinile suona benissimo nella zona più esterna con il solco quasi rettilineo, ma, man mano che la testina si avvicina al centro del disco, tale solco si inarca sempre di più provocando un degrado del suono che molti non rilevano, ma che a me invece ha dato sempre molto fastidio (ma lo so che sono strano io). Non a caso, quasi sempre i brani di chiusura dei vinili erano quelli su cui l'artista contava di meno, ed è emblematico il caso della stupenda A Day In The Life dei Beatles da SGT. PEPPER, che era locata proprio alla fine e George Martin temeva appunto che sarebbe stata penalizzata. 
Ecco, T-Bone per evitare che questo problema si verifichi sul suo supporto, mostra nella foto in alto quanta superficie del disco viene effettivamente utilizzata, cioè metà di quella che invece veniva utilizzata sui vinili. 
Quindi, a suo dire, il disco sarà più breve, ma dal suono perfetto. 
Certo non molto comodo da portare in giro per fare jogging, ma ci organizzeremo, dai... 

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