giovedì 15 dicembre 2022

IL CAPITANO NEMO E LA CITTÀ SOMMERSA: DAL CREATORE DI "20000 LEGHE SOTTO I MARI" (MA LUI NON LO SA)

 Mentre esce nelle sale il nuovo Avatar - La Via Dell'Acqua, ogni tanto mi trovo qualche chicca di fantascienza degli anni 60 che mi affascina più per la sua ingenuità intrinseca che per l'effettivo valore del film.


È il caso di questo Il Capitano Nemo E La Città Sommersa del 1969 (anche qui di acqua ce n'è parecchia) che invece parrebbe molto più vecchio o perlomeno coetaneo de L'UOMO CHE VISSE NEL FUTURO, che è di ben nove anni prima, se non addirittura lo avvicinerei a IL PIANETA PROIBITO del 1956, ma pure quello superiore come risultato. 
Si, perché si comincia male già dalla prima scena che vede un vascello in difficoltà in mezzo al... catino pieno d'acqua, perché è quanto si evince, cioè un modellino di nave molto molto piccolo sbattuto qua e là, per cui non riesci proprio a credere che sia un natante vero. 
Pure l'arrivo in scena del mitico Nautilus dovrebbe essere maestoso e invece ti accorgi subito che è un coso piccolo piccolo che potrebbe aver prodotto la Dinky Toys.

Esattamente come accadeva in un film di fantascienza dalle pretese horror che era IL FANGO VERDE dove pure lì c'erano miniature di veicoli ed edifici in scala troppo minuta e ripresi così malamente che ti aspettavi di vedere prima o poi apparire anche il bambino che ci stava giocando (gag usata in altri casi cinematografici, ma volutamente). 
Sarà un caso, ma in entrambi i film appare anche la nostra Luciana Paluzzi, che, dopo il ruolo di Fiona Volpe in Thunderball, si è spesso ritrovata in produzioni così così, sfatando il cognome del suo personaggio. 
Nella locandina italiana in alto Luciana troneggia fiera e poco vestita, ma il disegno è invece ricavato da una foto promozionale con la muta da sub che utilizza in scena, che mostra in realtà molto meno le sue grazie, 

seppure non abbia nulla da invidiare a Raquel Welch che (gli appassionati di fantascienza lo sanno bene) pure lei sfoggiava con disinvoltura un outfit simile in Viaggio Allucinante nel 1966.

Nel cast anche Chuck Connors (ma nei manifesti italiani viene scritto Conners), attore e atleta dal fisico granitico, e un paio di personaggi che dovrebbero portare la quota comica. 
Di buono c'è di sicuro l'ambientazione vittoriana che ha sempre un certo fascino nel cinema, poiché il soggetto è tratto dalle idee di Jules Verne, come succede sempre quando c'è quel famoso sottomarino con tanto di Capitano Nemo, interpretato qui da un buon Robert Ryan. 
Infatti i costumi, come anche le mute da sub, e le scenografie tutte con particolari dorati hanno uno stile barocco fantavintaggio che perlomeno è bello da vedere in una storia così così.

Ecco forse la bellezza delle immagini è l'unico motivo per cui potrei consigliare sto film, ma so che per molti non è abbastanza, ovviamente.

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