Il giorno dell'Immacolata probabilmente nessuno leggerà il post perché dalle grandi città c'è stato già da ieri un fuggi fuggi per un super ponte (ma son curioso, ditemi, per andare dove?) che non è quello sullo stretto che forse stavolta diverrà realtà (staremo a vedere), mentre io invece rimango stoicamente saldo al mio posto di pilotaggio per parlare della quasi neonata (per l'Italia) Paramount+, che probabilmente visto come sono andate bene le cose con TOP GUN MAVERICK, ha detto "wow!" e ha deciso di dare un seguito ad alcuni famosi titoli cinematografici, e qui, all'inizio di American Gigolò, quando parte Call Me dei Blondie (che gran pezzo!) con le immagini di Julian Kaye alla guida della sua auto pensi che la serie tv stia prendendo la piega giusta.
Purtroppo non è così. Il sequel di American Gigolò parte poco prima con un primo piano di Julian cioè Jon Bernthal (The Walking Dead, The Punisher) che, a parte il naso da pugile (ma in carcere è anche possibile che glielo abbiano conciato così), può ricordare in effetti un giovane Richard Gere.
qui lo vediamo rinchiuso per quell'omicidio che nel film di Paul Schrader invece lo vedeva scagionato grazie all'alibi fornito dalla sua amante, o perlomeno nell'ultima scena sembrava di capire che le cose si risolvessero a suo favore.
era una fotografia degli anni 80 modaiola e patinata (Armani, Mercedes) che qui invece si risolve solo in cupezza e fastidio.
E se una serie tv già nei primi episodi messi disponibili non ti stimola quell'interesse necessario per seguirla nei successivi (8 in tutto), significa che qualcosa non sta funzionando nonostante sulle radio private ne avessero parlato molto bene (eh ma sono gli uffici stampa che lavorano così e fanno dire agli speakers quello che vogliono).
che così a vedere in foto ci può anche stare.
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Chi spamma invece non è gradito per cui occhio!
Tengo sempre pronto il blaster.