Gabry Ponte, colui che ha nel mondo portato il verbo di Blue Da Ba Dee Da Ba Daa vendendo millemila copie finisce ultimo all'Eurovision Song Contest?
Apriti cielo!
Scherzi a parte, nel perculare l'Italia e i suoi stereotipi probabilmente è rimasto più simpatico il caffeinomane Tommy Cash che, tra l'italiano maccheronico e i suoi balletti sgangherati, si è preso il terzo posto presentando una performance dinamica e divertente, mentre Gabry, se ricordate, aveva portato uno show ben più corposo alla selezione di San Marino con tanto di ballerine trecciate e di rosso vestite che replicavano il videoclip sul palco,
ma è anche vero che là nella piccola repubblica erano in undici, cioè sette più le quattro ballerine, mentre qui a Basilea invece c'era quel limite delle sette persone presenti sul palco.
Il nostro venerato Lucio Corsi si è dovuto accontentare della quinta posizione, ma raggiunta onestamente senza "fumi e raggi laser" (cit. Battiato) e ricevendo anche i complimenti di Ed Sheeran per la sua canzone
(che il rosso musicista stia meditando un duetto?) presentata leggermente modificata rispetto all' esecuzione sanremese, ma sempre con quel look glam anni 70, un incrocio tra i Kiss e David Bowie.
Degli altri ne avevo già parlato QUI, perciò non sto a ripetermi, mentre per il vincitore, rappresentante dell'AUSTRIA, non ho commenti da fare se non che avevo trovato la sua canzone una delle più noiose presentate a Basilea. Certo dietro c'è tutto un messaggio di sofferenza e poi il fatto che un uomo canti così come un contralto-soprano ha fatto sicuramente effetto, senza dimenticare che la canzone in tv è stata presentata in bianco e nero e si sa che, quando nel cinema vuoi fare il regista figo, devi fare una pellicola dal sapore vintage perlomeno a prima vista, come, per dire, Paola Cortellesi con C'È ANCORA DOMANI.
Ma è un attimo che, anche con il bianco e nero, finisci invece a fare una nuova Corazzata Kotiomkin e ti prendi quei famosi
che forse, secondo il rag. Fantozzi Ugo, non definiscono esattamente un capolavoro...
La nuova serie The Studio con e di Seth Rogen mostra curiosamente una situazione già vista nella prima stagione di Vita Da Carlo dove l'attore regista romano vorrebbe fare film impegnati e invece gli impongono solo prodotto leggeri al limite del cinepanettone.
Divertente comunque se si amano le cose che parlano del "backstage" e di tutte le peripezie che avvengono dietro alle produzioni, certo qui esasperate nello stile di Seth, che però, sotto sotto, forse non esagera nemmeno molto.
E poi fra gli interpreti ci sono anche Catherine O'Hara e Bryan Cranston...
È stata una settimana piena di musica questa e non solo per l'Eurovision Song Contest che stasera decreterà il vincitore.
Musica italiana infatti oggi come LA NOTTE DEI PENSIERI, canzone sanremese meravigliosa cantata da Michele Zarrillo che vinse con questo brano nel 1987 la sezione Nuove Proposte, e pezzo con quel sound internazionale un po' ispirato ai Foreigner, oppure LA NEVICATA DEL '56 della mai dimenticata MIA MARTINI, nonché MONDO, il primo singolo da solista del Pooh fuoriuscito (e poi rientrato) Riccardo Fogli. Queste canzoni, e molte altre, hanno in comune la firma (spesso condivisa con altri autori) di Luigi Lopez mancato la scorsa settimana a 77 anni.
Lui, noto anche come cantante, aveva in repertorio anche le sigle degli anime di Pinocchio che la tv mandava in onda negli anni 80 ed a tal proposito era stato ospite di un'edizione di Lucca Comics & Games.
Nome internazionale invece, ma sicuramente meno di rilievo per noi in Italia, quello di Jill Sobule deceduta a 66 anni nell'incendio della sua casa di Minneapolis.
Nonostante avesse in repertorio una canzone dal titolo I Kissed A Girl, non si trattava dello stesso brano di Katy Perry, e comunque probabilmente noi la conosciamo un po' di più per SUPERMODEL, canzone tratta dal film Ragazze A Beverly Hills.
Da ricordare anche José "Pepe" Mujiica, l'ex presidente dell'Uruguay scomparso pochi giorni fa ad 89 anni e persona di una semplicità unica, sempre vicino alla gente, rimasto ad abitare in una piccola casa, con la particolarità che devolveva in beneficenza parte del suo stipendio e famoso anche per il suo Maggiolone Wolkswagen anni 80
Oggi avevo già un altro post bello pronto dove avrei parlato gustosamente male di un nuovo film, ma, seguendo il mio istinto trash, ho preferito dare la precedenza ad una piccola, seppur doverosa, nota sulla seconda semifinale dell'Eurovision Song Contest dove,
tra abiti improbabili delle conduttrici, canzoni farcite di lamenti lancinanti e menate techno senza senso, fra quelli che hanno passato il turno ci sono il LUSSEMBURGO con la sua "bambolina" stivalata e forse la migliore delle canzoni che ho messo qui, la sensualità curvy e sfrontata (dalle origini italiane) di MALTA, che rimbalza sulla palla e tra le preferite di Big Mama come dichiarato da lei durante il commento con Gabriele Corsi, la FINLANDIA che presumo sarà ricordata esclusivamente per la sua rappresentante in perfetta tenuta da mistress sadomaso sopra ad un microfono gigante (qualsiasi riferimento fallico NON è puramente casuale) e, inspiegabilmente, anche la LETTONIA con le sei bellissime simil Wynx, ma della cui canzone tutta vocalizzi tribal/esoterici, come direbbe Mara Maionchi, non ho capito un c@##o.
Daredevil, quando in Italia era chiamato solo Devil,
era un fumetto che mi era capitato di leggere durante l'adolescenza perché prestatomi da un amico che era già in fissa con i super.
E mi era piaciuto pure un sacco quel supereroe non vedente, ma capace di tutto come i suoi colleghi più famosi tipo quello in tutina e ragnatele.
La serie attualmente su Netflix con la nuova stagione denominata Rinascita
invece non mi ha preso per niente, colpa forse della cupezza che la pervade nonostante gli attori facciano degnamente il loro dovere e tutti la elogino.
Certo che non è una serie leggerina perciò l'atmosfera cupa ci sta, tuttavia ultimamente patisco un po' tutto sto stile anche perché mi fa venire un sonno che non ti dico e non mi viene proprio altro da dire a riguardo.
Quello che recita il titolo, ovvero Un Film Minecraft, e non "IL FILM", è quantomeno ammonitorio, nel senso che, dopo questo, sarebbero previsti altri film tratti dallo stesso videogame, quello dove costruisci mondi cubici a tuo piacimento.
Il fatto è che di un altro film così francamente non ne sento troppo il bisogno.
Cioè, non è che sia brutto, anzi Jason Momoa e Jack Black sono divertenti come sempre e, specie il primo, lo aveva dimostrato più volte in passato che non è capace solo a fare Aquaman o il villain sopra le righe di Fast & Furious.
Però, sarà che del gioco non sono per niente appassionato, non l'ho trovato il film che i TG hanno presentato come un vero e proprio evento.
Quell'evento che in quella precisa scena fa interattivamente lanciare i popcorn come se si fosse alla proiezione del Rocky Horror Picture Show (piena solidarietà verso i gestori delle sale, poveretti).
Boh, certo è che Minecraft è rivolto a generazioni più "fresche" che riescono a cogliere tutte le citazioni presenti, quelle che ti fanno puntare il dito con il sorrisino, e proprio per questo motivo probabilmente io non le ho colte.
Si aggiunga poi il tremendo, terrificante, insopportabile doppiaggio fatto da Mara Maionchi sul personaggio che sarebbe il villain della situazione,
mentre a sorpresa è ancora accettabile Lazza che riesce perlomeno a non far capire che si tratta di lui.
Insomma "Un Film Minecraft", per me basta e avanza.
Stasera arriva la prima semifinale dell'Eurovision Song Contest,
appuntamento che, dopo il Festival Di Sanremo e il Conclave con tutti i nuovi meme su Papa Leone XIV, è di sicuro l'evento mediatico del momento e che devo seguire assolutamente, ma in differita su Raiplay perché alcuni impegni mi terranno lontano da casa e almeno qualcosa ascolterò stasera in macchina.
Certo non sarà la stessa cosa perché l'effetto visivo, quello qui conta moltissimo, anzi più è esagerato e meglio è. Tuttavia mi sono già fatto una bella infarinata dei partecipanti alla kermesse grazie a questo VIDEO ufficiale che raccoglie tutti gli artisti tramite spezzoni dei loro videoclip.
Inutile dire che nella sequenza le tre canzoni che più mi sono rimaste in testa sono le tre italianate, cioè quelle di Lucio Corsi
(di cui anticipo una foto delle prove tra ampli giganti), Gabry Ponte e Tommy Cash, che italiano non è, ma nella terna col suo Espreso Machiato (come lo dice lui) ci sta di diritto.
E francamente, gufandogliela un po', tutte e tre le canzoni non le vedrei male nelle posizioni alte della classifica finale.
Sono passati ormai trent'anni dal giorno della morte Di Mia Martini, sorella maggiore di Loredana Bertè.
Era il 14 maggio del 1995 quando fu ritrovata (ma sarà constatato che il decesso era avvenuto da almeno due giorni) in casa senza vita con le cuffie del walkman sulle orecchie e la tesi predominante è che Mia si fosse suicidata in seguito ad una depressione veicolata anche da quelle stupide accuse di portar sfiga.
Tecnicamente da quanto risultava dall'autopsia, si era trattato di un arresto cardiaco portato da un'overdose di cocaina, ma per molti la versione del suicidio non era stata convincente.
Anche Marco Masini successivamente era stato vittima dello stesso boicottaggio, ma, da toscanaccio qual'è, aveva riposto a tutti letteralmente per le rime con quella famosa canzone diventata poi un po' il suo manifesto.
Mia invece, come diceva in quella sua bellissima CANZONE scritta da Bruno Lauzi e Dario Baldan Bembo, era tanto fragile e forse era crollata sotto il peso delle cattiverie.
Noi però non l'abbiamo mai dimenticata e mai lo faremo, anche perché, in occasione di questo anniversario, arriva Tarab, un suo nuovo disco postumo che, insieme a versioni alternative di canzoni già note, ma non troppo, come questa IL FIUME DEI PROFUMI che era stata pubblicata nel 1992 e qui invece, con un testo più che mai attuale, appare in forma di provino molto scarno con Biagio Antonacci che ne è l'autore e che l'accompagna alla tastiera, ci porta anche qualche vero e proprio inedito rimasto nel classico cassetto.
Oggi è la Festa Della Mamma e mi prendo la briga di ricordare a tutti di fare alla propria un pensierino anche piccolo, anche se siete ormai grandi, ma avete la fortuna di averla ancora, perché lei ci tiene sempre.
Ci aveva pensato tempo fa anche Edoardo Bennato con quella famosa CANZONE dal sapore vintage che però ultimamente non suona più nei suoi concerti, perlomeno quello che ho visto pochi anni fa, e comunque era stato un grande concerto.
Forse non la suona più perché era stato tacciato di ruffianeria quando quel disco uscì, con la motivazione che era una canzonetta e lui non era più il Bennato di Un Giorno Credi (ma il bello è che sulle "canzonette" ci aveva fatto un suo disco tra i migliori),
quel Bennato arrestato per diffamazione perché dal palco mandò una frase pesante ad un sindaco che non aveva dato il permesso al pubblico di stare sul prato dello stadio dove teneva il concerto.
Quel Bennato che agli esordi era considerato il Bob Dylan italiano e i suoi dischi erano in tutte le case di quelli schierati politicamente "contro il sistema" con la sciarpina, il parka o il loden.
Decimo album di studio questo dei Baustelle di Francesco Bianconi,
uno che nelle sue corde vocali c'ha dentro il miglior DeAndrè, ma con intenzioni molto diverse dal cantautore genovese e che stavolta se la canta anche su REGISTRI DIFFERENTI rispetto a quelli in cui siamo abituati ad ascoltarlo. Specie in quest'ultimo disco c'è tanta California, non la cantante dei Coma_Cose, ma quella mitizzata che sognavano i Mamas & Papas e i Dik Dik, quella con le ragazze dei Beach Boys celebrate anche da David Lee Roth senza i Van Halen, e California che SI VEDE anche nei videoclip allegati. Non per niente il titolo dell'album è El Galactico, nome di un locale milanese che fa tacos e un po' forse nella scelta musicale c'entra anche il fatto di aver visto la serie Laurel Canyon, documentario tutto dedicato a quel genere musicale che stava a cavallo tra gli anni 60 e 70 di Buffalo Springfield e Crosby, Stills & Nash.
C'è anche una TRACCIA dove protagonista principale è Rachele (Bastrenghi) e dedicata a Moana Pozzi perché Francesco non nega di essere stato un assiduo spettatore dei suoi film. D'altronde si sa che al mondo c'è chi li ha visti e chi mente...
Dopo aver passato il conclave più veloce del mondo che ha disilluso ancora una volta le aspettative dei Pitura Freska, ed è stato anche movimentato dall'apparizione di quella foto di Trump in veste papale, lasciamo per ora gli argomenti in odore di santità (ma che razza di odore avrà sta benedetta santità?) perché si torna a parlare invece dei nostri argomenti preferiti che sono molto meno santificabili, dato che, come già si sentiva in giro da un po', i nostri amici inglesi appassionati di auto sono tornati su Prime Video, ma solo James May e Richard Hammond, poiché Jeremy Clarkson ha avuto qualche problema con la produzione.
Nonostante ciò, in quattro puntate chiamate The Not Very Grand Tour e che saranno pubblicate dilazionate entro l'anno prossimo, appare anche Jeremy in alcuni video tratti dalle precedenti edizioni introdotti da James e Richard che discutono a modo loro sui contenuti che sono, come sempre, a favore dei motori endotermici.
Purtroppo niente di davvero nuovo quindi.
Almeno per ora.
Ah... Comunque quella foto di cui parlavo prima
forse non sarà stata in un certo suo modo premonitrice, dato che Robert Francis Prevost, il nuovo Papa che ha preso il nome di Leone XIV (csiv per gli amici) viene dall'America di Trump?
Ed è la prima volta che sale al soglio pontificio un americano
che tra l'altro con il nome di Leone si riferisce al noto storico Papa Leone Magno che fermó appunto gli Unni di Attila invasori come si vedeva in quel vecchio FILM con Anthony Quinn. Oddio forse questo non era esattamente Anthony Quinn... eppure diceva pure lui di chiamarsi Attila cioè A come atrocità,
doppia T come terremoto e traggedia, I come ira di Dio, L come lago di sancue e A come "adesso vengo e ti sfascio le corna"!
Comunque Papa Leone Magno respinse appunto gli ospiti indesiderati un po' come è nelle intenzioni di Donald di fare "pulizia" nella sua America per farla "great again".
Certo sono solo coincidenze, però fanno pensare...
Casomai non ve ne foste accorti, siamo nel periodo del Conclave, come preannunciato profeticamente da quel FILM candidato agli Oscar, e Bruno Vespa non ha perso l'occasione per mettere in mostra il suo classico plastico con fumaiolo che chissà se al momento giusto farà anche la fumata bianca (che per ora la prima è stata nera)?
Scherzi a parte, la lista dei papabili (termine usato spesso anche a sproposito, ma solo stavolta è perfettamente calzante) è molto lunga dato che molti sono i nuovi cardinali che aveva ordinato (non su Temu e nemmeno su Amazon) Papa Francesco, con un occhio puntato sull'arcivescovo di Costantinopoli...
ehm, no, di Kinshasa, Fridolin Ambongo Besungu, il quale si porta dietro un nome che sembra una gag del Gabibbo ed è, essendo africano, di colore come molti anni fa ipotizzavano i Pitura Freska sul palco di Sanremo cantando del PAPA NERO. Che poi, se l'eletto fosse davvero lui, sarebbe anche un allinearsi alle nuove tendenze inclusive come Doctor Who che adesso nella nuova rigenerazione, finalmente fatta come RTDio comanda, ha il volto di Ncuti Gatwa, la Sirenetta live action Disney, e il nuovo Capitan America che, forse l'avrete notato, è in realtà A-Train dei Seven della serie The Boys
infiltrato nelle fila della Marvel, perchè li avete mai visti contemporaneamente nella stessa stanza?
Io no, appunto.
Ma torniamo all'evento che sta monopolizzando l'attenzione e sul quale spiritosaggini a tema nel frattempo ne sono uscite quante ne volete, come, per esempio, questo video che mostra un immaginario backstage di quello che (forse) succede dietro quel portone chiuso con la chiave, cioè con-clave.
A.i. come se piovesse, ovviamente, ci tengo a precisarlo, ma divertente...
Non so se ultimamente ci sono già state certe congiunzioni astrali che di solito portano bene, ma ne avremmo decisamente bisogno poiché invece ci stanno arrivando solo disgrazie, in questo caso nel mondo della musica.
A distanza di soli tre mesi dalla dipartita del suo compagno d'avventura CHRISTIAN LEBARTZ, è infatti mancato un'altro dei ROCKETS originali dell'epoca d'argento con i quali sono cresciuto, ovvero Alain Maratrat che da tempo stava lottando contro un tumore.,
Alain, che aveva 69 anni e in concerto imbracciava una chitarra fatta su misura a forma di stella, ERA PASSATO anche su queste pagine web all'uscita di un suo lavoro solista dalle sonorità a metà strada tra Pink Floyd e Mark Knopfler che ripropongo oggi per ricordarlo e il cui titolo era MY SOUVENIRS (e giuro che a riascoltarla adesso in questo istante mi si sta muovendo un po' di commozione).
L'epoca Rockets lo vedeva magari un po' sovrastato dalle tastiere di Fabrice Quagliotti, attualmente detentore del marchio con una formazione completamente rinnovata tuttora in tour.
Tuttavia Alain era spesso anche dietro alla seconda tastiera nella band e molti sono i brani che portano la sua firma essendo lui il co-fondatore già dalla prima formazione,
quella del disco con la foto di copertina virata sul verde e curiosamente ribaltata per cui sembrano tutti mancini (Fabrice arriverà dal secondo album On The Road Again) e che fece nascere anche una falsa diceria dato che la chitarra di Bernard Torelli (quarto da sinistra) sembrava fosse fatta a forma di svastica, ma era solo un effetto ottico delle ombre; Bernard lascerà la band nel 1976 per non essere troppo legato alle esigenze di immagine e stile dei Rockets, ma appare lo stesso anche nella foto di copertina
del successivo On The Road Again perchè tale immagine (sempre ribaltata e stavolta virata sul rosso) arriva dalla stessa sessione fotografica.
Seppure l'impronta di base sia pop, ci sono comunque tanti altri pezzi rocke(ts)ggianti (suo il riff di Galactica) dove la sua chitarra, come per esempio nella cover funky di APACHE (pezzo in origine degli Shadows), si faceva sentire, pezzi che non mancavano nella discografia della band, come, ancora per esempio, anche questa IN THE GALAXY in versione live. Quei live dove è vero che molto di quello che si sentiva era preregistrato (ricordiamo un concerto di Taranto mandato in onda dalla Rai, purtroppo non integralmente), ma gli assoli sulla sei corde, quelli no, perché Alain, con quel viso spigoloso che lo faceva già apparire alieno anche senza makeup, era uno che sapeva davvero suonare e ci teneva a mostrarlo sul palco.
Gli anni 70 sono stati, per il cinema italiano, un calderone che sfornava a getto continuo pellicole commedia dal sapore erotico che il più delle volte subivano il divieto ai minori di anni 18 e il cui filone si ispirava spesso al Decameron di Pasolini del quale ne uscirono diversi cloni, oppure si andava sulla classica vicenda di corna e intrallazzi.
Del mucchio fa parte anche Quel Movimento Che Mi Piace Tanto, con Carlo Giuffrè, Martine Brochard, Enzo Cannavale e Renzo Montagnani (di casa in film come questo).
E film questo che, prima dell'uscita nelle sale nel 1976, fu sottoposto ad una severa censura che ne tagliò via ben 63 metri di pellicola per un totale di sei sequenze giudicate troppo esplicite.
Sequenze che poi, casomai potesse interessare per un valore puramente "artistico", saranno ripristinate integralmente nell'edizione home video.
Il film non è certo un capolavoro e, per dirla tutta, a mio parere nemmeno quelli di Pasolini lo erano, però chissà perché la critica li pesava in maniera differente...
Ed ora mettetemi pure in croce in sala mensa per questa mia affermazione.
Ma un vero pregio possiamo trovarlo in questo film poiché segna la prima volta di Carlo Verdone come comparsa e anche come assistente alla regia, stavolta accreditato come si deve dopo una precedente pellicola dove il suo nome non compariva.
Pellicola che capita oggi qui anche per via della scomparsa dell'attrice Francesca Benedetti
che Wikipedia (giuro!) ha scelto di mostrare in questa scena del film dove appariva brevemente anche lei con Carlo Giuffrè, e che, dopo un esordio in questo tipo di produzioni che allora era quasi obbligatorio per tutte le nuove leve del gentil sesso, si dedicherà invece al teatro quasi fino alla sua scomparsa arrivando ad 89 anni, ma già malata da tempo.
Eh si, perché il 5 maggio di 25 anni fa usciva nelle sale statunitensi Il Gladiatore di Ridley Scott che rimarrà scolpito nella memoria collettiva grazie anche alla famosa frase "Al mio segnale, scatenate l'inferno"
che è diventata un po' una persecuzione per Luca Ward, voce italiana di Russell Crowe (mai più visto l'attore americano così in forma dopo quel film, anzi...), frase che a Luca gliela fanno recitare ogni volta che passa di lì anche solo per caso tipo dal salumiere, ma sicuramente iconica come tante altre frasi legate al cinema, tipo "Francamente, mia cara, me ne infischio"
e "Domani è un altro giorno" entrambe da Via Col Vento (con la seconda che diventerà pure una canzone di Ornella Vanoni), oppure "Vivo o morto, tu verrai con me" da Robocop,
"Tornerò" e "Vieni con me se vuoi vivere" recitate in italiano dal vocione di Alessandro Rossi nella saga di Terminator,
e, come ricordato IERI, il classico "Che la forza sia con te" dalla saga di Star Wars nella quale ricorre ANCHE "Ho un brutto presentimento".
Certo non è solo per la sua frase che Il Gladiatore è diventato un cult, ma anche per la bellezza stessa del film che è rimasto uno degli ultimi colpi messi a segno da Scott, dato che NAPOLEON aveva si una confezione da kolossal, ma anche i suoi bei difettucci (e guarda caso oggi è pure il manzoniano 5 maggio) e Il Gladiatore II ne ha anche di più.
Ma certamente di frasi iconiche nel cinema ce ne sono moltissime di più, anzi suppongo anche che, a seconda dell'età di chi ha visto un certo film, possano essere anche dipendenti dai gusti del pubblico, con qualche riserva sulle ultime produzioni usa e getta, anche televisive, che invece non mi pare riescano a godere di questa particolare caratteristica.
Anche televisive dicevo, perché nella serie U.F.O., per chi ne è fan come me, è rimasta iconica la frase "Allarme rosso! Allarme rosso! Intercettori lancio immediato!"
che il tenente Gay Ellis (la voce italiana era ALIDA CAPPELLINI, attualmente 82enne) pronunciava quando gli ufo erano in avvicinamento avvertita dal satellite SID (che era doppiato invece da Renzo Montagnani).
Per noi italiani invece l'uscita nelle sale de Il Gladiatore era stata il 19 maggio... e anche qui si scatenó l'inferno...
Lo Star Wars Day che, come GIÀ SAPPIAMO, cade oggi solo perché May The 4th suona simile all'iconica frase/tormentone "May the force be with you", continua a portare novità nel palinsesto della piattaforma Disney per far dimenticare certi flop, e novità invece come la nuova stagione di Andor di cui ancora devo vedere la prima, ma vabbè recupererò.
In realtà è uscita già da qualche settimana questa seconda stagione, come anche in Giappone i festeggiamenti per lo Star Wars Day si sono già tenuti (come da foto) dal 18 al 20 aprile, che mica abbiamo tempo da perdere qui eh...
Sempre a tema posso segnalare per esperienza personale un piccolo museo di Budapest dedicato alla saga che noi abbiamo conosciuto come Guerre Stellari.
Si sviluppa su due piani, ma nemmeno tanto estesi, dove puoi trovare materiali, mezzi, costumi, armi, tutte cose che sembrano davvero le originali tanto sono appositamente invecchiate e consumate.
Puoi sederti a chiacchierare amabilmente con Han Solo nella taverna di Mos Esley (tanto non spara per primo, tranquillo) oppure farti la foto con mantello jedi e spada laser davanti ad un green screen con lo sfondo che preferisci, preso naturalmente dagli scenari della saga.
Puoi metterti in posa come C3PO vicino a R2D2 (C1P8 per noi) o al fianco di Chube o di chi preferisci.
Prima che iniziasse il CONCERTONE del Primo Maggio che, a conti fatti, è stato almeno per il 50% un ritorno in massa del cast dell'ultimo Festival di Sanremo, mi trovavo spaparanzato davanti al mare poiché faccio parte di coloro per cui questi giorni post pasquali hanno composto un maxi ponte di dolce far niente.
Far niente per modo di dire perché comunque quel primo maggio l'ho passato, come avevo anticipato, pedalando con un gruppo di amici (che non si arrendono mai...).
Il chiosco di Varigotti, bellissima e tranquilla località in Liguria dove passa le vacanze anche Michelle Hunziker, e dove abbiamo fatto una meritata sosta dissetante, stava mandando la classica musica di sottofondo finché una canzone ha catturato la mia attenzione perché sembravano i LINKIN PARK, ma in versione molto più soft. Così Shazam mi ha presentato i Wheeland Brothers, duo di fratelli californiani che, insieme ad altri due musicisti, formano la band del singolo SUMMER STARS che stava suonando in quel momento.
Il Videoclip che poi sono andato a guardare, mostra quindi, come anche la copertina del loro disco,
quello che è lo stile di vita dei due ragazzi, spiagge, surf, falò, feste con gli amici, tutto l'opposto cioè di quello che invece ostentano certe star tra macchine di lusso, abiti stilosi, piscine, bitches, espliciti riferimenti sessuali e quant'altro.
E pare anche che dalle loro parti godano di un certo seguito.
Diciamo quindi un'introduzione positiva a quella che potrebbe essere l'estate ideale per tutti e che mi auguro possa essere davvero così.
Da parte mia posso dire che le premesse ci sono tutte.
La Gatta Sul Tetto Che Scotta, famoso film con Paul Newman ed Elizabeth Taylor,
in origine era stato concepito per essere girato in bianco e nero, ma poi venne scelto il colore dato che c'erano quelle due star dagli occhi così caratteristici: azzurrissimi quelli di Paul e di un raro viola per Liz.
Fascino indiscusso delle star di un tempo, tant'è che le due versioni per la tv girate successivamente non ebbero lo stesso successo del film diretto da Richard Brooks, nonostante quella del 1976 avesse nel cast, oltre a Robert Wagner e Natalie Wood, quel pezzo da 90 di Sir Laurence Olivier, e quella del 1985 invece fosse interpretata da Tommy Lee Jones e Jessica Lange. Tuttavia quest'ultimo remake manteneva più fedeltà all'opera originale del drammaturgo Tennessee Williams dove si parlava della presunta omosessualità del protagonista maschile (cosa completamente censurata nella versione con Paul Newman).
Anche Gorgia, presente anche lei ieri al CONCERTONE, ha fatto nel 2004 un omaggio musicale al titolo di questo film con il singolo LA GATTA (SUL TETTO), ma solo al titolo poiché nel videoclip invece appare più come una Catwoman stile Michelle Pfeiffer e viene introdotta da un presentatore molto speciale che i tifosi del calcio dovrebbero conoscere molto bene. Tornando invece al punto di partenza del post di oggi, questo film capita qui dalle mie parti in questo giorno proprio perché l'opera teatrale originale faceva vincere il premio Pulitzer a Tennessee Williams nel lontano 2 maggio del 1955, riconoscimento tra l'altro già ricevuto in precedenza per Un Tram Che Si Chiama Desiderio che verrà poi trasposto in film con protagonista Marlon Brando, giusto per rimanere in tema di nomi colossali del mondo del cinema.
Piccola curiosità in chiusura che riguarda quest'ultimo film con Marlon Brando dove ancora il sottotesto omosessuale veniva omesso, è che uno spezzone audio è stato utilizzato da Luciano Ligabue nella breve introduzione del suo terzo singolo MARLON BRANDO È SEMPRE LUI dove si sente l'attore (nel doppiaggio italiano d'epoca) gridare "Hey Stella!!!".
Questo perché il rocker emiliano ha sempre avuto la passione del cinema e lo dimostrerà in seguito con due film, uno bellissimo e L'ALTRO pessimo.
...diceva così Umberto Tozzi aggiungendo poi "io ti amooo" e, se va tutto bene, stavolta il Concerto Del Primo Maggio
non dovrebbe essere bagnato, quindi le premesse sono le migliori per fruire di tanta musica, ma anche per i discorsi inerenti il mondo del lavoro che i sindacati cercano di rendere migliore e soprattutto accessibile a tutti per contrastare quelle piaghe come il lavoro nero e il caporalato. Tuttavia nei momenti dedicati a tali discorsi non è raro vedere tra il pubblico gente che magari è lì solo per ascoltare artisti come Achille Lauro, Lucio Corsi o Gabry Ponte,
e che invece di quelli che stanno là a parlare non gliene può fregare di meno, così nel frattempo fanno tutt'altro che porgere attenzione al palco. A parte questo, è anche uscito al cinema proprio ieri Thuderbolts* (si, così con l'asterisco), nuovo film della Marvel (pensa che negli States invece esce domani) che così sulla carta mi intriga parecchio per il cast, e che dovrebbe essere una cosa di supereroi, ma abbastanza scombinata tipo la Suicide Squad della DC.
Di sicuro ci sarà un posto per il film in futuro su queste pagine web.
Certo per chi invece non è andato a Roma a vedere il concertone, le alternative saranno molte con il bel tempo, perché mica starai in casa a guardarlo in tv, eh...
Personalmente io guarderò qualcosa poi con comodo su Raiplay saltando quello che non mi interessa, mentre oggi mi passerò in compagnia la giornata sulle due ruote muscolari e so di non essere il solo perché vedo sempre più ciclisti sulle strade, ma, o voi che leggete, se siete parte di questa categoria, per favore non viaggiate accoppiati per chiacchierare allegramente perché è pur sempre un rischio e gli automobilisti/camionisti non hanno tutti i torti ad incazzarsi.