Ancora un suggerimento di un lettore del blog (Dave, sempre lui), mi spinge a fare un approfondimento di un POST PRECEDENTE e a raccontare una favola su un gruppo che ha segnato la mia infanzia (ed evidentemente non mi sono ancora ripreso).
C'era una volta, in una notte buia e tempestosa di metà anni 70, il produttore discografico Claude Lemoine che stava lì nel suo candido lettino, rimuginando su un'idea per una nuova band, quando gli capitò sottomano, nonsisaccome, ma probabilmente tramite un raggio vettore, il demo di cinque ragazzi sui 15-20 anni, che suonavano in maniera molto particolare, tirando fuori dagli strumenti dei suoni prettamente spaziali e originali, tenendo conto che non esistevano ancora sequencers e synth digitali, che arriveranno solo negli anni 80, per cui tutto era analogico, ma suonava come se arrivasse dal futuro. Anche i testi (pochi) delle canzoni rispecchiavano quello sguardo verso l'infinito e oltre (come direbbe Buzz) e poi, diciamocelo, anche il cinema era sempre popolato di alieni e storie di altre galassie... e Voilà ecco l'idea: facciamo una vera band di alieni che arrivano dal futuro.
C'era una volta, in una notte buia e tempestosa di metà anni 70, il produttore discografico Claude Lemoine che stava lì nel suo candido lettino, rimuginando su un'idea per una nuova band, quando gli capitò sottomano, nonsisaccome, ma probabilmente tramite un raggio vettore, il demo di cinque ragazzi sui 15-20 anni, che suonavano in maniera molto particolare, tirando fuori dagli strumenti dei suoni prettamente spaziali e originali, tenendo conto che non esistevano ancora sequencers e synth digitali, che arriveranno solo negli anni 80, per cui tutto era analogico, ma suonava come se arrivasse dal futuro. Anche i testi (pochi) delle canzoni rispecchiavano quello sguardo verso l'infinito e oltre (come direbbe Buzz) e poi, diciamocelo, anche il cinema era sempre popolato di alieni e storie di altre galassie... e Voilà ecco l'idea: facciamo una vera band di alieni che arrivano dal futuro.
Presi e ingaggiati, Claude si inventa l'immagine argentata e li rapa a zero
(ma i primi tempi il primo tastierista preferiva esibirsi con un casco), e poi i costumi, le leggende metropolitane (si mormorava tipo della morte di uno dei componenti (quello col casco), invece era solo un semplice cambio di formazione) e realizzano un PRIMO ALBUM di discreto successo
riuscendo ad incuriosire per il modo in cui si presentano in pubblico, ma più che altro, tutto serve come presentazione, come apripista per il successivo superhit ON THE ROAD AGAIN, in cui ci sarà il succitato cambio di formazione fondamentale con l'ingresso del tastierista Fabrice Quagliotti ed una maturazione notevole in fatto di composizioni.
Il produttore italiano Maurizio Cannici capisce la potenzialità dei Rockets, per cui, come un novello Gargamella, ordisce un malefico piano e decide quatto quatto di rapirli (metti che se ne accorga prima Guido Elmi o Michele Torpedine...), sovvertendo anche la regola di Xfiles che vede gli alieni rapire gli umani, e da lì è tutto un crescendo con dischi e concerti sempre più di qualità (Pavarotti non faceva ancora il suo concertone annuale, sennò figurati se non finivano anche lì e magari anche il Lucianone si dipingeva d'argento) e apparizioni in programmi tv come l'ardito Stryx di Enzo Trapani, dove fra poppe al vento ( si, si, su Rai2, da non credere, pura fantascienza), finte streghe, e altri interventi a tema esoterico, interpretavano la parte dei Cosmodiavoli, spaventando le signore mamme di mezza età con le facce allucinate di LeBartz e le sue vocalità filtrate dal vocoder...
Ma se era un bel gioco, purtroppo durò poco, ed ecco arrivare la triste china discendente degli anni 80 in cui l'inspiegabile scelta di cambiare il look, prima abbandonando i costumi spaziali e il makeup argenteo, poi addirittura la svolta verso lo stile pizzi e frizzi new romantic
(che non c'entrava una cippa) modificando anche il nome, si rivelò essere un passo mooolto falso (accaduto identico anche ai Village People più o meno nello stesso periodo... vatti a fidare delle mode...), con un altro cambio di formazione, fino ad una lenta ed inesorabile caduta nell'oblio, dopo la quale i più tornarono ad occupazioni meno stellari, tipo allevare cani o andare a pesca. Per un lungo periodo diversi gruppi di sosia si spacciarono per gli originali, più che altro per soddisfare l'astinenza da Rockets che affliggeva la popolazione tutta. Ma finalmente, un bel giorno, ecco che l'unico componente originale rimasto, interessato a proseguire, l' highlander Fabrice Quagliotti, si ripresenta con ancora una ulteriore nuova formazione e il ritorno al look delle origini, e pure un disco nuovo, ma più che altro si tratta di un'operazione revival per i nostalgici che desiderano ancora vedere cinque matti (che non sono Les Charlots, altro gruppo francese con molti trascorsi cinematografici) dipinti d'argento che suonano su un palco vestiti come Actarus di Goldrake. Ogni riferimento a fatti e persone reali non è casuale, anche se un po' condito con la fantasia. I'm On The Road Agaiiiiiiiin!!!
(ma i primi tempi il primo tastierista preferiva esibirsi con un casco), e poi i costumi, le leggende metropolitane (si mormorava tipo della morte di uno dei componenti (quello col casco), invece era solo un semplice cambio di formazione) e realizzano un PRIMO ALBUM di discreto successo
riuscendo ad incuriosire per il modo in cui si presentano in pubblico, ma più che altro, tutto serve come presentazione, come apripista per il successivo superhit ON THE ROAD AGAIN, in cui ci sarà il succitato cambio di formazione fondamentale con l'ingresso del tastierista Fabrice Quagliotti ed una maturazione notevole in fatto di composizioni.
Il produttore italiano Maurizio Cannici capisce la potenzialità dei Rockets, per cui, come un novello Gargamella, ordisce un malefico piano e decide quatto quatto di rapirli (metti che se ne accorga prima Guido Elmi o Michele Torpedine...), sovvertendo anche la regola di Xfiles che vede gli alieni rapire gli umani, e da lì è tutto un crescendo con dischi e concerti sempre più di qualità (Pavarotti non faceva ancora il suo concertone annuale, sennò figurati se non finivano anche lì e magari anche il Lucianone si dipingeva d'argento) e apparizioni in programmi tv come l'ardito Stryx di Enzo Trapani, dove fra poppe al vento ( si, si, su Rai2, da non credere, pura fantascienza), finte streghe, e altri interventi a tema esoterico, interpretavano la parte dei Cosmodiavoli, spaventando le signore mamme di mezza età con le facce allucinate di LeBartz e le sue vocalità filtrate dal vocoder...
Ma se era un bel gioco, purtroppo durò poco, ed ecco arrivare la triste china discendente degli anni 80 in cui l'inspiegabile scelta di cambiare il look, prima abbandonando i costumi spaziali e il makeup argenteo, poi addirittura la svolta verso lo stile pizzi e frizzi new romantic
(che non c'entrava una cippa) modificando anche il nome, si rivelò essere un passo mooolto falso (accaduto identico anche ai Village People più o meno nello stesso periodo... vatti a fidare delle mode...), con un altro cambio di formazione, fino ad una lenta ed inesorabile caduta nell'oblio, dopo la quale i più tornarono ad occupazioni meno stellari, tipo allevare cani o andare a pesca. Per un lungo periodo diversi gruppi di sosia si spacciarono per gli originali, più che altro per soddisfare l'astinenza da Rockets che affliggeva la popolazione tutta. Ma finalmente, un bel giorno, ecco che l'unico componente originale rimasto, interessato a proseguire, l' highlander Fabrice Quagliotti, si ripresenta con ancora una ulteriore nuova formazione e il ritorno al look delle origini, e pure un disco nuovo, ma più che altro si tratta di un'operazione revival per i nostalgici che desiderano ancora vedere cinque matti (che non sono Les Charlots, altro gruppo francese con molti trascorsi cinematografici) dipinti d'argento che suonano su un palco vestiti come Actarus di Goldrake. Ogni riferimento a fatti e persone reali non è casuale, anche se un po' condito con la fantasia. I'm On The Road Agaiiiiiiiin!!!