sabato 18 novembre 2023

THE RAH BAND - CLOUDS ACROSS THE MOON: FANTASCIENZA IN MUSICA

 Una donna telefona al marito che è il comandate di una base spaziale su Marte, dove è in corso una guerra, per dirgli quanto le manca e raccontargli dei figli, ma purtroppo ad un certo punto la comunicazione si interrompe e l'operatore dalla voce robotica si intromette per chiudere il collegamento.


La cosa triste è che tale collegamento Terra-Marte è possibile solo una volta all'anno, per cui la protagonista dovrà attendere 365 giorni prima di poter sentire di nuovo il coniuge. 
Film Fanta-romantico da fazzoletti? 
Assolutamente no, perché invece si tratta di Clouds Across The Moon, singolo di grande successo della Rah Band del 1985. 
Pochi anni prima la Rah Band aveva pubblicato un'altro 45 giri solo strumentale che era FALCON,

carino, ma questo con il tema della fantascienza aveva catturato più facilmente la mia attenzione. 
La cosa più sorprendente però era che la Rah Band non esisteva, in quanto RAH, che non c'entrava nulla con gli dei egizi come invece molti avevano pensato (infatti si scriverebbe Rà), erano le iniziali di Richard Anthony Hewson, musicista, produttore, arrangiatore britannico che aveva lavorato con un'infinità di artisti, fra i quali anche i Beatles, e che, dopo il primo disco del 1977 registrato tutto da solo dal titolo The Crush, ogni volta che si metteva a realizzare un album a suo nome (o meglio, pseudonimo) radunava intorno a sé un gruppo di session men sempre diverso, con l'aiuto della moglie Liz che, per esempio, nel videoclip cantava proprio questa canzone parruccata e vestita d'argento. 
Per tale caratteristica di band inesistente, non ci furono mai dei concerti live, ma, visto il grande successo del brano, solo delle apparizioni in tv nei programmi tipo TOP OF THE POPS

dove oltre a Liz c'erano altri figuranti che mimavano un playback sugli strumenti per fingere di essere un vero gruppo.
E, come accadeva spesso, la canzone aveva anche due diversi videoclip, uno per il mercato europeo e l'altro per quello AMERICANO, poiché negli Stati Uniti all'epoca preferivano un video dove si vede il musicista che suona (anche per finta) invece di minifilm dove recitano una storia.

Quella storia che ho raccontato all'inizio del post, appunto.

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