30 anni fa, nel 1993, la giornata di oggi 30 aprile è stata fondamentale e importante nella storia del World Wide Web (WWW), perché è stato l'anno in cui il CERN (Organizzazione europea per la ricerca nucleare) lo ha messo a disposizione di tutti, ed è grazie a tale evento che oggi il sottoscritto (in compagnia di molti altri) sta scrivendo proprio qui.
Il WWW è stato sviluppato da un informatico del CERN di nome Tim Berners-Lee insieme al collega Robert Cailliau, con l'obiettivo di creare un sistema per condividere informazioni tra i ricercatori del CERN e in tutto il mondo. Nel 1989, Berners-Lee aveva creato il WWW, che era essenzialmente un sistema di ipertesto che permetteva di navigare tra i documenti collegati tra loro tramite dei link, quindi all'epoca era una cosa riservata a pochi addetti ai lavori, e qui sotto lo vediamo Tim con i "potenti" mezzi di allora.
Viste e valutate le potenzialità di tale sistema, nel 1993, il generoso CERN però ha deciso di rendere disponibile il codice sorgente del WWW al pubblico, senza restrizioni, permettendo a chiunque di creare il proprio sito web e di collegarlo ad altri siti tramite i link, portando alla rapida diffusione del WWW in tutto il mondo e alla creazione di un'infrastruttura globale per la condivisione di informazioni.
L'apertura del WWW al pubblico ha anche portato alla creazione del primo browser web, chiamato Mosaic, che è stato sviluppato dal National Center for Supercomputing Applications (NCSA) dell'Università dell'Illinois dove, a quanto pare, non ci sono solo i nazisti ed ecco a proposito qui sotto lo scomparso Henry Gibson da quel MITICO FILM che non devo nemmeno nominare.
Mosaic ha reso il WWW più facile da navigare e ha reso possibile l'utilizzo del WWW da parte del grande pubblico che allora si approcciava a tale mondo, ma certo di strada da quel giorno ne è stata fatta ed oggi per quanto riguarda i browser abbiamo solo l'imbarazzo della scelta.
Ma, oltre che per i nazisti dell'Illinois, sempre il cinema c'entra con la data di oggi perché 80 anni fa, durante la guerra, avveniva quella che durante la seconda guerra mondiale si chiamò Operazione Mincemeat, con la quale gli inglesi finsero uno sbarco degli alleati per depistare sempre loro, cioè i nazisti, però stavolta quelli originali made in Germany, vicenda già raccontata in due film ed ora pure con un terzo Operation Mincemeat del 2022 che in italiano prende il titolo aggiuntivo di L'Arma Dell'Inganno, ma ci è già andata bene perché penso a come avrebbero potuto tradurlo certi distributori fantasiosi in modi tipo Come Ti Frego Il Fuhrer o Non Ci Resta Che Fingere.
Tale operazione venne ideata dal maggiore Ewen Montagu prendendo spunto da un racconto di un collega, un certo Ian Fleming, ufficiale con l'hobby della letteratura che diventerà molto famoso e allora in servizio (segreto) proprio presso la marina militare britannica.
E, visto che nel titolo ho citato i Gazosa dai..., oggi ci sta pure quella CANZONE un po' trash (come spessore la metto al pari di Fiky Fiky), ma tanto qui dalle mie parti il trash ci sta benissimo, come ci sta benissimo Megan Gale nel Videoclip.
Per il fine settimana sono previste tempeste, si, ma qui non sto parlando del meteo (che comunque già da oggi per il 1 maggio non promette per niente bene e consiglio l'ombrello a Biggio ed Ambra per il concertone), ma di tempeste ormonali a causa di due cosette musicali e dei loro relativi videoclippi.
La prima è Kali Uchis con MOONLIGHT dove non c'è un singolo fotogramma che non trasudi sensualità e canzone già di per sé carica di ottime vibrazioni al solo ascoltarla, tanto che pure Ema Stokholma l'ha già messa fra le sue preferite.
Dico solo che è sempre Ema con i suoi gusti particolari che mi ha fatto conoscere SEVDALIZA ed io ho approfondito la sua conoscenza (non di Ema... eh, magari) parlandone poi anche in un SECONDO POST.
La seconda invece è una fuoriuscita dalle Black Pink, ovvero Jisoo che in FLOWER si porta dietro una sensualità decisamente più teen, ma non per questo meno efficace con quel cantato miagolato che fa subito orientale. Ma non temete, le BlackPink non si sono sciolte e si tratta solo di una pausa (credo).
D'altronde Jisoo ha già avuto anche esperienze soliste come attrice in film e serie tv.
Ok ed ora stemperiamo il tutto per calmare i bollori con il ritorno di Macklemore, da qualche anno papà e infatti nel videoclip lo vediamo insieme alla sua piccola Sloane, con NO BAD DAYS ft. Collett. E buon altro lungo weekend.
Se avete visto quel "kolossal" fantascientifico italiano che è CREATORS - THE PAST, uno dei film più assurdi degli ultimi tempi insieme ad Anatar, avrete notato fra gli attori una bella signora bionda di mezza età che interpreta la Dottoressa Ferrari.
Proprio lei, ovvero Ksenija Prohaska, molti anni addietro (1981) e con un outfit che la rendeva simile alla donna robot di METROPOLIS, l'avevo già vista in un altro assurdo film di fantascienza slavo dal titolo I Visitatori Della Galassia Arkana.
La pellicola racconta la storia di Robert, un appassionato di fantascienza che vorrebbe scrivere un romanzo, ma è costantemente interrotto dalla sua ragazza Biba e dal suo vicino Tino, un fotografo.
Fatto sta che una notte Robert incontra su un'isola i personaggi del romanzo che sta scrivendo, ovvero la donna robot interpretata da Ksenija e due alieni bambini.
Tale incontro è per lui la conferma di uno strano potere che sospettava di avere, cioè di poter rendere reali le proprie fantasie e, siccome Biba non gli crede, la porta sull'isola dove la ragazza, in una scena "cult", alla vista dei tre alieni comincia a dare di matto finendo vittima del potere dei bambini che, per tagliare corto, modificano la sua struttura molecolare e la trasformano in un pratico cubetto metallico che Robert si metterà in tasca per riportarla a casa in tutta comodità.
Il finale non lo racconto, ma posso solo dire che è un crescendo di assurdità, tipo il braccio-aspirapolvere e il mostrone, ma che tutto sommato strappano il sorriso perché questa è l'intenzione del film senza andare a parare sulle tante teorie sull'origine dell'umanità e il ruolo degli alieni.
In breve: non è uno Spielberg, ma, per fortuna, nemmeno un pretenzioso Zaia.
Tempo fa avevo pubblicato un post su quel piccolo cult che è BEETLEJUICE
ed oggi lo stesso film mi torna fra le mani perché, se ricordate bene, ben due numeri musicali all'interno di esso sono legati ad Harry Belafonte che ci ha lasciati ieri a 96 anni e, per celebrarlo alla mia maniera, il film di Tim Burton mi sembra il modo più adatto.
Re del calypso e anche attore, nonché attivista per i diritti civili, in quel film di Burton fa letteralmente ballare e cantare tutti in due scene: la prima con DAY-O (BANANA BOAT SONG) in cui lo spirito diabolico possiede Catherine O'Hara e i suoi commensali che partono a fare un'incredibile coreografia, e poi sul finale con JUMP IN THE LINE (SHAKE SENORA) con una volteggiante Winona Ryder, che lo so che si vede benissimo che è appesa ai cavi come lo è anche Michael Keaton, ma chissenefrega. Quel film è bellissimo così con i suoi effetti speciali artigianali e basta, e se a qualcuno viene in mente di farne un remake pieno di CGI gli mando Beltegeuse in persona!
È di questi giorni invece il gossip su un possibile seguito che dovrebbe essere girato la prossima estate sempre con Keaton e Burton, dove Jenna Ortega prenderebbe il posto di Winona Ryder.
Beh se si resterà sui livelli di MERCOLEDÌ (perlomeno gli episodi diretti da Tim) allora se ne può parlare.
Tornando invece alla canzone Day-O, della versione mistico-religiosa di Celentano che l'ha chiamata DEUS meglio non parlarne, però, giusto se si vuole fare il confronto, eccola qui. Meglio l'originale, l'avevo detto, e meglio ricordare piuttosto anche MATILDA, altra grande hit di Harry, anzi per la precisione il suo primo singolo pubblicato, pure quella dal ritmo irresistibile che ti fa muovere anche senza il bisogno di Michael Keaton, e canzone che esattamente oggi compie 70 anni. Everybody!!!
E direi che con questa la colonna sonora della giornata è a posto.
Pochi lo sanno, ma il mitico The Rocky Horror Picture Show di Jim Sharman ha avuto una sorta di seguito puntato sul mondo della televisione dal titolo Shock Treatment - Trattamento Da Sballo! (ma perché l'aggiunta in italiano al titolo?),
sempre musicale e sempre surreale, ma decisamente meno fortunato nonostante tornassero in scena di nuovo gli sposini Brad e Janet però interpretati da attori differenti.
Un quartetto degli attori originali invece, ovvero Little Nell (Campbell), Charles Gray, Patricia Quinn e Richard O'Brien che è l'ideatore di tutte e due le commedie, canzoni comprese, li ritroviamo in altri ruoli anche perché la storia non prende nessun spunto da quella precedente.
Niente supericonico Tim Curry nè MEAT LOAF quindi (anche perché il destino di Eddie lo sappiamo), e la ricezione del pubblico fu nettamente più bassa se non addirittura negativa,
ma, col passare degli anni, ci si è accorti che il film anticipava di parecchio la moda dei reality show e lo faceva con tanta cattiveria, perciò è stato rivalutato perlomeno come sceneggiatura, mentre le canzoni quelle purtroppo rimangono nettamente inferiori al precedente Musical che invece potrei cantare dalla prima all'ultima strofa come quelli che frequentano il cinema Mexico di Milano.
Mi capita però di parlare di questo film in particolare per la recente scomparsa a 89 anni di Barry Humphries, attore australiano ed uno dei protagonisti, cioè Bert il conduttore televisivo apparentemente non vedente del film, e anche doppiatore dello squalo Bruto
dell'edizione originale di Alla Ricerca Di Nemo della Disney, personaggio che, sempre in originale, si chiamava Bruce come chiaro riferimento a quello ammazzabagnanti di Spielberg (ere il nome dato sul set allo squalo meccanico), mentre invece in Italia aveva la vociona di Alessandro Rossi.
Ma in realtà Barry era diventato molto famoso per aver dato vita nel 1955 alla draq queen comica Dame Edna Everage, però praticamente sconosciuta in Italia,
cioè, per capirci, una specie di Platinette che si intrufolava ovunque e apparsa anche una decina di anni fa sul palco d'onore del Royal Variety al fianco di un divertito Carlo III e la consorte Camilla.
Il 25 aprile, oltre che essere la data del tradizionale merendino che passerò tra pochi minuti, come faccio da un po' di tempo, sulle due ruote senza motore (nemmeno elettrico!), è naturalmente l'anniversario della liberazione e diverse iniziative si tengono in tutta Italia anche cantando a squarciagola Bella Ciao! come ne La Casa Di Carta.
Ma in cuor mio io vorrei poterlo considerare anche il giorno della liberazione dai cretini come quelli che a Milano hanno imbrattato il murale che raffigura i Simpsons in versione deportati e che era stato realizzato in occasione del Giorno Della Memoria dall'artista Alexsandro Palombo.
Ora questi sono gli idioti di cui si parla in questi giorni, e francamente, sempre in cuor mio, a questi preferisco di gran lunga I Soliti Idioti di Biggio e Mandelli che torneranno insieme a teatro per farci fare quattro sane risate, e le cronache che giusto ieri parlavano solo della discussa candidatura di Di Maio al Parlamento Europeo riportando certe sue famose brutte figure e dibattiti sul fatto se sia adatto o no, non serve certo ricordarlo, ma sarebbero da sempre piene di articoli su gente col cervello piccolo e che talvolta (senza bisogno di fare nomi) ricoprono anche cariche importanti ovunque nel mondo mostrando però evidenti e discutibili comportamenti xenofobi.
Naturalmente ogni riferimento a vignette satiriche apparse nei giorni scorsi sui giornali è puramente casuale 😁.
Era lì su Prime Video questo film War - La Guerra Desiderata, ma non l'avevo considerato granché, anche perché di guerra ne ho piene le scatole con tutto quello che si sente nei tg.
E invece, su consiglio di FRANCO BATTAGLIA, ci ho dato un'occhiata di recente giusto per ritrovare (esattamente a SETTE GIORNI di distanza) di nuovo Edoardo Leo (Tom, l'allevatore di cozze fuori dal mondo) che porta per l'ennesima volta in scena il solito personaggio impacciato che ben conosciamo seppure stavolta in un contesto più drammatico, ovvero quello di un ipotetico, fantasioso, fantapolitico conflitto fra Italia e Spagna con in mezzo pure la Francia, il che mi va a cadere in questo lunedì di ponte con il 25 aprile.
Tutto fanta e infatti all'inizio del film appare un avviso che ti informa che la sceneggiatura era stata scritta ben prima dell'inizio degli eventi fra Russia e Ucraina che non sia mai che qualcuno possa pensare che se ne siano approfittati.
Fatto sta che questo conflitto di cui si parla nel film rimane nel limbo delle notizie che arrivano dai tg mentre le forze armate si preparano ad un'eventuale invasione con un grande spiegamento di forze e veri mezzi dell'esercito portati in scena.
A conferma poi che la sua parte nei due episodi di DIABOLIK era forzatamente mal recitata seguendo le direttive dei registi, qui Miriam Leone è invece semplicemente perfetta in ogni scena (ma io già lo sapevo) mentre il resto del cast può contare su Massimo Popolizio, Stefano Fresi e Giuseppe Battiston, quest'ultimo nella parte del barista frustrato che vede nella guerra un'occasione per ritrovare la stima in sé stesso, esaltandosi nel comandare un gruppo paramilitare e arrivando ad un eccesso che ti ghiaccia in quella scena che non spoilero, ma se avete visto il film avete già capito.
L'idea del film è buona anche se il motivo che scatenerebbe tale conflitto supposto per tutto il tempo forse è un po' troppo esagerato (se fosse così davvero, allora ci sarebbero già stati molti altri motivi di conflitto in passato), ma siccome siamo in fantapolitica la possiamo prendere così.
La lunghezza del film supera le due ore, e potrebbe forse sembrare un po' troppo eccessiva, con certi intermezzi quasi surreali come la scena del concerto privato per archi (la violinista è Barbara Alberti) che fa tornare alla mente l'orchestra del Titanic che suona imperterrita durante la catastrofe.
Tutto sommato però grazie a Leo e la Leone, per i quali nutro molta simpatia ed empatia, il film si regge bene e probabilmente con altri due attori non sarebbe stata la stessa cosa; inoltre il regista Gianni Zanasi riesce nell'intento di mostrare in maniera adeguata e realistica (credo, perché al massimo posso solo ricordare i comportamenti durante la pandemia) la follia collettiva e gli istinti primordiali che una tale minaccia porta nelle persone, che abbiano attitudini guerrafondaie o meno, mentre per il finale beffardo mi ha ricordato anche una delle prime opere dei Manetti Bros. (vedi che tornano per la seconda volta nel post) ovvero L'Arrivo Di Wang che, se per caso non l'aveste mai visto, rispetto a DIABOLIK posso assicurare che è una "roba dell'altro mondo" 😜.
Nei giorni scorsi è mancato il cantautore napoletano Federico Salvatore, 63 anni, artista che con le sue canzoni ironiche come AZZ... è stato sempre molto vicino al mondo del cabaret o, se vogliamo, anche a quel teatro canzone inventato da Giorgio Gaber,
finché un giorno stupì tutti quelli che, già col sorriso sulle labbra, stavano guardando il Festival Di Sanremo del 1996 con SULLA PORTA, canzone drammatica di un figlio che dichiara la propria omosessualità alla madre. Da un po' di tempo Federico era in condizioni critiche dopo un'emorragia cerebrale.
Altro nome legato alla musica che ci ha lasciati è quello del jazzista Ahmad Jamal, 92 anni, pianista inizialmente poco compreso nell'ambiente al punto tale da considerarlo poco più che un artista da pianobar, mentre gli anni gli hanno poi dato ragione per il suo tocco particolare sul pianoforte e finalmente sono arrivate le lodi.
Uno degli standard jazz più famosi che eseguiva nei suoi concerti è POINCIANA, brano degli anni 40 conosciuto anche nelle versioni cantate da decine di interpreti del calibro di Frank Sinatra e portato al grande pubblico dai Manhattan Transfer nel 1976
in quel Coming Out, album di grande successo che conteneva la celebre Chanson D'Amour, il brano la cui risposta faceva "rrattarattarà".
Rinnovo inoltre ancora le condoglianze a Roberto Vecchioni per il figlio Arrigo di cui ho parlato IERI.
Per il sabato, che di solito riguarda la musica, oggi si parla di uscite piuttosto attuali e premetto che non ho nulla contro Blanco come persona, nel senso che ormai, passata la tempesta mediatica, mi rendo conto che se sul palco di Sanremo vuoi FARE IL CRETINO, magari consigliato da qualcuno che ti manovra, sei libero di farlo, ma mi urta invece proprio il suo modo di cantare muovendo le labbra il minimo indispensabile (è pigro o ha una paresi?) come fa anche Mahmood (pigro o paresi anche lui?), così ne esce quel suono di voce dalla pronuncia storpiata con pure l'autotune a girare il coltello nella piaga (la piaga dell'autotune appunto).
Poi un bel (brutto) giorno Blanco non me lo trovo che duetta con Mina in UN BRICIOLO DI ALLEGRIA?
Ora ferma un attimo perché i casi sono due: o Mina vuole rimanere sempre giovane come se avesse la sindrome de La Morte Ti Fa Bella e perciò si mette in gioco con Blanco di sua spontanea volontà o anche qui ci sono consiglieri esterni che la manovrano nell'ombra e l'anno prossimo mi fa uscire una canzone (chessó?) con Rosa Chemical?
No, perché la canzone a tratti ha quel sound tipo Acqua E Sale, quella cantata con Celentano, se non fosse che qui pure la voce di Mina viene a tratti sporcata da una fastidiosa distorsione, saturazione "alla moda" (la VOCE di Mina, capite il sacrilegio?) rendendo una vera cacca quella che poteva essere una cosa interessante.
Ehm...
Lo so, non ci sono andato molto per il sottile, ma di solito scrivo le prime sensazioni che mi vengono in mente e stavolta sono uscite così di getto...
Come un attacco di diarrea...
Ecco. Per fortuna che alla radio, per quanto riguarda la musica italiana, passano anche altre cose tipo i Boomdabash tamarri come ogni anno alla soglia dell'estate, ma stavolta un po' più soft, quasi romantici con L'UNICA COSA CHE VUOI, eccezionalmente senza nessuna guest vocalist e che però figurati se non ha dentro un pizzico di reggaeton, e poi i Baustelle, da 27 anni sulla breccia (non l'avrei mai detto, giuro) che mi piacciono, ma solo se presi a piccole dosi, e di cui c'è in giro il nuovo album Elvis dal quale avevo già messo in un post precedente MILANO È LA METAFORA DELL'AMORE e allora qui oggi metto l'altro singolo che era uscito a gennaio, ovvero CONTRO IL MONDO, e infine Francesco Gabbani con la nuova L'ABITUDINE, canzone piacevole dalla melodia che nella mia testa ricorda vagamente due hit anni 90 che erano Life di Des'ree mashuppata con Torn di Natalie Imbruglia, e un Francesco ultimamente anche conduttore di un programma su Rai 1, programma di cui l'ultima puntata è andata in onda ieri, nonostante i dubbi e l'iniziale intenzione di rimandarla di una settimana a causa del lutto che ha colpito Roberto Vecchioni, che è stato ospite giocoso e sorridente trattandosi di una registrazione risalente ad alcuni giorni precedenti la perdita di Arrigo, il terzogenito del cantautore che infatti è mancato nei giorni scorsi a soli 36 anni e per cui mi sembra opportuno che anche da qui gli arrivino le condoglianze.
Comunque, per il poco che ho visto, quello di Gabbani, anche se simpatico, non mi è sembrato il massimo come one man show.
Buon lungo weekend con ponte (se lo fate) a tutti.
Ecco un film di un genere che a priori di solito evito, ma di cui invece, dopo averlo visto per la prima volta quasi 20 anni fa, conservo un ottimo ricordo ed è Shall We Dance? del 2004, diretto da Peter Chelsom e interpretato da Jennifer Lopez e Richard Gere.
Pellicola che da allora ogni tanto capita di rivedere con piacere su qualche rete, magari anche già iniziata, che tanto la storia è abbastanza semplice, cioè c'è un avvocato di mezza età, John Clark (interpretato da Gere), che si sente insoddisfatto della propria vita, e durante il tragitto casa-lavoro, nota una scuola di ballo, così decide di iscriversi per prendere lezioni di ballroom dancing.
Durante le lezioni, John incontra l'insegnante di ballo, Paulina (interpretata dalla Lopez), e si invaghisce di lei, quel buongustaio, lei che comunque aveva già notato affacciata alla finestra probabilmente già prima di constatare che dentro lo stabile ci fosse una scuola di ballo,
ma nonostante con il passare delle lezioni, tenute non da Paulina ma dalla bisbetica Mitzi, John si senta come nella canzone di Coez, cioè con "una scuola di danza nello stomaco", decide di non tradire la moglie lasciando tutto come una relazione platonica.
Nel frattempo, la moglie di John sospetta che lui abbia invece una relazione a tutti gli effetti e assume perfino uno scalcagnato detective privato per seguirlo.
Il film è un rifacimento dell'omonima pellicola giapponese del 1996 di Masayuki Suo che ha ispirato la sceneggiatrice Audrey Wells, ma con alcune differenze significative nella trama tipo l'età del protagonista e, pur avendo ricevuto recensioni miste, ha avuto un discreto successo commerciale, segno che i critici seri alla fine contano poco, e merito sopratutto della bravura degli interpreti fra cui anche Susan Sarandon che fa la moglie di Richard/John ed è da notare soprattutto la performance di Stanley Tucci lanciato alla grande nella parte del ballerino parruccato.
La colonna sonora del film, nominata per l'Oscar, ma senza vincere nulla, comprende anche parecchi brani da ballo ovviamente e, nonostante io sia un vero ciocco di legno a ballare, mi piace quando vedo invece gente ballare bene e mi è capitato quindi di soffermarmi su Ballando Con Le Stelle condotto da Milli Carlucci della quale invece evito come la peste Il Cantante Mascherato (e consiglio a tutti di fare lo stesso) di cui sabato ci sta la finale che vorrà a tutti i costi battere lo share di Amici su Canale 5 perciò durerà presumo sulle 4 o 5 ore.
In conclusione, Shall We Dance? è un film di genere romantico, ma sa essere anche commovente senza diventare melenso e inoltre affronta temi come la crisi di mezza età, cosa che accade spesso, il desiderio di vivere la vita al massimo, cosa che si dovrebbe fare sempre, e soprattutto il valore del matrimonio e della fedeltà, cose per molti passate di moda ma che invece per me sono da tenere sempre vive.
Per vedere Stramorgan su Raiplay sono partito per caso dall'ultima puntata dove venivano messi a confronto Lucio Battisti e David Bowie, artisti molto diversi, ma che alla fine scopri che avevano diversi punti di contatto e non solo per quella COVER fatta da Mick Ronson di cui avevo raccontato diverso tempo fa.
In effetti Bowie aveva inciso anche una versione italiana di Space Oddity il cui testo (tremendo) era stato tutto inventato da Mogol, il fido paroliere di Lucio, parlando banalmente di amori adolescenziali invece di basarsi sul problemino che aveva il Maggiore Tom in missione spaziale, ed era così diventata RAGAZZO SOLO, RAGAZZA SOLA, ma stranamente questo non è stato raccontato né da Morgan né da Pino nella puntata che comunque è stata forse la migliore delle quattro. E per fortuna ho cominciato da quella puntata, perché se partivo dalla prima dove i due artisti a confronto erano invece Domenico Modugno ed Elvis Presley forse non avrei retto del tutto bene le elucubrazioni in cui Morgan si produce per tutto il tempo, anche tenuto conto del fatto che Modugno, il vero tema della puntata, lo sento molto distante dai miei gusti dato che l'unico disco di Domenico che mi piaceva (e che possiedo pure) è L'AVVENTURA, sigla dello sceneggiato Scaramouche (visto non nel 1965, ma nelle repliche e comunque c'è su Raiplay) in cui recitava il Mimmo e che finirà pure come Lato B di quella hit strappalacrime dal titolo Piange Il Telefono (con consecutivo e omonimo film).
Mentre Morgan racconta, arrivano in studio ospiti vari per duettare col padrone di casa e non sono solo legati al tema della puntata, perlomeno non direttamente, come, per esempio, l'ex Spandau Ballet Tony Hadley che esegue Through The Barricades oltre a NO TIME NO SPACE di Battiato giusto perché era da quelle parti in tour (e come canta ancora il Tony!!!). Per fortuna quindi le puntate successive hanno corretto un po' il tiro, ma la cosa più strana di tutto lo show è però la "presenza" di Pino Strabioli, perché sì che dovrebbe essere un programma diviso tra Pino Strabioli e Morgan, e infatti il titolo unisce i due nomi insieme, senonchè l'ego di Morgan è veramente "stra" e deborda ogni volta che si trova davanti ad un microfono quando parte a spiegarti l'intenzione dell'autore in quella certa canzone, che si tratti di uno o dell'altro protagonista della puntata, tanto che di Pino ne perdi spesso e volentieri le tracce.
E comunque ne sa Morgan, nel senso che non si è preparato la lezioncina da ripetere a memoria davanti alla telecamera.
No, quella è roba che ha lui dentro a quella sua testa anche matta che ogni tanto va per conto suo come QUELLA FAMOSA VOLTA a Sanremo con Bugo.
Può apparire arrogante per questo suo modo di fare, però mentre parla ti accorgi che ormai ti ha preso nella sua rete e lo stai ad ascoltare pendendo dalle sue labbra e nel momento che comincia a cantare lo perdoni anche per quella sua voce così afona e che i tecnici cercano di aiutare con effetti speciali che ben poco riescono a migliorare.
Ma lo perdoni perché in quel momento lui sta cantando col cuore, come quella volta che è stato sommerso di critiche per aver realizzato uno special sui Queen cantando le canzoni di Freddie, ed una delle quattro puntate è proprio dedicata a lui a confronto con Umberto Bindi (in realtà molto Bindi e solo un pizzico di Queen) mentre l'altra ancora vede protagonisti Franco Battiato (come ho detto prima) e Brian Eno (pure qui molto più Battiato).
È vero che cantate con quella voce ruvida quelle stesse canzoni di Freddie fanno un'altro effetto, però a mio parere è stato sempre meglio di vedere tanti sosia baffuti
(alcuni molto bravi, ma altri spesso improbabili) che si strizzano le corde vocali per cercare di arrivare a quei livelli che solo quella band ha raggiunto (ascoltare i PRIMI TRE ALBUM che roba dell'altro mondo sono) e parlo della band con Freddie, Brian, John e Roger (lui con i suoi "screams"), non di quella che stanno portando in giro i due Queen rimasti (John Deacon sta bene, ma non ha la minima intenzione di suonare senza Mercury preferendo godersi la pensione).
Insomma, se a Morgan piace raccontare le sue passioni musicali e a noi piace ascoltarle, abbiamo trovato la quadratura del cerchio, no?
Mi sono messo a guardare sta roba su Prime Video dopo aver avuto l'imbeccata (è proprio il caso di dirlo) da parte del blog PELLICOLE DALL'ABISSO, dove ho letto la recensione di Anatar, film tutto italiano compreso il regista che però si cela dietro lo pseudonimo di Alan Smithee, nome che negli Stati Uniti viene usato quando un autore disconosce la propria opera.
Nel nostro caso suppongo che si tratti anche questo di un gioco di citazione come tutto il film che per il titolo e altri particolari prende spunto dalla saga di Cameron per tuffarsi subito dopo in Guerre Stellari con un cattivo che si chiama Dark Feather, fino ad arrivare alla metacinematografia più o meno nello stesso modo in cui Mel Brooks ha parodiato la saga di Lucas in quella famosa scena di BALLE SPAZIALI in cui al posto dei personaggi vengono catturate le controfigure.
Ma l'umorismo e le trovate di Mel non si vedono neanche in minima parte in Anatar, fra i "qua qua" degli alieni blu pennuti tradotti coi sottotitoli e un pianeta che si chiama Pandoro (eh si) abitato da umani allo stato medievale/selvaggio o qualcosa di simile, e territorio da conquistare per sopravvivere.
Piccola nota che denota la caratura del film: il più famoso degli attori nella foto qui sopra è il piccoletto in centro, se ricordate uno spot anni 80 di pellicole fotografiche.
Come per Cameron il riferimento a Pocahontas c'è e lo porta palese l'astronave Oca Hontas oltre alla solita storia d'amore con lo straniero invasore eccetera eccetera.
Si dovrebbe ridere, perché si tratta di una di quelle cose che in passato venivano fatte una dietro l'altra da Franco e Ciccio prendendo un titolo famoso e storpiandolo un po' tipo Indovina Chi Viene A Merenda? e LE SPIE VENGONO DAL SEMIFREDDO, Farfallon e I Due Gattoni A Nove Code... E Mezza Ad Amsterdam, oppure anche da separati con Paolo Il Freddo e il mitico Esorciccio, solo che coi due comici siciliani, forse perché erano tempi diversi ed eravamo più ingenui, quei film funzionavano mentre qui potrebbe sembrare sulle prime più una cosa per bambini quasi tipo La Melevisione e invece poi, con certi riferimenti a muri anti migranti va a toccare un tema che diventa più che mai attuale pure da noi (non solo per gli americans) dopo le esternazioni del ministro Lollobrigida sulla salvaguardia della razza (e non si parla dell'animale marino), frasi che ci riportano indietro nel tempo al 19 aprile del 1937, quando in Italia veniva emanato quel Regio Decreto Legge che vietava il matrimonio con donne di colore.
Insomma sta ciofeca di film non mi dà per niente l'impressione di essere stato ideato per un pubblico infantile se non per la prima idea che possono dare sti paperi alieni e certe battute terra terra.
In conclusione adesso posso dire con cognizione di causa...
Due programmi tv oggi dove, secondo le regole, resta un solo vincitore e il primo dei due, che ho guardato giusto perché mi aveva divertito nelle EDIZIONI PRECEDENTI (la SECONDA già un pochino meno e lasciamo pure fuori dalla mischia il mini SPECIALE DI NATALE), è L.O.L. III Chi Ride È Fuori che è tornato su Prime Video sempre condotto da Fedez coadiuvato da Frank Martano, ma ancora una volta con poche novità degne di nota e un effetto sorpresa ormai del tutto assente se non per un finale che non ti aspetti e che però condivido pienamente proprio perché sovverte la regola citata all'inizio.
Nel frattempo ho scoperto un altro programma però sulla tv generalista, ma fruibile comodamente su RaiPlay, che è Dalla Strada Al Palco, seconda edizione di una specie di Italia's Got Talent da un'idea di Stefano Accor... ehm no, da un'idea di Carlo Conti, riservato agli artisti di strada di cui per un po' hanno fatto parte anche i Maneskin, con un Nek conduttore entusiasta, ma un po' troppo tendente al Carramba Che Sorpresa! che vuole a tutti i costi smuovere i sentimenti e la lacrimuccia. Ruffianerie a parte, il programma è uno di quei talent che mi piace seguire (l'ho scritto anche sulla mia presentazione) quando non ci sono grossi appuntamenti fra cinema e serie tv sulle varie piattaforme.
Era Ora è il nuovo film su Netflix con Edoardo Leo dove viene raccontata una storia un po' simile a Ricomincio Da Capo mixata con Cambia La Tua Vita Con Un Click.
Leo qui è un uomo così preso dal lavoro da far passare in secondo piano il tempo da trascorrere in famiglia e non è tutta fantasia questa perché conosco davvero persone che vivono così (male).
Capita però che la sera del suo compleanno un desidero gli cambia la vita e da allora ogni mattina si risveglia sempre un anno dopo senza ricordare nulla di quanto accaduto prima,
nel senso che il giorno dopo trova sua moglie incinta, quello successivo la bambina è già nata e così via con la figlia che cresce giorno dopo giorno di un anno e anche una crisi coniugale che sta venendo a galla.
Siamo ancora una volta nel campo dei remake poiché il soggetto è quello di un recente film australiano, Come Se Non Ci Fosse Un Domani - Long Story Short, ma, specie il finale, viene modificato in meglio e a chi dice che Edoardo Leo nei film è sempre uguale a se stesso (vero, eccetto in NON CI RESTA CHE IL CRIMINE) io rispondo che anche Paolo Villaggio portava in scena sempre lo stesso personaggio con nomi diversi eppure piaceva proprio per quello.
Il titolo del post di oggi porta quella citazione un po' Vecchioni e un po' Francesco Nuti perché il mondo della moda nei giorni scorsi ha dato l'addio a Mary Quant, 93 anni, stilista britannica famosa soprattutto per l'invenzione della rivoluzionaria minigonna, e celebrità che è stata una delle principali figure della moda degli anni '60 e '70, si può dire al pari dei Beatles nella musica, contribuendo in modo significativo alla creazione della moda "moderna" del tempo.
Mary è stata una delle prime stiliste a creare abiti "alla moda" adatti alle giovani donne, utilizzando tessuti innovativi come il vinile e il nylon con abiti corti, stivali alti sopra al ginocchio e capi colorati che sono diventati simboli della moda femminile dell'epoca, quella della Swinging London da cui arriva Austin Powers, e moda in contrasto con le gonne anni 50 sotto al ginocchio che comunque hanno pure loro un indiscutibile fascino come canta anche Edoardo Bennato.
Ma Mary Quant non è stata solo una designer di moda dato che ha anche aperto una serie di negozi, tra cui il celebre "Bazaar" di Londra, che divenne un luogo di ritrovo per gli appassionati di moda e di cultura giovanile; inoltre, ha creato una linea di cosmetici, che comprendeva il famoso mascara effetto "Twiggy", ispirato alla modella omonima e sua amica.
Mary è stata insignita di numerosi premi per il suo contributo alla moda, tra cui l'Ordine dell'Impero Britannico nel 1966 e il premio Hall of Fame del British Fashion Council nel 1990, guadagnando anche il titolo di "Dame".
Considerata una delle grandi icone della moda del XX secolo, i suoi capi continuano ad essere esposti nei più importanti musei di moda del mondo.
Aggiungo in coda anche l'addio a Julia Ituma,
pallavolista italiana diciottenne caduta dal sesto piano di un albergo di Istanbul, pare con chiare intenzioni di suicidarsi.
Oggi un sabato tutto pieno di musica e cinema perché il 15 aprile del 1983 negli Stati Uniti usciva quel film che avrebbe marcato indelebilmente gli anni 80 grazie ad Adrian Lyne come regista, e la musica di Giorgio Moroder e Michael Sembello, ovvero Flashdance.
In Italia dovremo aspettare fino al 27 ottobre dello stesso anno, se si esclude l'anteprima del primo settembre al Festival Di Venezia, per scoprire la storia di Alex Owens che di giorno lavorava come saldatrice
e di notte si esibiva ballando (grazie alla controfigura Marine Jahan) nei locali pure di dubbio gusto coltivando nel frattempo il sogno di diventare una vera ballerina frequentando la scuola di danza che all'epoca Amici della DeFilippi non c'era ancora e la terribile Celentano era ancora una ragazzina.
Proprio su Marine Jahan ci fu allora una mezza accusa di truffa verso la produzione perché nei titoli di coda non veniva citata come controfigura di Jennifer Beals, che invece di danza aveva imparato solo alcuni passi che doveva eseguire quando era inquadrata,
mentre le scene di ballo più spettacolari venivano sempre eseguite da Janine in controluce o senza mostrare in pieno il volto indossando una parrucca riccia per somigliare alla protagonista.
Film dal grande successo nonostante fosse stato girato con un budget relativamente basso, che oltre a mille parodie e citazioni (pure l'ultima stagione di BORIS), vanta una colonna sonora curata da quel genio altoatesino di Moroder che aveva creato la disco hit I FEEL LOVE di Donna Summer (così perfetta nei suoni sintetici che alcuni sospettavano che anche la voce fosse frutto di un computer... mavalà) e tutto quello che è arrivato dopo, con purtroppo la nota triste della DIPARTITA piuttosto recente di Irene Cara che cantava il TEMA PRINCIPALE scritto in collaborazione con Keith Forsey (ovvero l'autore di DON'T YOU dei Simple Minds) e brano vincitore anche di un Oscar come miglior canzone originale. (urca! che nostalgia rivedendo questo videoclip vintaggio).
Jennifer Beals, dopo parecchi anni di oblio ce la siamo ritrovata in splendida forma nella sfortunata serie tv SWAMP THING, sfortunata per gestione interna e non per causa sua perché la serie non era niente male, e nel discusso THE BOOK OF BOBA FETT dove appariva così
e scusa se è poco.
Storia improbabile, quella del film, o no, era ed è tuttora un cult, tanto che ne è stato tratto anche un musical ed ogni volta che nei locali parte MANIAC di Michael Sembello la pista si riempie magicamente di gente che pesta per terra come faceva Alex con gli scaldamuscoli nel film. Cioè 40 anni fa eravamo così, capite?
Creators - The Past è un film di fantascienza italiano, ma tutto girato in inglese con ottimi attori e pure uno splendido doppiaggio con Giancarlo Giannini, Luca Ward e persino Michele Kalamera che dava la voce al comandante Koenig di SPAZIO 1999, secondo alcuni migliorando notevolmente la prestazione attoriale di Martin Landau.
Un film diretto da Piergiuseppe Zaia, produttore, musicista e regista alla sua prima prova cinematografica come lungometraggio, girato in location varie come Venezia e Ivrea, ma pellicola già con una storia misteriosa alle spalle perché Eleonora Fani, l'autrice del libro e della sceneggiatura
(qui sopra con il regista) nonché pure lei produttrice del film, fa parte di quella cerchia di persone a cui anche Mauro Biglino, traduttore e scrittore, appartiene e che appare nel film come sé stesso,
ovvero persone che negano quanto dice la Bibbia, o meglio ne danno una diversa interpretazione in favore di ipotesi di civiltà aliene (sai quella faccenda degli Annunaki e il pianeta Nibiru) che avrebbero popolato la Terra nella notte dei tempi per scopi relativi ad esperimenti o cose del genere e spiegherebbero in modi completamente diversi la gravidanza di Maria Vergine (tema peraltro trattato anche in X-Files) nonché la storia di Gesù stesso.
Ed è proprio di tali esseri extraterrestri che ci governerebbero che si parla nel film.
Ovvio che alla Chiesa certe ipotesi diano più che fastidio, perciò il film, che sarebbe uscito nel 2019, oltre ad essersi ritrovato fra capo e collo il problema del Covid-19, in qualche modo è stato sepolto sotto ad una montagna di cacca e fatto sparire finché Prime Video, esaudendo il desiderio di parecchi curiosi, non l'ha messo nel suo menù, così adesso lo si può vedere liberamente.
E che dire?
La produzione è veramente sontuosa, con effetti speciali curati da gente che ha lavorato alla ILM di Lucas (e si vede), ed un cast che conta su
William Shatner, Bruce Payne e Gerard Depardieu, oltre alla stessa autrice del libro Eleonora Fani però irriconoscibile poiché nel film appare di colore ed è pure molto credibile oltre che molto gnocca (quanno ce vó ce vó).
In cotal guisa la Fani era stata anche a Lucca Comics durante l'anteprima del film che dopo tale proiezione non si è mai più visto nelle sale.
Sontuoso si, ma anche un po' pretenzioso, diciamolo pure.
In pratica un film dall'aspetto narcisistico che gode nel vedersi come in uno specchio così bello e perfetto, ma che non convince del tutto chi invece lo osserva dal di fuori.
Piccola curiosità quella di un controcampo di spalle di Depardieu aggiunto dopo la fine delle riprese e perciò sostituito da un salumiere amico del regista con la stessa corporatura importante dell'attore francese.
Come anticipa il The Past del titolo, ci sarebbe pure una trilogia nei progetti degli autori, ma se già al primo step siamo finiti contro un muro, la vedo dura andare avanti.
Concludo il post di oggi con un altro film, di tutt'altro genere, che dopo l'anteprima sparirà dato che è stata proiettata ieri e soltanto ieri in contemporanea nelle sale di tutto il mondo la video anteprima di 72 Seasons, il nuovo album dei Metallica che esce oggi.
Evento audiovisivo unico in Dolby Atmos coi bassi che ti ribaltavano le interiora se visto in una sala come si deve (ma d'altronde è il modo più consono per godere della musica di James Hetfield, Lars Ulrich & Co.) in cui ogni brano del disco è stato accompagnato da un videoclip (alcuni però erano formati solo da effetti grafici) e dai commenti della band che ha deciso di tornare per stabilire come si suona metal e dare del filo da torcere a tutti.