sabato 9 marzo 2024

ORFEO 9: IL PRIMO DISCO DI DUE RAGAZZI CHIAMATI RENATO ZERO E LOREDANA BERTÈ

 Adesso probabilmente non lo fa più nessuno, ma all'epoca dei vinili non era raro trovare nella busta interna del disco, riportata tutta la discografia precedente dell'artista, così come adesso quando guardi un film su una piattaforma poi ti vengono proposti altri titoli con la motivazione "potrebbe piacerti", e nei dischi dei Genesis del periodo Charisma c'erano infatti sempre riportate tutte le copertine degli album precedenti e anche quelli solisti, nonché, nel caso di Phil Collins, persino i dischi incisi insieme ai BRAND X, gruppo jazz/fusion di cui avevo parlato tempo fa.


Stessa cosa accadeva per Renato Zero dove insieme agli album Invenzioni, No Mamma No, Trapezio, cioè lavori di quando ancora non aveva fatto il botto arrivato con Mi Vendo, Il Cielo, Triangolo ecc., c'era anche uno strano disco uscito nel 1973 chiamato Orfeo 9 intestato a Tito Schipa Jr. ovvero il figlio del famoso tenore omonimo e sul quale era stato messo furbescamente in grande anche il nome del nostro amico romano. Tale disco era una vera e propria opera pop rappresentata per la prima volta nel 1970 al Teatro Sistina di Roma che a riascoltarla adesso sente una mazzata di anni sulla schiena (anche per come è registrato), ma aveva la particolarità di avere nel cast un giovanissimo Renato Zero nei panni ambigui e anche un po' in stile Alice Cooper del Venditore Di Felicità (con la voce purtroppo filtrata in una maniera fastidiosa) e anche una altrettanto giovane Loredana Bertè, nonché Tullio De Piscopo, Santino Rocchetti, Ronnie Jones e una schiera di musicisti di quegli anni tutti pop. Tale opera rileggeva in chiave moderna il mito di Orfeo e Euridice ambientando la scena in una chiesa e arrivava dopo una precedente opera di Tito Schipa Jr. basata sulle canzoni di Bob Dylan anticipando di decadi quel MammaMia che ha fatto sfracelli, ma siccome mr. Zimmermann non è mai stato un tipo gioviale e tantomeno uno degli Abba, aveva mandato una diffida al nostro artista affinché non utilizzasse più le sue canzoni.


Da lì Tito insieme a Bill Conti, quello del famoso tema di Rocky (e lo stile si sente) pure lui scritto bello grande sul disco e che all'epoca lavorava come arrangiatore per i nostri cantanti (infatti un embrione delle musiche per il film con Stallone la si trova già in un disco di Ornella Vanoni) ha partorito questo Orfeo 9, dapprima opera teatrale, e nel 1973 anche disco e film dove personalmente adoro alla follia LA CITTÀ FATTA A INFERNO, con quello strano balletto su e giù che nella mia testa mi sa persino di ispirato a Metropolis e dove verso la fine canta anche Renato Zero che ha di suo, tutto per sé anche il brano del suo personaggio, cioè VENDITORE DI FELICITÀ che, non è difficile capirlo, è un personaggio che procura piacere sintetico e tale argomento, compresa qualche siringa di troppo che campeggia anche sulla copertina del disco, costrinsero la Rai ad una messa in onda in tarda serata.

Loredana la si sente, nelle parti corali che fanno da narrazione alla vicenda, come la canzone e in alcune parti soliste. Certo tutto suona e si mostra antico, vintage, demodé e anche a tratti kitsch, ma nella testa mi fa provare sensazioni molto migliori di certe cose nate, create, suonate (o "suinate") di questi tempi. 

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