Ale Cattelan mi capita molto spesso di ascoltarlo su Radio Deejay, dove tiene banco con quella sua parlantina a raffica e le sue trovate, tipo quella di mandare in onda una telefonata di un anno fa su BRIDGERTON spacciandola per nuova per fare uno scherzo e verificare in quanti se ne sarebbero accorti, e parlantina che, bisogna dirlo, era il punto di forza anche delle edizioni da lui condotte di X-Factor, dove riusciva ad animare anche i momenti più loffi (e col senno di poi quanti ce n'erano).
Adesso su Netflix è arrivata una serie a suo nome dove passa del tempo a chiacchierare con personaggi famosi (Baggio, Vialli, Mandelli, Cucciari, Sorrentino, Elio ecc...) su cosa sia la felicità.
E nuovamente Ale mi cattura con il suo entusiasmo con puntate di mezz'ora che sono dei talk show come lui già faceva, però stavolta non realizzati in studio, ma ogni volta in locations diverse a seconda del personaggio intervistato o con cui condivide la puntata, perché non sempre si tratta di intervista vera e propria.
Non ho Netflix, dunque non posso seguire questa serie, ma Cattelan mi è sempre piaciuto molto. La televisione pubblica avrebbe bisogno di personaggi del genere che, però, non vengono apprezzati dal popolino.
RispondiEliminaIn realtà Ale ha avuto un suo show su Rai 1 ma ha floppato di brutto. Ma probabilmente perché era il classico show serale con determinate regole. Qui invece fa quello che fa da sempre.
EliminaIl fatto che il popolino non apprezzasse conduttori come Alessandro era appunto riferito al flop di "Da grande".
EliminaEsattamente 😊
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