In occasione della recente scomparsa di NEIL CONNERY, fratello minore di Sean, ho parlato brevemente di questo spy-movie che lo vedeva protagonista ed oggi mi va di scrivere qualcosa di più dopo avermelo rivisto comodamente su RaiPlay.

Innanzitutto un piccolo avvertimento se vi capitasse di guardarlo: dopo il logo della Titanus (glorioso e, di solito, garanzia di film di un certo livello) le scene sulla barca durante i titoli di testa, su una canzone tutta shake di Ennio Morricone e Bruno Nicolai cantata da Christie, appaiono un po' sfocate, ma è una cosa che accadeva spesso in quegli anni a causa della sovrapposizione delle scritte, ma poi l'immagine migliora anche se ovviamente non si può parlare di 4K. Il protagonista si chiama Neil Connery esattamente come l'attore, ed è il fratello di un famoso agente con il doppio zero, ma che non viene mai nominato. Alberto De Martino, il regista, si diverte a farci pensare più di una volta a QUEL famoso agente segreto, ma essendo il fratello non dovrebbe chiamarsi Bond, bensì Connery pure lui, e per tutto il film è un continuo cortocircuito di "dovrebbe essere, ma non è".

Infatti il film dovrebbe essere come uno di James Bond, ma non lo è perché manca del tutto l'elemento che ti strappa la risata, la battutina scema, ma che arriva al momento giusto per sdrammatizzare, o, viceversa, per rendere paradossalmente credibile il classico villain sopra le righe che troviamo anche qui con le fattezze di Adolfo Celi, ex Emilio Largo di Thunderball. Invece niente, non si sorride mai se non per le bellezze (che Neil sta a broccolare una ad una come suo fratello gli ha insegnato) messe in mostra durante la pellicola e abbigliate nei modi più appariscenti possibili, tipo le soubrette del varietà o Renato Zero sotto acidi (cosa non proprio ad hoc se sei una spia e dovresti passare inosservata), e una delle quali è la stupenda Daniela Bianchi

al suo terzo film con DeMartino e presa direttamente dal secondo film di 007, cioè Dalla Russia Con Amore. Fa sogghignare involontariamente anche vedere il corpulento Adolfo Celi e suoi scagnozzi vestiti nel finale come Michael Jackson in Thriller.
Cioè... Dico... Stesso stilista eh? Roba che se passa di lì Eddie Murphy ti rifà questa scena di Beverly Hills Cop,
ma rotolandosi per terra perché di tizi conciati così ce ne sono almeno una decina.
Lois Maxwell, Bernard Lee e Anthony Dawson completano la rosa degli attori che arrivano dai set bondiani, mentre un sacco di particolari richiamano i vari Bond già usciti al cinema, come la sosia di Rosa Klebb o il Circo Volante di Pussy Galore qui coniugato come Gattine Selvagge. Locations in giro per il mondo esattamente come accade in 007 e persino la musica parte furbescamente come il tema di John Barry, ma alla terza nota cambia per diventare un'altra melodia.
Simpatica e nostrana anche la cosa che le scazzottate hanno gli stessi rumori dei film di Bud & Terence, il tipico sound dei film all'italiana. Al contrario dei cliché bondiani poi, non esiste proprio la scena del casinò dove in genere avviene il primo incontro ancora in incognito tra l'agente ed il villain, ma questo accade comunque in un'altra occasione. Peccato solo per questa totale mancanza di ironia; e pensare che nelle intenzioni iniziali la sceneggiatura doveva essere una commedia parodistica (un po' come quel Casinò Royale con David Niven) e la locandina internazionale, al contrario di quella italiana postata in alto abbastanza seriosa, rende anche di più quell'idea.
Eh, ma l'umorismo british mica è da tutti... In questo caso nemmeno da parte di Sean, che si dice si sia sentito come preso per i fondelli e non abbia gradito proprio per niente la partecipazione di suo fratello a questo film.