Una settimana fa la Rai ha mandato in onda Lucio Per Amico - Ricordando Battisti, un documentario che invece io ho visto come al solito su RaiPlay, e che arriva in questo anno in cui cade l'ottantesimo anniversario della nascita di Lucio, ma dato che era nato il 5 marzo ed è mancato il 9 settembre, perché non mandarlo in onda il 29 settembre, come qiella sua canzone, invece che il 13 che era una data così a muzzo?
No, niente, scusate sono solo elucubrazioni mie sul documentario che, oltre a filmati d'archivio, è zeppo di testimonianze di colleghi e collaboratori sul famoso artista che ha segnato un'epoca (ma che ancora non è passata, in realtà, e penso non passerà mai) con i suoi successi, in particolare quelli firmati in coppia con Mogol (Giulio Rapetti) che si mostra per tutto il tempo commosso ricordando quei bei tempi e anche quelli un po' meno belli in cui Lucio gli diede il benservito dopo un disaccordo sulle percentuali dei diritti d'autore.
Ecco di quel secondo periodo di Battisti si accenna soltanto vagamente e, devo precisare secondo il mio gusto personale, salvo solo il primo disco in collaborazione con Pasquale Panella, ovvero Don Giovanni.
Le testimonianze in video vengono portate da gente che con Battisti ha avuto contatti come Caterina Caselli, Toni Cicco, batterista della Formula 3, Adriano Pappalardo e appunto Mogol che pochi giorni dopo la messa in onda si è ritrovato investito da un mare di accuse lanciate dalla vedova di Lucio tramite una lettera ai giornali che riporto integralmente:
"Eccomi qui. Sono passati 25 anni da quando Lucio Battisti non è più fra noi. Noto, caro Giulio, che non perdi occasione pubblica per spargere il tuo miele su Lucio, dichiarando di averlo amato tanto: io credo che tu abbia ragioni per amarlo molto di più adesso, visto che ancora oggi, dopo un quarto di secolo dalla sua morte, non ti riesce di separare il suo nome dal tuo.
Noto anche che in queste occasioni non fai mai alcun cenno alle innumerevoli cause che hai intentato dopo la morte di Lucio: tre gradi di giudizio per una questione di confini, due gradi di giudizio per un risarcimento danni, per "perdita di chanche": una causa che, visto l'esito, ha costretto in liquidazione le Edizioni Acqua Azzurra.
Ed ecco ora, dopo sette anni dalla sentenza del 2016, una nuova identica causa, questa appena nata, ma ancora per "perdita di chanche".
Ti ricordo (fra parentesi) che sono ancora in attesa di una risposta alla lettera che ti ho scritto il 10 giugno del 2020, quando eri Presidente effettivo della Siae.
Sono passati tre anni e hai ritenuto di ignorare quella lettera ma, nel frattempo, hai continuato a produrre programmi che hanno al centro Lucio Battisti (che, consentimi il termine, è diventato il tuo passepartout).
Infine, per quanto riguarda la salute di Lucio e le cause della sua morte, ti chiedo gentilmente di lasciar perdere le tue infondate supposizioni e ogni altra illazione.
Ti chiedo soltanto di rispettare la sua dignità di uomo, dopo avere tanto lusingato la sua figura di artista.
A tal proposito, ti invito a non raccontare più la commovente storia della "lettera consegnata di nascosto a Lucio", ora da un'infermiera, ora da un medico, ora da un non meglio identificato "professore"…
Voglio precisare, una volta per tutte, che mio marito in quei giorni lottava per la sua vita, che nessuno ha mai ricevuto una tua lettera, che Lucio in quegli stessi giorni non è stato mai lasciato solo e che non ha mai pianto, tantomeno ricordando la vostra "amicizia".
Ti rammento che il vostro "sodalizio artistico" si era interrotto nel lontano 1980. Sono passati ormai 43 anni, Giulio!
Senza rancore.
Grazia Letizia Veronese Battisti".
Senza rancore eh... ma con una punta di risentimento si perché, secondo Grazia Letizia, l'unica tristezza di Mogol sarebbe dovuta solo ad un fattore economico che prevarica quella che invece agli occhi del pubblico pareva una grande amicizia.
Certo è che ognuno può dire la sua versione dei fatti (Mogol infatti insiste che le sue non sono balle) poiché il diretto interessato ormai non può più confermare o negare, ma, per quanto mi riguarda, ho apprezzato molto il documentario e invece l'unica cosa che veramente mi ha infastidito è stata sentire sul finale le sue canzoni modificate in maniera forzata da vari interpreti per realizzare una sorta di tributo a Battisti secondo lo stile di ognuno di loro; ecco, non ho nulla di personale contro Giovanni Caccamo, Gianluca Grignani (forse il più fedele dei quattro), Noemi, Giusy Ferreri, per carità, ma quello si che è stato davvero irritante.
Solito noioso programma, niente di nuovo, praticamente la solita autocelebrazione di Mogol, diciamo irritevole. Il Battisti/Panella a mio parere è fantastico, ma gusti sono gusti. Battisti non amava le celebrazioni nazional popolari, i fiumi di ipocrisia che scorrono a fiumi. Ben fa la moglie a tutelare le volontà del marito, quindi lasciatelo in pace. Chi lo vuole ascoltare lo ascolti, chi non lo vuole, non ascolti. " colori che divorano colori"
RispondiEliminaLa soluzione proposta sarebbe la migliore, e infatti potrei riascoltare ripetutamente l'album Una Donna Per Amico, mentre al momento non mi viene mai il desiderio di riscoprire il Battisti del dopo Mogol.
EliminaMa non sono mai così drastico nelle mie scelte, perciò potrei anche farlo e magari dedicare un post proprio a quel Lucio diversamente Battisti. .