Ci sono dei film vintage che, non te lo aspetteresti mai, ma fanno parte di me ed uno di questi è Il Gattopardo, pellicola che quest'anno compie ben 60 anni essendo del 1963 (precisamente usciva il 28 di marzo), diretto da Luchino Visconti, tratto dall'omonimo romanzo di G. Tomasi di Lampedusa che mi era stato dato da leggere come compito delle vacanze quando andavo alle medie (ecco spiegato il mio legame), ed è considerato, a ragione, uno dei capolavori del cinema italiano ed internazionale.
Il film, che ho poi recuperato in tempi più recenti e di cui è in arrivo un remake di Netflix ad episodi (mah...) con Kim Rossi Stuart, racconta la storia del principe Don Fabrizio Corbera di Salina, un nobile siciliano che vive durante il periodo del Risorgimento italiano, quando il Regno delle Due Sicilie viene soppresso e l'Italia viene unificata.
Don Fabrizio è inizialmente scettico nei confronti dei cambiamenti politici e sociali che stanno avvenendo, ma capisce che è necessario adattarsi ai nuovi tempi e accettare il cambiamento, e da qui arriva la frase famosa del film, cioè "se vogliamo che tutto rimanga com'è bisogna che tutto cambi", ovvero è la fine di un'epoca e la fine della nobiltà siciliana, che viene soppiantata da una nuova classe borghese.
La pellicola ha vinto la Palma d'oro al Festival di Cannes nel 1963 e, come spesso accade, la scelta del cast fu molto controversa poiché Visconti voleva inizialmente l'attore francese Jean Marais (FANTOMAS) per il ruolo del principe Salina, ma la produzione insisteva per avere un attore italiano, e infatti alla fine fu scelto... Burt Lancaster, cioè il terzo che gode fra i due litiganti e che di siciliano non ha nulla, ma il doppiaggio di Corrado Gaipa (che voce mitica) farà il resto.
Anche la scelta di Alain Delon per il ruolo di Tancredi creò polemiche, poiché l'attore, per quanto fosse palesemente bello, non aveva ancora dimostrato le sue capacità recitative e tale situazione a me ricorda come era visto Al Pacino sul set de Il Padrino, vicenda raccontata in THE OFFER.
È un film girato interamente in Sicilia, tra Palermo e Catania anche con parecchie difficoltà logistiche per la produzione, molto costoso per l'epoca, con un budget di 500 milioni di lire e, fra le scene da ricordare, c'è sicuramente quella della festa al palazzo del principe Salina con la splendida Claudia Cardinale, e scena in cui, per realizzarla, Visconti impiegò 150 comparse, 50 ballerini e 20 musicisti, mentre è famoso il cameo (poco più di una comparsata) dell'allora poco conosciuto Mario Girotti che più avanti diventerà Terence Hill.
Capolavoro. A guardare quanto ha incassato e quanti spettatori lo hanno visto al cinema mi viene da chiedermi che diavolo è accaduto in Italia per avere la situazione attuale. Cast sublime e Lancaster,artistone come dicevano in quel periodo, fantastico. Grazie per aver ricordato Alan Arkin. Lui, Falk, Cassavetes, Rowlands. Qualità infinita..Buona domenica.
RispondiEliminaCredo che lo spirito di chi faceva cinema a quei tempi fosse molto diverso da come adesso le major pilotano tutto. E tremo pure per il remake su NETFLIX.
EliminaNel mio piccolo mondo cerco di ricordare tutto e tutti quelli che hanno avuto una certa importanza fra cinema tv e musica.
Grazie per visita e commento
Grazie per aver ricordato Alan Arkin, in Agente Smart mi fa sempre morire dal ridere, trovo che avesse un talento comico incredibile.
RispondiEliminaFilm purtroppo però, che adorando la serie tv originale, non mi era piaciuto granché.
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