martedì 2 gennaio 2024

DUMBO: MEGLIO VEDERLO SENZA PREGIUDIZI

 Ieri, l'ho detto, è stata una giornata pigra e, a proposito di pigrizia, qualche sera fa, affidandomi alla programmazione di Rai 1, mi sono reso conto che non avevo ancora visto Dumbo nella versione di Tim Burton.


E molti diranno "per fortuna!" dato che mi ricordo di recensioni non proprio positive su un regista definito come ormai soggiogato dalla Disney e costretto a fare film come dicono loro. 
Beh, francamente questa versione live action della storia dell'elefantino che, grazie ad una sua malformazione, poteva volare, non mi è sembrata così pessima come tanti sostenevano. 
Certo è che la storia raccontata nel cartone del 1941 che allora durava poco più di un'ora, qui viene dilatata secondo i dettami del cinema odierno costruendoci intorno tutta una corolla di personaggi emarginati con problemi anche grossi (e da Tim questo ce lo si può aspettare) piazzata in mezzo a scenografie colossali (e anche questo è un marchio del nostro regista) seppure per la maggiore digitali.

Burton ci mette poi anche Michael Keaton e Danny DeVito come antagonisti, ma a ruoli invertiti rispetto a Batman Returns, e Colin Farrell che vedo qui in scena dopo quella sua parte in GLI SPIRITI DELL'ISOLA e mi viene da pensare che questo personaggio del padre vedovo, triste e menomato lo sentisse già come un indirizzo verso quel film candidato agli Oscar poi superato dalla SARABANDA NEL MULTIVERSO.

Le modifiche rispetto al cartone ci sono anche nella storia strettamente riguardante il piccolo elefante, tipo i corvi spariti perché considerati uno stereotipo della gente di colore, ma sapete, un tempo non c'erano tante MENATE e la Mami di Via Col Vento lo sa bene. 
Sparito anche il topolino Timoteo in favore di una bella topolona (mi si perdoni) che di nome fa Eva Green,

e comunque il risultato è un film che probabilmente è stato preso male a priori con sta faccenda della Disney che si ostina a fare i remake live action dei suoi classici, ma che invece, visto a mente fredda dopo alcuni anni dalla sua uscita (è del 2019), risulta tutto sommato un prodotto realizzato con grande stile, sempre con le ottime musiche di Danny Elfman, come Burton ha saputo fare spesso in passato, quando gli effetti digitali ancora non si usavano, e che, per fortuna, qui rimangono perfettamente al servizio del regista e non viceversa come troppo spesso accade ultimamente. 

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