Matthew Vaughn mi aveva abituato ad un certo tipo di cinema con Kick Ass, dove all'azione e allo splatter si alternavano momenti da commedia, pure nera, ma, se ricordo bene, il mio primo approccio con lui era stato il favolistico Stardust con il simpaticissimo Robert DeNiro pirata segretamente gay.
Qui nel prequel dei due già usciti film sull'agenzia King's Man (spassoso il primo, mentre il secondo per la verità un po' deludente) dove qui l'agenzia non è ancora nata, Matt il tono me lo cambia parecchio ed il film assume molta più drammaticità, il che non è comunque un male, dato che si tratta di un film molto ben fatto e congegnato, con un cast di personaggi dove su tutti spicca Rhys Ifans nei panni del monaco Rasputin,
nome quanto mai vicino all'attualità per il 60 % delle sue lettere dato che basta togliere il Ras ed il gioco è fatto; che poi il Ras è anche il capo dei bulli del quartiere, come insegnatoci da Abatantuono, per cui la similitudine è ancora più accentuata, con la differenza che Diego nel film finiva a fare anche del bene, mentre sto bullo Vladimiro...
Talmente drammatico questo film che ad un certo punto, nelle scene di guerra (eh si, anche qui siamo nell'attualità, altro che prequel) sembra di rivedere 1917 anche se qui non viene usato il piano sequenza (finto) come nel film di Mendes.
Ralph Fiennes ormai da qualche anno a suo agio nelle organizzazioni di agenti segreti, dà del suo meglio come sempre (grande la scena sull'aereo) e, per fortuna, non cade negli eccessi che in un film di tale levatura poteva capitare di dover portare in scena, come si è visto nel secondo capitolo.
Lo spettacolo comunque c'è, e Matthew sa come servirlo mettendo insieme una miriade di attori famosi, alcuni da riconoscere sotto il trucco, compresi Colin Firth, dai due King's Man precedenti, e Aaron Taylor Johnson (Kick Ass, appunto).
Solo una piccola nota negativa è il doppiaggio del Pastore che viene affidato a Filippo Timi il quale ricade in quella recitazione sopra le righe che già aveva danneggiato il Bane di Tom Hardy, tanto da renderlo ridicolo in uno dei capitoli più imbarazzanti della "gloriosa" scuola di doppiaggio italiana .
Ma si può sempre correre ai ripari preferendo la versione in lingua originale su Disney +.
A me piace come franchise, che è anche meglio del fumetto fatto da Millar.
RispondiEliminaAnch'io l'ho gradito molto, però Il Cerchio D'oro non mi ha convinto del tutto, e non so assolutamente quanto fosse attinente al fumetto, perciò l'ho preso semplicemente come film. Confido comunque in altri episodi di questo livello.
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