giovedì 18 luglio 2024

MANDELA DAY E RICORDI DI MAXICONCERTI

 Oggi è il Mandela Day, giorno dedicato dall'ONU al leader sudafricano poiché sarebbe la data del suo compleanno, o perlomeno lo è stato fino alla sua morte avvenuta nel 2013.


Del curioso EFFETTO MANDELA avevo anche parlato poco tempo fa in un post, per cui oggi invece voglio soffermarmi su quel concerto di 11 ore che l'11 giugno del 1988 a Wembley invocava la liberazione di Nelson e al quale parteciparono con piacere molti artisti dato che i concertoni di quel tipo erano una vera e propria usanza anni 80 nata con il Live Aid di Bob Geldof. 
Certo, molto prima c'era stato lo storico Woodstock, non lo metto in dubbio, ma era davvero molto tempo prima e comunque non era certo stato in diretta tv. 
Nelson compiva 70 anni esattamente una settimana dopo quel concerto che fu trasmesso in diretta mondiale tranne che nel Sudafrica dove venne vietato dal regime di allora. 
I set musicali più lunghi furono quelli dei DIRE STRAITS (con Eric Clapton),


gli Eurythmics, Whitney Houston e i Simple Minds, con questi ultimi che, oltre a duettare con Peter Gabriel in Biko, presentarono fra i loro successi anche la nuova canzone inedita scritta per l'evento, MANDELA DAY.

Erano dei Simple Minds molto diversi da quelli che abbiamo visto di recente in concerto dove la maggior parte della formazione adesso è femminile, il che non guasta alla vista, ma se avete vissuto gli anni di New Gold Dream (io si) è difficile accettarli come quella stessa storica band. 
Altri famosi artisti si presentarono senza la band nella quale militavano di solito, come Tony Hadley senza Spandau, Curt Smith senza Roland Orzabal suo socio nei Tears For Fears, e Fish senza Marillon, mentre STING, anche lui con uno show sostanzioso, era già da tempo solista dopo i Police.

Alle canzoni si alternavano interventi di personaggi del cinema e non solo, ma alcuni di quei discorsi vennero censurati negli States dal canale Fox con la scusa che a loro interessava mandare in onda solo la musica. 
Quegli States che non perdono occasione per farsi parlare male addosso, quelli che non si dichiarano razzisti ma in realtà quella cosa lì non gli è mai passata, quelli che sono sempre su tutti i TG e sappiamo bene perché, dato che se non si parla di un attentato c'è sempre qualche pazzerello che se ne va in giro armato di tutto punto a fare qualche strage ridimensionando di brutta maniera quello che per molti è il mito americano.
Non per me. 
A me piace l'Italia anche con i suoi difetti, che sono tanti e uno è un certo aeroporto appena rinominato. 
Vabbè... È un male minore questo, dai. 

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