giovedì 30 gennaio 2020

PONZIO PILATES - VONGOLE

Sto vedendo Italia's Got Talent (se avete letto il mio profilo siete al corrente della mia fissa coi talent) e arriva un gruppo di scombinati che nemmeno Cyndi Lauper riusciva a vestirsi così negli anni 80.
Attaccano il pezzo dal titolo Vongole, di cui ho trovato il videoclip originale, surrealismo allo stato puro,

e non ci capisco assolutamente nulla, ma qualcosa mi ricorda lo stile degli Skiantos
in questa Non So Cosa Fare tratta da Pesissimo, album che segnava la momentanea fuoriuscita dal gruppo di Roberto Freak Antoni e Dandy Bestia.
I due pezzi non si assomigliano, ma secondo me hanno lo stesso spirito assurdo e in questo blog dove si celebra anche il trash, ci stanno decisamente bene entrambi.

mercoledì 29 gennaio 2020

ABBASSO L'AMORE


Parlando di Blake Edwards come ispiratore dello stile di Una Donna In Carriera in questo post QUI, mi è tornato in mente di aver visto un altro film che ancora di più pesca a piene mani da quel genere cinematografico ed è questa pellicola con Ewan McGregor e Renèe Zellweger, divertente e scoppiettante come quelle di quel periodo, difatti è ambientata nel 1962, ma con qualche concessione moderna in più, come l'esilarante scena della telefonata 
che da sola vale tutto il film.
A riprova di quanto Abbasso L' Amore sia carino, la Phoenix Film Critics Society Awards gli ha appioppato la nomination come film più sottovalutato dell'anno, e mi trova pienamente d'accordo.


martedì 28 gennaio 2020

ANACRONISMI: IL FESTIVAL DI SANREMO


Manca una settimana all'inizio.
Ma a cosa serve nel 2020 una manifestazione come il Festival di Sanremo, quando la musica viene usufruita dai vari canali streaming audio e video sui dispositivi portatili e shazammata a destra e a manca per sapere chi è quel nuovo trapper?
La risposta è: 
a una benamata cippa, se non a mettere in gioco sponsor granosi e ospiti inutili strapagati coi soldi dei contribuenti.
E allora perché la Rai che fa tanto la grande e sovraneggia l'etere, si ostina a produrre una tv che ormai non guarda più nessuno? 
Beh, intanto perché qualche persona ancora non avvezza allo streaming esiste ancora, tipo la signora di 80 anni che, senza fargliene una colpa, non conosce nulla del mondo del web e si siede in poltrona e ancora guarda questo tipo di televisione passiva, nel senso che guarda quello che passa l'emittente, che ci sia la Venier o la D'Urso o Don Matteo. Persino le repliche della Signora in Giallo le vanno bene dopo tutto.
E perché "Sanremo È Sanremo" e lo slogan ti fa capire che poco importa se si ripete da anni sempre uguale come la musica andina cantata da Lucio Dalla ne Il Cucciolo Alfredo e definita da lui una "Noia Mortale".
Dalla parte opposta invece sta crescendo la fascia di utilizzatori del mezzo televisivo (e altri supporti) come un semplice riproduttore di video on demand, cioè che guardi quando ti pare e dove ti pare (anche sul water, si, caro Martin), e se proprio vogliono dare un'occhiata al Festival di Sanremo lo fanno con comodo su Raiplay che ti permette di evitare le infinite pause per la pubblicità e skippare avanti se quello che vedi non ti interessa. 
Credo che sarà questo anche il mio modo in cui usufruirò del Festival. 
Festival e basta, perché definirlo della canzone italiana è quanto mai errato. Certo qualche nome messo in mezzo al marasma generale ce lo trovi sempre, ma non è quello che fa cambiare la qualità del prodotto.
Il Festival rappresentava degnamente la canzone italiana negli anni 80 fino agli anni 90, con Ramazzotti, Pausini, Giorgia, Vasco, Zucchero, Bocelli, persino I Righeira e i Pooh, ma poi le cose sono cambiate drasticamente e il panorama musicale si è evoluto (forse in peggio secondo alcuni) e la possibilità di avere un seguito di fans ora non è più legata alla grande kermesse sanremese, ma alla capacità di crearsi un personaggio tramite il web, e Chiara Ferragni ne è un chiaro esempio, non della musica certo, ma della popolarità senza alcun dubbio.
Su un post di faccialibro avevo discusso con gente che mi criticava con dei "che cazzo dici" che manco Pelù in Tex, per aver definito gruppi come The Giornalisti (prima dello scioglimento) gli Ex Otago e Lo Stato Sociale con la vecchia che balla, una boccata d'aria fresca in un panorama musicale stantio, e con la loro partecipazione alla kermesse avevano svecchiato un po'il tutto. 
Figurarsi ora che ho tessuto le lodi anche di Tha Supreme e Anna di Bando in questo post QUI.
Mi aspetto gente coi forconi e le fiaccole sotto casa...

lunedì 27 gennaio 2020

STAR TREK - PICARD - OGNI VENERDÌ SU PRIME VIDEO


Non sono un grande appassionato di Star Trek. Sono più fan di Gerry Anderson con U.F.O. e Spazio 1999 di cui ho parlato rispettivamente QUI e QUI.
Però ho apprezzato un paio di film tratti dalla serie, come Rotta Verso La Terra (divertente e scanzonato con quel tema del viaggio nel tempo) e Primo Contatto (con quel gran personaggio della Regina Dei Borg

il cui assemblaggio è una scena top), e anche i primi due del reboot di J.J. Abrams, con i giovani Kirk e Spock, e dove Zoe Saldana interpreta Uhura 
(no, il terzo no, è tremendo).
Questo spinoff su Jean Luc Picard in pensione mi faceva temere delle robe noiose e lente da pensionato che guarda i cantieri e invece mi son dovuto ricredere perché di azione ce n'è parecchia con gente che randella, spara scappa, fugge, e pure un paio di colpi di scena mica da poco, che non spoilero assolutamente.
Almeno nel primo episodio le cose stanno così. Vedremo come andrà avanti. Peccato solo per il doppiaggio che non mi sembra granché. Si ok si può anche ascoltare in inglese, ma l'ho già detto che son pigro coi sottotitoli?

domenica 26 gennaio 2020

UNA DONNA IN CARRIERA


Sono gli anni 80. Harrison Ford in questo periodo fa un blockbuster dopo l'altro tra Indiana Jones, Guerre Stellari e Blade Runner.
Ovviamente non me ne perdo uno dei suoi film perché mi dà una certa sicurezza di buon prodotto.
E qui Harrison si cimenta anche nella commedia brillante in stile Blake Edwards (che grande genio quell'uomo, anche lui garanzia di cinema di classe) con Melanie Griffith e Sigourney Weaver come partners... scusa se è poco...
Non dimentichiamo Joan Cusack poi come amica e collega di Melanie nella famosa scena del "caffè, the, meeee"
che stranamente mi sembra avere più senso in italiano perché in inglese dice esattamente le stesse cose, ma il gioco del te e me non c'è più. E allora perché dovrebbe far ridere in inglese? Mah...  forse per le notevoli smorfie di Joan, davvero irresistibile in ogni scena.
Lei e Melanie poi sfoggiano certe pettinature da rockstar (hai presente le HEART?) tipiche dell'epoca

che il buco nell'ozono tanto non si sapeva ancora cos'era.
E scusa, ma avendo nominato il gruppo delle sorelle Wilson devo postare anche la loro canzone che adoro anche se con il film non c'entra nulla, ma fa capire quanto Melanie e Joan siano tricologicamente identiche a loro.

Dopodiché torniamo subito al film dove Sigourney è perfetta nel ruolo di boss, ma un po'più in ombra rispetto al resto del cast. Ma rimane un'ottima interpretazione anche la sua.
Insomma, alla fine del discorso possiamo dire che abbiamo un Harrison Ford per tutti i gusti e non solo per chi ama avventura e fantascienza, come ha confermato lui stesso in altre pellicole dove ha fatto persino il cattivo come in Le Verità Nascoste con Michelle Pfeiffer.
Ah... dirige Mike Nichols che sarebbe colui che ha firmato Il Laureato con Dustin Hoffman di cui ho parlato casualmente QUI.

sabato 25 gennaio 2020

SIMON & GARFUNKEL - BRIDGE OVER TROUBLED WATER COMPIE 50 ANNI


50 anni fa usciva l'ultimo album della coppia Simon & Garfunkel, quello che conteneva i singoli Cecilia, El Condor Pasa, The Boxer e ovviamente la title track, 
canzone questa che vanta una quantità enorme di cover da parte di qualunque nome della musica e che (volendo) potrebbe ispirare anche un gioco di parole su qualcuno che gioca a carte sopra un cesso malandato, ma non qui... perché questo è un blog serio 🙄.
Ultimo album anche perché Art, il lungo, stava cominciando a prendere troppi impegni come attore e la cosa non andava a genio a Paul, il corto, per cui a quel punto la coppia si scioglie.
Certo il loro brano più famoso resta quella The Sounds Of Silence che era nella colonna sonora de Il Laureato con Dustin Hoffman, ma ben pochi sanno che la PRIMA VERSIONE del brano
solo con chitarra acustica e le loro due voci, non era stata considerata da nessuno, tant'è che i due si separano ufficialmente una prima volta.
Ma a loro insaputa, il produttore, amante dei suoni elettrici dei Byrds di Roger McGuinn, dove militava anche un certo David Crosby, riprende in mano il master della canzone, la riarrangia inserendo chitarra elettrica, basso e batteria e la fa diventare quella grande hit che conosciamo oggi.
Alla notizia (in realtà totalmente inaspettata) che Simon & Garfunkel erano in testa alle classifiche di vendita, Paul e Art si rimettono insieme seriamente e a questo punto sappiamo com'è andata fino alla pubblicazione di questo Bridge che festeggia appunto i 50 anni.
Dopo questo ultimo album si sono rimessi (alcuni dicono forzatamente) insieme alcune volte per speciali eventi di cui il più famoso è The Concert In Central Park del 1981, in cui Art sbaglia clamorosamente ad entrare sulla seconda strofa della canzone The Boxer 

e Paul lo guarda con un'occhiata e un sorriso come dire "lo sapevo che non la beccavi lallallero" (è documentato su disco, dvd, vhs, su qualsiasi supporto audiovideo), ma conta anche due momenti da pelle d'oca in A Heart In New York, quando dice "New York, Looking Down On Central Park" e il pubblico fa sentire la sua calda presenza,

ma raggiunge il massimo con il verso di The Sounds Of Silence "And In The Naked Light I Saw Ten Thousand People, Maybe More" e parte un vero boato umano;

erano infatti in 400.000 quella sera a fare festa per il ritorno dei due musicisti che hanno scritto una pagina indelebile nel cuore di tutti.


IL PIANETA PROIBITO


Mi ha sempre affascinato questo film per quel co-protagonista così pieno di carisma e personalità che ha lasciato il segno a Hollywood come pochi hanno saputo fare, e che Nicholas Cage invidia sicuramente per l'espressività: Robby The Robot.

Robby ha un grande fascino si, ma fa anche un po' paura con tutti quei meccanismi in movimento e il suo ondeggiare mentre ti si avvicina protendendo le sue corte, ma (se solo volesse) mortali, estremità.
Compare anche sulla copertina della prima edizione del romanzo pubblicato dalla storica Urania.

Tanto è piaciuto questo Robby che è stato poi riutilizzato in un altro film, The Invisible Boy, e in un paio di episodi di serie tv, nonché ospite in programmi vari di vario genere, anche situazioni improbabili, una cosa provata anche con quel Robozao (dove l'animatore era palesemente e tristemente visibile) in Ballando Con Le Stelle, la famosa trasmissione tv di Milly Carlucci ora invece impegnata QUI.
Poco importa per il davvero scadente effetto speciale del mostro nel campo energetico che è un brutto cartone animato simile a Taz della WarnerBros.

Vi sono molte altre scene e scenografie realizzate meravigliosamente che compensano tale mancanza tecnica, mentre la storia narrata affonda le sue radici nientemeno che ne La Tempesta di Shakespeare. 
E nel cast, oltre alla bellissima Anne Francis e Walter Pidgeon, c'è un giovane Leslie Nielsen (sono tutti e tre nella locandina con Robby) nella parte dell'austero comandante, totalmente diverso da quel Frank Drebin che conosciamo per saper far danni catastrofici ovunque passa.
Per la cronaca, correva l'anno 1956...

giovedì 23 gennaio 2020

DA ZERO A DIECI


Sai quando ti capita alle volte di vedere un film dove le scene sembrano girate in fretta, bona la prima, avanti la prossima?
Questo è uno di quei casi e mi duole che sia anche la seconda opera di Luciano Ligabue in veste di regista che avevo invece apprezzato molto con Radiofreccia, molto più curato e sentito.
Non migliora la situazione la performance dell'adesso onnipresente Pierfrancesco Favino qui, Favino là, Favino su e Favino giù. Pierfra allora era ancora semisconosciuto e ancora lontano dai set internazionali e dai trasformismi politici e dialettali (leggi Buscetta e Craxi).
Lo stesso soggetto è decisamente debole e sembra quasi di vedere un classico cinepanettone con la pretesa di essere spacciato per film d'autore.
Peccato Liga, davvero un'occasione sprecata; sarebbe proprio il caso di dire Ho Perso Le Parole... ma quella era la colonna sonora di Radiofreccia...
Questo invece era il singolo che accompagnava il film.


mercoledì 22 gennaio 2020

NETFLIX E LO STUDIO GHIBLI


Fa strano vedere due titoli come The Irishman e 6 Underground sotto lo stesso tetto, cioè il marchio Netflix, quando Scorsese, regista del primo, ha fatto certe dichiarazioni sui film "parco giochi a tema", di cui Michael Bay ne è un degno rappresentante.
Eppure questi due prodotti sono quelli che hanno consentito al servizio di streaming di non colare a picco con i tanti abbonamenti non rinnovati dopo che gli utenti si sono resi conto di quanta fuffa vi fosse in catalogo.
Per non parlare dell' eclatante scivolone sul doppiaggio di Evangelion curato da Gualtiero Cannarsi di cui ho parlato QUI e conclusosi con l'epilogo descritto QUI .
Ed ecco allora che Netflix cerca di correggere ulteriormente il tiro e si gioca l'asso nella manica con i lavori dello Studio Ghibli, ovvero i famosi film d'animazione di Hayao Miyazaki, veri e propri cult del popolo otaku. Da La Principessa Mononoke a Il Castello Errante Di Howl, da Porco Rosso a Il Castello Nel Cielo, tutta la produzione di Miyazaki verrà caricata sulla piattaforma in due tranche, con l'eccezione di Una Tomba Per Le Lucciole di cui lo Studio Ghibli non detiene i diritti.
Attenzione però che Cannarsi è sempre dietro l'angolo... specialmente sui lavori di Miyazaki.
Ma nel frattempo c'è sempre Prime Video che continua ad avere ottime proposte per ora superiori alla "grande enne rossa"...

martedì 21 gennaio 2020

SPICE GIRLS - IL RITORNO


Dopo il tour britannico nell'estate del 2019, senza la Posh Spice Victoria, si fa un gran parlare del ritorno delle Ragazze Tuttopepe con un nuovo disco che dovrebbe uscire in questo 2020. Voci che vengono anche confermate dalle varie apparizioni virtuali della band in serie tv e film, come in 6 Underground di cui ho parlato QUI, dove Ryan Reynolds distrugge l'autoradio che sta suonando Wannabe (e nei contenuti extra del bluray chiede scusa alle figlie che sono delle fans delle Spice), e specialmente in The Boys dove Butcher imposta addirittura un discorso motivazionale sul paragone con il celebre gruppo britannico, e anche successivamente continua a citarle. Poco importa se poi il suo interlocutore lo boccia con "Mai sentito un discorso peggiore!!!". 
Ma queste citazioni saranno solo casualità o abile strategia di marketing?
Quello che conta è che continuiamo a parlarne di queste benedette Spice Girls (o Ladies?) e di quello che rappresentano (il girl power o semplicemente delle belle gnocche in mostra?) e personalmente devo anche ammettere di aver avuto sempre un occhio di riguardo per queste ragazze, per le canzoni piacevoli, orecchiabili e il look accattivante; non mi vergogno a dire che le apprezzo anche in quella famigerata, ma tutto sommato divertente, pellicola 

realizzata strizzando l'occhio a quei famosi film beatlesiani A Hard Day's Night e Help! con una delle ultime apparizioni del buon Roger Moore non proprio come lo ricordiamo in 007 o Attenti a Quei Due di cui ho parlato QUI.
D'altronde se il discorso di Butcher è giusto, da sole non valgono niente, mentre insieme sono pur sempre le Spice Girls e spaccano, e probabilmente, dato che il conto in banca doveva essere rimpinguato in qualche modo, "This is the way" (cit. THE MANDALORIAN)... Ho parlato.

lunedì 20 gennaio 2020

IL CENTENARIO DI FEDERICO FELLINI


Devo dire una cosa in questo periodo del centenario della nascita di Federico Fellini. 
So che mi tirerò addosso gli strali dei veri critici cinematografici, ma mi sento di fare outing e rivelare (senza cattiveria alcuna) che la mia impressione sul grande maestro è sempre stata un po' particolare, in quanto  sono concorde sull'effettiva bellezza delle sue opere, ma, secondo me, in alcuni casi si è approfittato giocosamente della sua posizione per mettere insieme un po' di (scusate il termine tecnico) tette e culi a random per puro divertimento. 
È questa l'impressione che mi ha fatto in particolar modo La Città Delle Donne, 

in cui accanto a recitazioni mediocri (escluso Mastroianni) e doppiaggi approssimativi, viene messa in mostra parecchia mercanzia (anche troppa), magari non al punto che sembri di vedere quei famosi film con Alvaro Vitali, Montagnani e la Fenech, e quindi certo senza arrivare al pecoreccio o al porno schietto, ma sicuramente all'erotico o, se vogliamo restare sul film d'autore, pasoliniano nel senso di robe tipo Salò senza toccare però gli eccessi allucinanti di PierPaolo

(ma quanto è da stomaci forti quel film eh?). 
Cioè al Federico gli piaceva mettere in mostra le bellezze femminili, e il mondo ad esse relativo, senza girarci tanto intorno, forse quindi il paragone più calzante sta con Pedro Almodovar e il suo modo di presentare storie con contenuto erotico (diciamo anche scabroso dai) recitate da un cast di attori blasonati.
Sicuramente il famoso lato onirico del regista (suo marchio classico) qui ne La Città Delle Donne viene fuori completamente, ma forse prende un po'il sopravvento sul buon gusto, e difatti alla sua uscita ricevette parecchie critiche dai movimenti femministi.
Per il resto della produzione di Fellini, invece se devo scegliere un suo film, il mio preferito è senza dubbio Amarcord con Alvaro Vitali (eccolo lui citato sopra!!!) e Ciccio Ingrassia sull'albero che grida "Voglio Una Donnaaaaaaaaa!!!".

Nonché Magali Noel a fornire le abbondanti quote rosa
insieme alla famosa Tabaccaia...


domenica 19 gennaio 2020

DR. CYCLOPS

Agli albori delle tv private vi erano delle piccole emittenti senza ancora una vera programmazione, che mandavano in onda sempre gli stessi due o tre film con lo scopo di tenersi la banda occupata, perché era molto meglio quello piuttosto che lasciare un monoscopio fisso che nessuno avrebbe guardato per più di due secondi.
Uno di questi film che venivano trasmessi in loop era Dr. Cyclops, un film di E.B. Schoedsack, cioè il papà del primo King Kong del 1933, quello in bianco e nero e animato a passo uno come le animazioni di Ray Harryhausen.
Ma qui siamo qualche anno dopo quel Kong e abbiamo anche il colore abbinato ad effetti speciali davvero sorprendenti per l'epoca.
La storia è presto raccontata: un gruppo di persone viene ridotto alle dimensioni di bambole da uno scenziato un po' pazzerellone che ha trovato questo sistema di rimpicciolimento, fino ad allora sperimentato solo sugli animali.
Alla fine il film è un po' come Tesoro Mi Si Sono Ristretti I Ragazzi, ma meno comico, con persone adulte e senza Rick Moranis, cioè giusto un pretesto per esibire questi effetti speciali che, seppure artigianali, rendono benissimo l'idea, sempre considerando che si tratta di una pellicola girata 80 anni fa, senza computer, senza green screen, senza niente di niente, eppure ancora oggi non mi stanco di guardarla e di consigliarla.
Forse che una volta il cinema era fatto meglio?

BLONDIE - ATOMIC


Ecco un altro dei miei 45 giri che sopravvivono a traslochi, ristrutturazioni e quant'altro.
I Blondie, band della scena pseudopunk statunitense ma più che altro "pop" perché i punk U.S.A. sono decisamente più edulcorati (vedi i RAMONES) rispetto agli anarchici colleghi britannici, sostenuti dall' immagine di Debbie Harry, spesso confusa con il nome della band, con un singolo dalle grandi aperture vocali al punto che sembra quasi un pezzo degli Abba (ed è un complimento perché se riesci a fare una canzone con quella portata cosmica come facevano quei quattro svedesi sei un grandissimo genio).
Eh si, perché i Blondie nel loro percorso musicale hanno sempre cavalcato l'onda del momento, partendo dal punk fino ad arrivare addirittura al funky-rap di Rapture, sempre con grande stile.
E mentre sulla copertina di Heart Of Glass (periodo disco elettronica) la Debbie si leccava simpaticamente un album in vinile, 
sulla copertina di Atomic campeggia sempre lei in posa come l'Atomica Rita Hayworth mentre dei colleghi nessuna traccia... chiaro che poi nasce l'equivoco (forse voluto) e la vai a chiamare Blondie.

sabato 18 gennaio 2020

L'INVASIONE DEGLI ASTROMOSTRI


Ricordo ancora il trailer visto in tv una sera d'estate aspettando Giochi Senza Frontiere, con quegli alieni occhialati tutti schierati e mostri vari e mi giravano già perché i miei non mi ci avrebbero mai portato al cinema a vedere un film con quei mostri lì che facevano paura... a detta loro.

Per cui per anni ho avuto solo il vago ricordo di quel trailer, finché non sono riuscito a vederlo in tv su Rai3 negli anni 90 come al solito registrato sul VCR, e ho scoperto solo in quel momento che si trattava di un film con Godzilla, ma nel titolo il lucertolone atomico non veniva stranamente citato.
Ma era qualcosa in più del solito Godzilla coi tizi dentro ai costumoni di gomma, mascherati tipo quel programma della Carlucci di cui ho parlato QUI, difatti si era preso anche qualche premio per gli effetti speciali.
Si vabbe, alla fine è chiaramente un film di Ishiro Honda e gira gira si va a finire sempre sui Kaiju che si randellano e sfasciano mezzo Giappone, con le delicate presenze femminili ad ingentilire il tutto e qualche ammericano qui e là così possiamo esportare il prodotto più facilmente.
Particolare menzione merita l'aliena clonata 

della quale (di una copia) si innamora l'ammericano (giochiamo a Trova L' Intruso?) 
riconoscibile non solo per il vestito, ma anche per il buffo fatto che somiglia leggermente a Putin.
Di lei sono anche state prodotte delle miniature da collezione, a riprova che qualcosa in più questo film ce l'ha.
Disponibile anche nella simpatica versione Bobblehead con un Baby King Ghidorah incluso nella confezione.

Non chiedetemi cosa abbia di speciale questo film, però...
Francamente non lo so e "me ne infischio", come direbbe Rhett Butler.
Magari è proprio lei, l'aliena Miss Namikawa la chiave del successo di questo film.
Tant'è che esiste anche chi ne fa il cosplay.
Clonandosi pure...

giovedì 16 gennaio 2020

COLPO DA UN MILIARDO DI DOLLARI


Siamo alla metà degli anni 70. Dopo il successo planetario de Lo Squalo, arriva nei cinema italiani un altro film con Robert Shaw, Colpo Da Un Miliardo Di Dollari (in originale semplicemente Diamonds), in un periodo per lui particolarmente di "stato di grazia", anche se sospetto che questa pellicola sia in realtà di poco precedente al successo di Spielberg e recuperata sulla scia, appunto, del pescione mangiaturisti... ehm scia... pesce... humour... no eh?
Il film porta la firma dell'israeliano Menahem Golan che farà la sua fortuna anche come produttore dei vari giustizieri della notte di Charles Bronson e più avanti con la regia di Delta Force con quel Chuck Norris onnipotente che conosciamo.
La pellicola in fondo è una specie di Mission Impossible con ladri appesi al soffitto con ventose (non è spoiler perché è mostrato nella locandina italiana) e foto messe davanti alle telecamere di sorveglianza per ingannare i guardiani come ormai si è visto fare ovunque al cinema e in tv, ma all'epoca era stato divertente.
E come in M.I. c'è pure gente con mascherature "incredibili" come direbbe Milly Carlucci QUI (ma no, niente unicorni con dentro Orietta Berti).
Non è considerato un capolavoro, ma lo ricordo con piacere, visto al cinema e anche poi nei rari passaggi televisivi, ultimamente in orari vampireschi.

mercoledì 15 gennaio 2020

ANNA - BANDO ( E PURE THA SUPREME - BLUN7 A SWISHLAND)

Maledetto Ale Cattelan che su RadioDeejay, mentre facevo la mia corsetta quotidiana, mi ha fatto sentire questa roba nuova ed ora non riesco più a smettere di ascoltarla, anche perché alla corsa si abbina benissimo.
ASCOLTARE per credere:

Chi è Anna? Boh, che ne so... avrà 15 anni.
Cos'è Bando? Lei lo pronuncia Bendo e non so assolutamente cosa voglia dire.
Cosa dice la canzone? Eh... capirlo tra frasi ripetute velocemente come slogan in cui c'entra booster e buste e diesel ed altre espressioni dei gggiovani che si capiscono tra loro come se usassero un codice cifrato che manco Imitation Game...
Cosa ne penso? Kakkio... mi piace...
Non posso negare che c'ha il groove...
D'altronde mi piaceva molto anche questa degli anni 90 che un po'me la ricorda:

E mi piace anche Tha Supreme con Blun7 A Swishland.

Giuro!!!
Dottore, mi dica... Sarò mica grave?

martedì 14 gennaio 2020

STAR WARS - L' ASCESA DI SKYWALKER


Finalmente anch'io ho visto questo benedetto film e... bah...
Come film d'avventura non è niente male, se non fosse che sono stato abbagliato duemila volte dai lensflare che Giggìno adora mettere in ogni ripresa, ma dopo essermi gustato la serie The Mandalorian, ritrovarmi in mano questo polpettone in cui scopri legami di sangue che mai avresti immaginato e personaggi morti che tornano come se nulla fosse accaduto (no, non è Beautiful o Dallas, giuro), mi ha lasciato un po' perplesso.
Più che altro spero che l'idea della "nuova trilogia" si fermi qui e non si inventino altre cose improbabili per allungare il brodo. Ma visto come è andato bene The Mandalorian di cui ho parlato QUI e QUI, e che è della Disney come tutto il marchio Star Wars ormai, suppongo che si faranno due conti in tasca e che gli convenga puntare su quella serie, e anche altre aggiuntive se vogliono, tanto se vuoi sviluppare dei percorsi alternativi all'interno del mondo creato da Lucas, hai tutti gli spunti possibili e immaginabili senza rischiare di arrivare per forza al WTF di cui questo ultimo film è zeppo, ma non voglio spoilerare nulla nella remota ipotesi che qualcuno non lo abbia ancora visto.
E personalmente ho trovato anche un po' artefatte le famose scene in cui compare ancora Carrie Fisher che interagisce con Rey: era stato detto che era materiale girato prima della sua scomparsa, dal quale presumo sia stata estrapolata solo la sua figura e messa in controcampo con la partner nella scena, o viceversa, perché mi sembrava di rivedere in C'ERA UNA VOLTA A HOLLYWOOD la scena con Di Caprio al posto di Steve Mc Queen ne La Grande Fuga, in cui avevo notato qualche piccolissimo errore di allineamento degli sguardi che rivelava leggermente il trucco.

Ma sono un rompimaroni io... lo so...
Quindi, per concludere, per me bene, se lo prendi così come viene, ma non benissimo.
E continuo a trovare ridicola la voce effettata da testimone criptato che danno ad Adam Driver quando indossa quella inutile maschera che a Darth Vader serviva per respirare, invece a lui non serve a una cippa se non a confermarlo nel suo ruolo peggiore della sua, per ora breve, carriera.
Giuro che in tutti gli altri film che ho visto è strepitoso, tipo QUESTO e QUESTO.
Ma ormai aveva firmato il contratto e rescinderlo gli sarebbe costato troppo...
That's Hollywood babe...

CASPER - QUANDO BILL SEMBRA ROBIN (E BATMAN NON C'ENTRA)


Rivisto in tv per caso sotto le festività natalizie mi ha fatto quell'identico effetto di molti anni fa. Cioè che il ruolo del padre, qui interpretato da Bill Pullmann, fosse stato scritto per Robin Williams.
Non è solo per la voce italiana che era di Carlo Valli come per Williams, ma era anche la recitazione fisica che Bill faceva durante il film che mi ricordava da vicino le espressioni e la gestualità che aveva l'ex Mork.

Dai... 
La stessa strana sensazione mi è capitata in molti altri film in cui l'attore recita in modo tale che mi ricorda qualcun altro, per esempio Australia in cui la Kidman pareva Renée Zellwegger, rotondità a parte... 

Pareva a me... ad altri probabilmente no.
O forse devo solo smetterla di mangiare a stomaco vuoto...
(Cit. da YELLOW SUBMARINE che nessuno avrà colto)

domenica 12 gennaio 2020

LEGEND


Non lo ricordavo, ma tra questo film e Top Gun, di cui è in arrivo il secondo capitolo, mentre il primo consacra Tom Cruise a star, passa solo un anno, eppure qui nel 1985 vediamo un Tom apparentemente molto più teenager, addirittura coi denti un po' irregolari. Molto lontano dall'immagine un tantino sintetica che si porta in giro adesso. Beh il film risulta un fiasco anche se alla regia c'è quel Ridley Scott che in passato ha fatto cose che voi umani non potete immaginare...
Tuttavia qualcosa di buono si può trovare anche qui. Primo fra tutti il grande Tim "Franknfurter" Curry nei panni esagerati del Signore delle Tenebre con un makeup da urlo.

E poi nella colonna sonora, ma solo nei titoli di coda e solo nell'edizione rimaneggiata l'anno successivo dal regista per gli U.S.A. con alcuni tagli e una nuova soundtrack fatta dai Tangerine Dream, un brano di Bryan Ferry e David Gilmour (mica due pirla), Is Your Love Strong Enough.

Per il resto un film fantasy con fate, folletti e unicorni (tanto cari a Ridley...) tra ambientazioni molto suggestive e strascichi della Storia Infinita uscita qualche tempo prima con maggiore successo. Di Mia Sara (bellissima) purtroppo abbiamo perso le tracce... se qualcuno ne ha notizia, me lo scriva qui, grazie.

AL STEWART E ALAN PARSONS



Tutti conosciamo Alan Parsons per i suoi dischi con il Project, ma soprattutto per le fortunate collaborazioni con i PINK FLOYD.
Non solo la band psichedelica però ha richiesto il suo aiuto, ma anche artisti solisti; primo fra tutti John Miles con la faraonica Music.
Tant'è che anche un tranquillo cantautore folk scozzese dalla voce un po' nasale alla John Lennon si è fatto produrre tre dischi da Alan; costui risponde al nome di Al Stewart.
A parte il primo Modern Times che è passato inosservato, o inascoltato che forse è meglio come definizione per un disco, i due successivi Year Of The Cat 

e Time Passages 

sono stati grandi campioni di vendite perché si sente subito che dietro c'è un lavoro di arrangiamento monumentale, al contrario di altri lavori di Al Stewart (senza Alan) che sono inevitabilmente più scarni e meno accattivanti.
Al punto che viene da pensare quasi a due lavori dell' Alan Parsons Project featuring Al Stewart, tanto è pesante la mano messa nella produzione, specialmente in Time Passages di cui si dice in giro che Al fosse poco soddisfatto proprio perché Alan glielo aveva modificato un po'troppo.
Comunque due dischi da riascoltare.

venerdì 10 gennaio 2020

IL CANTANTE MASCHERATO


Battage pubblicitario al limite dell' ossessione per questo nuovo programma musical/carnevalesco di Rai 1 presentato dall'iperentusiasta Milly Carlucci, che non fa che ripetere "incredibile" per ogni cosa che commenta, e preso da un format già provato all'estero.
Personaggi famosi che cantano canzoni coperti da mascheroni fantasiosi e una giuria di altrettanti vip deve cercare di indovinare chi si cela sotto tale travestimento.

Bah... giochino divertente forse, ma mi sento di dover fare una precisazione importante; ho avuto dall'inizio il fondato sospetto che le performance canore fossero totalmente registrate e i personaggi in scena non facessero altro che mimare solo un playback gestuale. Sospetto che ho avuto per tutte le esecuzioni ma in particolare quando è arrivata quella dell'Angelo 

mi ha confermato quanto sto dicendo, in quanto The Sound Of Silence cantata nella stupenda versione dei Disturbed NON PUÒ ASSOLUTAMENTE essere eseguita così bene sotto una tale maschera. E anche le brevi frasi pronunciate dai concorrenti per presentarsi sono palesemente voci fuori campo perché voce e movimento hanno quell'effetto dei telefilm giappi dove i mostroni cattivi parlano e gesticolano molto animatamente, ma spesso sono leggermente fuori sincrono perché a parlare non è lo stesso attore che sta recitando. Cosa che era stata fatta anche con Darth Vader di Star Wars, in effetti, ma era venuta un po'meglio eh...

Questo effetto voce fuori campo ha portato alcuni su faccialibro ad un altro sospetto, cioè che le esecuzioni vengano fatte da brave controfigure e non dagli artisti che dicono di essere, altrimenti non si spiegherebbe quella inutile uscita di scena dell'unicorno e il suo successivo ritorno per effettuare lo smascheramento rivelando che sotto c'era Orietta Berti.

Pareva come quando Paul Stanley dei Kiss alla fine del concerto fa il rituale sacrificio della chitarra e la sfascia sul palco, 

ma pochi si accorgono che Starchild un attimo prima era sparito dietro le quinte a sostituire lo strumento vero con uno fasullo fatto apposta per essere distrutto.
In realtà, senza essere così maligni, quel ritiro dell' unicorno in fondo al palco potrebbe essere stata raragionevolmente solo una pausa necessaria per mettere a posto il trucco perché sotto la maschera deve fare anche un certo caldo boia.
E a sto punto mi chiedo...
Ma cosa cacchio mi sono messo a guardare... 

con tutte le belle cose che devo ancora recuperare, tipo La Corazzata Kotiomkin in 18 bobine?
Me le vado proprio a cercare...

UN ALTRO "FRATELLO" ALLMAN CHE SE NE VA INSIEME AD UN QUASI TERENCE HILL

 Il southern country rock piange un altro elemento della The Allman Brothers Band poiché nei giorni scorsi è morto ad 80 anni Dickey Betts, ...