Si, è vero, Beatles, Rolling Stones, Pink Floyd e tutti gli altri che occupano un posto nel mio cuore avranno sì definito i canoni del rock, psichedelico o blues che sia così come oggi lo conosciamo, ma senza l'idolo di John Lennon e Keith Richards, ovvero Chuck Berry, tutto ciò non sarebbe esistito.
È lui che nel 1955 (per la precisione era proprio l'8 settembre di settant'anni fa) durante uno show si era pure inventato il Duck Walk, si dice per coprire un problema che aveva sulla giacca.
O forse non è andata esattamente così poiché noi invece sappiamo bene che era stato Marty McFly a suggerire quella mossa, insieme al rocknroll, al fratello di Chuck...
È morto a 87 anni Terence Stamp, attore britannico di grande fama, diventato molto popolare negli anni Settanta grazie anche al ruolo del cattivo nei primi due Superman con Christopher Reeve, dove interpretava il Generale Zod.
Attore che spesso ha affiancato anche i nostri nomi del cinema come Monica Vitti in quel disastro di MODESTY BLAISE, LA BELLISSIMA CHE UCCIDE, un film di cui ho già parlato abbastanza male tempo fa e che considero un compendio di come realizzare un pessimo prodotto con un ottimo cast, ma in questo caso lui, Terence, non aveva nessuna colpa del risultato di tale pastrocchio.
Anche Fellini e Pasolini hanno beneficiato delle sue prestazioni attoriali,
mentre, in tempi più recenti, poi lo abbiamo visto tornare come drag queen in Priscilla, La Regina Del Deserto, e poi ancora nel primo disneyano LA CASA DEI FANTASMI nel ruolo del patibolare maggiordomo.
Adesso se invece dico il nome di Ronnie Rondell Jr. sicuramente nessuno lo ricorderà poiché era uno stuntman che nei film prendeva il posto degli attori famosi nelle scene pericolose.
Tuttavia credo che chiunque lo abbia visto sulla copertina di Wish You Were Here, l'album dei Pink Floyd dove nella foto due uomini si stringevano la mano e uno di loro prendeva fuoco.
Ecco, quello era Ronnie che è mancato ad 88 anni (ora qualcuno farà la battuta dicendo che "si è spento").
Molti, quando uscì il disco, pensavano che quello infuocato fosse solo un manichino (oggi tale effetto verrebbe ottenuto con un procedimento digitale sicuramente meno pericoloso e I Fantastici 4 lo dimostrano), mentre invece ecco le foto backstage che mostrano Ronnie (protetto da una tuta ignifuga sotto gli abiti)
durante le varie sessioni fotografiche eseguite presso gli studi della Warner Bros. a Los Angeles e che duravano non più di nove secondi, dalle quali è poi stata scelta l'immagine ufficiale.
Immagine che però nel packaging esposto nei negozi era coperta (nonostante le proteste della EMI) da un imballaggio di plastica nera (tipo i sacchi della spazzatura) con questo adesivo applicato sopra.
E infatti se compravi la versione in cassetta, solo questa era l'immagine di copertina (cosa molto triste perché invece il packaging del vinile era molto curato e pieno di altre foto).
L'altro nella foto, quello che sembra Little Tony, è un altro stuntman collega di Ronnie, Danny Rogers, mentre l'idea dell'artwork era dello studio Hypgnosis, che ha curato la maggior parte delle copertine della band britannica anche dopo l'abbandono di Roger Waters.
Musica del sabato molto particolare oggi perché ormai siamo finiti dentro a BLACK MIRROR, c'è poco da fare, e lo dimostrano i Velvet Sundown, band indie dal sound westcoast formata da quattro elementi il cui stile fa ricordare certe cose alla Eagles e tutto quel filone da LAUREL CANYON così caro anche a Francesco Bianconi dei Baustelle.
Tre album all'attivo, più un mini lp di inediti e migliaia di ascolti sulle piattaforme tipo Spotify.
Ma il bello è che tutto ciò non esiste perché è stato creato dall'intelligenza artificiale con programmi tipo Suno per le canzoni e Chat Gpt per la biografia della band, con anche molte foto (anche quelle finte) a corredo. Il risultato è stupefacente, perlomeno per quanto mi riguarda, poiché i loro inesistenti album (qui sopra il PRIMO) sono di gran lunga migliori di tante produzioni attuali con "artisti" veri che ci mettono la faccia e la voce, produzioni pure quelle basate sulla A.I. (ma non lo ammetteranno mai), rivolte invece al filone hip hop, rap, trap eccetera, forse perché finora sembrava che l'abbinamento computer/musica fosse destinato solo a quello, nel senso che se una volta si faceva già musica utilizzando i computer come hanno dimostrato i Kraftwerk (nota bene l'uso di allora dove l'umano rimaneva il padrone della situazione), attualmente invece si fa musica pensata e creata direttamente dai computer con basi tutte molto simili tra loro e sintetiche (vedi quello che è passato agli ultimi Festival Di Sanremo).
E invece stavolta l'intelligenza artificiale suona come se fosse vera con solo forse la mancanza di un refrain che spicca, un giro, una frase che faccia la canzone, quella che fa cantare in coro quando parte nei concerti (QUESTO sotto è il singolo più recente). Si, perché i brani sono belli, su questo non si può dire nulla, ma scorrono un po' troppo lineari (quasi come quelle canzoni che spesso vengono composte per un film su una finta band), e sembra manchi qualcosa al brano per poter spiccare il volo.
Cosa questa in realtà che, bisogna dirlo, nel mondo indie è più frequente di quanto si possa immaginare, dato che il più delle volte il tocco che fa "speciale" una canzone viene dato dal produttore e cito come esempio Alan Parsons che quando ha messo le mani su TIME PASSAGES di Al Stewart ha creato una cosa completamente diversa dall'idea di partenza del cantautore inglese facendolo diventare simile ad un album del Project featuring Al Stewart (ma non dimentichiamo il suo lavoro su MUSIC di John Miles e la confezione ultra curata di quel FAMOSO DISCO dei Pink Floyd).
Ecco perché questi Velvet Sundown alla fine suonano davvero come una indie band senza il produttore padrone che ne guida le mosse.
Sicuramente dietro c'è anche qualcuno che verifica e corregge il prodotto poiché personalmente ho provato a fare recensire a Chat Gpt qualcosa, così per provare, e quello che ne è uscito è stato un testo che era attinente alla mia richiesta, ma con anche parecchi errori e cose inventate di sana pianta che, se uno sa di cosa si sta parlando, si riescono a sgamare subito, mentre nel caso dei Velvet Sundown, tutto è curato alla perfezione come se ci fosse un vero ufficio stampa al lavoro.
Che tutto ciò sia un bene o un male adesso forse è ancora presto per dirlo, anche perché questo potrebbe essere solo un semplice esperimento, una dimostrazione di come possa essere utilizzata la potenza e la capacità creativa di un computer in questo contesto.
Si, proprio quel computer che quando è spento diventa il classico Black Mirror...
Il 2 luglio è il giorno centrale di ogni anno, anche bisestile dato che in quel caso la centralità cambia solo l'orario cioè dal mezzogiorno alla mezzanotte).
Rimane storico anche il 2 luglio di 20 anni fa, anche quello centrale tra lo storico LIVE AID, che in quell'occasione festeggiava i vent'anni, ed oggi che invece i vent'anni li festeggia il Live 8, concerto benefico nuovamente organizzato da Bob Geldof (l'assonanza del nome non era a caso) per aiutare l'Africa tenuto in contemporanea in dieci città (più una il successivo 6 luglio) compresa Roma con i nostri artisti al Circo Massimo
dove chi c'era ricorderà il caldo opprimente e gli idranti rinfrescanti, e dove il numero 8 sta per i G8 dell'epoca che piano piano sono nel frattempo cresciuti fino ai G20 protagonisti di quel FILM su Prime Video.
Concerto questo che è passato alla storia anche per la reunion momentanea dei Pink Floyd al completo, e anche l'ultima possibile poiché Rick Wright (a destra nella foto sotto) purtroppo ci lascerà tre anni dopo.
Si, per una volta gli screzi tra Gilmour e Waters erano sembrati dimenticati e tutti e quattro si abbracciavano da amiconi
senza sapere ancora che poi il Roger avrebbe ripudiato quello che è stato il loro maggior successo di vendite e di critica, ovvero The Dark Side Of The Moon per farne uscire quella sua VERSIONE brutta, cupa e autocompiaciuta di cui tutti possiamo benissimo farne a meno.
Fra tutti e quattro poi bisogna dire che Nick Mason, il batterista, è sempre stato quello che è stato toccato di meno dalle tensioni all'interno della band prendendo tutto molto alla leggera
tra una birra e le sue auto da collezione.
Concerto mai pubblicato su cd, ma disponibile invece in video con le varie località in cui si è tenuto e stavolta con meno problemi tecnici di vent'anni prima.
Oggi 16 aprile è la Giornata Mondiale Della Voce, per cui, oltre alla voce di Katy Perry portata nello spazio per 11 minuti baciando la terra al ritorno (ma poteva evitarlo, eh...) grazie a Jeff Bezos, calza a pennello anche A Complete Unknown, film diretto da James Mangold, che non è un musical dove le voci cantanti sono fondamentali, ma ci si avvicina molto, poiché le canzoni coprono il 90 per cento del minutaggio e i testi sono comunque complementari alla storia che viene raccontata.
Forse per questo motivo di coerenza mancano nel film un paio di altri pezzi strafamosi come Knockin' On Heaven's Door e Mr. Tambourine Man (questa viene solo citata in un dialogo), proprio perché non ci stavano dentro al contesto del Bob Dylan che, da cantautore folk, diventa rocker elettrico scontentando i puristi che lo avevano invitato più volte al Newport Folk Festival.
Solita mania bislacca che se un artista comincia con un genere musicale poi dovrebbe essere uguale a sé stesso per tutta la vita.
Tanto per dire, il Bob io l'ho conosciuto solo nel 1975 con HURRICANE, cioè un pezzo meraviglioso lungo più di 8 minuti (infatti sul 45 giri la canzone è divisa sui due lati del vinile) che racconta la storia vera del pugile Rubin Carter (soprannominato appunto Hurricane) accusato di omicidio solo perché nero (nel 1999 ne è stato tratto anche Hurricane - Il Grido Dell'Innocenza, un film con Denzel Washington), e canzone che di folk non ha più nulla se non il suono di un violino suonato da Scarlet Rivera
(qui sopra in una foto di quel periodo) che fa la parte fondamentale nel brano, ma mica il classico violino triste qui eh, anzi qui vale quanto una chitarra elettrica.
Scarlet lo scorso anno ha anche partecipato ad un concerto dove Neri Marcorè (purtroppo in braghette corte!!!) cantava in maniera da brividi DeAndrè e in questo VIDEO c'è un estratto della cover italiana di Suzanne di Leonard Cohen fatta dal cantautore genovese, dove Scarlet duetta cantando le parti in originale, e di seguito anche uno spezzone dove suonano doverosamente anche Hurricane.
Ecco, tornando sull'argomento dei generi musicali ho già spiegato più volte che invece io, al contrario dei cosiddetti "puristi", un artista musicale lo vedo bene se amplia i suoi spazi come sempre è accaduto nella storia della musica.
Provate a sentire il primo e l'ultimo disco dei Pink Floyd o dei Genesis, come vale anche per gli YES, i Coldplay, ma pure gli esordi di Bennato, Dalla, Pino Daniele e tanti altri confrontati con il loro dischi più recenti e troverete differenze abissali.
Comunque Timothee Chalamet qui fa un lavoro eccezionale nel dar vita ad un giovane Dylan e nel CANTARE davvero le sue canzoni imitandone la voce (che appunto oggi viene festeggiata).
Forse solo l'imitazione si spinge un po' troppo oltre nelle pose che richiamano certe foto famose, ma spesso sembrano un po' forzate.
A parte questo il film anche se molto lungo è davvero molto bello (Mangold sa il fatto suo), con l'unico limite che se non piace Dylan, magari solo per il fatto che lui in effetti non è la persona più simpatica del mondo, allora potrebbe essere un problema.
Ma credo che ben pochi possano dire di non gradire le canzoni di Bob.
Comunque, se proprio le cose stanno così, si può tornare invece alla Katy Perry "spaziale" che (mannaggia) invidio moltissimo perché è stata a fluttuare senza peso lassù, come si vede nel VIDEO (che già molti sostengono sia tutto un fake), insieme ad altre cinque donne, fra le quali c'era anche la fidanzata di Jeff,
come gli astronauti veri (ma dico... che fortuna ha la ragazza?), e il cui ultimo album 143 era stato bocciato dalla critica mentre invece (ne avevo PARLATO tempo fa) personalmente l'avevo trovato molto gradevole e lo consiglio.
Beh, lo ripeto, io sono fatto così, cioè molto aperto verso i generi musicali (e come al solito ho "spaziato" off topic forse un po' troppo), ma vedi che alla fine è solo questione di gusti?
Lo scorso venerdì, oltre ad essere stato San Valentino per tutti gli innamorati e anche la serata delle cover al Festival Di Sanremo, è stato anche il ventesimo compleanno della piattaforma YouTube fondata il 14 febbraio del 2005 in California.
Per noi che l'abbiamo vista nascere era stato senza dubbio un evento fondamentale, mentre per i ragazzi di adesso è un semplice dato di fatto che esista come tutte le altre piattaforme dove posti video di tutti i tipi.
Oggi quindi voglio ripescare un mio vecchio post nel quale raccontavo il mio primo approccio con YouTube e contemporaneamente domandavo a chi stesse leggendo se, per caso, ricordava il primo video cliccato (e la domanda vale anche oggi), ed eccolo qui riportato integrale:
mercoledì 18 novembre 2020
YOUTUBE: PRIMO CONTATTO
Il titolo del post è chiaramente una parafrasi di UNO DEI FILM della serie di Star Trek che preferisco, tanto per mantenere l'ambiente cinematografico. Ma, così per curiosità, se qualcuno formulasse la domanda "Qual è il primo video che hai cercato su Youtube?" sappiamo tutti rispondere o ormai è un ricordo sepolto sotto tonnellate di bytes?
Personalmente posso dire di ricordare benissimo che, a dispetto della mia passione per PINK FLOYD, Queen & Co., il primo video che ho visto sul Tubo è OOPS I DID IT AGAIN di Britney Spears,perché mi piaceva un sacco anche quella canzone (sono musicalmente onnivoro, l'ho già ribadito più volte) e pure lei in quel videoclip era particolarmente bella, che non guasta assolutamente, anzi. Poi l'ambientazione chiaramente ispirata a BARBARELLA con un tocco di METROPOLIS, due film che adoro, e Mission To Mars, nonché la citazione di Titanic, non poteva che farmelo piacere ancora di più. Da notare anche che in quest' edizione di Tale E Quale Show, tra tanti "mascheroni" imbarazzanti, Britney è stata impersonata visivamente identica (un po'meno vocalmente) da Carolina Rey, ma coi tacchi invece che con le sneakers nere, proprio con QUESTA CANZONE. Ad onor del vero, Paola Cortellesi la sapeva imitare molto meglio a MAI DIRE GOL: Ma, clonazioni a parte... Se vi fa piacere, e se ve lo ricordate, sarei quindi curioso di conoscere il primo approccio su Youtube di chi sta leggendo qui. E via di ricordi...
Se mi leggete da un po' di tempo, saprete che ho una predilezione per i Pink Floyd anche se ascolto veramente tutto quello che passa la radio, anche Fedez, Calcutta, Tananai e Vasco Brondi (per fare giusto un esempio), per cui quando ho potuto ascoltare Luck And Strange, il nuovo disco solista di David Gilmour gongolavo di brutto.
Ma dietro l'angolo mi aspettava una cocente delusione perché quel disco, quel maledetto disco è una cosa così noiosa che a parole non lo si può descrivere.
Giuro, e questo mi dimostra ancora una volta che quel verso (tradotto nel titolo del post) tratto dal doppio The Wall che dice "together we stand, divided we fall" ha stramaledettamente ragione dato che sia David "che Roger (Waters) ultimamente hanno tirato fuori solo delle gran ciofeche.
Anzi, per dirla come Butcher di The Boys potrei fare quell'esempio delle Spice Girls che insieme erano una bomba e poi da soliste non hanno reso manco la metà.
E non sono i testi di Polly Samson (la moglie di David) che non funzionano, no, è proprio il disco in sé tutto ricurvo su sé stesso che non va.
E poverina la figlia Romany pure lei coinvolta a cantare una canzone col papà che in questi tre giorni di weekend sta a Roma al Circo Massimo a suonare anche queste canzoni brutte.
Anzi certi titoli ti fanno pensare al passato tipo THE PIPER'S CALL, che pensi che magari sia una cosa psichedelica tipo The Piper At The Gates Of Dawn e invece è sta roba qui dove l'unico momento bello è l'apertura con il coro, ma che quando torna alla strofa rimane slegato da tutto il resto, come se fosse un pezzo di canzone messo lì in mezzo a un'altra.
Guarda, sarò blasfemo, ma poco dopo ho messo su l'album di Sabrina Carpenter, Short n'Sweet, e quella sì che è musica come TASTE che è accompagnata da un video ultra violento, ma ironico,
che cita, fra le altre cose, anche Kill Bill.
Anzi ve lo consiglio di tutto cuore (anche di stare lontani dal disco di Gilmour).
Magari siete in vacanza in Sicilia, (perché no?) isola meravigliosa che con la musica ha davvero un forte legame (Battiato, Consoli, Venuti, Trovato), e state pensando cosa fare domani sera?
Bene, domani ad Avola, in provincia di Siracusa, ci sarà una proiezione del film diretto da ALAN PARKER, Pink Floyd - The Wall, che non è il nuovo gioco bruttino di Gerry Scotti e nemmeno un concerto, ma un vero maxi videoclip se non un film-musical dove la storia raccontata nel concept album della band inglese viene tradotta in immagini spesso anche molto forti e il cui protagonista è quel Bob Geldof, frontman dei Boomtown Rats e promotore del mitico Live Aid.
Attenzione però che la parola musical potrebbe far pensare a Mamma Mia, Grease o cose del genere tutte balli e canzoni allegre, mentre qui invece c'è tanta cupezza e pugni nello stomaco.
Ma forse non tutti sanno che Bob Geldof non fu la prima scelta come protagonista e che, anzi, era Roger Waters in persona a voler interpretare Pink sullo schermo (cosa che poi farà nei suoi concerti a tema The Wall), ma Alan Parker lo convinse che forse non era adatto a quella versione cinematografica. Versione che comunque cambiò aspetto nel corso della lavorazione dato che l'idea iniziale era di includere spezzoni dei concerti della band con parti recitate e le animazioni di Gerald Scarfe che si vedevano già durante le esibizioni live.
Quelle ultime due cose infatti rimasero, ma le parti davvero live con i musicisti sul palco furono accantonate e a Waters la cosa non andò particolarmente a genio.
Questo perché Parker aveva un'idea diversa di come fare il film, seppure nemmeno lui dopo l'uscita della pellicola, non ne andasse particolarmente fiero perché non lo sentiva del tutto suo data l'enorme influenza di Waters e Scarfe durante le discussioni in pre produzione.
Lo stesso regista infatti era stato chiamato inizialmente come produttore, ma alla fine si vide affidata la direzione del lavoro.
Per conto mio invece, vedere al cinema tre anni dopo l'uscita del doppio album quelle immagini che io già mi immaginavo mentre ascoltavo il disco, fu un'esperienza fantastica e non ci ho mai trovato nulla di sbagliato nella pellicola, anzi, l'immagine qui sotto con i martelli marcianti viene usata (rielaborata graficamente presumo per questioni di copyright) anche da Edoardo Bennato durante i suoi concerti quando il suo chitarrista parte con l'assolo di Another Brick In The Wall inserito in una delle sue canzoni più recenti, giusto così per citare.
Ma certamente far condividere a tre menti geniali come Waters, Scarfe e Parker la stessa idea, non doveva essere stata una cosa facile.
L'evento di domani sera sarà possibile grazie all'Associazione Culturale Charisma e si terrà al Cinema Arena Odeon.
Da oggi è tornato in commercio uno dei migliori album dell'Alan Parsons Project, ovvero Pyramid, il terzo per la precisione ed il primo dove appare in copertina proprio Alan Parsons che si alza dal letto piuttosto rintronato in una foto creata dallo Studio Hypgnosis, quello che curava anche le immagini per i dischi dei Pink Floyd.
Era il 1978 quando usciva l'edizione originale di questo disco e stavo lavorando per hobby al restauro di un motorino 50 recuperato in una cantina, così avevo sempre al fianco la radio che passava musica e fra le tante canzoni che ogni venivano trasmesse c'era HYPER-GAMMA-SPACES, un pezzo strumentale con certi suoni che parevano presi da On The Run dei Pink Floyd, ma più veloce, e fu quello il mio primo incontro con l'Alan Parsons Project. Incontro che poi mi portò in seguito ad acquistare almeno altri tre album.
Questa nuova edizione, oltre ad avere dei brani aggiuntivi che già erano stati inclusi nella rimasterizzazione del 2008 che era uscita per i 50 anni del disco, contiene un sacco di roba tipo altri sei cd, un singolo da sette pollici in vinile e un libro con pure l'edizione dell'album in vinile, il tutto in un cofanetto fatto apposta per i collezionisti.
Disco concept incentrato sulle piramidi di Giza, quelle che si trovavano anche all'interno di The Dark Side Of The Moon in due cartoline da collezione.
Non solo la confezione è migliorata, ma anche il suono che adesso è stato rielaborato in Dolby Atmos 5.1 e rimasterizzato a mezza velocità, perché (piccola nota tecnica) se una registrazione viene duplicata molto lentamente, le informazioni sonore sono più "dense" e precise, cioè l'esatto contrario di quando copiavamo i nastri con la doppia piastra che in pochi minuti nella modalità speed ti sfornava la cassetta completa, ma perdendo leggermente la qualità sonora. Cosa che ben pochi degli amici notavano, ma io invece sì perché il suono, la musica, specie se legata alle immagini, è una delle mie ragioni di vita. Immagini come in Donnie Brasco dove si sente WHAT GOES UP, il singolo che era stato estratto dal LP. Ed è per questa smania di avere in mano la purezza sonora che avevo comprato questo vinile, ma non subito quando uscì nel 1978 perché allora non avevo ancora un impianto stereo che mi permettesse di godere al meglio dei suoni creati da Alan Parsons & Co. dove nella Co. ci stava anche JOHN MILES che cantava la maestosa SHADOW OF A LONELY MAN.
Questo disco arrivò a casa mia nei primi anni 80, poco prima che Alan tirasse fuori poi quell'EYE IN THE SKY che rimane tuttora il suo top nelle classifiche e nel periodo di mezzo, cioè per la precisione nel 1979, c'era stato quel grave incidente che mi aveva bloccato per un mese intero in ospedale e di cui avevo raccontato QUI tempo fa come se fosse un mio film.
Un film dove anche qui, come in Donnie Brasco, c'era qualcosa dell'Alan Parsons Project.
Pochi giorni fa parlavo del PRECURSORE del moderno cinema ed oggi compie un secolo esatto la Metro-Goldwin-Mayer, la storica casa di produzione statunitense nata dalla fusione di altre tre (i tre nomi appunto) con il famoso leone che ruggisce nel cerchio.
Leone che, senza contare le mille parodie con gattini e quant'altro, nel corso degli anni ha cambiato faccia ben sei volte perché tanti sono gli animali che si sono succeduti in quel ruolo, con anche un logo stilizzato voluto da Kubrick per aprire 2001 Odissea Nello Spazio (ma era già apparso in apertura di altri due film) dato che a lui piacevano molto i titoli essenziali su fondo colorato come ricorderete anche in ARANCIA MECCANICA.
Da notare che il nostro leone all'inizio era muto e solo quattro anni dopo faceva sentire il suo ROAR, come la canzone di Katy Perry appunto, grazie all'arrivo del sonoro, avvento che turbava non poco Brad Pitt in BABYLON.
Tale casa è stata comunque una garanzia di film di un certo livello, tipo come in Italia lo era la Titanus con il suo scudo, seppure qualche baggianata sia uscita sporadicamente anche da lì per la verità.
Bondiani senza dubbio in esultanza perché è stato grazie alla MGM se abbiamo visto iniziare le avventure di 007 sul grande schermo, ma anche i Pink Floyd di The Wall, Rocky e Thelma & Louise (fra i tanti) si sono fregiati di tale marchio prestigioso.
Tuttavia il più grande successo mondiale e commerciale la MGM lo ha avuto producendo i cartoons di Tom & Jerry, ovvero lo show più violento del mondo che vanta anche un merchandising di portata incalcolabile.
Ultimamente la casa, dopo varie vicissitudini fra le quali anche un rischio di fallimento, è passata di proprietà del gruppo Amazon.
Quindi è finita nel giro delle piattaforme pure lei con gli algoritmi che producono i film a getto continuo?
Non lo so questo, ma di sicuro i tempi cambiano per tutti.
La corazzata Sanremo si avvicina e, anzi, già Amadeus appare ovunque a promuovere l'evento, per cui cerco un sound alternativo anche in questo sabato musicale e prendo in prestito la DeLorean per viaggiare ad 88 miglia orarie e tornare a quel 3 febbraio del 1974, giorno in cui tornavano i Genesis a Torino in occasione del tour che presentava uno dei loro dischi top (se non il top assoluto davvero) cioè Selling England By The Pound,
album che era stato pubblicato il settembre dall'anno precedente e che invece avevo ascoltato in casa di un amico agli albori degli anni 80, con un impianto stereo da paura con le casse in cui sentivi i suoni così bene che pareva che ti parlassero e mi si era aperto un mondo tutto diverso da quello che avevo ascoltato fino ad allora, persino quel And Then There Were Three che conteneva la hit Follow You Follow Me, battutissima dalle radio e sempre dei Genesis, ma ormai ridotti a trio con il solo Collins come cantante già da due album precedenti.
Qui invece Phil cantava solo in More Fool Me, mentre tutte le altre canzoni erano interpretate dall'istrionico Peter e, se volete farvi un'idea di che cosa inimmaginabile fosse, posto qui sotto un link a YOUTUBE dove questo disco lo si può ascoltare per intero, magari mentre leggete il post, con la formazione a cinque di allora, cioè Peter Gabriel, Phil Collins, Steve Hackett, Tony Banks e Mike Rutherford.
Ma torniamo all'evento del 3 Febbraio 1974.
La volta che la città piemontese fu conquistata dai Pink Floyd negli anni 80 IO C'ERO, mentre invece quell'altra volta del gruppo di Gabriel & Co. no, più che altro per motivi anagrafici, anche perché, come ho spiegato sopra, 50 anni fa i Genesis davvero non sapevo manco chi fossero e li vedrò live solo molto tempo dopo nella versione con Phil Collins come frontman, ma, grazie alle invenzioni di Doc Emmett Brown, che se fa una macchina del tempo usa una bella macchina, oggi me lo posso recuperare.
Questo show torinese ha l'insolita particolarità di cominciare alle ore 18 perché cade in un periodo tutto matto iniziato l'anno prima chiamato Austerity dove la domenica ti vietano di usare la macchina perché c'è crisi del carburante così devi risparmiare su tutto, anche sull'energia elettrica e TONI SANTAGATA ci ha fatto su pure una CANZONE. Pensa te che i social non ci sono ancora nel 1974 (a proposito, domani Facebook compie 20 anni eh...), sennò figurati che sagra del complottismo che sarebbe partita con tutti gli esperti del giorno a dire la loro sul governo.
C'è stata pure la trovata di permettere la circolazione delle auto ma solo a targhe alterne (pari o dispari, perché all'epoca terminano tutte con un numero) e i genialoni del momento si sono industriati a modificare con il nastro adesivo il numero 8 con il 3, oppure il 5 con il 6, o viceversa per poter circolare sempre.
Beh la DeLorean lo sappiamo tutti che ha come targa OUTATIME quindi non so se può circolare sulle strade o no, ma sappiamo anche che "dove andiamo noi... non servono strade", comunque ci starò attento.
Naturalmente anche la rivista CIAO 2001 parla dell'evento che si terrà quel tardo pomeriggio (anzi, sono tornate le ristampe in edicola per i nostalgici) con quel numero che usciva proprio il 3 febbraio del 1974.
A fare da corollario c'è l'attesa sotto la pioggia e la gente che spinge i cancelli ancora chiusi, e poi TUBULAR BELLS ad intrattenere tutti i presenti, anche i Pandora (già avantissimo siamo, altro che James Cameron), band prog di Cuneo che dedica una canzone all'evento confermando il grande seguito che i Genesis hanno in Italia, mentre in patria, perlomeno all'inizio, non erano stati filati granché perché imperava il beat, e i mods e i punk, e questi musicisti parevano agli inglesi dei pub un po' troppo diversi e concettuali.
Ma poi milioni di dischi venduti e megatour negli stadi che ogni volta diventano un evento, hanno decisamente cambiato le carte in tavola per tutti e messo in chiaro chi sa suonare e chi fa solo gran casino se non addirittura playback.
Tornando invece al presente, su questo periodo di tour italiani dei Genesis esiste anche un interessante libro
che ne fa un resoconto grazie anche ai contributi della band, del loro entourage e di alcuni fans, con anche molte foto.
Dei concerti invece, in particolare di quello del 3 febbraio, sono rimasti solo alcuni SPEZZONI di qualità video molto bassa, dove però è stato riversato perlomeno un audio decente preso da qualche bootleg, cioè quelle registrazioni che molto spesso venivano fatte dallo stesso staff della band, ma che poi la casa discografica non pubblicava ufficialmente.
Un ricordo spero gradito per chi c'era quel 3 febbraio del 1974 e una scoperta per chi i Genesis li ha conosciuti solo dagli anni 80, dove si può dire senza dubbio che hanno continuato a cavalcare il successo sapendosi rinnovare sempre con grande cura del prodotto che presentavano su disco e dal vivo.
E con il post mando anche un caloroso abbraccio a Phil che, lo sappiamo tutti, ha abbandonato la musica per i suoi gravi problemi di salute.
È un gradito ritorno quello dei Blink 182 con ONE MORE TIME, una ballad stupenda che ho già messo fra le mie canzoni preferite di questo 2023 che sta per volgere alla conclusione perché, eh si, manca solo un mese e mezzo, anzi, tra poco comincerà la manfrina del "se non ci vediamo prima, allora Buon Natale e Buon Anno, eh".
Ma scusate la divagazione festaiola, che non cambia però il fatto che, a dirla tutta, l'intero album non è esattamente un disco esaltante.
Beh ragazzi, teniamo conto che i Blink sono cresciuti un po' da quando ci facevano saltare con All The Small Things e quindi qualcuno può pensare che sia normale comportarsi un po' meno da scavezzacolli e magari essere un po' più riflessivi, senza arrivare però ai livelli ROGER WATERS ottantenne che trasforma un capolavoro in una menosissima rilettura autocompiaciuta.
Ma non è questo il caso perché invece il disco di cui sto parlando è parecchio tirato a mille, diventando però nel contempo anche un po' monotono facendo risaltare per contro proprio la ballad che mi piace tanto.
Bene anche la musica italiana con Calcutta, uno dei nomi nuovi che trovo più interessanti, con la sua nuova 2 MINUTI, che continua a piacermi anche se la sua esibizione live da Fiorello non è stata il massimo della perfezione.
Posso dire in sua scusante che cantare alle 8 del mattino non è cosa da tutti e porto l'esempio di Dionne Warwick che, non so se ad 82 anni ha ancora questa regola, prima di mezzogiorno addirittura non proferisce parola.
È anche una bella sorpresa sentire in questi giorni Mina con ANCORA ANCORA ANCORA remixata da Mark Ronson (non è però figlio di tanto MICK), un po' come nello stesso modo Bob Sinclair ti mette le mani su Ti Sento, uno dei pezzi più potenti dei Matia Bazar con Antonella Ruggiero e ne tira fuori una COSA COSÌ tutta dance che però deve ancora inchinarsi davanti all'originale che rimane il top. Operazione simile anche quella di Marshmello che riprende Fields Of Gold di Sting, modificandola a modo suo anche nel titolo che diventa DREAMING, e nel testo tutto nuovo, e la fa cantare ex novo a Pink e all'ex Police, che quando c'è da provare qualcosa di insolito (nella musica intendo... eh) non si è mai tirato indietro. Novità interessante l'ho trovata con Tate McRae e la sua GREEDY, un po' piena di autotune, è vero, ma l'ho già detto che sulla voce femminile lo sopporto di più quel maledetto effetto, e che nel video mostra molto apertamente atteggiamenti ed ispirazioni da Lolita mutuati da una giovane Britney Spears, come anche nell'outfit rosso in cui si era presentata ormai quasi un anno fa ai Juno Awards con SHE'S ALL I WANNA BE (ma allora ammetto che non sapevo proprio chi fosse). E poi c'è il terzo singolo dei Duran Duran tratto da Danse Macabre, ovvero PSYCHO KILLER, bella cover dei Talking Heads, con al basso Victoria dei Maneskin incensata da John Taylor come una buona bassista (o una bassista buona, adesso non ricordo bene), mentre sulla rete è partito un immotivato bombardamento mediatico contro di lei. Ok, diciamo che sti quattro ragazzi de Roma, dei quali è stata pubblicata proprio ieri l'edizione estesa di Rush!, il loro album già uscito a gennaio che ora torna con quattro nuovi brani all'interno, non sono di sicuro i migliori musicisti del mondo e credo che non comprerei mai un loro disco (sempre per il discorso di prima sui Blink di essere piuttosto ripetitivi), però non si può negare che sanno fare spettacolo e tengono il palco come si deve quando fai un concerto, per cui hanno avuto l'occasione e colto la palla al balzo per sfruttare il successo nel modo migliore.
Finché dura.
Ah, non so se sia importante, ma nel frattempo è uscito anche un nuovo disco dei Beatles di cui avevo già parlato TEMPO FA, all'inizio dell'estate mentre Paul McCartney ci stava lavorando su e questo è il videoclip ufficiale di NOW AND THEN, ovvero un capolavoro di CGI che mette insieme i quattro di diverse epoche come se fossero lì adesso a suonare tutti insieme.
Si, questo è il modo migliore per avviarci verso la fine di un anno forse ancora peggiore di quelli funestati dal Covid-19, perché allora la guerra che si combatteva non era una cosa idiota e insulsa come quelle che stanno devastando adesso il nostro pianeta, ma (lo scrivo sottovoce) dicono che una forse per il momento dovrebbe essere un attimo in standby, perlomeno per quanto riguarda la liberazione degli ostaggi.
Che poi, a ben pensare, quando mai una guerra non è idiota?
E se il redivivo digitale John Lennon, a proposito, tanti tanti anni fa cantava Imagine e Give Peace A Chance, questo significa che non è cambiato proprio niente.
Anche oggi un nome del cinema ci lascia e quel nome è Burt Young, ovvero Paulie Pennino, il fratello di "Adrianaaaaa" nella saga di Rocky.
Burt (ovviamente quello col cappello chiaro nella foto) aveva lavorato anche con Sergio Leone in C'Era Una Volta In America ed aveva 83 anni e origini italiane poiché il suo vero nome era Gerald Tommaso (DeLouise).
Come per par condicio, ma ne faremmo volentieri a meno, anche la musica deve salutare Carla Bley, pianista e compositrice jazz che nella sua carriera aveva anche realizzato un disco collaborando con Nick Mason, il batterista dei Pink Floyd che nel 1981 aveva tentato una sua avventura solista con NICK MASON'S FICTITIOUS SPORTS. Lavoro decisamente non facile e anzi, a dirla tutta sulla faccenda del "fittizio", quel disco era più di Carla Bley che di Nick, poiché era lei che aveva composto tutti i brani mentre Mason aveva solo suonato e partecipato alla produzione, e le canzoni erano pure state cantate tutte da Robert Wyatt tranne una dove la voce era invece di Karen Kraft, ma sai com'è nel mondo dei discografici...
I Pink Floyd ne uscivano da quel capolavoro che è The Wall di due anni prima, per cui il nome di Mason tirava più di qualsiasi cosa...
Ed ora non fatemi battute sui carri di buoi e altre cose perché siamo qui per la dipartita di Carla ad 87 anni per un tumore al cervello.
Esattamente un anno fa Carlo III veniva eletto Re dopo la morte della madre Elisabetta II, ed oggi casualmente è un'altro re britannico che viene qui a fare il protagonista, perché fra tanti remake cinematografici che saltano fuori ogni giorno, capita che si rifacciano il look anche i dischi storici dei Pink Floyd come già era accaduto lo scorso anno con ANIMALS, con la differenza che in questo caso non si tratta solo di un nuovo missaggio e rimasterizzazione del materiale originale.
Il prossimo 6 ottobre infatti uscirà finalmente la tanto chiacchierata nuova versione di The Dark Side Of The Moon, disco appunto sovrano indiscusso delle classifiche di vendita, e che, in questo caso viene allungato nel nome da Redux, essendo stato completamente rivisitato da Roger Waters come già in concerto ha proposto COMFORTABLY NUMB scarnificata fino all'essenziale secondo la sua (discutibile) visione attuale. Nel frattempo Roger ha pubblicato già due brani come anticipazioni del nuovo disco e sono MONEY e TIME dove, specie nella prima, canta così basso che più basso non si può facendo fare paragoni con Leonard Cohen e la sua voce roca e profonda. Gli assoli di Gilmour in queste introverse versioni sono stati sostituiti da Hammond e (credo) Theremin con risultati altalenanti.
In un brevissimo promo si sente inoltre anche un frammento di US AND THEM, pure quella cupissima.
Per alcuni si tratta di una noia mortale, per altri (pochi in verità) è genio allo stato puro.
Per Roger è una rilettura da uomo quasi ottantenne, e quindi più maturo e vissuto, di quel disco fatto allora da quattro ragazzi che suonavano con lo spirito degli anni 70.
Per me che i Pink Floyd li ho visti LIVE senza Waters e quelle tre canzoni erano veramente pazzesche su quel palco, io lascio fare a Roger quello che gli pare, che tanto l'originale, per me perfetto grazie ad Alan Parsons, ce l'ho e non si cancella, e anzi, se vuole Waters può riarrangiarsi pure tutta la discografia dei Pink Floyd con persino il FLAUTO ANDINO come gli Inti Illimani, che tanto mica sono obbligato ad ascoltarlo.
Inoltre se voglio sentire il solo di chitarra perduto di Time, c'è su questo blog sempre pronta LARISSA LIVEIR a farmelo riascoltare con anche una certa gioia per gli occhi 😉.
The Alan Parsons Project è un nome che inevitabilmente evoca i legami con i Pink Floyd, ma che può vantare anche una più che dignitosa discografia personale culminata negli anni 80 con dischi come The Turn Of A Friendly Card, Eye In The Sky e Ammonia Avenue, e proseguita comunque fino agli albori degli anni 90.
A questo Project di Alan Parsons diviso con il già compianto Eric Woolfson (insieme nella foto), hanno collaborato svariati musicisti e cantanti, fra cui anche JOHN MILES, quello della hit Music, ma l'unico session man che ha suonato la chitarra in proprio tutti gli album è stato Ian Bairnson, chitarrista scozzese che purtroppo è mancato nei giorni scorsi a 69 anni affetto da demenza senile.
Di lui ricordo con piacere specialmente l'assolo nel finale rock che rivoluziona la splendida ballad dal gusto folk NOTHING LEFT TO LOSE. Sempre Ian lo possiamo ascoltare come session man in moltissimi lavori di diversi artisti e in particolare nei primi 4 album di Kate Bush; difatti è sempre suo l'assolo in WUTHERING HEIGHTS, che molti, sulle prime, avevano attribuito invece a David Gilmour dato che Kate era stata una sua scoperta. Della stessa canzone esiste anche un altro video girato in esterno e molto più lungo perché si riferisce alla versione estesa, o per meglio dire INTEGRALE, contenuta nel LP The Kick Inside di Kate dove anche il solo di Ian dura di più, e sul modo spesso selvaggio di editare le versioni per i 45 giri in quegli anni avevo dedicato tutto un INTERO POST.
L'esordio di Ian avvenne con i Pilot nel 1973 il cui singolo MAGIC era già prodotto da Alan Parsons, ma canzonetta francamente "etta-etta" dove nel video lo si vede imbracciare la Gibson Double Neck come Jimmy Page. Ian sarà anche presente in molte delle varie reunion live del Project.
Sempre nel mondo musicale gli Abba danno l'addio a Lasse Wellander, 70 anni e da sempre loro chitarrista, ma bisogna specificare che non è uno dei quattro fondatori che danno il nome al quartetto come invece alcuni hanno pensato apprendendo la notizia sui social,
mentre nel cinema ci lascia Michael Lerner ad 81 anni, caratterista visto in parecchie pellicole fra cui Elf, Harlem Nights, Godzilla e con pure una nomination per l'Oscar grazie a Barton Fink.
Avevo acquistato nel 1988 il mio primo VCR, che era un REX esattamente come questo in foto,
marca nota in effetti più che altro per frigoriferi e lavatrici, perché avevo saputo che i Pink Floyd avrebbero tenuto un concerto gratuito a Venezia che sarebbe stato trasmesso in diretta tv, ed io ero appena reduce da due loro date (pagate) di cui UNA al Comunale di Torino, con ancora negli occhi quello spettacolo faraonico che magari Battiato definirebbe "con fumi e raggi laser", ma che nel contesto ci stava tutto, per cui dovevo avere assolutamente il modo di fermare quel momento storico su un nastro magnetico che, all'epoca, era la migliore soluzione disponibile.
La sera del concerto quindi ero bello pronto (e mica solo io, eh) con una VHS vergine da 180 minuti, ma sarei stato presto colto da una grossa delusione dato che quel concerto di Venezia sarebbe durato solo 90 minuti mentre quelli integrali che avevo visto io erano lunghi quasi il doppio.
Pare ci fossero esigenze televisive e più che altro tecniche, per cui, essendo il palco montato su uno zatterone galleggiante sulla laguna, non potevano essere presenti tutte le diavolerie volanti sorrette e supportate da cavi e carrucole che invece ci avevano sovrastati a Torino (maiali, letti, spiriti). Vabbè meglio che niente dai.
Ah... I veneziani ancora adesso ringraziano per la bell'idea del concerto gratuito 😁.
Da lì in poi quell'apparecchio è diventato un fedele compagno di passioni musicali e cinematografiche, pronto, grazie al timer, a registrare film trasmessi ad ore notturne impossibili, come quella volta che mi son trovato per caso sul nastro IRMA VEP di Olivier Assayas, per il quale apro una piccola parentesi dato che da un po' di tempo adesso è disponibile su diverse piattaforme streaming tra cui Pluto dove è gratuito con spot pubblicitari qui e là e già che c'ero allora me lo sono riguardato per la terza o quarta volta, ma stavolta ho avuto la sorpresa di trovare un film diverso da come mi ricordavo a causa di un nuovo doppiaggio fatto apposta per lo streaming, con Cristian Iansante che dà la voce a René Vidal, il problematico regista alle prese con la travagliata lavorazione del film nel film.
Il lavoro è comunque fatto bene da tutti i doppiatori, ma, come è accaduto per la SERIE TV sequel del film, stavolta i dialoghi sono stati tutti uniformati e non sono state mantenute le parti in cui gli attori francesi parlavano in inglese con Maggie Cheung e che nell'edizione originale erano sottotitolate, perciò viene reso meno efficace il senso di confusione di Maggie in una Parigi dove lei parla solo cinese e inglese per cui molti non sono sicuri che l'attrice comprenda bene quello che le viene detto in francese.
Anzi tale confusione in cui si trova l'attrice in realtà non la si sente per niente a meno che non si sia già vista l'edizione originale, e certi commenti della troupe sembrano non avere più molto senso dato che senti tutti interagire in italiano.
Vabbè, son scelte di marketing, ma ancora una volta rimpiango la traccia originale che comunque ho nella mia videoteca e, se se ne ha la possibilità, consiglio vivamente il primo doppiaggio.
Comunque il buon REX è andato dismesso solo dopo 20 anni di onorato servizio quando ha cominciato a dare segni di stanchezza decidendo di stritolare qualche nastro.
Ora per i millennials c'è ovviamente il digitale con i vari formati, ok, ma chissà se tutti quelli un po' più grandicelli si ricordano la loro prima videoregistrazione, quale film o serie tv o concerto?