Nel titolo del post ho parafrasato un assioma che spesso viene usato riferito a Benito Mussolini (e anche titolo di un libro di Francesco Filippi), perché sarò un ingenuo, uno che di musica non capisce una mazza, un ottimista a tutti i costi, ma non condivido davvero tutto questo accanirsi dei critici musicali contro Katy Perry e il suo nuovo album 143.
Premetto che un suo disco per intero non lo avevo mai ascoltato fino ad ora, cioè nel senso che finora mi ero basato sui singoli che passava la radio e che per me erano tutti delle hit con tutte le cosine a posto.
Un compendio generale sulla cantante l'avevo avuto durante il suo PRISMATIC WORLD TOUR dove un grande impianto scenico cercava di sopperire alle qualità vocali non proprio eccelse di Katy, mentre la sua diretta avversaria Lady Gaga ha pienamente dimostrato che anche dal vivo ha i numeri, e che numeri.
Nonostante quelle mancanze, lo spettacolo era stato di mio gradimento perché comunque riesco a capire quando una canzone realizzata in studio con cura maniacale tra effetti e sovraincisioni poi dal vivo sia difficile da far rendere in maniera identica, per cui preferisco un'esecuzione meno fedele all'originale piuttosto che il PLAYBACK USATO DA MADONNA, e Katy in quel tour sono sicuro che non lo usava.
Secondo le critiche negative, 143 (titolo che si riferisce ad un modo in codice di scriversi I Love You di quando i display dei telefonini erano microscopici) presenta un pop ormai datato fermo agli esordi di Katy, che infatti ha richiamato per parte del disco lo stesso produttore di allora.
Ma questa si può chiamare invece coerenza dato che altri artisti, tipo i Coldplay, ma lo stesso mostro sacro Bob Dylan ai suoi tempi, per non parlare di NEIL YOUNG ROBOTICO, sono stati accusati di aver cambiato le carte in tavola facendo dischi che non rispettavano più il genere al quale erano legati.
Legati? Ma scherziamo?
Cioè un artista deve fare dischi per compiacere il pubblico e poi se lo fa lo si accusa di essere ripetitivo?
Insomma, mai contento sto pubblico o i giornalisti.
Beh Katy Perry in questo disco non fa che ripetere gli stili, gli arrangiamenti i temi che ha portato avanti finora, perciò cosa c'è di male?
Ok, non sarà certo un capolavoro, ma per esempio il singolo WOMAN'S WORLD ha un bel tiro radiofonico e pecca forse solo per essere un po' tanto stile Lady Gaga, ed è accompagnato da un videoclip pazzesco che trasuda erotismo da tutte le parti e che ad un certo punto, giuro, cita addirittura una foto così.
Di vero c'è che altre cose invece sono abbastanza noiose come I'M HIS, HE'S MINE che è una rilettura dichiarata di Gypsy Woman di Crystal Waters, canzone che già nella sua versione originale reggevo veramente poco, ma lei forse ci confida parecchio perché è uscita a settembre come terzo singolo, anche qui supportata da un video ad alto tasso ormonale.
Forse tale remake col testo cambiato non è tanto gradito nemmeno a Manuel Agnelli che durante le AUDIZIONI di X-Factor ha regolarmente criticato tutti quelli che presentavano cover con il testo modificato/rinnovato.
Dall'altra parte invece vi ho trovato con piacere un bel po' di canzoni fresche, gradevoli come per esempio ALL THE LOVE, dove certi passaggi mi hanno ricordato lo stile di Annalisa, la nostra pop star che quest'anno ha messo in riga tutti, il che probabilmente dimostra che la cantante ligure non ha nulla da invidiare alle star internazionali come Katy, la multitasking Lady Gaga e la super osannata TAYLOR SWIFT.
Anzi, a proposito di Annalisa, che lo scorso marzo aveva incontrato Katy a Los Angeles, qualcuno ha fatto notare molta somiglianza fra le copertine dei loro dischi.
Copertine che tra l'altro, nel caso della cantante americana, cambiano a seconda dell'edizione che acquistate se siete ancora amanti dei vinili, mentre io invece ho optato per la versione digitale standard, certo meno stilosa, ma più pratica.
Insomma, siamo a conoscenza che Katy Perry ha passato i suoi brutti momenti di depressione durante i quali ha lasciato momentaneamente il mondo discografico, salvo rare featuring ogni tanto, e dedicandosi ad AMERICAN IDOL dove per diverse edizioni ha fatto la giudice presentandosi anche con outfits decisamente originali,
ed ora ci riprova e per farlo fa quello che sa fare meglio, cioè la pop star leggera leggera.
Magari, chissà? sarà il caso come per quella famosa RECENSIONE NEGATIVA su The Unforgettable Fire degli U2 passata alla storia di cui avevo parlato pochi giorni fa QUI?
So solo che adesso che mi sto preparando me lo riascolto per l'ennesima volta il disco di Katy Perry mentre macineró qualche chilometro (ha il mood gusto), ma a piedi che le cuffiette in bici non si devono usare mai perché è pericolosissimo, eh!
È vero che su Prime Video tante cose che vedi sono dei pacchi (l'ho constatato personalmente e non c'entra Amadeus), ed è anche vero che la trovata degli spot adesso rompe un bel po' i maroni, ma la si sopporta lo stesso se guardi una serie come Fallout, tratta dal famoso videogame per X-Box, quello con le armature, i cavalieri e gli scudieri, ma del futuro, e realizzata in maniera strepitosa dai creatori di Westworld, cioè Jonathan Nolan e Lisa Joy che un pacco pure loro me l'avevano tirato ed era INVERSO - THE PERIPHERAL.
La faccenda parte con la solita apocalisse atomica che ha reso la superficie terrestre un po' come il mondo di Mad Max cioè tanta terra, sabbia, rottami, mentre sottoterra nei Vault, vivono i sopravvissuti in uno strano limbo temporale diviso fra alta tecnologia e stile anni 50, che è l'epoca in cui sarebbe avvenuto l'evento nucleare per cui tante cose sono rimaste com'erano a quei tempi.
E infatti è tale la musica vintage che accompagna spesso le scene, anche quelle più action creando un contrasto fantastico e straniante perché tipo si danno delle legnate, coltellate, sparate con il sottofondo di canzoni stile Platters.
Giuro è forte sta cosa.
La protagonista della vicenda è Katy Perry... ehm cioè no, è Ella Purnell che però abbigliata in abito da sposa come appare nel primo episodio pare la cantante uscita dal video di Hot & Cold.
In seguito invece la vedremo nel mondo esterno un po' meno elegante e leggermente disordinata e stavolta mi ha fatto tornare in mente una giovane Susan Sarandon, specialmente per quegli occhioni particolari per i quali sembra davvero la figlia di Kyle McLachlan
che interpreta suo padre.
Quel Kyle che in una scena flashback vediamo pure ringiovanito come quando era l'agente Cooper di Twin Peaks grazie all'ormai usuale tecnica del deaging (si, ho puntato il dito quando l'ho visto mentre contemporaneamente pensavo a quelle famose note della SIGLA).
No, chiaramente non è questo qui sopra il Kyle ringiovanito (non avrebbe funzionato molto bene sennò), ma uno degli altri due personaggi che tessono la trama della vicenda e sono il ghoul Cooper Howard (ecco chi è) interpretato da Walton Goggins e Maximus che ha il volto di Aaron Moten e c'è stato pure qualcuno che, vedendo insieme lui ed Ella, ci ha rivisto la coppia di Star Wars La Rinascita Della Forza, ma con due personaggi di molto superiori
(e i meme si sono moltiplicati).
Scene forti e disturbanti ne abbiamo a iosa e pure twist niente male con un finale però che non è un finale, ma ormai si usa così e per fortuna, al contrario di altre serie che terminano sospese, si termina la visione non incazzati, ma con la voglia di vederne ancora, ma comunque appagati come per The Boys e Gen V, altre due belle bombe presenti sul menù di Prime Video.
Pochi giorni fa parlavo del PRECURSORE del moderno cinema ed oggi compie un secolo esatto la Metro-Goldwin-Mayer, la storica casa di produzione statunitense nata dalla fusione di altre tre (i tre nomi appunto) con il famoso leone che ruggisce nel cerchio.
Leone che, senza contare le mille parodie con gattini e quant'altro, nel corso degli anni ha cambiato faccia ben sei volte perché tanti sono gli animali che si sono succeduti in quel ruolo, con anche un logo stilizzato voluto da Kubrick per aprire 2001 Odissea Nello Spazio (ma era già apparso in apertura di altri due film) dato che a lui piacevano molto i titoli essenziali su fondo colorato come ricorderete anche in ARANCIA MECCANICA.
Da notare che il nostro leone all'inizio era muto e solo quattro anni dopo faceva sentire il suo ROAR, come la canzone di Katy Perry appunto, grazie all'arrivo del sonoro, avvento che turbava non poco Brad Pitt in BABYLON.
Tale casa è stata comunque una garanzia di film di un certo livello, tipo come in Italia lo era la Titanus con il suo scudo, seppure qualche baggianata sia uscita sporadicamente anche da lì per la verità.
Bondiani senza dubbio in esultanza perché è stato grazie alla MGM se abbiamo visto iniziare le avventure di 007 sul grande schermo, ma anche i Pink Floyd di The Wall, Rocky e Thelma & Louise (fra i tanti) si sono fregiati di tale marchio prestigioso.
Tuttavia il più grande successo mondiale e commerciale la MGM lo ha avuto producendo i cartoons di Tom & Jerry, ovvero lo show più violento del mondo che vanta anche un merchandising di portata incalcolabile.
Ultimamente la casa, dopo varie vicissitudini fra le quali anche un rischio di fallimento, è passata di proprietà del gruppo Amazon.
Quindi è finita nel giro delle piattaforme pure lei con gli algoritmi che producono i film a getto continuo?
Non lo so questo, ma di sicuro i tempi cambiano per tutti.
Era un po' che non sentivo una canzone nuova di Katy Perry dopo la sua gravidanza ed un brutto periodo di depressione finché, a sorpresa, me la trovo nel nuovo spot di JUST EAT in ottima forma (la versione italiana però non è cantata da lei) e con i suoi classici costumi variopinti:
Anzi, più che uno spot sembra davvero uno dei suoi coloratissimi videoclip tipo CALIFORNIA GURLS, dove pure lì il cibo era protagonista fra gelatine e panna montata
e appare anche Snoop Dogg che, guarda caso, è stato il testimonial precedente.
E perché, sempre a tema gastronomico, dato che viene citata nello spot non rivedersi anche BON APPÉTIT? Certo di lei, specie dal vivo, molti non ne parlano bene perché punta tanto su un'immagine artefatta da trucco, parrucco e abbigliamento, tanto che magari se la incontri per la strada al naturale manco la riconosci, e personalmente posso anch'io confermare che il suo concerto che ho visto del suo Prismatic World Tour
era pieno di imperfezioni e problemi di intonazione però rimane una delle mie preferite di quel genere pop plastificato, ma che tanto spettacolo fa.
Perché se devi fare spettacolo, tanto vale pensare in grande.