La notizia della sua morte ci ha colti ieri sera, ma già da tempo l'immenso, gigantesco, unico Pippo Baudo non si faceva più vedere in giro perché malato.
Famoso al punto che non devo certo aggiungere qualcosa io (sicuramente lo conoscevano anche su Tatooine), aveva 89 anni e al suo attivo poteva contare, oltre a 13 Festival Di Sanremo (le cui canzoni rimangono tuttora dei classici), svariate trasmissioni televisive soprattutto da prima serata (come casualmente ha deciso di andarsene) che lo avevano fatto diventare senz'altro il re della nostra tv, con il merito si aver scoperto e lanciato le più note soubrette quando ancora quel termine stava a definire una bellezza televisiva che avesse davvero delle qualità per stare in video.
E, a proposito di prima serata, forse qualcosa adesso sta cambiando nelle programmazioni televisive poiché nell'anteprima del nuovo palinsesto di Canale 5 non si parla più di Striscia La Notizia perlomeno collocata dove è stata finora.
Forse finalmente hanno capito che ormai la prima serata è diventata quella tutta uguale ogni sera con Striscia da una parte e i "Pacchi" dall'altra, nonostante si continui a chiamare "fascia preserale"?
Eh si, perché una volta, ma mica secoli fa cioè ancora quando Pippo stava in tv, la prima serata cominciava con il film o la serie tv o lo show alle 20.40 subito dopo il TG mentre adesso, per lasciare posto a quei due preserali, tutto è traslato quasi alle 22, orario francamente troppo avanti per esser definito "prima serata".
Quindi qualcuno forse ha pensato se davvero, con tutta la concorrenza delle piattaforme, è ancora il caso di mantenere questo schema.
E infatti per me non lo è perché per me la prima serata ormai da tempo comincia quando mi pare perché scelgo io cosa guardare che dei "Pacchi" proprio non me ne cale (ne prendo già sulle piattaforme, in effetti) e anche di Striscia specie se porta in video certi conduttori insopportabili presi per chissà quale contratto stipulato.
Vedremo quindi se nella stagione autunno inverno intanto Trump riuscirà nel suo intento di far cessare almeno la guerra Russia - Ucraina, e se ci saranno davvero dei cambiamenti epocali in tv oppure tutto resterà noiosamente uguale (conflitti compresi che tengono sempre banco nei TG) dato che nel frattempo la prima serata di Rai 1 è Techetechetè (che apprezzo nella nuova versione senza conduttrice inutile), mentre su Canale 5 è, per ogni santo giorno, La Ruota Della Fortuna con Gerry Scotti che comincia a starmi stretto pure lui...
Dopo aver passato il conclave più veloce del mondo che ha disilluso ancora una volta le aspettative dei Pitura Freska, ed è stato anche movimentato dall'apparizione di quella foto di Trump in veste papale, lasciamo per ora gli argomenti in odore di santità (ma che razza di odore avrà sta benedetta santità?) perché si torna a parlare invece dei nostri argomenti preferiti che sono molto meno santificabili, dato che, come già si sentiva in giro da un po', i nostri amici inglesi appassionati di auto sono tornati su Prime Video, ma solo James May e Richard Hammond, poiché Jeremy Clarkson ha avuto qualche problema con la produzione.
Nonostante ciò, in quattro puntate chiamate The Not Very Grand Tour e che saranno pubblicate dilazionate entro l'anno prossimo, appare anche Jeremy in alcuni video tratti dalle precedenti edizioni introdotti da James e Richard che discutono a modo loro sui contenuti che sono, come sempre, a favore dei motori endotermici.
Purtroppo niente di davvero nuovo quindi.
Almeno per ora.
Ah... Comunque quella foto di cui parlavo prima
forse non sarà stata in un certo suo modo premonitrice, dato che Robert Francis Prevost, il nuovo Papa che ha preso il nome di Leone XIV (csiv per gli amici) viene dall'America di Trump?
Ed è la prima volta che sale al soglio pontificio un americano
che tra l'altro con il nome di Leone si riferisce al noto storico Papa Leone Magno che fermó appunto gli Unni di Attila invasori come si vedeva in quel vecchio FILM con Anthony Quinn. Oddio forse questo non era esattamente Anthony Quinn... eppure diceva pure lui di chiamarsi Attila cioè A come atrocità,
doppia T come terremoto e traggedia, I come ira di Dio, L come lago di sancue e A come "adesso vengo e ti sfascio le corna"!
Comunque Papa Leone Magno respinse appunto gli ospiti indesiderati un po' come è nelle intenzioni di Donald di fare "pulizia" nella sua America per farla "great again".
Certo sono solo coincidenze, però fanno pensare...
Oggi a pasquetta, dove possibile, ci sarà il classico merendino sui prati o anche sulle spiagge, ma sempre e solo dove possibile per le condizioni meteo, e meteo che ultimamente sta facendo davvero penare anche le nostre città messe a dura prova da alluvioni, trombe d'aria e terremoti; questi ultimi non c'entrano direttamente con il meteo, è vero, ma alcuni sostengono che i continui e repentini sbalzi di temperatura possano favorire tali calamità naturali che comunque fanno lo stesso gravi danni e vittime come abbiamo visto di recente.
Ma sono sicuro che SuperTrump (da non confondere con il famoso gruppo musicale britannico) con i suoi poteri infiniti conferitigli da Dio in persona avrà una soluzione (o crederà di averla) anche per domare il cambiamento climatico, argomento del quale si parla sempre quando ci si vuol far belli davanti alla folla, ma senza mai poterlo risolvere perché alla fine il nostro pianeta fa giustamente un po' quello che gli pare come ha sempre fatto perché lui è molto più grosso di noi e se vale la legge del più forte...
Inoltre, se Donald in versione supereroe vi ha ricordato per un attimo Patriota di THE BOYS,
Oggi è la Giornata Del Made In Italy, e cosa che adesso pare sia fuori pericolo dalle minacce di Donald & I Suoi Dazi, che pare il nome di una band (giustamente) demenziale.
Made In Italy che oggi viene rappresentato qui da Io E Te Dobbiamo Parlare, cioè un film dove troviamo Leonardo Pieraccioni e Alessandro Siani a fare la coppia "comica", e al quale mi sono approcciato, nonostante sulla locandina ci stia scritto, convinto che la regia fosse del comico toscano che da Il Ciclone in poi non è più riuscito a bissare il clamoroso successo, ma più o meno fa ancora divertire.
Invece il film è tutto dell'attore napoletano e l'ho capito solo dopo un po' che lo stavo guardando, un po' perché il minutaggio di Alessandro è maggiore di quello dedicato a Leonardo con poi tantissime scene in dialetto stretto, ma soprattutto perché non riuscivo a trovarci nulla di divertente in una sequela di gag malfatte tipo quella del laghetto delle oche (son anatre!) o la serata trasgressiva di Leonardo e Brenda Lodigiani nell'albergo infimo.
Arrivati poi all'Eyes Wide Shut di casa nostra (si, ma è evidente che come frame ho messo quello originale di Stanley) penso che lì si sia toccato il fondo di un film completamente inutile che prova a far ridere su argomenti di attualità tipo gli ambientalisti che protestano imbrattando i quadri nei musei e le forze dell'ordine che lavorano per catturare pezzi grossi della criminalità (la scena del venditore di ombrelli... Mioddio!!!).
E su quanto NON apprezzi Alessandro Siani, eccetto che per Benvenuti Al Sud, dove era solo attore, devo averne GIÀ PARLATO in passato.
Va meglio però nella co-conduzione dell'ultima edizione di L.O.L. Chi Ride È Fuori dove Siani sta al fianco di Pintus in sala controllo (non fa ridere nemmeno lì, ma almeno non fa danni) ed edizione che ho trovato davvero esilarante per il cast di molto migliore delle ultime che invece raschiavano il fondo del barile.
Scusate se manca una zeta nel titolo, ma non è un refuso... è che la rima sennò non suonava bene. A parte gli scherzi, quel matto di Trump, dopo essersi eletto paciere dell'universo, giusto per qualche giorno perché poi i conflitti sono tornati come prima, più di prima come cantava Tony Dallara e anche uno spot di questi giorni su una compagnia assicurativa, adesso se la prende con tutto il mondo mettendo dazi a destra e a manca.
Questo, come dice Ursula Von Der Leyen nel VIDEO sottotitolato, porterà danni ovunque con aumento di inflazione e perdita di commesse nel campo dell'export.
Certo, facendo un esempio estremo, l'aumento di prezzo su una Ferrari, per un americano granoso che ha la possibilità di acquistarla, non comporterà per lui una grande differenza poiché costosa era e costosa rimane e al miliardario granoso che la compra non gliene cale, mentre a noi comuni mortali, che una Ferrari la vediamo solo correre in Formula 1, ci cale ci cale ci cale (Heater Parisi dixit), ma solo fino ad un certo punto perché, parlo per me, tanto non la comprerò mai e manco sono americano.
Peccato però che tali aumenti toccheranno anche a tanti altri prodotti anche italiani come farmaci e generi alimentari che finora hanno goduto di un buon mercato di esportazione.
Eh... me la vedo nera, ma nera nera, come disse la marchesa camminando sugli specchi (Zucchero dixit).
Un po' tutte le città più importanti sono state citate nelle canzoni e in particolare la città di New York ha avuto due testimonial d'eccezione nelle figure di Frank Sinatra e Liza Minnelli con la loro NEW YORK, NEW YORK, tanto che il 7 febbraio del 1985 tale brano è diventato ufficialmente l'inno della Grande Mela.
Ma vuoi che noi italiani siamo da meno? No anzi, magari senza renderle inno cittadino, sono tante le nostre canzoni che celebrano le nostre città, a partire da quella Roma Capoccia scritta da Venditti alla tenera età di 14 anni, giuro, andando a Milano con Dalla, Fortis e molti altri, passando da Genova con l'avvocato Paolo Conte che però è piemontese (ma Bruno Lauzi aveva ristabilito la location geografica), toccando Napoli con i suoi mille culure e l'indimenticabile Pino e ricordando anche la Firenze di Ivan Graziani, pure se lui era abruzzese.
Più o meno tutte le città più famose hanno la loro canzone dedicata, ma solo New York l'ha resa il suo inno quarant'anni fa perché gli americani son fatti così, un po' megalomani, è vero, loro pensano in grande come i protagonisti di INCEPTION, ma sicuramente hanno anche dei pregi.
E lo dimostrano ancora una volta con il nuovo presidente che finalmente decide di fare un po' di ordine dichiarando di non avere mezzi termini dato che per lui esiste solo bianco o nero (ma non è razzista però), senza le famose cinquanta sfumature di grigio, per cui nel suo mondo sono concessi solo maschi o femmine, senza sessi intermedi o incerti, e ci saranno solo veri americani o dichiarati stranieri senza immigrati scomodi (ma forse non ricorda che quei territori erano già abitati da un'etnia molto diversa dalla sua),
si sta adoperando per far terminare la guerra tra Russia e Ucraina gridando dalla finestra "se non la finite vengo li eh!!!", ed ora decide anche di risolvere il problema della contesa Striscia di Gaza rendendola una Riviera (romagnola?) e spostando (non deportando eh...) tutti i palestinesi da un'altra parte così nessuno litiga più.
Facile no?
Strano che nessuno ci avesse pensato prima...
L'onnipotenza a volte ha questi effetti collaterali, si, anzi mi ricordo che già tempo fa un tizio ragionava più o meno così e non era mica Charlie Chaplin.
Ah, dimenticavo, pare che abbia dichiarato anche che non ci saranno più le mezze stagioni...
Oggi 27 gennaio è Il Giorno Della Memoria, cioè la data in cui alle otto del mattino del 1945 le truppe dell'Armata Rossa (allora utile a fin di bene) liberarono il campo di sterminio di Auschwitz, anche se nel frattempo i nazisti non erano rimasti lì con le mani in mano e molti dei deportati (termine d'attualità con Donald Trump che si toglie dalle balle i migranti indesiderati mettendoli in catene) erano già stati trasferiti in altri campi in Germania e in Austria.
Sul tema dei deportati sono stati realizzati moltissimi film, persino uno del 1972 mai completato, diretto ed interpretato da Jerry Lewis, cioè The Day The Clown Cried.
Nel film Jerry interpretava Helmut, un clown da circo finito pure lui ad Auschwitz dove era costretto ad accompagnare i bambini verso le camere a gas, e la storia per certi versi è stata poi in parte ripresa e modificata dando l'ispirazione a Roberto Benigni per La Vita È Bella.
Film duro e crudo quello di Lewis funestato da mille problemi, non ultimo quello dei finanziamenti che alla fine non arrivavano mai e l'attore mise il denaro di tasca propria per cercare di portarlo a termine.
Del film, in una versione non definitiva, possedeva una VHS Jerry, mentre era segreto il il luogo dove era custodito il negativo originale.
Nonostante non fosse mai stato pubblicato, venne fatta ugualmente qualche proiezione privata del film, ma le reazioni dei critici non furono esattamente positive, forse anche a causa del montaggio che doveva ancora essere rivisto.
Comunque Jerry, prima di morire aveva donato tutta la sua collezione di film, compreso questo, alla Biblioteca Del Congresso di Washington, e il 2025, secondo gli accordi che aveva preso l'attore, potrebbe essere l'anno in cui, ripeto il condizionale, potrebbe capitare di poterlo vedere pubblicamente dopo tante bufale apparse su internet negli anni passati compresa una fasulla edizione targata The Criterion Collection, ovvero dell'azienda specializzata nel restauro di vecchie pellicole.
Ma, se mai capitasse davvero, sarà da vedere con tutti gli avvisi del caso.
Valà che durante il capodanno appena passato l'avete ballata tutti quella canzone lì, ma, anche se la musica del sabato rimane a tema, LA BOMBA non si balla oggi.
Cioè nel senso che il post si può leggere anche con il sottofondo delle canzoni allegate per sdrammatizzare, ma si parla di bombe vere qui.
O meglio, di un missile norvegese lanciato il 25 gennaio del 1995 dagli scienziati norvegesi e statunitensi con lo scopo di studiare da vicino l'aurora boreale.
Tutto bene senonchè quel missile andò a volare un po' troppo vicino a Mosca e qualcuno se ne accorse.
Era finita solo da qualche anno la GUERRA FREDDA e WARGAMES era anche già uscito al cinema da più di un decennio mentre Il Dottor Stranamore di Kubrick di anni sul groppone ne aveva un po' di più, ma quel giorno si rischió davvero che si scatenasse un terzo conflitto mondiale perché quel razzo venne interpretato dai russi come un attacco nucleare da parte degli Stati Uniti (ARRIVA LA BOMBA... Taaac!) e a Boris Eltsin, l'allora presidente russo, venne consegnata la valigetta con le chiavi per far partire la prevista controffensiva.
Da quel momento tutte le forze armate russe furono messe in stato di allerta, ma finalmente venne appurato che non c'era davvero nessun pericolo di attacco.
Uff... Altro che I GIGANTI che dicevano di non aver paura della bomba atomica. Quella volta c'era mancato davvero un pelo, eppure gli Stati Uniti sostenevano di aver avvisato tutti i Paesi interessati dall'esperimento scientifico, ma chissà come mai la notifica non venne recepita in Russia.
Alcune voci invece ritengono che il lancio di quel missile fosse stato una specie di test voluto dagli americani per verificare la capacità di reazione dei russi in caso di attacco nucleare, ma, ripeto, sono solo ipotesi.
Fatto sta che l'argomento di oggi torna prepotentemente di attualità con la salita al "trono" (si, ho scritto trono, si) di Donald Trump e le sue nuove minacce verso la Russia.
Minacce che per ora sono solo ulteriori sanzioni e dazi nel caso Putin non la voglia smettere con questa guerra contro l'Ucraina.
Nel tardo pomeriggio per noi italiani, ma dal mattino per gli americani, si tiene oggi la cerimonia di insediamento di Donald Trump come 47esimo presidente degli Stati Uniti al suo secondo mandato.
Ehm, la foto ufficiale non promette niente di buono verso chi proverà a fargli girare le balle e sembra dire "son tornato e son tutti XXXXX vostri".
Già il Donnie ha detto chiaramente che risolverà il problema dei migranti rispedendoli da dove arrivano, ma sopratutto penserà a quello di Tik Tok...
Al che quella riguardante il social pensavo fosse una specie di gag, una fake news e invece no.
Eh questi si che son problemi davvero grossi, così grossi che, dopo il moscio Biden, doveva tornare lui come un novello Mr. Wolf a rimettere a posto tutto per Make American Great Again.
C'è da dire che non è la prima volta che un presidente viene rieletto, ma sarà difficile per chiunque battere il primato finora mai superato di Franklin Delano Roosevelt che mantenne tale mandato per ben quattro volte.
La nostra Giorgia Meloni sarà là sul posto come anche Elon Musk, David Zuckerberg e Jeff Bezos, come dire una certa élite con i bigliettoni che strabordano dalle tasche.
Ospite musicale, che la volta precedente era stata Lady Gaga, sarà stavolta il tenore Christopher Macchio che canterà l'inno nazionale, con pure altri artisti che interverranno come, Carrie Underwood, cantante country che ai più non dirà nulla, ma è stata una vincitrice di American Idol, Kid Rock, i Village People e Billy Ray Cyrus, il papà di Miley.
Inutile dire che un'occhiata la darò anch'io, magari preparando la cena dato che da noi saremo quasi in vista del pasto serale.
E sicuramente ci sarà un dispiego di forze inusitato, visti i fatti precedenti dove il "rosso" ha rischiato anche di beccarsi una pallottola letale.
Diciamo che per certi versi sarà un po' come guardare un thriller in tv, dai...
Si, il titolo è quello del bellissimo film con l'allora adolescente Matthew Broderick che usciva nelle sale italiane proprio a novembre del 1983.
Pellicola della MGM diretta da John Badham, cioè colui che si era già fatto un buon nome dirigendo La Febbre Del Sabato Sera e, sempre da Wargames, si porterà dietro Ally Sheedy (della quale chi non si era preso una cotta?) per fare innamorare di lei appunto pure un robot bellico nel divertente Corto Circuito del 1986, del quale consiglio caldamente di evitare lo scialbo seguito.
Seguito che nel 2008 c'è stato anche per Wargames, ma di cui ero completamente all'oscuro, con Wargames 2 - Il Codice Della Paura,
ma con personaggi e cast completamente diversi, però sempre marchiato MGM.
Film invece il Wargames originale che mostrava quanto potesse essere facile il rischio di una terza guerra mondiale e che mi è già capitato di nominare almeno altre due volte nei miei post, e che magari rivedendolo oggi, con quella tecnologia desueta che ci mostrava,
potrebbe sembrare invecchiato male, ma la realtà forse lo sta superando in quel frangente dove, al posto del ragazzino che crede di giocare ad un videogame bellico, c'è il ben più maturo, e fino a gennaio ancora ufficialmente presidente degli Stati Uniti, Joe Biden che, sarà demenza senile, non lo so,
ha dato il via libera all'utilizzo di armi americane per bombardare la Russia, se fosse necessario.
Al che, il figlio di Donald Trump si è un attimo risentito e gli ha detto "oooo stai buonino!" perché in questo modo pare che il Joe stia cercando di mettere i bastoni fra le ruote al "rosso" che, a quanto dice, vorrebbe invece prodigarsi per far tornare la pace nel mondo come dicevano le parodie delle aspiranti miss Italia fatte da Katia e Valeria sul palco di Zelig.
A dire il vero il Donald non lo vedo molto bene in costumino nero e numero sul petto, ma il pensiero sarebbe lo stesso.
Complotto o qualcuno guerrafondaio dello staff che si sta approfittando del povero Biden ormai chiaramente non più nel massimo delle sue funzioni cerebrali facendogli credere di essere al tavolo del Risiko?
Fatto sta che stavolta il mondo intero ha tremato a quella notizia non da poco e forse sarà necessario richiamare l'ormai esperto John Badham a dirigere almeno il finale di questo film che non è un film.
Eccoci qua ormai all'habemus president, e c'è chi è contento e chi no, tipo Jennifer Lopez e Harrison Ford che si erano schierati per Kamala Harris (a proposito dell'ex Indiana Jones, su Apple Tv+ stanno uscendo gli episodi della seconda stagione di SHRINKING, ancora più cinica della precedente), mentre in questo 2024 un gigantesco e amatissimo mostrone, forse quasi il più famoso del mondo, quello modificato dalle radiazioni atomiche e chiamato Godzilla, ha appena compiuto la scorsa domenica 70 anni.
Per la precisione era il 3 novembre del 1954 quando arrivava nelle sale giapponesi il primo film in bianco e nero diretto da Ishiro Honda, pellicola che doveva essere la risposta giapponese al King Kong americano, inventando così, fra una cosa e l'altra, anche il genere kajiu.
King Kong in persona... ehm... in gorilla poi dividerà la scena con la maxi lucertola preistorica in alcuni film successivi sempre giapponesi, tra i quali anche uno in cui il gorilla è un robot gigante, e anche più di recente, quando la saga passerà in mano agli americani, succederà che i due si scontreranno.
Ma i furbissimi orientali, per facilitare la distribuzione all'estero, già settant'anni fa mettevano nei film di Godzilla anche attori americani con parti più o meno importanti come anche in questo primo episodio che due anni dopo, per arrivare in America, venne sforbiciato in parecchie scene sostituite da altre recitate appositamente ex novo da Raymond Burr che interagisce con gli attori giapponesi per rendere credibile il montaggio finale.
Tecnica questa usata anche per le serie dei Power Rangers che abbiamo visto 20 anni fa in Italia dove le scene dei combattimenti con i costumi erano quelle originali nipponiche, mentre poi gli attori orientali nelle sequenze "in borghese" erano sostituti da altri americani con un abile "taglia e cuci".
Passerà ancora un anno e nel 1957 questa versione giappoamericana arriverà anche in Italia dove Burr sarà doppiato da Emilio Cigoli,
voce storica del cinema con più di diecimila film in oltre quarant'anni di doppiaggio.
All'inizio il nostro gigante, che in originale si chiama Gojira (tradotto sarebbe più o meno tipo "gorillabalena"), è una minaccia da combattere, la personificazione della violenza e dell'odio contro l'umanità, ma dai film successivi, un po' come succederà in Terminator, diventerà un difensore del pianeta.
Anche se non viene citato nel titolo del film (nemmeno in quello originale), lo vedremo anche in L'INVASIONE DEGLI ASTROMOSTRI, il sesto sequel sempre diretto da Honda nel 1965 e distribuito in Italia qualche anno dopo dalla Titanus che in quel periodo, avendo fiutato il filone proficuo, stava facendo man bassa di cinema orientale tra mostri e wuxia, compresi quelli con Bruce Lee.
Nato in Giappone come film per adulti, per cui un prodotto anche abbastanza violento, in seguito sarà edulcorato per permetterne la visione anche ai bambini che mostravano di apprezzare molto quel genere kajiu e, non ultimo, anche per il motivo del merchandising nel quale i giapponesi sono sempre stati avantissimo e lo sono tuttora.
La saga di Godzilla poi è stata rinnovata, come dicevo sopra, in versione stelle e strisce prima da Roland Emmerich e, più di recente, da Gareth Edwards con una nuova serie di film che hanno pure avuto un ottimo riscontro di pubblico.
Se poi vi capita di passeggiare per Tokyo, potrete vedere l'amico mostro spuntare da dietro uno dei tanti palazzi della città che tante volte ha raso al suolo per sconfiggere gli altri mostri cattivi.
Ho avuto in passato anche un gioco per la PlayStation in stile picchiaduro dove Godzilla combatteva contro tutti i mostri avversari della saga facendo naturalmente anche i soliti danni alla città.
Da notare, nella serie dei film giapponesi, che Godzilla all'inizio emetteva una specie di raggio di energia atomica dalle fauci,
mentre in seguito, per economizzare l'effetto speciale, tale raggio diventerà un più semplice getto da lanciafiamme tipo drago.
Per questo ora mi sorge il dubbio che forse, per il suo compleanno, sia meglio che Godzilla si astenga dal soffiare sulle 70 candeline.
Se l'avete già vista questa nuova stagione dei SUPEREROI BASTARDIDENTRO avrete capito al volo il titolo,
mentre se ancora dovete vederla, tranquilli che non sto spoilerando granché, dato che in The boys 4 succedono tante, ma tante di quelle cose pazzesche che davvero più di una volta mi son chiesto come avessero passato i paletti della censura con pure una scena hard bdsm che poi, a conti fatti, è anche la meno disturbante.
Ma sono supereroi perciò possono fare un po' quello che gli pare, no?
Perché ce l'hai il coraggio tu di andare davanti a Patriota e dirgli "oh, sta calmino eh"...
Personalmente io no perché ogni volta che l'ho visto entrare in scena (Antony Starr da Oscar) ho avuto davvero paura ed era giustificata visto quello che poi inevitabilmente lui combinava.
E stavolta c'è da dire che agisce anche per vendetta verso coloro che lo hanno fatto diventare così.
Vendetta che viene mostrata in una serie di scene particolarmente agghiaccianti.
E lo dico io che di cose horror ne ho viste a bizzeffe, ma qui giuro che siamo oltre ogni limite immaginabile.
Roba che al confronto Bryan Yuzna pare il creatore dei Teletubbies.
Comunque si inizia benissimo già dal primo episodio che parte e finisce coi Sex Pistols e poi via via musica sempre alla grandissima.
Entra in gioco anche il crossover con GEN-V, la serie spinoff e probabilmente, se avete visto il GATTO GOOSE di Captain Marvel, un personaggio ve lo ricorderà abbastanza da vicino, ma in maniera molto più truculenta.
Ci sono pure un paio di nuove entrate nei 7, e sono Sage, donna di colore super intelligente (se ricordate Watchmen c'era anche lì tale personaggio però maschile) e Firecracker, della quale è stato mantenuto il nome originale perché tradotto sarebbe stato Petardo (abbastanza ridicolo) e che sfrutta le stesse tecniche religiose (e gli stessi colori) usate da Trump in occasione dell'attentato, il che può far alzare il sopracciglio pensando che la serie è stata girata tempo fa, per cui adesso i complottisti sono già li a macinare fantasie assurde.
Scusate, ma adesso di più non posso dire, che se la Vought se ne accorge mi fa fare una brutta fine pure a me...
Anche questa settimana mi tocca aprirla con alcuni addii famosi dato che se n'è andata anche Shelley Duvall, la mitica Wendy di Shining perseguitata da Jack (Nicholson/Torrance) munito di accetta.
Shelley ottenne quel ruolo scelta da Kubrick per il modo così realistico in cui sapeva piangere.
Cosa buona per lei, ma scoprirà poi sul set che la stessa scena in cui si disperava tra le lacrime l'avrebbe dovuta girare almeno una trentina di volte perché Stanley era fatto così e la disperazione alla fine te la faceva uscire per davvero anche se fossi stata una "cagna maledetta" (cit. Boris).
Shelley non aveva studiato recitazione, ma quasi per caso era finita nelle grazie di Robert Altaman che la vorrà in diversi suoi film fra i quali il famoso Nashville,
film corale (secondo il tipico stile del regista) che ruota intorno a 24 personaggi presenti al famoso festival country che si tiene nella città del Tennessee e che non è mai stato doppiato in italiano, ma solo sottotitolato per cui difficilmente venne proiettato nelle sale normali, ma piuttosto confinato a quelle da cinestudio.
Anche da Woody Allen Shelley ottenne una parte in Io E Annie, passando poi anche sotto la direzione di Terry Gilliam, Tim Burton e Steven Soderbergh, ma ultimamente l'attrice non era più esattamente in bolla e spesso vaneggiava cose senza senso.
A portarla via a 75 anni sono state le complicazioni del diabete dal quale era affetta da tempo.
Altro grande addio per Shannen Doherty,
53 anni e indimenticabile Brenda Walsh di Beverly Hills 90210.
Da una decina di anni lottava contro un tumore al seno, ma le metastasi erano infine arrivate anche al cervello.
La ricordiamo anche come Prue delle sorelle Halliwell della serie Streghe (Charmed), poi fuoriuscita con la morte scenica del personaggio, ma, in realtà per tensioni con Alyssa Milano, cioè la sorella Phoebe.
Anche il cinema italiano perde un noto personaggio che arriva dal capolavoro Amarcord di Federico Fellini (probabilmente il suo film che preferisco) e sto parlando del giovane Titta interpretato da Bruno Zanin
(da giovane quasi identico a Tom Cruise) che attualmente aveva ormai 73 anni.
La carriera di Bruno aveva avuto inizio proprio con quel film dopo che era capitato a Cinecittà in cerca di lavoro.
Prima invece aveva avuto una pessima esperienza studiando da prete per volere dei suoi genitori, ma dovendo subire abusi da un religioso per cui molló tutto deciso a lasciarsi alle spalle quei brutti ricordi.
Oltre che ad una decina di film, Zanin ha partecipato anche a fiction per la tv e lavori teatrali, scrivendo in più anche libri ed articoli per giornali.
Per la musica invece devo segnalare la scomparsa di Tonj Acquaviva degli Agricantus
di cui è stato il fondatore polistrumentista e percussionista nel 1979, la pluripremiata band di musica inizialmente etnica evolutasi negli anni 80 in elettronica trance e i cui brani sono spesso stati usati come colonna sonora in film come questa AMATEVI tratta da I Giardini Dell'Eden.
Oltre che nei dischi ufficiali degli Agricantus, che sono una decina, i loro brani sono reperibili anche in quelle compilations lounge della serie Buddha Bar che funzionavano un po' di tempo fa.
Tonj aveva 61 anni.
Concludo con colui che è stato vittima dell'attentato a Donald Trump durante un comizio un paio di giorni fa,
cioè il cinquantenne ex vigile del fuoco Corey Comperatore che ha fatto scudo con il suo corpo per proteggere moglie e figlia rimanendo ucciso.
L'ex presidente in corsa per la Casa Bianca invece è stato ferito ad un orecchio di striscio.
Ho preso l'ispirazione da un verso di Gaetano Curreri (Stadio) modificato ad hoc, per introdurre il concetto che, volenti o nolenti, si vive in un mondo di complotti veri o presunti, e non sto parlando di Terra piatta, allunaggi o Rettiliani.
Ormai credo sia chiaro a tutti che durante la pandemia per i complottisti sia stata una pacchia perché ogni cosa veniva ricondotta appunto ad un "qualcuno che ci manovrava nell'ombra" con quelle regole anti assembramento tipo le entrate contingentate nei negozi e supermercati con lunghe file fuori, magari con freddo e pioggia, coi guantini colorati come gli Specchio
(i quali si, avevano fatto anche un disco, si) e mascherati come d'ordinanza.
Dal mio punto di vista invece tante di quelle azioni scellerate intraprese per arginare il contagio erano state dettate dall'inesperienza totale di fronte ad un tale evento (che magari lo avevi visto AL CINEMA, ma mica mai dal vero), vedi i soldi spesi per la scuola con i famigerati banchi monoposto a rotelle, mentre sarebbe stato decisamente più economico mantenere i banchi esistenti facendovi sedere un solo studente.
Ma lo so, la mia era un'idea troppo avanti e forse banale per cui i politici addetti a ciò non ci sarebbero mai arrivati (o voluti arrivare), puntando invece ad un rinnovamento eclatante che poi non è servito ad una cippa perché gli studenti alla fine hanno frequentato da casa davanti ai computer (mentre con un altro device si guardavano in contemporanea le serie tv su Netflix... ops, forse non dovevo dirlo...).
Il complotto continua sulla guerra Russia-Ucraina, con gli AFFARI ECONOMICI che ci stanno dietro e, di recente, con la morte del capo della Wagner, ormai assodato a causa di un attentato dal quale Putin si dissocia... Vabbè.
Forse il top lo si è toccato in questi giorni scorsi con la foto segnaletica di Donald Trump, quella lassù in alto al post, arrestato e rilasciato subito dopo pagando una cauzione, e foto che ora campeggia ovunque come a dimostrare che dietro c'è una grande operazione di marketing e difatti la popolarità dell'ex presidente U.S.A. è salita di nuovo alle stelle secondo il famoso motto derivante da una frase di Oscar Wilde: "Parlate bene o male di me, ma parlatene".
Tornando in casa nostra non si può rimanere indifferenti poi a quell'altro grosso problema dei migranti che ormai arrivano in quantità sempre maggiori nonostante si dica che "bisogna contrastare la tratta di esseri umani", frase che chiunque ricopra un ruolo politico usa per farsi promozione e tu così pensi... "Bravo, belle parole, quasi quasi ti dò il voto".
Si ma poi i fatti stanno dimostrando il contrario, forse perché anche lì c'è dietro qualcuno che ci guadagna bene e non sto parlando degli scafisti senza scrupoli, ma di persone in giacca e cravatta che di scrupoli ne hanno ancora meno.
Uff... Sarà il caldo, sarò meteopatico, ma oggi è così e mi andava di scrivere uno sfogo che esula da cinema e musica, ma non dalla televisione poiché queste sono le cose che stanno monopolizzando l'informazione dei TG, insieme a stupri di gruppo, femminicidi e catastrofi naturali.
Per cui cercherò in coda di sdrammatizzare con una canzone anni 80 che parlava di una WONDERFUL LIFE e la cantava Colin Vearncombe, meglio conosciuto come Black, e (perché no?) ci sta anche la canzone degli Stadio che ha ispirato il titolo del post, ovvero STABILIAMO UN CONTATTO.
E così anche Ivana Trump se n'è andata a 74 anni per un arresto cardiaco, monopolizzando le news di ieri, mettendo pure in secondo piano guerra, Covid-19 e governo in crisi, perché, volente o nolente, si tratta di un personaggio dalla portata mediatica enorme,
e l'annuncio ufficiale è arrivato proprio dal suo ex marito Donald con il quale erano ultimamente in ottimi rapporti, quello un po' tutto matto che l'onnipotente Patriota di The Boys ne pare la fotocopia (lo è).
Certo si porta rispetto ad una persona quando passa a miglior vita, ma certe frasi dette da lei hanno scatenato la fantasia di certi haters del web che avrebbero fatto commenti poco carini riferendosi al fatto che lei abbia definito la sua vita senza rimpianti e favolosa.
Beh, facile a dirsi se hai sposato un miliardario e inevitabilmente pane per i classici leoni da tastiera.
Tuttavia meglio ricordarla per il suo passato sportivo sugli sci ancora con il suo nome da cecoslovacca come lo sono le sue origini, ma poi si terrà stretta il cognome Trump, e poi come modella e ancora imprenditrice, anche di se stessa, dall'intuito notevole, ritagliandosi anche un cameo nel film del 1996, Il Club Delle Prime Mogli, un po' come Donald che invece appariva in Mamma Ho Riperso L'Aereo - Mi Sono Smarrito A New York. Vizio di famiglia quindi 😉, ma con la differenza reti a favore dell'ex marito che, tra film e serie tv, di apparizioni ne conta più di una decina.
L'11 Settembre è passato e se ne è parlato ovunque, anche per l'assenza di "QUEL PERSONAGGIO" alle commemorazioni ufficiali, il quale ha preferito dedicarsi ad insultare come al solito il suo successore (ma infatti diceva Nanni Moretti in Ecce Bombo "Mi si nota di più se vengo o se non vengo?"), per cui mi sono preso un giorno di ritardo per postare con comodo la mia versione sulle famose Torri Gemelle... No, niente post complottista, ci mancherebbe proprio, perché anzi in rete è già stato ampiamente dato e si trova veramente di tutto per realizzarci su una serie per Netflix che manco La Casa Di Carta...
Oggi semplicemente lego il mio ricordo personale sul World Trade Center con due film nei quali (specie il secondo) gli edifici diventano i protagonisti.
King Kong del 1976 firmato da John Guillermin con Jeff Bridges e Jessica Lange, e ovviamente con il gorillone meccanico di Rambaldi,
o più precisamente i vari pezzi che lo componevano, vede le due torri come traguardo finale di Kong perché gli ricordano le due formazioni rocciose della sua Skull Island dalla quale è stato portato via, lui che di andarsene non aveva davvero nessuna intenzione dato che laggiù era considerato un Dio e la cosa gli faceva molto comodo, perché è risaputo che "Se ti chiedono se sei un Dio tu devi rispondere di sì" (cit. GHOSTBUSTERS).
Nota sul poster del film che in maniera spettacolare, ma molto improbabile, mostra il nostro amico con le zampe su entrambe le torri, ma sai com'è... De Laurentiis in veste di produttore faceva le cose molto molto in grande e se il Kong di Schoedsack era grosso, questo doveva apparire ancora più grosso.
Il secondo film è molto più recente (2015) ed è The Walk diretto da Robert Zemeckis che narra l'impresa pazzesca e vera del funambolo Philippe Petit (Joseph Gordon-Levitt) di camminare su una corda tesa proprio tra i due edifici
(in foto il vero funambolo).
Era uscito anche in 3D per quelli che non soffrivano di vertigini, ma le scene erano già parecchio esplicative e stupende nella versione tradizionale.
Per finire un addio cinematografico come ne capitano tanti su queste pagine perché, in questo caso, è il normale cerchio della vita: il suo nome era Art Metrano, comico cabarettista, ma il ruolo del tenente Mauser nel secondo e terzo episodio della saga di Scuola Di Polizia è stato quello che lo ha reso famoso, con tutto quello che gli succedeva durante i film (tipo la scena delle sopracciglia).
Se n'è andato ad 84 anni dopo aver avuto anche un brutto periodo a causa di una lesione alla colonna vertebrale dalla quale si era però ripreso. Addio Art, noi ti ricordiamo così:
2001 - 2021, cioè 20 anni esatti da quel settembre in cui i gli estremisti islamici sono saliti all'onore delle cronache con l'attacco al World Trade Center di New York che quel pomeriggio catalizzó l'attenzione mediatica e tutte le reti sospesero ogni programma per informare di quanto stava accadendo.
Evento questo cantato anche dai Pinguini Tattici Nucleari nel loro ultimo singolo SCRIVILE SCEMOcitando la puntata interrotta quel giorno de La Melevisione.
Attacco più volte messo in dubbio sull'effettiva rivendicazione, sulla dinamica, perché i complottisti ci sono sempre, ma che c'è stato ed ha lasciato una cicatrice enorme non solo nell'America, ma nel mondo intero.
Un evento invece quello recente della fuga delle truppe americane e dei civili dall'Afghanistan, con il minaccioso ultimatum del 31 agosto, letteralmente un "fuori dalle balle", che ha ricordato anche com'è finita la guerra del Vietnam, e Donald Trump non perde l'occasione per ribadirlo e farsi bello davanti al suo pubblico, o meglio, per la precisione lo ha alle spalle come lo aveva Fiorello al Karaoke,
e puntare il dito contro il suo successore Joe Biden definendolo un incapace e incompetente e addossandogli la colpa per essere arrivati ad una situazione come questa.
Ancora un'azione da gradasso, quindi, come ci ha abituati quel personaggio che pare ormai una parodia di sé stesso e, a memoria mia, non ricordo di altri ex presidenti che abbiano tenuto un comportamento tale.
Insomma il Covid-19, che c'è e continua a far vittime, ora passa un pochino in secondo piano per gli americani perché si teme vivamente che l'Isis voglia "festeggiare" il ventesimo anniversario delle Torri Gemelle in qualche modo eclatante, cioè un 11 settembre "col botto" (mi si passi il termine), come hanno già quasi confermato gli attentati terroristici di ieri all'aeroporto di Kabul con i soliti kamikaze che si fanno esplodere felici e contenti.
Sperando che non sia veramente così, cioè che non sia un'escalation di terrore, intanto continuiamo a seguire con un pochino di apprensione le notizie sui TG che mostrano servizi sui Talebani armati di tutto punto (da chi, eh? Ditemi che non sembrano passati da Matrix a prendere "Armi... Tante armi...") con riprese stranamente cinematografiche, con quei primi piani alla Sergio Leone e pure i controcampi, mentre gli anchor men & women delle reti TV ogni giorno peggiorano sensibilmente infarcendo sempre di più le frasi di "eee" "aaa" "ooo", manco fosse una canzone di Vasco, e di questa piaga del giornalismo televisivo ne avevo parlato già TEMPO FA, sperando che sparisse o almeno si mitigasse e invece...
Ecco che riparte il venerdì sera su Rai2 la serie THE GOOD DOCTOR con la quarta stagione (già dallo scorso venerdì 8 gennaio in realtà, ma è recuperabile comodamente su RaiPlay)
e ci troviamo nell' attualità assoluta come se stessimo guardando un TG perché nel primo episodio si sta spargendo la pandemia di covid-19 che ormai conosciamo così bene. Anche nella serie quindi vediamo mascherine obbligatorie distanziamento sociale e tutti i problemi correlati che noi abbiamo già sperimentato pienamente e stiamo tuttora vivendo. D'altronde sarebbe stato un po' poco realistico fare una serie ospedaliera senza citare quanto sta accadendo in tutto il mondo. Da un altro punto di vista magari qualcuno maligno che vuol trovare del marcio (non solo in Danimarca) dirà che gli sceneggiatori se ne approfittano e vogliono cavalcare prontamente l'onda dell' attualità... tipo, ora già che ci sono potrebbero continuare con un episodio in cui (chessò? invento... la butto lì) un buffo presidente americano tutto matto che comincia a sparare minchiate colossali su come difendersi dal virus, fino poi all'epilogo finale in cui perde le elezioni ma lui non si rassegna, così dà di matto e ti tira su un casino che non ti dico... eh no, non invento niente purtroppo... Vedi che a volte la realtà è meglio di qualsiasi sceneggiatura che ti puoi immaginare...