Era il 1987, periodo in cui stavo ancora dietro ai microfoni di una radio privata un po' prima che arrivassero la house e poi la tremenda hardcore (che contribuirono in parte ad allontanarmi da quel giro), ed avevo per le mani un disco dei gallesi The Alarm, per me allora sconosciuti, ma loro in realtà stavano sulla scena, perlomeno britannica, già dall'inizio di quella decade così pregna di grande musica.
Il singolo era RAIN IN THE SUMMERTIME, ed era una canzone molto più pop del loro repertorio usuale, che un po' ricordava gli U2 senza i loop e delay di The Edge, ma con le stesse aperture vocali di Bono.
Difatti nello stesso anno, pochi mesi prima usciva The Joshua Tree della band irlandese e The Alarm, per caso o chissà, nel 1983 avevano avuto l'onore di aprire i loro concerti nel tour di War.
I quattro ragazzi avevano un look tipico degli anni 80 con quei capelli importanti sostenuti da lacca sparata senza ritegno (era cosa normale in quel periodo se ricordate anche Nik Kershaw, i Kajagoogoo e i Drum Theatre) e capitano qui oggi poiché è mancato a 66 anni il loro biondo leader Mike Peters affetto da tempo da un tumore.
Il loro genere era stato definito new wave post punk e casualmente a 71 anni se n'è andato anche David Thomas, leader dei PERE UBU, altra band post punk, ma questa era degli anni 70 e con tutt'altro spirito dentro. David aveva la caratteristica di essere affetto da problemi psichici come la schizofrenia e questo lo si evinceva anche dal suo modo di cantare isterico e dalle mosse scomposte sul palco dove comunque trovava la sua dimensione migliore.
Oltre alla band principale, David aveva poi avuto diverse collaborazioni con altri musicisti comprese anche le reunion dei Pere Ubu.
Oggi è la giornata mondiale della danza e seppure come ballerino io sia totalmente negato, non disdegno i musical dove si canta e si balla, e non per niente mi è piaciuto anche BETTER MAN che musical non è, ma lo spirito ce l'ha tutto dentro.
Di recente invece su Prime Video è arrivata Etoile, nuova serie tv di 8 episodi prodotta dalle menti che stavano dietro ad Una Mamma Per Amica e La Fantastica Signora Maisel, per cui se conoscete le due serie saprete già che tipo di mood può esserci qui.
Dialoghi serratissimi, molta ironia e anche sentimento.
Ma forse fra le tre serie questa è la meno incisiva nel senso che c'è molta carne al fuoco con moltissimi personaggi che intrecciano le loro vicende, ma, almeno per ora, la situazione non viene focalizzata su qualche vero protagonista assoluto.
Ecco, diciamo che Robert Altman su cose del genere ci ha fatto la sua carriera di regista, il che, se andiamo a vedere, non è esattamente un male, dato che gestire un film corale (una serie in questo caso) non è una cosa semplicissima e qui si sta facendo appunto la conoscenza di tutti questi personaggi.
Tutto nasce da due scuole di danza in crisi, una in Francia e l'altra negli States, che per rivitalizzarsi decidono di fare uno scambio di ballerini, il che mi ha anche ricordato per certi versi Emily In Paris, e anche questo non è per niente male dato che quella con Lily Collins rimane una delle mie serie preferite.
Inoltre, se conoscete gli altri due prodotti di cui ho parlato prima, troverete anche molte facce note che arrivano da entrambe le serie, mentre Charlotte Gainsbourg
dovreste già conoscerla per quel bel film di Crialese che è Nuovomondo del 2006 e, tra l'altro, nonostante abbia i suoi bei 53 anni, pare che da allora non sia memmeno passato troppo tempo (magia dell'avere certi genitori terribilmente fighi?).
Qualcuno che di mestiere fa il critico vero, si è lamentato che qui non c'è un villain vero e proprio sostenendo che il villain è quello che fa la differenza in un film (molto spesso è assolutamente vero), ma se ricordiamo bene nemmeno in Una Mamma Per Amica c'era un villain eppure quello è stato un successo stratosferico.
Ah, beh, è vero...,, erano altri tempi, quelli in cui Italia 1 mandava in onda quei bei prodotti positivi da guardare con tutta la famiglia, bambini compresi, mentre si cenava, e invece adesso la stessa rete in quell'orario (l'ho già detto tempo fa) manda in onda morti ammazzati male, autopsie e quant'altro, compresi villain, assassini e malati di mente.
Ma ci mette il bollino rosso così ha la coscienza a posto...
Flow è un film d'animazione franco-belga-lettone che, grazie al passaparola, ha avuto il suo giusto riscontro di pubblico.
Il film racconta di un mondo quasi sommerso dalle acque dove non c'è più traccia di umani e ha un'animazione digitale estremamente realistica nei movimenti degli animali, fatta eccezione per il fatto che da soli riescano a governare il timone di una barca, ma in fondo glielo si perdona.
Nonostante Nanni Moretti sostenga urlando in faccia ad una giornalista che "le parole sono importanti", per tutto il film non c'è nessun dialogo, ma solo rumori della natura e versi di animali.
Animali che tuttavia sanno farsi capire più di noi umani con tante parole (succede anche nella realtà se avete un cane o un gatto in casa).
Insomma qui ci troviamo davanti a tutt'altro che gli animali antropomorfizzati della Disney.
La cosa bella del film è che sopratutto vi si legge un messaggio di comunione tra razze e generi diversi.
Forse è una cosa più facile tra gli animali che agiscono per istinto naturale, piuttosto che tra gli umani, probabilmente, i quali invece ragionano spesso con un cervello non sempre in bolla.
Spulciando qua e là ho scoperto che, oltre ai nostri Carabinieri che sono l'arma benemerita italiana presente anche in Pinocchio di Collodi e sulla copertina di I Buoni E I Cattivi di Edoardo Bennato,
esistono anche i Carabinieri Del Cile che oggi festeggiano l'anniversario della fondazione del corpo militare con El Dia Del Carabinero.
Non sono però al corrente se anche i Carabinieri Del Cile siano poi diventati protagonisti di barzellette e film demenziali.
Cosa che un mio amico che aveva fatto parte della benemerita ha sempre preso con spirito come è giusto che sia.
Persino Giorgio Faletti con la sua SIGNOR TENENTE presentata al Festival Di Sanremo, nella prima stesura del brano ironizzava su di loro (dovevano multare un disco volante), ma poi, man mano che il comico lavorava sul brano, il testo è diventato molto più serio e toccante portando alla mente le stragi di mafia dove tanti di loro hanno perso la vita senza una valida ragione, ma non c'è mai una ragione perché una vita debba finire (cit. parziale di Riccardo Cocciante).
Inutile girarci intorno perché Better Man, il film che racconta l'ascesa, la caduta e la rinascita di Robbie Williams, ai botteghini è stato un flop clamoroso, ma questo non sempre vuol dire che sia un brutto film.
Anzi a me è piaciuto un sacco e, dico la verità, mi sono pure commosso, perciò nel mio caso forse vuol dire che ha funzionato.
Certo è che a sfavore avrà giocato per molti il fatto di vedere il protagonista con le sembianze di una scimmia, anche se dannatamente somigliante a Robbie più di quanto potesse essere un attore truccato per renderlo somigliante a lui.
Cosa questa che, nonostante l'effetto speciale sia assolutamente perfetto, può aver avuto un altro effetto non proprio speciale dato che la saga de Il Pianeta Delle Scimmie è tutt'altra cosa.
E alla domanda rivolta a Robbie del perché di tale scelta, lui aveva risposto "Why not?", aggiungendo poi che nel periodo in cui giovanissimo a soli 16 anni era entrato a far parte dei Take That si sentiva come una scimmietta ammaestrata in un circo di proprietà di Nigel Martin Smith dove Gary Barlow era venerato come un dio essendo anche un buon autore e cantante.
Era risaputo però che le ragazzine, dopo le prime esibizioni, già puntavano di più Robbie perché era già il più esuberante e figo allora mentre il biondino tendeva un po' al cicciotto.
L'estromissione dal quintetto a causa di certi suoi comportamenti che andavano contro le regole ferree imposte da Nigel lo porta in un periodo nero dal quale però, è risaputo, saprà uscirne con l'aiuto di Guy Chambers, autore dei suoi successi da solista, un po' come il sodalizio che aveva legato Elton John a Bernie Taupin.
Questo paragone sembra non capitare poi così a caso poiché la regia è di Michael Gracey che ne arriva proprio dalla produzione del bellissimo ROCKETMAN e infatti certe sequenze fantasiose un po' ricordano il biopic su Elton John, come l'apocalittica/onirica ESIBIZIONE a Knebworth dove Robbie fa letteralmente strage del suo passato e lo spettacolare momento musical di ROCK DJ in Regent Street, ma anche la recita da bambino dove già tirava fuori la sua ben nota faccia tosta, suo marchio di fabbrica sul palco.
Per me quindi, per farla breve, si tratta di un film con tutte le cose a posto e che oggi sta di diritto come rappresentante della musica del sabato.
Continua il super maxi ponte, maxi tipo come quello che vorrebbe Salvini e che invece da Pasqua ci porta fino al Primo Maggio passando per il Giorno Della Liberazione del 25 aprile dove oggi butto lì Sconfort Zone, nuova serie su Prime Video con Maccio Capatonda, che fa quello che dice, cioè mette in una zona opposta alla classica comfort zone, ma il fatto è che ci mette lo spettatore stesso.
E forse questo non è esattamente un bene poiché si parte scherzando su un hospice dove vengono ricoverati i malati terminali e sul quale in effetti ci trovo poco da ridere.
Se non ho smesso la visione è solo perché da Maccio (che francamente non è il mio comico preferito, ma tutti ne parlano così bene...) mi aspettavo dell'altro che forse doveva arrivare, ma anche quando più avanti arriva non è che siamo al meglio della forma con una comicità che arranca a fatica cercando di farti sorridere sullo sgradevole.
Ma nel mio caso non è accaduto.
Cioè, anche Fantozzi, di cui ho parlato DI RECENTE per i 50 anni dell'uscita del primo film, era comicità sgradevole perché perculava un perdente e la sua famiglia, ma faceva ridere anche se con un po' di tristezza dentro.
Qui l'atto del ridere invece per me qui viene forzato, non naturale e liberatorio come invece dovrebbe essere.
Boh, saranno questi maledetti tempi che cambiano, ma secondo me stavolta non ci siamo.
Ho ripescato di recente un film del 2007, Scrivimi Una Canzone con Hugh Grant e Drew Barrymore, che stranamente non avevo ancora visto.
Si tratta sempre di quel Hugh dei dintorni di About A Boy e anche in questo caso c'entra la musica perché interpreta un ex componente di una boy band anni 80 che ricorda molto Andrew Ridgeley degli Wham nelle immagini "d'epoca" create per il finto VIDEOCLIP dei titoli di testa, e che adesso vive di piccoli show quasi amatoriali per nostalgici.
Finché non gli capita la richiesta bomba da parte di una giovane star simil Taylor Swift (che è in attività da poco prima dell'uscita del film quindi potrebbe davvero essere ispirata a lei) di scrivere una nuova canzone per lei. Musicalmente non ci sono problemi, ma con le parole la cosa diventa più difficile finché non entra in scena Drew Barrymore con un talento innato per mettere insieme rime ad effetto.
I dialoghi sono serratissimi a raffica per tutto il film che magari è un gradino sotto gli standard di Hugh, ma fa passare una serata in leggerezza.
Se tornate con la mente al 14 febbraio di quest'anno, oltre ad essere stato il giorno degli innamorati, ricorderete che è stato anche il ventesimo COMPLEANNO di YouTube, ma questo inteso come fondazione della piattaforma, mentre per il suo lancio vero e proprio nel web con il primo account registrato e il caricamento del primo video in assoluto, invece si va alle ore 20:27 del 23 aprile successivo, come appunto la data odierna, e primo video che non era ancora un videoclip musicale di VEVO o un trailer o quant'altro, ma una semplice ripresa amatoriale dal titolo ME AT THE ZOO.
La qualità era ancora bassa e il caricamento lento con quei modem antidiluviani che facevano certi rumori bizzarri per connettersi e più stavi collegato più pagavi che non c'erano ancora i piani flat.
Tutto ciò ormai con la fibra ultraveloce che utilizziamo tutti pare ovviamente obsoleto e sicuramente se un ragazzo di vent'anni sta leggendo queste righe difficilmente avrà provato tale esperienza persino frustrante quando il video "bufferava" per caricarsi.
Il ragazzo nel video, se per caso ve lo state chiedendo, è Jawed Karim, co-fondatore di YouTube e responsabile dei sistemi di sicurezza riguardanti la piattaforma.
Rimane invece QUESTO il video più visto di questi vent'anni.
Forse per l'usanza ormai comune di molti genitori di "parcheggiare" i bambini davanti ad un display per non farsi rompere le balle in situazioni tipo al ristorante o un viaggio in aereo, esperienza mia quest'ultima recentissima con una bambina di circa tre anni dietro al mio sedile che, oltre a saltare continuamente scrollando il mio schienale mentre cercavo di dormire, guardava qualcosa di diabolico sul telefonino che emetteva tutta una serie di WHEEEE, BOOM, KAPOW, CRASH, cioè un vero incubo per me, e nel frattempo i genitori muti. Ok, sono i pro e i contro della tecnologia in crescita, ma tutto dipende da come la utilizziamo (in questo caso serve chiaramente un corso ai genitori, quei genitori), anche nel caso dell'intelligenza artificiale così additata come una cosa demoniaca da crocifiggere, mentre non sarebbe il caso di preoccuparsi così tanto perché finché avremo noi umani l'ultima parola, tutto andrà bene... finché...
Mentre ieri mattina siamo stati svegliati dalla notizia della morte di Papa Francesco che aveva 88 anni, mancato subito dopo i riti pasquali ai quali aveva fatto solo una breve apparizione perché purtroppo non era più in perfetta salute da tempo, ed ecco il "grande addio" del titolo, cade oggi la Giornata Mondiale Della Terra, ed è dal 2008 che in occasione di tale evento proprio a Roma, ma non solo, si tiene il Concerto Per La Terra per sensibilizzare il pubblico sulle grandi sfide ambientali e celebrare insieme l’Earth Day.
Negli anni passati si sono esibiti personaggi come Ben Harper e i Subsonica a Piazza del Popolo, Pino Daniele al Circo Massimo, Patti Smith (RIECCOLA anche oggi), Noemi, Ron e Carmen Consoli a Villa Borghese, Fiorella Mannoia al Teatro della Luna di Assago, Arisa agli Arcimboldi di Milano.
Quest’anno i protagonisti del Concerto per la Terra sono stati i Tiromancino di Federico Zampaglione,
che il 3 aprile scorso, poco dopo che il Pontefice era stato dimesso, hanno calcato il palco dell’auditorium della Nuvola di Fuksas a Roma con un concerto gratuito (ma il posto era da prenotare).
Concerto che da oggi è disponibile anche su Raiplay.
E ancora in coda torno come in apertura per un addio a Papa Francesco per il quale persino Putin ha mandato le condoglianze dicendo di avere un grande rispetto per lui, e forse dichiarazione un pochino ipocrita dato che, nonostante le invocazioni del Santo Padre, mica l'ha piantata lì di fare la guerra eh... (discorso che comunque vale anche per la controparte ucraina).
Oggi a pasquetta, dove possibile, ci sarà il classico merendino sui prati o anche sulle spiagge, ma sempre e solo dove possibile per le condizioni meteo, e meteo che ultimamente sta facendo davvero penare anche le nostre città messe a dura prova da alluvioni, trombe d'aria e terremoti; questi ultimi non c'entrano direttamente con il meteo, è vero, ma alcuni sostengono che i continui e repentini sbalzi di temperatura possano favorire tali calamità naturali che comunque fanno lo stesso gravi danni e vittime come abbiamo visto di recente.
Ma sono sicuro che SuperTrump (da non confondere con il famoso gruppo musicale britannico) con i suoi poteri infiniti conferitigli da Dio in persona avrà una soluzione (o crederà di averla) anche per domare il cambiamento climatico, argomento del quale si parla sempre quando ci si vuol far belli davanti alla folla, ma senza mai poterlo risolvere perché alla fine il nostro pianeta fa giustamente un po' quello che gli pare come ha sempre fatto perché lui è molto più grosso di noi e se vale la legge del più forte...
Inoltre, se Donald in versione supereroe vi ha ricordato per un attimo Patriota di THE BOYS,
Buona Pasqua a tutti con anche oggi un po' di musica che arriva dallo storico Easter di Patti Smith, suo terzo album il cui titolo significa proprio Pasqua e contiene la meravigliosa BECAUSE THE NIGHT,
perla anomala in un disco che francamente non è tutto di facile ascolto come invece la canzone scritta da Bruce Springsteen e legata al programma di Enrico Ghezzi Fuori Orario che mi ha fatto conoscere diverse chicche cinematografiche (e so di non essere il solo) potrebbe indurre a pensare.
Ma sappiamo tutti che Patti è la poetessa del rock perciò chi la segue e la ama davvero (come uno slogan vintage dei jeans) va ad analizzare in primo luogo i testi delle canzoni, testi che parlano naturalmente del tema centrale del disco, cioè la ricerca spirituale e personale, mentre io, come fruitore standard, devo prima di tutto essere colpito dalla musica che arriva dalle canzoni stesse, e infatti la stessa regola è il motivo che mi ha fatto appassionare ai miei amati Beatles.
Canzoni quelle scritte da Patti che poi nel tempo, un attimo prima di entrare negli anni 80, prenderanno in parte una piega molto più easy cambiando anche il suo modo di impostare la voce, e sto parlando di due cose bellissime come FREDERICK e DANCING BAREFOOT (notare come quest'ultima anticipasse di brutto il sound grunge che arriverà negli anni 90) oppure PEOPLE HAVE THE POWER (ne esiste anche una famosa versione dance fatta dagli italiani Bliss Team), ma si tratta pur sempre di canzoni singole che nulla hanno in comune con quanto invece si ascolta in Easter, disco che ho messo su conoscendo anche qui, lo ammetto, solo quella canzone famosa per cui mi aspettavo qualcosa di simile.
E invece no, niente.
Qui per il resto delle tracce si sente molta rabbia lamentosa e incazzata, che poi è il vero tratto tipico di Patti, frequentatrice del famoso CLUB CBGB dal quale sono usciti anche i Blondie, i Talking Heads e i Ramones con tutt'altro spirito però.
Ripeto comunque che sicuramente per chi ama questo genere di musica, il disco può destare interesse anche preso in toto.
E ancora Buona Pasqua con le campane a festa nel finale del brano EASTER.
Quelle tutine aderenti aperte sul petto che Benson Boone indossa nelle sue performance musical-acrobatiche mi avevano già ricordato certe mise del periodo (per me) migliore di Freddie Mercury (quello pre-baffi), ma finora l'accostamento era stato solo marginale.
Finché Benson (che invece i baffi già li porta adesso) al Coachella non ha eseguito una monumentale BOHEMIAN RHAPSODY che suppongo sarà ricordata in futuro come una delle migliori cover mai portate su un palco. Con un piccolo neo però, poiché quando parte l'assolo di chitarra e arriva una "sorpresa" dato che monta su da sotto con un elevatore nientemeno che Brian May in persona con la sua Red Special, nelle intenzioni doveva essere un momento da far tremare il palco tipo con un'ovazione da paura, mentre il pubblico che frequenta il Coachella Festival forse non è così attento ai particolari (e chiamalo particolare il Brian), ma piuttosto sta lì per vivere un'esperienza in stile Woodstock e quindi, nonostante Benson cerchi con tutte le sue forze di far puntare l'attenzione sul chitarrista dei Queen, non accade niente.
Strano, eppure la canzone la conoscono anche i sassi.
Esatto!
La canzone si, e anche quella figura iconica baffuta che è stato Freddie la conosce anche il ragazzino che balla la techno e magari ne indossa anche una t-shirt che lo raffigura col giubbotto giallo di Wembley,
ma il frontman è stato una figura talmente forte che alla fine ormai molti identificano i Queen con il solo Mercury, dimenticando quel capellone ricciolone così bravo a suonare la chitarra costruita dal suo papà, il biondo batterista con l'acqua sui tamburi (Roger Taylor)
e soprattutto il riservato e silenzioso bassista (John Deacon) che da tempo ha mollato definitivamente i compagni di viaggio in favore di una vita da pensionato, ma di lusso poiché guadagna tuttora sui diritti delle canzoni dato che per la band ne ha scritte molte anche lui e, anzi, alcune rimangono tra le più belle.
Qualche titolo? Another One Bites The Dust, I Want To Break Free, Spread Your Wings e molte altre.
Cinque anni fa, potrebbe sembrare strano, ma vivevamo la musica in un modo molto diverso, quasi da romanzo distopico, a causa della pandemia, cioè niente concerti dove si stava tutti ammassati a cantare in coro, ma solo video fatti stando isolati in casa e pubblicati in streaming, oppure cantando e suonando sui balconi, altro che il Coachella.
Questa One World Together At Home, a cui all'epoca avevo dedicato un POST, fu una delle tante iniziative nate a scopo benefico con la collaborazione delle star della musica.
La serie di contributi musicali era enorme e comprendeva anche CHRIS MARTIN dei Coldplay (che fa anche qualche errore sul pianoforte, ma ci ride su con un simpatico "shit") ed il tutto era in favore dell'OMS.
A rivederlo adesso (c'è su YouTube anche INTEGRALE) sembra impossibile che fossimo in una situazione così, eppure c'è stata e l'abbiamo superata, difatti siamo ancora quasi tutti qui che mandiamo un pensiero a chi invece non ce l'ha fatta e purtroppo sono stati tanti.
Magari l'abbiamo passata non grazie solo alla musica, ma anche quella aiuta.
Per il cerchio della vita, purtroppo neanche questo può mancare ed è lutto nel rock per la morte a 74 anni di Les Binks (nessuna parentela con il famigerato Jar-Jar per fortuna sua), ex batterista dei Judas Priest,
band considerata come l'apripista del genere heavy metal e del look tutto pelle e borchie tipico del genere, anche se è pur vero che tale abbigliamento ha riscosso un notevole successo anche negli ambienti gay come si vede negli anni 80 nell'esilarante scena al Blue Oyster in Scuola Di Polizia.
Les ha militato nella band sul finire degli anni 70, cioè nel periodo di massimo fulgore durante il quale venne registrato in Giappone anche il live UNLEASHED IN THE EAST. Disco storico che (è capitato spesso per MOLTI ARTISTI) ha subito alcuni ritocchi in studio, anzi molti sostengono che siano state rifatte tutte le parti vocali perché il frontman Rob Helford in quei concerti era molto raffreddato e non aveva dato del suo meglio.
Les nel 1981 ha anche suonato la batteria per il nostro Eugenio Finardi nel disco omonimo che contiene le famose Trappole e F 104. Di Trappole, pezzo rock dai suoni synth elettronici, esiste anche la versione dal disco tutto in inglese Secret Streets dove diventa HOSTAGES e c'è sempre Les alla batteria poiché vengono riutilizzate le stesse tracce musicali. Da cinema e serie tv arriva anche la notizia della scomparsa di Jean Marsh, attrice britannica apparsa fra l'altro in Doctor Who negli anni 60 nel ruolo ricorrente di Sarah Kingdom (ma non si tratta della classica companion)
e poi negli anni 80 con altri personaggi guest sempre nella stessa longeva serie.
Fondamentale anche la sua apparizione in U.F.O., nell'episodio Progetto Foster (Exposed) nel ruolo di una delle operative della S.H.A.D.O. (l'organizzazione segreta contro le invasioni aliene) che, insieme ad altri dello staff tutti sotto mentite spoglie,
metteva alla prova Paul Foster per testare la sua idoneità a far parte di tale team.
Episodio che (piccola curiosità) venne girato dopo Salvataggio (Survival) dove invece Paul Foster (l'attore Michael Billington, candidato mancato per 007) era il classico personaggio guest e inizialmente non doveva far parte del cast fisso, ma alla produzione, specie nella figura di Sylvia Anderson, il giovane piacque molto perché aveva un grande fascino verso il pubblico femminile
(un particolare che mancava nel prodotto) e quindi venne inserito nella serie con quell'escamotage mettendo poi Salvataggio come episodio successivo.
Jean aveva 90 anni ed era stata anche la perfida Bavmorda in Willow che purtroppo ho dovuto ricordare POCHI GIORNI FA anche per Val.
Era inoltre una sua produzione la serie Su E Giù Per Le Scale degli anni 70 dove interpretava la cameriera Rose Buck
e che anticipava lo spirito di DOWNTON ABBEY, ispirando appunto Julian Fellowes per la sua futura serie di grande successo e che ne butterà le basi già per scrivere la sceneggiatura del film Gosford Park diretto da Robert Altman.
Oggi 16 aprile è la Giornata Mondiale Della Voce, per cui, oltre alla voce di Katy Perry portata nello spazio per 11 minuti baciando la terra al ritorno (ma poteva evitarlo, eh...) grazie a Jeff Bezos, calza a pennello anche A Complete Unknown, film diretto da James Mangold, che non è un musical dove le voci cantanti sono fondamentali, ma ci si avvicina molto, poiché le canzoni coprono il 90 per cento del minutaggio e i testi sono comunque complementari alla storia che viene raccontata.
Forse per questo motivo di coerenza mancano nel film un paio di altri pezzi strafamosi come Knockin' On Heaven's Door e Mr. Tambourine Man (questa viene solo citata in un dialogo), proprio perché non ci stavano dentro al contesto del Bob Dylan che, da cantautore folk, diventa rocker elettrico scontentando i puristi che lo avevano invitato più volte al Newport Folk Festival.
Solita mania bislacca che se un artista comincia con un genere musicale poi dovrebbe essere uguale a sé stesso per tutta la vita.
Tanto per dire, il Bob io l'ho conosciuto solo nel 1975 con HURRICANE, cioè un pezzo meraviglioso lungo più di 8 minuti (infatti sul 45 giri la canzone è divisa sui due lati del vinile) che racconta la storia vera del pugile Rubin Carter (soprannominato appunto Hurricane) accusato di omicidio solo perché nero (nel 1999 ne è stato tratto anche Hurricane - Il Grido Dell'Innocenza, un film con Denzel Washington), e canzone che di folk non ha più nulla se non il suono di un violino suonato da Scarlet Rivera
(qui sopra in una foto di quel periodo) che fa la parte fondamentale nel brano, ma mica il classico violino triste qui eh, anzi qui vale quanto una chitarra elettrica.
Scarlet lo scorso anno ha anche partecipato ad un concerto dove Neri Marcorè (purtroppo in braghette corte!!!) cantava in maniera da brividi DeAndrè e in questo VIDEO c'è un estratto della cover italiana di Suzanne di Leonard Cohen fatta dal cantautore genovese, dove Scarlet duetta cantando le parti in originale, e di seguito anche uno spezzone dove suonano doverosamente anche Hurricane.
Ecco, tornando sull'argomento dei generi musicali ho già spiegato più volte che invece io, al contrario dei cosiddetti "puristi", un artista musicale lo vedo bene se amplia i suoi spazi come sempre è accaduto nella storia della musica.
Provate a sentire il primo e l'ultimo disco dei Pink Floyd o dei Genesis, come vale anche per gli YES, i Coldplay, ma pure gli esordi di Bennato, Dalla, Pino Daniele e tanti altri confrontati con il loro dischi più recenti e troverete differenze abissali.
Comunque Timothee Chalamet qui fa un lavoro eccezionale nel dar vita ad un giovane Dylan e nel CANTARE davvero le sue canzoni imitandone la voce (che appunto oggi viene festeggiata).
Forse solo l'imitazione si spinge un po' troppo oltre nelle pose che richiamano certe foto famose, ma spesso sembrano un po' forzate.
A parte questo il film anche se molto lungo è davvero molto bello (Mangold sa il fatto suo), con l'unico limite che se non piace Dylan, magari solo per il fatto che lui in effetti non è la persona più simpatica del mondo, allora potrebbe essere un problema.
Ma credo che ben pochi possano dire di non gradire le canzoni di Bob.
Comunque, se proprio le cose stanno così, si può tornare invece alla Katy Perry "spaziale" che (mannaggia) invidio moltissimo perché è stata a fluttuare senza peso lassù, come si vede nel VIDEO (che già molti sostengono sia tutto un fake), insieme ad altre cinque donne, fra le quali c'era anche la fidanzata di Jeff,
come gli astronauti veri (ma dico... che fortuna ha la ragazza?), e il cui ultimo album 143 era stato bocciato dalla critica mentre invece (ne avevo PARLATO tempo fa) personalmente l'avevo trovato molto gradevole e lo consiglio.
Beh, lo ripeto, io sono fatto così, cioè molto aperto verso i generi musicali (e come al solito ho "spaziato" off topic forse un po' troppo), ma vedi che alla fine è solo questione di gusti?
Oggi è la Giornata Del Made In Italy, e cosa che adesso pare sia fuori pericolo dalle minacce di Donald & I Suoi Dazi, che pare il nome di una band (giustamente) demenziale.
Made In Italy che oggi viene rappresentato qui da Io E Te Dobbiamo Parlare, cioè un film dove troviamo Leonardo Pieraccioni e Alessandro Siani a fare la coppia "comica", e al quale mi sono approcciato, nonostante sulla locandina ci stia scritto, convinto che la regia fosse del comico toscano che da Il Ciclone in poi non è più riuscito a bissare il clamoroso successo, ma più o meno fa ancora divertire.
Invece il film è tutto dell'attore napoletano e l'ho capito solo dopo un po' che lo stavo guardando, un po' perché il minutaggio di Alessandro è maggiore di quello dedicato a Leonardo con poi tantissime scene in dialetto stretto, ma soprattutto perché non riuscivo a trovarci nulla di divertente in una sequela di gag malfatte tipo quella del laghetto delle oche (son anatre!) o la serata trasgressiva di Leonardo e Brenda Lodigiani nell'albergo infimo.
Arrivati poi all'Eyes Wide Shut di casa nostra (si, ma è evidente che come frame ho messo quello originale di Stanley) penso che lì si sia toccato il fondo di un film completamente inutile che prova a far ridere su argomenti di attualità tipo gli ambientalisti che protestano imbrattando i quadri nei musei e le forze dell'ordine che lavorano per catturare pezzi grossi della criminalità (la scena del venditore di ombrelli... Mioddio!!!).
E su quanto NON apprezzi Alessandro Siani, eccetto che per Benvenuti Al Sud, dove era solo attore, devo averne GIÀ PARLATO in passato.
Va meglio però nella co-conduzione dell'ultima edizione di L.O.L. Chi Ride È Fuori dove Siani sta al fianco di Pintus in sala controllo (non fa ridere nemmeno lì, ma almeno non fa danni) ed edizione che ho trovato davvero esilarante per il cast di molto migliore delle ultime che invece raschiavano il fondo del barile.
Aveva raggiunto i 94 anni Ted Kotcheff, regista canadese, ma nei giorni scorsi purtroppo è mancato e la cosa un po' più triste è che forse pochi si ricorderanno che Rambo, l'icona bellica di Sylvester Stallone (arrivata dopo Rocky già uscito in precedenza) era nata al cinema proprio sotto la sua direzione, cambiando però drasticamente il finale del libro di David Morrell da cui era tratta la sceneggiatura (si dice per insistenza di Sylvester), ma finale che era stato girato anche in versione alternativa secondo la storia raccontata nel libro, seppure anche lì con una piccola modifica.
Ma torniamo a focalizzarci su Ted Kotcheff, partito come regista per la tv, che era poi passato al cinema ed il primo, insuperabile Rambo (First Blood) lo si può considerare il suo fiore all'occhiello e possiamo vederlo infagottato in questa foto presa sul set con Sly in Canada, dove è stata girata la pellicola e sicuramente faceva un po' freschetto.
Regista dotato di versatilità Ted, caratteristica che gli arrivava anche grazie al lavoro televisivo, e che infatti poi in seguito cambierà completamente registro (e clima) buttandosi sulla spiaggia per la commedia nera di Weekend Con Il Morto (solo il primo), comunque anche quello un film azzeccato perché divertentissimo e con un'idea pure scopiazzata da altri in altre occasioni, ma il più delle volte MALAMENTE.
Anche nella musica abbiamo un lutto con Clem Burke, ex batterista dei BLONDIE
(qui sopra nella foto vintage, dove sembra Paul McCartney, infatti è con Debbie Harry) morto a 70 anni per un cancro e che, dopo lo scioglimento della band, ha collaborato con tanti altri artisti come Joan Jett, Iggy Pop, persino con i RAMONES, con i quali condivideva il debutto al mitico CBGB, adottando lo pseudonimo di Elvis Ramone secondo la regola della band che imponeva ad ogni musicista che ne facesse parte di farsi chiamare Ramone, e batteristi i Ramones ne hanno cambiati molti, ma, per fortuna, non per gli stessi motivi degli SPINAL TAP.
Dal mondo di Star Trek nasce lo spinoff Section 31, un film con Michelle Yeoh che, da come veniva presentato, pareva promettere tanto di buono anche da come parte bene, e che invece si perde presto in una noiosissima sequela di scene action tutte riprese con telecamera ballerina che dà un fastidio, ma un fastidio che non ti dico.
Eh, ma così è più facile mascherare scene non proprio perfette forse.
Sarà Perché Ti Amo, Sarà Quel Che Sarà, Sarà La Nostalgia, o sarà forse anche colpa mia che non sono così trekker da amare incondizionatamente tutto quello che viene proposto da quell'universo narrativo.
Ma comunque non tengo un comportamento differente nemmeno nei riguardi dell'altra saga spaziale più nelle mie corde, poiché se una serie o un film tratto da Star Wars è una cagata pazzesca, per usare le parole di un noto critico cinematografico, lo dico senza problemi e l'ho già fatto tempo addietro.
Magari invece per chi va ai raduni trekkers a dire "lunga vita e prosperità" facendo quel segno con la mano, questo è un film bellissimo...
Ma non voglio avercela con nessuno in questo giorno che è la Giornata Internazionale Del Bacio (che negli States viene celebrata anche il 22 GIUGNO).
Perciò tanti baci anche da una vecchia canaglia💋💋💋.
Premetto che degli Yes il mio album preferito è Going For The One per tutta una serie di motivi che ho raccontato molto tempo fa in un POST DEDICATO.
Ma l'album in questione oggi, sempre della band britannica, è CLOSE TO THE EDGE, un disco, naturalmente in vinile, del 1972 considerato al pari di Trespass dei Genesis e The Dark Side Of The Moon dei Pink Floyd per quanto riguarda il progressive (e qui sono ancora lontani i suoni easy pop di Owner Of A Lonely Heart ideati da Trevor Horn).
Dato che il disco aveva avuto una certa importanza, già nel 1987 era stato ripubblicato su CD negli Stati Uniti e in Europa dopodiché arriverà un'altra edizione rimasterizzata digitalmente nel 1994.
Ma non finisce mica lì perché nel 2003, l'album viene ripubblicato di nuovo su disco in un'edizione ampliata e rimasterizzata come anche nel 2013, con l'aggiunta di tracce bonus che includono versioni alternative e versioni strumentali.
Per finire, ancora di recente il 7 marzo scorso è stata pubblicata un'edizione super deluxe a sette dischi (!!!) sempre dello stesso album in un cofanetto che include anche tre dischi di rarità e materiale live, ovvero cose per veri maniaci estremi degli Yes.
Io, per dire, ho anche l'edizione estesa di Going For The One, ma le tracce bonus non sono poi gran cosa e alla fine ascolto sempre e solo la tracklist ufficiale del disco.
Tali operazioni di "ritorno" di album storici accadono anche in Italia in particolare con i Pooh che in questi giorni hanno ripubblicato Un Po' Del Nostro Tempo Migliore
ad un prezzo in effetti un po' elevato (mai come quello degli Yes comunque), nel senso che per chi ha già gli originali può andare anche bene così, ma qualcuno sicuramente li comprerà.
Adesso mi tocca guardare Alexa con sospetto dopo aver visto Cassandra, breve serie tv tedesca su Netflix con certe atmosfere alla Black Mirror.
Anche perché, l'ho detto tempo fa, la "ragazza" si sta facendo un po' tanto (forse troppo) gli affari miei ricordandomi che ho fatto certi acquisti in passato e che "potrei averne ancora bisogno" (maddeché?).
Certo Cassandra, con il suo aspetto da elettrodomestico vintage che può far ricordare un po' il servizievole robot dei Jetsons
(I Pronipoti per noi italiani), si comporta in tutt'altro modo essendo anche semovente per cui te la ritrovi alle spalle all'improvviso con chissà quali intenzioni che arrivano dal suo background passato.
E passato che, piano piano, la famigliola che va ad abitare in quella casa scopre durante gli episodi.
Si, in effetti non è nulla di nuovo perché è la classica rilettura della casa infestata dalle presenze inquietanti, ma in versione tecnologica con alcuni risvolti nella sceneggiatura forse un po' troppo abusati.
Non posso dire di più perché anche due parole in più sarebbero spoiler, ma il fatto è che probabilmente non è una faccenda così futuristica come potremmo pensare...
«Così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato».
Termina con queste parole il romanzo Il Grande Gatsby pubblicato da Francis Scott Fitzgerald il 10 aprile del 1925, cioè ben due secoletti esatti fa, e in seguito trasposto in film, tra i quali uno muto che pare andato irrimediabilmente perduto, e una versione per la tv, mentre i più degni di nota sono senza dubbio quello del 1949 con Alan Ladd (da molti considerato il migliore), la versione del 1974 con Robert Redford e Mia Farrow, pellicola vincitrice di un Oscar per i costumi, e la rilettura molto più recente diretta a modo suo da Baz Luhrmann con Leonardo DiCaprio che brinda a questo importante compleanno nella gif a inizio post, e con quell'errore temporale per cui nel film si vede l'Empire State Building (cosi caro a KING KONG) già in costruzione nel 1922, mentre venne iniziato nel 1930.
Oppure se vogliamo essere pignoli c'è anche l'errore o reinterpretazione dell'abbigliamento dell'epoca che mostra seni push-up (vecchio lupo di un Baz...) mentre negli anni 20 la figura femminile nella moda era vestita quasi in modo da farla apparire "piatta" come avrete ben presente con i classici abiti da Charleston.
Piccolezze comunque paragonate alle tante altre critiche che il regista australiano si è visto arrivare addosso a causa del suo ben noto stile da videoclip che ti prende e ti porta dentro al film come in un turbine di immagini e suoni (anche arditi perché senti cose anacronistiche tipo Back In Black) che, pur essendo una gioia visiva, fa rimanere un po' storditi rischiando di perdere l'orientamento.
Ma se conosci Baz sai che capitava anche, sempre con Leo, nelle scene di apertura di Romeo + Giulietta che, pensate quello che vi pare, per me rimane un lavoro bellissimo.
Piccola nota aggiuntiva sul fatto che nel film di Baz, oltre a Leonardo e a Tobey Maguire, c'è anche Carey Mulligan, cioè la protagonista del FILM citato ieri.
Inutile dire che però il libro di Francis, ovvero l'opera letteraria che oggi compie i due secoli, non l'ho letto, ma, fidatevi, non è stato sempre così poiché per Arancia Meccanica invece ero corso in biblioteca dopo essere rimasto folgorato dal film e, grazie alla carta stampata avevo scoperto anche il famoso ULTIMO CAPITOLO che invece Kubrick aveva omesso facendo così anche cambiare parecchio il senso definitivo dell'opera, e anche nel caso di Sandokan ero arrivato allo SCENEGGIATO TV già preparato dalle letture di Salgari, scoprendo con piacere che i personaggi in tv erano identici a come li descriveva lo scrittore il quale amava perdersi nei particolari anche delle locations (spesso, lo ammetto, risultando un po' prolisso) pur non essendo mai stato personalmente in quei luoghi esotici.
Adesso con internet e l'intelligenza artificiale sarebbe tutto molto più semplice anche per Emilio, ma forse non sarebbe la stessa cosa...
Auguri per le nozze di porcellana a Re Carlo III e a Lady Camilla Parker Bowles sposati ormai da vent'anni (pensa te come passa il tempo) e storia, quella della famiglia reale davvero simile ad una soap opera (quindi è quanto mai "reale" in tutti i sensi), tant'è che è stata portata anche in video nella serie tv THE CROWN su Netflix dove, a seconda delle stagioni, i protagonisti sono attori differenti e in questo caso vediamo Carlo che non somigghia pe'nniente,
mentre con Camilla va un po' meglio, ma nella finzione viene pur sempre migliorata perché era interpretata da Emerald Lilly Fennell, una nostra conoscenza per quanto riguarda il cinema da Oscar dato che ha diretto (e interpretato nel brevissimo cameo delle "labbra da po***no") UNA DONNA PROMETTENTE, film premiato purtroppo solo per la miglior sceneggiatura, ma che meritava molto di più in quel 2021 dove vinse NOMADLAND, e che ha avuto gravi problemi pure per il nostro doppiaggio come per il titolo italiano che messo così pare quello di una commedia leggera
(ma non lo è, proprio no), del quale ho già parlato QUI nel blog, e che, se non lo avete visto, dovete assolutamente recuperare anche se poi starete male come lo sono stato io perché quel finale fa male davvero tanto, ma tanto, e da allora non riesco più ad ascoltare quella canzone bellissima di Juice Newton senza pensare al finale del film.
Tranquilli vecchie canaglie... Succederà anche a voi...
Amarcord di Federico Fellini è del 1973, ma solo due anni dopo ricevette il giusto riconoscimento internazionale vincendo l'Oscar come miglior film straniero l'8 aprile del 1975, edizione in cui comunque l'italianità aveva già idealmente trionfato con Il Padrino Parte II di Coppola facendo incetta di statuette.
E aggiungo giustamente perché per me questo è uno dei migliori film di Federico, così giocato sulla nostalgia, sui ricordi come già dice il titolo che in emiliano significa "Io Mi Ricordo" sulla musica malinconica strafamosa di Nino Rota.
Tuttavia il poeta Tonino Guerra, che aveva curato la sceneggiatura insieme al regista, era solito dire che tale espressione derivasse anche dal modo enfatico come veniva ordinato al bar l'Amaro Cora, bevanda dal famoso logo a spirale ormai non più così in auge, ma sempre in produzione, e legata a molti CAROSELLI VINTAGE interpretati da vari testimonial anche internazionali come Terry Thomas. Spot questo in particolare che in periodo di stalkers adesso non potrebbe mai passare in tv.
Eh ma erano altri tempi.
E internazionalità invece quella di Amarcord data anche dal cast nel quale spiccava il personaggio della sexy Gradisca,
l'incarnazione delle fantasie sessuali di Federico che ne aveva parecchie (ne avevo parlato TEMPO FA), ovvero Magali Noel che veniva quindi doppiata come anche molti degli attori italiani avevano voci diverse per cui sentiamo anche il siciliano Ciccio Ingrassia (lo zio Teo sull'albero) che urla "voglio una donna!!!" con accento romagnolo,
e per lo stesso motivo tale accento lo ha anche Alvaro Vitali che invece ci ha sempre abituati a sentirlo parlare alla romana.
In realtà nel film non c'è un solo dialogo in presa diretta, ma Fellini, e non solo lui all'epoca , usava fare così.
Per la precisione era la quarta volta che Federico vinceva l'Oscar come film straniero, ma stavolta non si era presentato a ritirarlo perché troppo impegnato sul set del suo Casanova dove dirigeva, fra tante immancabili bellezze femminili, il grande DONALD SUTHERLAND.
Come dicevo prima... Fellini aveva sicuramente da divertirsi a rendere reali le sue fantasie anche su quel set...