Musica del sabato molto particolare oggi perché ormai siamo finiti dentro a BLACK MIRROR, c'è poco da fare, e lo dimostrano i Velvet Sundown, band indie dal sound westcoast formata da quattro elementi il cui stile fa ricordare certe cose alla Eagles e tutto quel filone da LAUREL CANYON così caro anche a Francesco Bianconi dei Baustelle.
Tre album all'attivo, più un mini lp di inediti e migliaia di ascolti sulle piattaforme tipo Spotify.
Il risultato è stupefacente, perlomeno per quanto mi riguarda, poiché i loro inesistenti album (qui sopra il PRIMO) sono di gran lunga migliori di tante produzioni attuali con "artisti" veri che ci mettono la faccia e la voce, produzioni pure quelle basate sulla A.I. (ma non lo ammetteranno mai), rivolte invece al filone hip hop, rap, trap eccetera, forse perché finora sembrava che l'abbinamento computer/musica fosse destinato solo a quello, nel senso che se una volta si faceva già musica utilizzando i computer come hanno dimostrato i Kraftwerk (nota bene l'uso di allora dove l'umano rimaneva il padrone della situazione), attualmente invece si fa musica pensata e creata direttamente dai computer con basi tutte molto simili tra loro e sintetiche (vedi quello che è passato agli ultimi Festival Di Sanremo).
Si, perché i brani sono belli, su questo non si può dire nulla, ma scorrono un po' troppo lineari (quasi come quelle canzoni che spesso vengono composte per un film su una finta band), e sembra manchi qualcosa al brano per poter spiccare il volo.