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mercoledì 6 agosto 2025

WAR OF THE WORLDS (COSÌ... PER ESORCIZZARE LE GUERRE VERE)

 Ho visto un film oppure uno spot Amazon come quelli visti di recente dove c'è un protagonista che, grazie al colosso dell'e-commerce, trova una soluzione ad un problema, ma tutto ciò in versione extended?


Questo è il piccolo, ma significativo dubbio che mi è rimasto dentro dopo la visione di War Of The Worlds nella nuova, ennesima versione 2025 presentata su Prime Video (appunto Amazon) che, al contrario delle precedenti edizioni dove il titolo italiano era La Guerra Dei Mondi, stavolta mantiene il titolo originale e dove il protagonista è Ice Cube nel ruolo di un analista della CIA che, già che c'è, con i mezzi mica da poco che ha a disposizione, sorveglia anche la figlia Faith futura mamma, il relativo genero, e il figlio.
Come comprimari vi ritrovo Clark Gregg probabilmente per un contratto con gli Amazon Studios, dato che l'avevo già rivisto in G20) dal mondo degli Avengers,


e l'ex "Desperate Housewife" Eva Longoria, sempre benvenuta anche se con un minutaggio molto ridotto e pure un ruolo non così fondamentale.

Tutto il film, ma proprio tutto viene visto tramite videoscreen da computer, da cellulari e da telecamere di sorveglianza, il che può dare qualche fastidio se si pensa di stare per vedere qualcosa di tradizionale. 
Fastidio che può arrivare anche dal fatto che si mostra che la nostra privacy viene totalmente violata in mille modi come già accadeva nel film Nemico Pubblico con Will Smith e GENE HACKMAN,

ma questo è un altro discorso perché in effetti succede davvero e spesso siamo noi stessi a dare il permesso di farci violare acconsentendo a cose che non capiamo quando apriamo un sito internet (occhio!), mentre è di una natura diversa la spinosa vicenda degli audio di Raoul Bova (che poi chemmenefrega ammè?). 
E, mentre la versione originale del 1953 diretta da Byron Haskin mostrava dei pseudo dischi volanti fluttuanti molto più semplici da realizzare grazie a dei cavi che li tenevano sospesi, qui, come nel romanzo e nella versione di Steven Spielberg con Tom Cruise, ci sono i tripods

che inizialmente camminano seminando morte e distruzione, ma sempre tutto filtrato attraverso schermi, per cui potremmo anche paragonarlo ad un cugino di BLACK MIRROR, per restare negli esempi più recenti, ed escamotage che probabilmente ha anche permesso di risparmiare sugli effetti speciali che così non fa nulla se non sono sempre perfetti dato che le immagini sono spesso balenghe, sgranate, pixelate a mosaico come quando la nostra tv digitale non riceve bene il segnale. 
Addirittura posso affermare che tali effetti speciali erano molto più realistici nel brutto quarto episodio di Scary Movie,

dove si parodiava proprio la versione di Spielberg, ma purtroppo non faceva ridere quasi mai. 
C'è da dire che tutto ciò paradossalmente rende la storia più reale, un po' come aveva fatto Orson Welles nel 1938 alla radio portando in scena l'invasione extraterrestre narrata nel romanzo di H.G. Wells come fosse una radiocronaca in diretta, e seminando il panico tra gli ascoltatori che si erano sintonizzati poi quando il programma era già cominciato e avevano preso tutto come fosse la realtà.

Le critiche verso il film sono state parecchio feroci definendolo addirittura "il peggior film dell'anno" (ma siamo solo a poco più della metà, dai), mentre per me il film ha funzionato poiché ho usato il metodo di valutazione che ultimamente utilizzo per valutare anche le serie tv, cioè i colpi di sonno che stavolta non mi hanno preso, perciò lo considero una cosa positiva, con solo quel piccolo tarlo che Amazon ci abbia giocato davvero a farsi lo spot, e se lo vedrete capirete. 
Poi, vabbè, senza nulla togliere al lavoro di Steven e Tom nel 2005 (ma anche quello aveva avuto le sue critiche negative all'epoca), il classico del 1953 rimane un grande film

anche per gli effetti speciali pazzeschi per l'epoca (ripeto... 1953!), e non ci sono storie... 

martedì 29 luglio 2025

MUSICA E CINEMA OGGI IN SCENA

 È scomparso ieri il più grande arrangiatore italiano (bum! esagero?) o sicuramente è stato uno dei migliori in assoluto.


Celso Valli, qui sopra con Vasco Rossi e spesso sul palco del Festival Di Sanremo come direttore d'orchestra, è colui che con la canzone italiana (e non solo) ha davvero fatto la storia in un periodo veramente florido realizzando album per Claudio Baglioni, Vasco Rossi, appunto, Eros Ramazzotti, Mina, Gianni Morandi, Fiorella Mannoia, Fabio Concato, Jovanotti, Raf, Andrea Bocelli, Renato Zero, Giorgia, Mia Martini, Enzo Jannacci, Adriano Celentano e tanti altri. Cioè, per farla breve, tutta quella serie di canzoni che poi la gente ha massacrato nei vari Karaoke improvvisati, ma se questo è "successo" un motivo c'è ed è appunto il "successo" che hanno avuto tali canzoni grazie al modo come erano state costruite, perché alla fine, parlando della genesi di una canzone, di una vera e propria costruzione si tratta. 
Coetaneo di Baglioni, Celso aveva arrangiato per Claudio "La Vita È Adesso" e quel lavoro fatto 40 anni fa rimane ancora di molto superiore alla nuova versione che di recente è stata pubblicata dall'artista romano e della quale ho già parlato QUI in termini non del tutto entusiasti. 
Partirono in due ed erano abbastanza, come direbbe Venditti, quando Celso e Claudio si recarono a Londra per fare quel disco (torneranno più avanti nel Regno Unito anche per Oltre), ma prima si erano incontrati e conosciuti per bene e anzi Celso aveva voluto ascoltare per intero l'opera omnia di Claudio per cercare di entrare meglio in sintonia con lui, cioè proprio nella sua testa, riempiendolo di domande su ogni canzone che ascoltava. 
Dopodiché vai con le canzoni nuove che Claudio con Celso modificavano continuamente perché c'era sempre un'idea migliore da mettere giù in diretta negli studi londinesi davanti alle facce perplesse dei tecnici che invece erano abituati ad un lavorare più definitivo.

Ed è con queste parole che Claudio saluta l'amico:

Celso caro
giorni fa ripensavo, sorridendo, a quante alterne avventure avevamo passato insieme, fianco a fianco, tra giorni di dubbio e di creazione, di abbattimento e di esaltazione, in un tempo lungo ormai quarant’anni. Da La vita è adesso a Oltre a In questa storia.
Imprese impossibili e ardite che diventavano, pian piano e man mano, opere nuove.
Vicende di musica, di lavoro e di gioco.
D’altronde suonare e giocare, in inglese, tedesco e francese, si dicono con lo stesso vocabolo. E ragionare e praticare di musica è un trastullo serissimo e anche infantile.
Così, specialmente, quest’ultime storie ricordavo meglio e di più.
Le ore trascorse negli studi e gli alberghi di mezza Europa quando, spesso per distrarci dall’ansia delle progettazioni, ci davamo al cazzeggio più assurdo, sfrenato, insensato su qualunque argomento e su qualsiasi fatto accadesse.
Un passatempo, spassoso per noi e incomprensibile agli altri, era riportarci a vicenda, ogni mattina, i saluti e gli auguri, inventati di sana pianta, di qualche illustre collega.
Non voleva dir niente ma quanto ci abbiamo brigato e riso e ghignato.
Oggi, nel giorno del tuo commiato, ti salutano tutti. Con affetto e ammirazione.
Bravo Maestro.
Hai fatto cose bellissime e memorabili ed è stato, è e sarà sempre un onore grande
e un privilegio speciale avere avuto la possibilità di condividerle con te.
Aver partecipato a una partita avvincente e sublime.
E alla fine, al di là di ogni pronostico, aver pure vinto.
Claudio

Dicevo prima che Celso non ha messo la mano solo negli arrangiamenti della musica italiana tradizionale,

perché il suo contributo c'è stato anche nella italo-disco di fine anni 70/inizio 80, con diversi brani straballati come HILLS OF KATMANDU dei Tantra e HE'S SPEEDY LIKE GONZALES dei Passengers, 45 giri quest'ultimo magari sciocchino, è vero, ma che possiedo con orgoglio.

Merito suo è stato anche il ritorno sulle scene di Adriano Pappalardo con quella RICOMINCIAMO che è diventata il suo manifesto dopo alcuni anni di oblio durante i quali il massiccio cantante si era dedicato a canzoni più serie, ma certamente meno popolari.

Celso ci ha lasciati a 75 anni e ormai è evidente che la musica non sarà mai più la stessa. 
Non c'entra con la musica, ma con il cinema invece Enrico Lucherini, press agent delle star della celluloide del tempo che fu come Sylva Koscina e Sandra Milo, e personaggio noto per aver creato ad hoc certi scoop e gustosi aneddoti passati alla storia e raccontati nel suo libro come avevo raccontato molto tempo fa in un VECCHIO POST.

Enrico aveva 92 anni. 
Addio Celso ed Enrico. 

martedì 15 luglio 2025

AL LADRO! MA COMUNQUE GENTILUOMO

 Nei ricordi di tv vintage in bianco e nero c'è anche quella serie francese (che era però girata a colori e infatti è tale l'edizione in dvd) su Arsenio Lupin, il ladro gentiluomo mago dei travestimenti.


Travestimenti che ci stupivano all'epoca per come erano perfetti, ma poi avremmo capito tutti in seguito (da grandi) che quel personaggio di cui Georges Descrières assumeva le sembianze (si era dovuto conquistare il ruolo concorrendo contro nomi del calibro di Jean Paul Belmondo), in realtà era già interpretato dallo stesso attore già dall'inizio. 
Vabbè... però comunque la serie, con quella sua stupenda SIGLA D'APERTURA

(mi piaceva meno quella finale qui di seguito nello stesso video, troppo mielosa per me), ci piaceva moltissimo perché quel ladro, oltre a rubare abilmente a dei ricconi sempre antipatici, non disdegnava di aiutare anche persone in difficoltà o che avevano subito dei soprusi. 
Le trame degli episodi, in uno dei quali dal titolo La Donna Dai Due Sorrisi appare anche Raffaella Carrà essendo anche l'Italia coinvolta nella produzione,

erano tratte in parte (perché venivano spesso modificate parecchio) dai romanzi di Maurice Leblanc che pubblicò la sua prima storia sul ladro il 15 luglio del 1905, quindi ben 120 anni fa. 
Il che non è niente male se pensiamo che da lì in poi sarebbero nati anche molti film e naturalmente la serie animata sul nipote di Arsenio (o Arsene in francese), quella tratta dal manga di Monkey Punch che tuttora prosegue anche con live action e SPINOFF, magari NON SEMPRE ben riusciti. Raffaella nel 1988 ha anche avuto ospite in un SUO PROGRAMMA TV il buon Georges creando un momento di rimpatriata tra vecchi amici.

Decisamente meno bella invece la serie di Netflix di cui avevo GIÀ PARLATO tempo indietro con un sacco di difetti dentro. 

venerdì 20 giugno 2025

UNO SQUALO VECCHIO MEZZO SECOLO

 Tempo d'estate che si avvicina e anche tempo di bagni in mare, sempre che ci si riesca ad arrivare dopo estenuanti code in autostrada.


Estate che nel 1975 venne segnata da un film tutt'altro che invogliante a farti entrare in acqua e sto parlando di quando il 20 giugno di 50 anni fa usciva nelle sale statunitensi Lo Squalo, capolavoro di un allora ventottenne Steven Spielberg

che da noi invece arriverà il 19 dicembre come fosse un puccioso film di Natale (???). 
Ma ovviamente in Italia nessuno rimase fregato nonostante il periodo festivo, questo grazie ad un battage pubblicitario che già allora aveva funzionato benissimo con i TG e i giornali che parlavano di come questo film avesse terrorizzato gli spettatori americani. 
Certo le scene di tensione con lo squalone (Bruce, come era stato battezzato dai tecnici) c'erano eccome, eppure quelle più efficaci furono quelle in cui la sua presenza era solo suggerita tipo dal tema ossessivo (tum tum, tum tum, tum tum) ideato da John Williams. 
Questo anche seguendo le indicazioni di Steven che, visto che gli squali meccanici


(erano tre a seconda dei movimenti che dovevano fare) non sempre funzionavano come dovevano poiché girare in mare aperto non era una cosa facile (Cameron con le sue maxi piscine e la CGI doveva ancora arrivare), aveva preferito il classico vedo-non vedo che farà anche sexy, ma non era questo il caso. 
Anzi, forse mi ripeterò, ma uno dei momenti migliori del film è stato il racconto sull'Indianpolis (che non c'è nel libro da cui è tratta la sceneggiatura) fatto dal cacciatore di squali Quint (Robert Shaw) dove non vedi altro che lui e gli altri due (Roy Scheider e Richard Dreyfuss) che lo ascoltano, e puoi solo immaginare anche tu seguendo le sue parole.

Forse è proprio questo suo non mostrare che lo fa funzionare ancora oggi, nel senso che, se non fosse per gli outfit anni 70, potrebbe sembrare un film uscito adesso. 
Ottimo il doppiaggio originale, ma andiamo meno bene con il ridoppiaggio fatto nel 2004, con bravi professionisti, che però sembrano poco convinti e siccome non è l'unico caso del genere ne avevo fatto un POST DEDICATO
Nei seguiti Spielberg non mise mano e fece bene poiché si sa che dopo tre film il pesce puzza... 

domenica 25 maggio 2025

BRIDGET JONES - UN AMORE DI RAGAZZO: VABBÈ, C'È DI PEGGIO

 Quarto capitolo delle avventure di Bridget Jones dal titolo Un Amore Di Ragazzo,


dove la nostra amica ha due pargoli ed è vedova di Mark (ma Colin Firth appare ogni tanto nell'immaginario). 
Non è male, ma l'atmosfera divertente del primo e secondo film qui latita se non per le sequenze dove torna Daniel (Hugh Grant) davvero le migliori del film e te ne accorgi anche dai titoli di coda dove, mentre scorrono, si vedono le scene dei film precedenti. 
Peccato perché dai titoli di testa (che arrivano molto avanti) con Modern Love di David Bowie pareva cominciare molto bene. 
Inaomma, un po' meglio del moscio terzo episodio, ma forse il brodo si sta un po' allungando... 

giovedì 10 aprile 2025

200 ANNI DI GRANDE GATSBY

 «Così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato».

Termina con queste parole il romanzo Il Grande Gatsby pubblicato da Francis Scott Fitzgerald il 10 aprile del 1925, cioè ben due secoletti esatti fa, e in seguito trasposto in film, tra i quali uno muto che pare andato irrimediabilmente perduto, e una versione per la tv, mentre i più degni di nota sono senza dubbio quello del 1949 con Alan Ladd (da molti considerato il migliore), la versione del 1974 con Robert Redford e Mia Farrow, pellicola vincitrice di un Oscar per i costumi, e la rilettura molto più recente diretta a modo suo da Baz Luhrmann con Leonardo DiCaprio che brinda a questo importante compleanno nella gif a inizio post, e con quell'errore temporale per cui nel film si vede l'Empire State Building (cosi caro a KING KONG) già in costruzione nel 1922, mentre venne iniziato nel 1930. 
Oppure se vogliamo essere pignoli c'è anche l'errore o reinterpretazione dell'abbigliamento dell'epoca che mostra seni push-up (vecchio lupo di un Baz...) mentre negli anni 20 la figura femminile nella moda era vestita quasi in modo da farla apparire "piatta" come avrete ben presente con i classici abiti da Charleston.

Piccolezze comunque paragonate alle tante altre critiche che il regista australiano si è visto arrivare addosso a causa del suo ben noto stile da videoclip che ti prende e ti porta dentro al film come in un turbine di immagini e suoni (anche arditi perché senti cose anacronistiche tipo Back In Black) che, pur essendo una gioia visiva, fa rimanere un po' storditi rischiando di perdere l'orientamento. 
Ma se conosci Baz sai che capitava anche, sempre con Leo, nelle scene di apertura di Romeo + Giulietta che, pensate quello che vi pare, per me rimane un lavoro bellissimo. 
Piccola nota aggiuntiva sul fatto che nel film di Baz, oltre a Leonardo e a Tobey Maguire, c'è anche Carey Mulligan, cioè la protagonista del FILM citato ieri. 
Inutile dire che però il libro di Francis, ovvero l'opera letteraria che oggi compie i due secoli, non l'ho letto, ma, fidatevi, non è stato sempre così poiché per Arancia Meccanica invece ero corso in biblioteca dopo essere rimasto folgorato dal film e, grazie alla carta stampata avevo scoperto anche il famoso ULTIMO CAPITOLO che invece Kubrick aveva omesso facendo così anche cambiare parecchio il senso definitivo dell'opera, e anche nel caso di Sandokan ero arrivato allo SCENEGGIATO TV già preparato dalle letture di Salgari, scoprendo con piacere che i personaggi in tv erano identici a come li descriveva lo scrittore il quale amava perdersi nei particolari anche delle locations (spesso, lo ammetto, risultando un po' prolisso) pur non essendo mai stato personalmente in quei luoghi esotici. 
Adesso con internet e l'intelligenza artificiale sarebbe tutto molto più semplice anche per Emilio, ma forse non sarebbe la stessa cosa... 

giovedì 27 marzo 2025

ANNO 1975: ARRIVA FANTOZZI

 Per arrivare a timbrare il cartellino d'entrata alle 8 e 30 precise, Fantozzi sedici anni fa cominciò col mettere la sveglia alle 6 e un quarto: oggi, a forza di esperimenti e perfezionamenti continui, è arrivato a metterla alle 7:51... vale a dire al limite delle possibilità umane! Tutto è calcolato sul filo dei secondi: cinque secondi per riprendere conoscenza, quattro secondi per superare il quotidiano impatto con la vista della moglie più sei per chiedersi come sempre senza risposta cosa mai lo spinse un giorno a sposare quella specie di curioso animale domestico, tre secondi per bere il maledetto caffè della signora Pina tremila gradi Fahrenheit! -, dagli otto ai dieci secondi per stemperare la lingua rovente sotto il rubinetto, due secondi e mezzo per il bacino a sua figlia Mariangela, caffellatte con pettinata incorporata, spazzolata dentifricio mentolato su sapore caffè, provocante funzioni fisiologiche che può così espletare nel tempo di valore europeo di sei secondi netti. Ha ancora un patrimonio di tre minuti per vestirsi e correre alla fermata del suo autobus che passa alle 8:01. Tutto questo naturalmente salvo tragici imprevisti...


E imprevisti che da quel 27 marzo del 1975 vedremo finalmente sul grande schermo del cinema per dare inizio ad una saga che per anni ci ha fatto ridere con Paolo Villaggio nei panni e baschetto del suo personaggio più famoso, il ragionier Ugo Fantozzi. 
Certo i primi due episodi, gli unici diretti da Luciano Salce, sono senza dubbio i migliori della serie per quel gusto amaro delle situazioni comiche che ti fanno ridere, si, ma sotto sotto mettono dentro anche tanta tristezza. 
Perlomeno questo era stato il sentimento che avevo provato io nella sala del cinema di seconda visione quando ho visto questo primo tragico Fantozzi finire nell'acquario dove nuotano i dipendenti dell'azienda dove lavora, non prima di aver subito le peggiori umiliazioni rivolte a lui e alla sua famiglia. 
Francamente non sono sicuro che un film come questo, se uscisse adesso dove si sta attenti a non dire mai una parola sbagliata per non offendere qualcuno, potrebbe passare appunto le rigide regole della censura. 
Difatti lo fa notare anche Alessandro Cattelan che sono anni che al cinema non si ritrova più a sganasciarsi dalle risate senza freni perché qualcosa è cambiato e probabilmente in peggio. 
Ma, per fortuna all'epoca non si badava a certe sottigliezze paracule e veniva portato sullo schermo tutto, ma proprio tutto senza mezzi termini.

Inoltre era stata azzeccata la scelta degli attori comprimari da Gigi Reder (Filini) ad Anna Mazzamauro (la signorina Silvani), da Liù Bosisio, sostituita nel secondo episodio da Milena Vukotic come signora Pina, a Plinio Fernando (Mariangela).

Compreso lui, il ragionier Ugo con il volto di Paolo Villaggio che in passato si era divertito a mettere in giro una leggenda fake che voleva Ugo Tognazzi e Renato Pozzetto come le prime scelte del casting, cosa poi smentita da lui stesso. 
Perché Paolo era fatto così, una vera canaglia, e mai ce ne sarà uno uguale, burbero, cinico e anche un po' bastardodentro.
Anzi, racconta Renato Pozzetto che al previsto debutto di Paolo al Derby di Milano dove l'attore era andato a chiedere di esibirsi perché aveva bisogno di denaro, Villaggio lì per lì non si presentò (pare che avesse già intascato l'anticipo) e lo andarono a prendere lui, Cochi ed Enzo (Jannacci) di forza dove alloggiava per scaraventarlo sul palco. 
Come dire... un debutto "mostruoso". 

venerdì 21 marzo 2025

THE ELECTRIC STATE: NON CONDIVIDO L'OPINIONE CHE VA PER LA MAGGIORE

 Davvero non capisco cosa non vada in The Electric State, l'ultimo film dei fratelli Russo prodotto da Netflix con un dispiego di mezzi e di fondi mai visto finora per la ENNE rossa.


Cioè abbiamo un cast a dir poco perfetto con Millie Bobby Brown, Chris Pratt, Stanley Tucci, Giancarlo Esposito, Ke Huy Quan, e in realtà ci sarebbe anche Woody Harrelson, ma solo come doppiatore di Mr.Peanuts. 
La sceneggiatura è tratta da una graphic novel di Simon Stalenhag già portata in video SOTTO FORMA DI SERIE qualche anno fa dagli Amazon Studios (dovrebbe essere tuttora su Prime Video), ma con effetti soporiferi seppure fosse anche bella visivamente, mentre qui gli effetti speciali sono i migliori che ho visto finora in un film

al punto che non ci si rende mai conto di dove finisca la ripresa reale e cominci la CGI tanto spesso maledetta per la sua fintosità anche in film o serie tv di maggiore importanza (non dico maggior budget perché davvero Netflix qui ci ha messo tantissimo). 
Anzi, se il film lo vedesse il caro amico George Lucas credo proprio che gli verrebbe la tentazione di andare di nuovo a rimettere mano alla trilogia classica di Star Wars (se non avesse venduto tutto alla Disney, quel marrano) per rimediare a quell'edizione speciale che tanto aveva fatto storcere il naso, non tanto per le scene nello spazio, che quelle in effetti ci guadagnavano, ma piuttosto per quelle terrene infarcite di animali e cosi strani in movimento perfettamente inutili con pure un Jabba The Hutt tarocco come una banconota da 25 euro.

Per non parlare poi della scena dove Han sparava per primo a Greedo, ma modificata in una "legittima difesa" politicamente corretta... ma per favore!!!
Insomma, io sarò sempre il solito bastian contrario, ma sto film dove si racconta che negli anni 90 distopici le macchine si rivoltano agli umani (hmmm... mi ricorda QUALCOSA) e ne nasce una guerra tra umani e macchine (strano... ho come un DEJAVU) a me è piaciuto un sacco perché divertente e ben realizzato (e soprattutto rispetto alla serie tv ha un giusto ritmo), per cui gli perdono più che volentieri il fatto di non essere un'idea del tutto originale (James Cameron, statti buonino...). 
Anzi ne uscivo da poco dalla visione piena di dubbi del premio Oscar Anora di cui parlerò presto, oh se ne parlerò, e guardando invece questo leggerissimo prodotto che mai (?) potrebbe vincere la statuetta, ho terminato la visione con grande piacere, anche perché durante il film capita anche di sentire brani come Don't Stop Believin' e Wonderwall in versione orchestrale o pianistica che cadono perfettamente nelle scene a cui sono abbinati.

E poi lo sai che se c'è Chris Pratt il film deve prendere per forza una certa piega, anzi la sorpresina finale mi ha ricordato un po' i Guardiani Della Galassia quando per Groot sembra ormai perduta ogni speranza e invece... 
Perciò ecco un'altro punto a favore per questo film che mi sento di consigliare a tutti diffidando dei tanti pareri negativi in rete. 
Anzi, magari, se ce l'avete, datemi pure una ragione valida per cui questo The Electric State non dovrebbe essermi piaciuto dato che me lo dice anche Millie di guardarla...

Tanto non cambierò opinione, e grazie. 

venerdì 14 marzo 2025

M - IL FIGLIO DEL SECOLO: QUEL DVCE CHE NON TI ASPETTI

 Ho sempre visto Luca Marinelli fuori luogo sia quando ha interpretato Fabrizio DeAndrè, sia quando ha indossato i panni oscuri di Diabolik, sopratutto per l'accento romano che saltava fuori nella recitazione, e nel caso del cantautore ligure era davvero una cosa inaccettabile come anche nel caso dell'antieroe delle sorelle Giussani ce ne sarebbe da dire, ma l'ho già fatto esaustivamente QUI e non voglio ripetermi.


In questo M - Il Figlio Del Secolo invece Luca mi ha davvero sorpreso perché l'accento suo è diventato credibilmente romagnolo per dar vita a quel personaggio così controverso per la storia d'Italia che è stato Benito Mussolini. 
In più un sapiente ed efficace makeup dà il tocco finale su di Luca che continuamente si rivolge allo spettatore stando in primissimo piano. 
La regia di Joe Wright, esperto in videoclip musicali, rende tutto speciale alla visione anche se il colore dominante, oltre al "nero" ovviamente per un motivo diciamo "fashion", è quasi sempre un seppiato vintage molto efficace. 
Tratta dal libro di Antonio Scurati, la serie forse calca un po' tanto la mano rischiando di far apparire Mussolini quasi un simpatico fanfarone, seppure sia anche vero che avesse parecchie manie come quella di visionare personalmente tutte le foto che gli venivano scattate prima di approvarne la pubblicazione.

Proprio quelle famose foto scartate sono finite in un altro libro uscito di recente dal titolo Il Duce Proibito che mostra quello che non si era mai visto prima, cioè un Duce in outfit e pose non esattamente eleganti come quella già sulla copertina del libro

e quest'altra mentre pare che stia inciampando goffamente scendendo dall'aereo in un'altra occasione. 
Per non parlare dell'outfit sfoggiato in occasione delle lezioni di tennis

che manca solo di sentire il famoso dialogo: 
"Batti?" 
"Ma... Mi dà del tu?" "
No no, dicevo batti lei" 
"Ah, congiuntivo". 

martedì 18 febbraio 2025

UN SECOLO DI ENCICLOPEDIA

 Mentre ieri hanno festeggiato i 60 anni Leonardo Pieraccioni e lo storico Piper di Roma, per cui auguri ad entrambi, compie un secolo esatto oggi l'Istituto Dell'Enciclopedia Italiana fondato da Giovanni Treccani grazie al quale vedrà la luce l'Enciclopedia Treccani, il cui nome esatto sarebbe però Enciclopedia Italiana, ma è pur vero che tutti la chiamiamo così.


Trentacinque volumi più uno di indici ai quali si aggiungevano periodicamente nuove appendici, e, messi tutti insieme, erano dei tomi dall'aspetto austero e raffinato presenti in ogni biblioteca comunale e anche spesso nelle case degli italiani. 
In contrapposizione al rigore della Treccani c'era invece il colore delle illustrazioni che mostrava un'altra enciclopedia storica che era la Conoscere pubblicata nei primi anni 60 dai Fratelli Fabbri Editori,

decisamente più accattivante per i bambini e adolescenti e infatti te la vendevano spesso durante quelle proiezioni gratuite di film di Franco E Ciccio (uno era stato LE SPIE VENGONO DAL SEMIFREDDO) o Disney (UN COMPUTER CON LE SCARPE DA TENNIS) dove il secondo tempo della pellicola non te lo facevano vedere se prima non erano state fatte tot vendite e ti sentivi come preso in ostaggio. 
Ricordo che aprendo una pagina della Conoscere mi era balzato fuori il carrarmato progettato da Leonardo Da Vinci

in cui (con la mia deformazione professionale probabilmente già in atto) avevo trovato una incredibile somiglianza con certi rotori extraterrestri di una nota serie tv che stava andando in onda sulla Rai e che casualmente, anche dopo tanti anni, è tuttora la MIA PREFERITA.

Ma la Conoscere era molto meno approfondita della Treccani e, anzi, francamente pure già sorpassata. 
Dal 1996 invece anche la Treccani si evolve ed entra nel mondo del web con il suo SITO consultabile gratuitamente, per stare al passo coi tempi e come per mettere ordine nel marasma pieno di bufale che regna su internet (anche Wikipedia essendo open source dev'essere presa con le pinze) dove c'è pieno di canaglie ignoranti che parlano di tutto un po' millantando conoscenza e sapere senza manco avere le basi, ed uno di questi sta scrivendo proprio in questo momento 😜. 

lunedì 17 febbraio 2025

COWGIRL: IL NUOVO SESSO (CON ADDIO INCLUSO)

 Passato Sanremo e il compleanno di YouTube, torniamo a parlare di cinema e lo facciamo con Gus Van Sant, regista che quando non si è messo a fare degli inutili remake fotocopia, ha diretto un cast stellare in Cowgirl: Il Nuovo Sesso,


dove vedevamo una giovane Uma Thurman con dei pollici spropositati grazie ai quali fa l'autostop e anche "altre cose" contornata da Pat Morita, Angie Dickinson, John Hurt, Crispin Glover, Lorraine Bracco (lo so che mettere il nome di Lorraine vicino a Crispin può fare un effetto "speciale" anche se non è "quella" Lorraine) Sean Young e Edward James Olmos (altri due nomi ben accoppiati) e tanti altri che stavano cominciando a dire la loro nel cinema e sto parlando anche di Keanu Reeves. 
Film tratto dal romanzo degli anni 70 Il Nuovo Sesso: Cowgirl che quindi ha il titolo invertito, ma poco conta perché invece il titolo originale di entrambi è Even Cowgirls Get The Blues, ma detto così forse non pareva potesse destare interesse per gli italiani già negli anni 70.
Ne parlo oggi poiché la scorsa settimana è morto Tom Robbins, l'autore del libro, a 92 anni,

e lui in persona lo si sente anche come narratore nella versione con l'audio originale. 
Il film, uscito nel 1992 con la colonna sonora di K.D. Lang, ma solo l'anno dopo per l'Italia, ha avuto una pessima accoglienza, per cui il regista lo ha rimontato e stravolto nel 1994 aggiungendo in apertura una dedica a River Phoenix che nel frattempo era deceduto giovanissimo. 
Tuttavia il film, dopo essersi giocato qualche idea brillante, rimane non del tutto riuscito e spesso noioso nonostante il romanzo da cui è tratto sia un cult. 
A Gus è andata meglio con Will Hunting - Genio Ribelle, Scoprendo Forrester e Milk.
Rinnovo in chiusura l'addio a Tom. 

mercoledì 29 gennaio 2025

EDGAR ALLAN POE - IL CORVO (ANCHE AL CINEMA)

  Quasi due secoli orsono, ovvero in questo giorno del 1845, la poesia o racconto in rima Il Corvo di Edgar Allan Poe veniva pubblicata sul New York Evening Mirror.


Certo, essendo Poe un pozzo (senza pendolo) dal quale attingere sceneggiature per il cinema era inevitabile che prima o poi qualcuno come Roger Corman ci facesse anche un film dove i protagonisti sono Vincent Price, Peter Lorre e Boris "Frankenstein" Karloff (con anche un giovane Jack Nicholson ancora ai primi passi nel mondo del cinema), ma niente a che vedere con la graphic novel The Crow di James O'Barr, infatti il titolo originale della poesia era The Raven che sarebbe il corvo imperiale ovvero il volatile di grosse dimensioni come quelli che popolano la London Tower. 
Il Crow invece sarebbe la nostra cornacchia, cosa che fa sorridere se rapportato al personaggio goth interpretato al cinema da Brandon Lee, ma non è l'unico caso di traduzione italiana ridicola se pensiamo al mitico Wolverine che per noi sarebbe invece il ghiottone.

Bene, quel film di Corman del 1963 in Italia si "beccó" (haha... humour) il titolo di I Maghi Del Terrore perdendo ogni riferimento "volatile" ad Edgar Allan Poe ed era quasi una commedia più che un vero horror.
Più di recente, nel 2012, James McTeigue che ci aveva deliziato con V Per Vendetta, riprova a tirare in ballo Edgar Allan Poe mettendolo protagonista di The Raven - Il Corvo, un film dove un assassino seriale si ispira ai romanzi dello scrittore americano che qui ha il volto di John Cusack.

Storia tutta inventata che lancia solo dei riferimenti quindi, e con un protagonista non esattamente in parte, per cui risulta un flop.
Anche la musica ha trovato ispirazione in Edgar Allan Poe e nella sua raccolta di racconti Tales Of Mystery & Imagination, titolo che Alan Parsons prenderà in toto per il suo primo album con il Project che contiene brani tutti ispirati agli scritti presenti nel libro, compreso appunto THE RAVEN.

 
Disco, essendo il primo, che è fra i meno noti di Alan, ma posso assicurare che ha il suo perché, specie se conoscete i racconti a cui si ispira.
Giusto per concludere il post musical-cinematografico-letterario faccio intanto gli auguri al "Magnum" Tom Selleck per i suoi 80 anni che compie oggi, 

e inoltre metto qui anche la POESIA ORIGINALE di Poe, sperando di far cosa gradita a chi ancora ama questa desueta forma d'arte, in questo caso recitata nientemeno che dalla voce cavernosa di Christopher Lee, che in questo contesto ci sta perfettamente come stava Vincent Price in Thriller di Michael Jackson:

Brrrr...rivido!!!

martedì 21 gennaio 2025

LA FANTASTICA STORIA DI DON CHISCIOTTE DELLA MANCIA

 Tempo fa Terry Gilliam si era intestardito sul progetto di un film su Don Chisciotte, ma tutta una serie di sfighe lo avevano dissuaso fino a che alla fine è riuscito a tirare fuori un ALTRO FILM che è poi un metafilm sul cavaliere errante di Cervantes e che forse è ancora meglio di quello che sarebbe stato l'agognato film mai girato.


Storia antichissima quella narrata da Miguel Cervantes scritta infatti più di quattro secoli fa e raccontata in due libri il primo dei quali usciva nel gennaio del 1605 con codesto incipit: 
«Viveva, non ha molto, in una terra della Mancia, che non voglio ricordare come si chiami, un idalgo di quelli che tengono lance nella rastrelliera, targhe antiche, magro ronzino e cane da caccia»
Il romanzo ispirerà musicalmente l'idolo mullettato degli anni 80 Nick Kershaw per una sua CANZONE

(una delle sue peggiori, detto francamente) e anche il nostro Roberto Vecchioni lo racconterà in PER AMORE MIO (una delle sue migliori), ma sotto il punto di vista di Sancho, il fedele scudiero, e infatti il titolo completo della canzone comprende tra parentesi "Ultimi Giorni Di Sancho P.", 

nonché il buon Francesco Guccini nel suo periodo più recente, cioè esattamente l'entrata negli anni 2000, con l'album Stagioni che conteneva appunto la canzone DON CHISCIOTTE.

Molto tempo prima che Gilliam ci pensasse, la Rai aveva acquistato una miniserie su Don Chisciotte di produzione spagnola (o forse era franco-tedesca) di cui credo di aver perso ogni traccia (probabilmente anche l'emittente di stato non la ricorda più), ma intanto nel 1970 ha poi realizzato anche una sua miniserie metateatrale girata negli studi di Napoli dove il cavaliere errante era interpretato da Gigi Proietti (lassù in alto nel post), perfettamente sopra le righe mentre racconta le sue avventure ad un pubblico di bambini. 
Vista adesso sente un po' il peso degli anni per come è realizzata questa miniserie, ma, grazie a Gigi e i comprimari, il livello della recitazione è superiore a qualsiasi cosa dei giorni nostri. 
Adesso è disponibile su Raiplay e una piccola curiosità è che le musiche erano eseguite dal vivo in studio ed erano di Giorgio Gaslini che cinque anni dopo collaborerà coi Goblin per Profondo Rosso. 
Ah... Oltre a diversi altri film più o meno belli esistenti su Don Chisciotte, anche Franco e Ciccio hanno fatto naturalmente la loro versione nel 1968, dato che credo non esista cosa al mondo che i due non abbiano parodiato.

Perfetti nel phisique du role. 

giovedì 16 gennaio 2025

L'ULTIMA SETTIMANA DI SETTEMBRE, OVVERO: VIAGGIARE CON LENTEZZA

 Molte persone che conosco, quando un film è lento lo considerano un difetto e in molti casi hanno ragione.


Nel caso di L'Ultima Settimana Di Settembre invece la lentezza sembra essere un valore aggiunto alla storia che vede in scena Pietro Rinaldi (Diego Abatantuono), uno scrittore in declino che patisce come una bestia quando vede i suoi libri svenduti a 1 euro, e infatti sta meditando il suicidio (non per questo motivo, ma anche...). 
Fatto sta che invece un incidente porterà via i genitori al suo nipote sedicenne che viene affidato a lui poiché è il parente più prossimo. 
Nel frattempo salta fuori anche uno zio che si offre di far da tutore al ragazzo, ma sta a Roma ed è in procinto per partire con il suo yacht e la sua famiglia agiata, cioè tutto l'opposto di quello che Pietro può offrire al nipote.

Per tale motivo lo scrittore prende il ragazzo e insieme partono da Milano alla volta di Roma sulla vecchia Citroën DS lo "Squalo" della casa francese, cioè un'auto che pare l'esatta antitesi del Tardis di Doctor Who dato che questa macchina è moltissimissimo più grande all'esterno che all'interno (guidarla non è facile perché non si capisce bene l'ingombro), mentre la famosa cabina blu, grazie all'ingegneria dimensionale (si parla di quarta dimensione) e spazi relativi, dentro risulta molto più grande di quello che sembra. 
Ma ecco che la lentezza torna ancora di più protagonista poiché Pietro invece di prendere l'autostrada come farebbero tutti, preferisce percorrere strade secondarie dato che i camionisti "gli stanno sul c@%%o" (parole sue) e li ha annotati infatti in un taccuino insieme a tutto il resto che gli fa quell'effetto, ed è tanta tanta roba che sta scritta lì sopra.. Quindi sarà un viaggio lento e costellato di soste durante una delle quali Mattia (il nipote) scoprirà l'amore per la prima volta.
E lentamente, molto lentamente si arriva alla destinazione con il finale che lascio in sospeso, ma lo si può immaginare già dalle prime reazioni del ragazzo a contatto con la nuova "famiglia". 
Diego Abatantuono è perfetto nel ruolo del nonno stanco, lento e demoralizzato, e non saprei immaginare nessun altro al suo posto.
Biagio Venditti, che invece interpreta Mattia, non ha parentele famose cantautorali ed aveva esordito a 9 anni in Don Matteo. 
Tratto dal libro di Lorenzo Licalzi, è su Prime Video. 

venerdì 27 dicembre 2024

LA PIÙ MIRABOLANTE RECITA DI NATALE (CIOÈ QUELLA CHE NON TI ASPETTI)

 Una seconda possibilità si può dare davvero a tutti, anche agli Herdman, ovvero i fratelli più odiosi del paese, sempre pronti a bullizzare i più deboli.


In La Più Mirabolante Recita Di Natale, film su diverse piattaforme tratto dal libro di Barbara Robinson, succede proprio questo e proprio dai peggiori arriverà un esempio che nessuno si aspettava. 
Ho letto in giro alcune critiche sulla fotografia ingiallita del film, ma questo è un effetto voluto perché tutto è un racconto fatto da Beth, la ragazzina che più volte ha avuto contrasti con quei bulletti, e solo sul finale la vediamo adulta

(Lauren Graham, ovvero la Mamma Per Amica di Gilmore Girls), con un continuo voice-over per tutto il film. 
Cosa che a qualcuno può anche dare fastidio, dato che a molti non piaceva nemmeno quello fatto su Blade Runner, mentre per me era perfetto perché Gammino (per l'edizione italiana) ti portava meglio dentro alla vicenda. 
Decisamente un film atipico questo arrivato per le feste, ma carino che mi ha fatto molto piacere vedere. 

mercoledì 25 dicembre 2024

NATALE CON ANNIE (PER IL SUO COMPLEANNO)

 No, non si tratta di un nuovo cinepanettone, ma del mio augurio di un Buon Natale a tutti, e Natale tutto speciale questo per Annie Lennox perché proprio oggi l'ex voce degli Eurythmics compie i suoi bei 70 anni.


La cantante pare essere molto legata a questa festa non solo per motivi anagrafici dato che nel 1987 aveva partecipato col fido Dave Stewart ad un album natalizio collettivo (c'erano anche U2, Bryan Adams, Madonna e molti altri) dal titolo A Very Special Christmas (il primo di una serie che uscirà poi per diversi Natali), realizzato per beneficenza. 
Gli Eurythmics erano presenti con la canzone WINTER WONDERLAND, ovvero un classico natalizio rivisto secondo il loro stile elettronico. 


Annie quindi l'anno dopo appariva nella soundtrack di S.O.S Fantasmi, titolo italiano odiosamente ruffiano ideato dai distributori italiani per sfruttare la popolarità di Bill Murray dopo GHOSTBUSTERS, dato che il film era un Canto Di Natale di Dickens in versione moderna ed era carino, si, ma per via di quel titolo farlocco, mi ero lo stesso sentito un po' preso per i fondelli. 
Annie qui era in duetto con Al Green cantando PUT A LITTLE LOVE IN YOUR HEART

Gli Eurythmics non si erano ancora sciolti (accadrà nel 1990 per poi riunirsi nel 1999 ancora per sei anni insieme), ma sia Annie che Dave stavano già percorrendo contemporaneamente strade soliste e, in particolare nel caso di Annie, con dischi di grande riscontro di pubblico, partecipando sempre da solista anche ad un'altra colonna sonora che era quella di Intervista Col Vampiro (uno dei miei filmissimi del cuore), oltre all'aver poi pubblicato un suo album solista a tema completamente natalizio nel 2010 dal titolo A CHRISTMAS CORNUCOPIA dove interpreta altri classici di Natale.

Auguri Annie!
Ah... Sapete chi anche vi manda gli auguri di Natale e vi saluta tantissimo? 
Stoc....? Ehm no. 
Grazie all'intelligenza artificiale lo fa anche una deliziosa famigliola di una galassia lontana lontana:

Si, beh poi in futuro credo proprio che le cose cambieranno un pochino per loro, nel senso che "ho un brutto presentimento" (frase citazione), ma per adesso ricordiamoli così anche loro, dai... 
Buon Natale a tutti!!! 

LA FATTORIA CLARKSON ARRIVA ALLA QUARTA STAGIONE

 La nuova stagione de LA FATTORIA CLARKSON , su Prime Video, vede Jeremy accarezzare l'idea di aprire un pub continuando anche a portare...