sabato 18 ottobre 2025

QUEL CHE RESTA DELLA MELODIA

 Dopo le elucubrazioni sulla melodia e l'armonia esposte da Francesco Gabbani ad X-Factor (francamente un po' rompiballe e Jake La Furia lo ha fatto notare giusto un po'), oggi metto sul piatto PIAZZA SAN MARCO, il nuovo singolo di Annalisa e Marco Mengoni


che, devo dirlo, mi piace davvero tanto e secondo me sono loro le due più belle voci attuali della musica italiana. 
Poi è vero che può capitare che, nella carriera, non sempre la canzone che i due propongono valorizzi al meglio l'artista (è successo ad entrambi). 
Canzone questa invece ultra romantica che, anche se da come è stata spiegata non c'entra perché parla di un venerdì, a me ha ricordato due a Venezia dopo quel famigerato CONCERTO dei Pink Floyd del 1989 che invece si era tenuto di sabato.
Anche il nuovo singolo di Taylor Swift,THE FATE OF OPHELIA,

mi piace molto forse perché inizia che pare sputata Lana Del Rey e poi si apre nel ritornello ricordando Paparazzi di Lady Gaga, quindi in entrambi i momenti la melodia c'è eccome. 
Ma no, tirando in ballo le altre due cantanti non sto parlando di plagio, bensì di ispirazione, magari anche ravvicinata, certo, ma non credo che si possa parlare di plagio. 
Cambiando artista, ma restando nella musica con la melodia cantata e suonata secondo il vecchio stile, magari farà strano parlare adesso di un disco uscito diversi mesi addietro, ma, bisogna dirlo, questo è stato l'anno (non ancora terminato) di Lucio Corsi,

compresa l'estate nella quale ha portato in giro le sue canzoni anche in quelle trasmissioni in tv che sostituiscono il Festivalbar (tra l'altro uno dei pochi che si è esibito assolutamente live in tali contesti) e canzoni che, prima del Festival, nessuno conosceva nonostante il ragazzo faccia dischi da più di dieci anni.
Sull'album che contiene la hit sanremese io mi sono trovato un po' diviso come opinione, nel senso che al primo ascolto le canzoni paiono quasi tutte uguali (tranne VOLEVO ESSERE UN DURO)

e a tratti Lucio mi ricorda Ivan Graziani senza però quel falsetto caratteristico del cantautore di Lugano Addio. 
Da questo si sente che per creare la canzone del Festival c'era stato un lavoro molto più approfondito per assemblare i vari cambi che ci sono all'interno del pezzo che partendo da piano e voce diventa poi ballata rock a due chitarre, mentre sulle altre tutto scorre uguale dall'inizio alla fine del brano, e questo mi fa supporre che la cifra stilistica di Lucio sia più vicina a questa seconda soluzione. 
Il che non è un male, anzi di solito si chiama coerenza. 
Ma certo, ci voleva il guizzo, il lampo di genio per farsi notare ed emegere in questo mare di "immondizie musicali" (cit.). 
Missione compiuta, ma adesso restare a galla sarà ancora più dura. 

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