Disco del sabato molto vintage oggi poiché il gennaio di mezzo secolo fa vedeva la pubblicazione di un LP che al 90 per cento sta (o è stato) nelle case di tutti gli italiani sotto forma di vinile, cassetta o anche cd, e il suo titolo è RIMMEL, ovvero il terzo album di Francesco DeGregori.
Terzo, ma sarebbe il quarto lavoro su vinile perché il primissimo Theorius Campus era stato invece condiviso a metà con Antonello Venditti che allora pareva un po' il Tomas Milian/Nico Giraldi (erano tutte canzoni soliste eccetto IN MEZZO ALLA CITTÀ dove duettavano, e stava lì anche la mitica Roma Capoccia) dato che la RCA non era del tutto convinta che i due potessero reggere un disco interamente da soli, cosa che nel futuro sarà smentita da entrambi.
Sulla copertina di Theorius Campus poi c'è la curiosità che riporta un particolare di quel dipinto che ispirerà il videoclip di WHERE THE WILD ROSES GROW, la splendida canzone di Nick Cave & Kylie Minogue a cui avevo dedicato un POST molto tempo fa.
Ma torniamo al nostro Rimmel, disco breve, infatti dura solo mezz'ora (ma anche Battiato aveva questo standard) dove ogni canzone vale la sua presenza senza rischiare di essere un filler, e lavoro che fece però storcere il naso ad alcuni critici dell'epoca turbati da certi testi come quel valzerino musette di Buonanotte Fiorellino ispirato a WINTERLUDE di Bob Dylan (non è una cover, ma poco ci manca). Una curiosità del disco è che l'iconografia relativa a DeGregori lo ritrae spesso con la chitarra imbracciata, ma in realtà era usata da lui solo come ritmica di accompagnamento, mentre tutte le altre chitarre acustiche nel disco erano state suonate da Renzo Zenobi, bravissimo nel finger picking (suona anche nei dischi precedenti, per esempio in NIENTE DA CAPIRE) dove invece Francesco peccava un bel po' e trovò in Renzo un valido maestro per migliorare la sua tecnica.
I due sono anche lasciati da soli, voce e chitarra, come unici esecutori della ballad tutta arpeggiata PEZZI DI VETRO, canzone che verrà anche citata da Francesco in seguito molti anni dopo in Povero Me. Appunto nei testi delle varie canzoni poi tanti si sono sbizzarriti a trovare riferimenti a colleghi del cantautore, da Venditti a Patty Pravo (in Piano Bar e Quattro Cani), ma sempre regolarmente smentiti da Francesco mentre era dichiarato nelle note di copertina che IL SIGNOR HOOD era Marco Pannella citato però solo dalla M puntata.
Il bello di questo disco vintage è che a rimetterlo su adesso riesce a farti affiorare tanti ricordi come il ritorno della musica live proprio grazie al tour di Francesco e Lucio (Dalla) dopo quel periodo in cui nessuno più voleva esibirsi dal vivo per colpa dei disordini che c'erano stati, e anche questo lo trovate raccontato nel PRIMISSIMO POST che ho pubblicato ormai quasi sei anni fa.
Grande disco Ohio Players, disco che avrò già ascoltato una decina di volte il nuovo dei Black Keys, il duo nerd di Akron,
quella località dell'Ohio appunto con un nome che pare uno di quei pianeti inventati per la fantascienza degli anni 60, il che potrebbe anche essere poiché è da lì che arrivavano anche i bizzarri Devo e già all'epoca il tutto mi faceva quell'effetto interstellare.
Dicevo che i due, Dan Auerback e Patrick Carney, principalmente chitarra e batteria, hanno un aspetto da nerd nel senso che niente hanno di patinato come invece certe rockstar tutte curate nel look, specie quelle degli anni 80.
No, i due li potresti incontrare per la strada e manco sai che sono quelli che in passato hanno scritto Lonely Boy oppure Gold On The Ceiling ed ora escono con un nuovo disco bellissimo che oltre a dare un sequel al video della succitata Lonely Boy con ON THE GAME, dove nel nuovo videoclip torna il ballerino per caso di allora, ti fanno sentire pure certe atmosfere alla Tarantino di Le Iene e Pulp Fictition con READ EM AND WEEP, canzone con casualmente lo stesso titolo di un brano di Meat Loaf (scritto da Jim Steinman) e cantato anche da Barry Manilow un una versione leggermente modificata, ma comunque questa dei Black Keys non ne è assolutamente un'altra cover, oppure Dan sfodera una voce soul in I FORGOT TO BE YOUR LOVER che è una cover, questa invece si, di una canzone del 1968 di William Bell, mettendo qui e là anche armonie alla Beatles in un album pieno di ospiti (ci sono anche Beck e Noel Gallagher), molto diverso dai primi lavori da garage band dei due dove Dan suonava tutto lui sovraincidendo ogni strumento eccetto la batteria. Tutto diverso invece il mondo dei Vampire Weekend la cui A-PUNK era nota per uno spot pubblicitario, e se ci cliccate sopra a quel link ve lo ricordate di sicuro, ed ora escono con Only God Was Above Us dove spaziano dalle semplici ballad da birreria agli arrangiamenti orchestrali super curati passando per certe cose quasi oniriche come il singolo CAPRICORN. Essendo comunque una band alternativa il cui nome deriva da un cortometraggio ideato, ma mai girato dal leader cantante chitarrista Ezra Koenig (un COGNOME illustre per la fantascienza in tv), e dalla formazione a quattro ora ridotta a trio dal 2016, non manca anche quello che più si avvicina al vecchio stile del primo album del 2008 che ritroviamo in GEN-X COPS. Sorpresa nella musica italiana invece con Francesco DeGregori che dopo Dalla e Venditti, trova un nuovo partner musicale in Checco Zalone che fondamentalmente qui suona il piano e occasionalmente canta in alcune canzoni di Pastiche, il loro album realizzato in coppia.
Il Principe pare molto a suo agio anche nel cantare le canzoni firmate da Checco dando quel giusto contrasto fra il suo essere abbastanza austero e la dissacrante ironia del comico.
Di non buono c'è solo che dopo una buona partenza con GIUSTO O SBAGLIATO, brano inedito che prende una chiara ispirazione da My Way che però ti fa le chiuse alla Jannacci, e che presenta un arrangiamento molto carico con fiati, Hammond, basso, chitarra e batteria, poi si finisce subito sul minimalismo voce e pianoforte (infatti è quello che c'è scritto sul disco) che se su Pezzi Di Vetro rende bene perché già il brano di Francesco nasce scarno di suo, su canzoni come RIMMEL invece senti tanto la mancanza dell'originale anche per come Francesco la canta che pare tanto svogliato (saranno anche 50 anni che puntualmente deve farla nei concerti, sennò non lo fanno uscire vivo, ok, però...). Eppure il cantautore ha detto che con Checco si è divertito molto.
Cover varie completano il disco, fra Pino Daniele, Paolo Conte e persino Nino Manfredi con la deliziosa la Ballata Di Pinocchio che ti fa fare un salto indietro nel tempo all'epoca dello sceneggiato tv di Comencini.
Magari non è un disco fondamentale per la storia della musica, ma meno peggio di quello che si poteva pensare.
Chiudo per oggi con Doja Cat che per me è stata un colpo di fulmine all'epoca di HOT PINK e anche ogni videoclip suo era per me uno spettacolo da vedere.
Peccato che con il nuovo disco, Scarlet, anticipato alcuni mesi fa dal singolo PAINT THE TOWN RED dove gira in loop un campione di Walk On By di BURT BACHARACH con la voce di Dionne Warwick, non ci sia più traccia di quel funky e quella sensualità che c'era in Say So e company, e infatti il videoclip della canzone è decisamente horror seppure sexy, puntando invece ad essere una specie di novella Nicki Minaj tutta rime piene di "bitch" che da un po' di tempo nello slang non è più un'accezione negativa, ma quasi un complimento per quanto una sia sexy da infarto e anzi se lo appendono scritto anche al collo come ciondolo o ne fanno una fibbia per i cinturoni. Testi e titoli explicit come WET VAGINA, che appena ascoltata da anima candida mi sembrava dicesse invece Wait For China, fanno capire che non è un disco da Zecchino D'oro, ma a volte il troppo stroppia.
Per fortuna la ragazza è giovane e può sempre recuperare come ha fatto BEYONCÉ.
Diceva così Franco Battiato nel 1980, e io, concordando con lui, aggiungo che non è nemmeno colpa mia se il mondo ha fatto un salto indietro di 50 anni e per le strade si rivedono cortei con il simbolo della pace.
E ancora non è colpa mia se certe canzoni che parevano legate ad un tempo remoto, come la guerra del Vietnam, adesso tornano prepotentemente d'attualità.
Ed ecco che alla radio riascolto GIVE PEACE A CHANCE di John Lennon, che per dovere di cronaca viene spesso ripescata in occasione di conflitti e situazioni di protesta, come viene cantata anche nel film del 1970 Fragole E Sangue da un gruppo di studenti in rivolta mentre la polizia sta per fare irruzione all'interno del loro istituto; film che consiglio vivamente a tutti.
Alla canzone di John Lennon mi sento di rispondere anche in italiano con GENERALE
di Francesco De Gregori, che nel testo originale citava una "notte crucca ed assassina", ma poi Vasco nella sua cover quella notte l'ha resa meno "mirata" e soltanto "buia ed assassina".
E di nuovo non è colpa mia se, in questo caso, però credo che oggi si possa tranquillamente modificare nuovamente il testo della canzone del "Principe" (soprannome coniato per lui da Lucio Dalla) dando una nuova nazionalità a tale notte...
Perché le uniche "guerre" che a noi piacciono sono quelle "stellari"...
Gli anni 70 furono un periodo buio per la musica dal vivo in Italia a causa di molti disordini che si crearono in occasione di alcuni concerti anche di star internazionali, tipo i Led Zeppelin che dovettero smettere di suonare dopo 20 minuti e Santana che, invece dei reggiseni che lanciavano a Mick Jagger, si vide arrivare sul palco una simpatica molotov. Anche per gli artisti nostrani non tirava una buona aria e ne sa qualcosa Francesco De Gregori che nel 1976 al Palalido di Milano venne letteralmente sequestrato, minacciato e processato sul palco da un gruppo di attivisti armati, tanto che dopo quell'avventura disse che non avrebbe mai più cantato dal vivo (episodio raccontato da Vecchioni nella sua Vaudeville). Finché un bel giorno del 1979 a qualcuno venne in mente di riportare la musica dal vivo riuscendo a convincere non solo Francesco ma anche Lucio Dalla per un tour che riaprirà una nuova stagione di concerti senza più teste matte a rovinare la festa. Data di partenza e di prova a Savona sotto un cielo plumbeo, ma neanche una goccia, per 15.000 persone e via via sempre di più fino ai 50.000 del Comunale di Torino.
L'unica pecca dello show era che il palco veniva montato (forse per la paura dei lanci di oggetti) lontanissimo dalle gradinate e non esistevano ancora i maxischermi, e, dato che non era permesso entrare nel campo di calcio, si stentava a riconoscere gli artisti, al punto che un mio amico, sentendo gli assoli di Ricky Portera mi diceva "senti Rosalino come ci dà dentro" pensando che a suonare fosse Ron, che invece era sul palco con loro per presentare il suo ritorno musicale con il singolo I Ragazzi Italiani.
Inoltre non c'erano nemmeno i famigerati fumi e raggi laser cantati da Battiato, ma solo gente che suonava.
Ma a quanto pare, al pubblico interessava solo la musica che proveniva da quei muri di casse, tant'è che ne venne tirato fuori un album dal vivo (registrato malissimo), e un film documentario, entrambi dal titolo Banana Republic.
Da quel giorno, per fortuna, anche i vari Springsteen, Pink Floyd, Bob Marley ecc. sono tornati a portare in Italia la loro musica (urlando come Gene Wilder "Si... Può... Fareee!!!"), nonché i nostrani Vasco, Zero, Bennato, Daniele, Pooh, Nomadi, tutti tornarono a riempire stadi e palazzetti, sfatando quella brutta nomea che il nostro belpaese si era tirato dietro per colpa di qualche testa di ¢@%%o.