Visualizzazione post con etichetta Nomadi. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Nomadi. Mostra tutti i post

sabato 18 maggio 2024

COS'HANNO IN COMUNE YES, NOMADI E MATIA BAZAR?

 Da un po' di tempo il sabato musicale lo sto dedicando alle nuove uscite che, per fortuna, portano spesso ottimi prodotti, ma anche brutture inascoltabili che comunque meritano (anzi "se lo meritano") di essere citate in questo blog dove l'header spiega tutto.


Oggi però torno a dare uno sguardo alle glorie del passato cominciando con gli inglesi Yes, band progressive storica, che continua ad andare avanti nonostante i componenti non siano più quelli di una volta, e non è solo un modo di dire, sia per la morte di Chris Squire ed Alan White, ovvero basso e batteria, che per i vari sostituti come Jon Davison che fa le veci del vocalist Jon Anderson, il quale ha preferito lasciare un gruppo che, appunto, non è più quello con cui è stato per anni e anni, e il tastierista Geoff Downes (ex Buggles già stato con loro ai tempi di Drama) al posto dello storico Rick Wakeman. Insomma gli Yes stanno diventando un po' come la famosa e filosofica Nave Di Teseo alla quale piano piano vengono sostituiti tutti i pezzi creando il dubbio se si possa considerare o no sempre la stessa nave, e l'identica cosa succede ai nostri Nomadi dove l'unico membro originale è rimasto Beppe Carletti, mentre nei liguri Matia Bazar è ormai avvenuta in toto la sostituzione completa di ogni componente. 
Jon Davison ci prova a prendere il posto di Anderson, imitandone il canto angelico, ma il risultato è mediocre, vedi per esempio il loro classico ROUNDABOUT,


tanto che qualche anno fa la sua presenza aveva spinto sui social i fans della band (e mi trovano d'accordo) a chiamarli Maybe invece che Yes... hehe, capita la finezza? 
Comunque Yes o no, durante gli ultimi anni di concerti il pubblico ha notato che in scaletta non c'è più quella hit degli anni 80 che li aveva portati lassù in alto nelle classifiche dove mai erano stati, cioè Owner Of A Lonely Heart. 
La spiegazione in fondo è molto semplice e ci riporta ad un ennesimo periodo in cui la formazione era diversa perché quella canzone faceva parte del disco 90125 dove alla chitarra c'era Trevor Rabin al posto del veterano Steve Howe che, essendo lui fondatore della band fin dagli inizi e ormai unico membro originale, dopo averla SUONATA in passato

(era il 1999 e alle tante tastiere c'era anche Wakeman che pure lui non era presente in quel disco anni 80), preferisce suonare adesso le composizioni sue piuttosto che quelle di un'altro musicista, seppure di talento. Sempre Jon Davison poi, durante un'intervista ha fatto un efficace confronto alimentare fra la musica che fa la band di cui fa parte, con quella della scena trap, rap, hip hop definendo il progressive come un pranzo sontuoso, mentre la musica attuale è paragonabile ad un fast food. 
Su questo, ma solo su questo, il Jon mi trova pienamente d'accordo. 
Per il resto rimango legato alla formazione classica che suonava in questo GOING FOR THE ONE

che è senza dubbio uno dei migliori dischi del gruppo e a cui avevo giustamente dedicato un intero post qualche anno fa, ovvero i primi tempi che bloggavo qui. 

sabato 2 dicembre 2023

QUANDO I PIÙ GIOVANI SI CONFRONTANO CON LE VECCHIE GLORIE

 Ornella Vanoni, dopo l'avventura con Colapesce e DiMartino, si è trovata un'altro TOY BOY nella figura di Samuele Bersani con il quale canta CALMA RIVOLUZIONARIA,


una canzone che ti sorprende per come i due siano così in sintonia e senz'altro uno dei migliori prodotti italiani usciti di recente, insieme anche alla joint venture fra Negramaro e Fabri Fibra FINO AL GIORNO NUOVO, che ti investe con dei suoni massicci, specialmente quando fa quelle scale a scendere che senti i bassi vibrarti dentro.

Quei bassi anche amati da Purple Disco Machine che stavolta mette le mani sui Rolling Stones remixando la loro MESS IT UP, la quale dimostra ancora di più di essere un brano che starebbe bene addosso a Katy Perry, cosa che avevo già detto quando ho parlato dell'intero ALBUM nuovo della band, e comunque preferisco ancora la versione originale. 

Con Blanco invece mi sale su un nervoso che non ti dico appena parte alla radio la sua nuova BRUCIASSE IL CIELO, che la prima cosa che pensi è che si sia scoppiato l'altoparlante, e invece è tutta opera sua con quella voce lamentosa, autotunata e distorta che, a mio gusto, rovina completamente un brano che invece, se fosse cantato come Dio (Ronnie James?) comanda, sarebbe perlomeno una discreta ballad terzinata in stile anni 50/60 tipo Peppino Di Capri, I Giganti eccetera.

E allora mi chiederete: "ma perché lo ascolti?". 
Semplicemente per poterne parlare male con cognizione di causa in un blog dove lassù sull'header c'è scritto anche cose sentite e non "scartate a priori". 
E perché una seconda possibilità la si dà a tutti, ma approfittarsene no eh...
Nel frattempo sono sempre in pista, anzi sui palchi, i Nomadi con un nuovo batterista di 36 anni, Domenico Inguaggiato,

dopo l'abbandono di Daniele Campani, e dei cui membri originali ormai è rimasto solo Beppe Carletti, un po' come succede anche con i Toto dove sei sicuro di sentire musica suonata meravigliosamente, ma rimane solo Steve Lukather a portare in giro il nome della band originale avvalendosi comunque di alcuni musicisti che si sono avvicendati nei dischi nel corso degli anni come Josh Williams,

potentissima voce solista e figlio di quel Williams compositore di certe colonne sonore famose che arrivano da una galassia lontana lontana. 

venerdì 27 gennaio 2023

UNA CANZONE PER IL GIORNO DELLA MEMORIA

 Per il Giorno della Memoria che cade oggi, finora ho sempre pensato a citare film che fossero legati a tale evento, e in effetti son tanti (ieri sera in tv c'era JOJO RABBIT), mentre oggi tiro fuori un po' di musica con quello che, nonostante sia un classico, non aveva ancora trovato spazio su queste pagine web, forse perché sono solo poco più di tre anni che riverso qui giornalmente i miei pensieri spesso sghembi, ma che mi segnano giorno per giorno un diario di cose viste e sentite.


Sentite come AUSCHWITZ, la famosa canzone del 1967 di Francesco Guccini che mantiene il titolo aggiuntivo (Canzone Del Bambino Nel Vento) anche nella versione dei NOMADI un po' più curata e pompata dal punto di vista musicale come ci si può aspettare da una band al completo. 

La canzone, che qui sopra ho postato cantata dallo storico Augusto, ha avuto una genesi particolare dato che la troviamo in realtà pubblicata per la prima volta l'anno precedente come retro di Bang Bang, il grande successo dell'Equipe 84, e accreditata sul disco a Lunero e Vandelli

perché il giovane Francesco, che aveva curato anche il testo italiano del lato A che era una cover della hit di Sonny & Cher, non era ancora iscritto alla Siae, ma qui IL BRANO appare con il titolo breve ed un arrangiamento ancora più scarno insieme ad un testo con piccole variazioni rispetto alla versione che conosceremo in Folk Beat N.1, primo album di Guccini. 
Canzone quindi che nel 2016 è stata portata proprio ad Auschwitz dal suo autore in un docufilm che, come ogni anno in seguito, è stato proiettato lo scorso martedì a Bologna, e dal titolo Son Morto Che Ero Bambino: Francesco Guccini Va Ad Auschwitz.

Perché lo sappiamo che, alla fine, musica e cinema sono strettamente legati, specialmente in questa galassia lontana lontana. 

sabato 3 dicembre 2022

GIORNATA DI TRIBUTI, MA PER FORTUNA STAVOLTA NON SONO TASSE

 Quando si parla di tributi è facile che vengano in mente LE ROCAMBOLESCHE AVVENTURE DI ROBIN HOOD CONTRO L'ODIOSO SCERIFFO (come quella serie tv di Mel Brooks) dove lo sceriffo era appunto quello di Nottingham che riscuoteva le tasse senza troppa gentilezza, e una delle versioni più riuscite di tale personaggio è senza dubbio quella della Disney, 


specie in un momento come questo in cui il governo si inventa maneggi per incrementare le casse dello Stato. 
Ma per fortuna i tributi sono anche quelli musicali e a me piace trovare su YouTube delle band, il più delle volte amatoriali, che ricreano il sound dei loro idoli come i PERSONAGGI DEGLI ANNI 80 oppure i BEATLES, e ancora di più quando ne ricreano anche il look come nel caso dei KISS e DEPECHE MODE
Un po' tutte le band famose (e anche solisti) hanno il loro tributo e non lo considero uno scimmiottamento come tanti denigratori sostengono, ma piuttosto un segno di quanto il lavoro degli originali sia stato apprezzato. 
È infatti stavolta il caso degli ABBA TIME, assolutamente italiani, che ovviamente propongono uno show con canzoni e costumi dei quattro svedesi (ma sul palco sono in sei) con tanto di maschietti parruccati come Bjorn e Benny che li per lì fanno un po' buffo, ma il risultato poi è che tutto l'insieme ti porta come ad un concerto vero degli Abba,
mentre quelli originali sono ricorsi ultimamente agli OLOGRAMMI DIGITALI a causa di un'età ormai un po' avanzata. 
Sempre sulla scia della copia carbone è DANIELE SI NASCE, cantante che da oltre 20 anni si esibisce nei panni e nella voce di Renato Zero.
Daniele, che di cognome fa Quartapelle ed è una classe 1968, aveva anche vinto un'edizione di Tali E Quali Show, cioè lo speciale in cui ad esibirsi non sono vip, ma persone più o meno qualunque. 
Sempre italiani sono i PINK SONIC del chitarrista e cantante Francesco Pavananda dal lungo capello come il Gilmour degli anni 70, i quali portano sul palco un light show che sembra davvero preso in prestito dai veri Pink Floyd (versione appunto Gilmour) con fumi, laser eccetera.
Meno fedeli visivamente, ma musicalmente ineccepibili sono i 7MA ONDA, tributo ufficiale ai gloriosi Nomadi dove la voce del cantante ricorda più il periodo di Danilo Sacco (non certo per l'hairstyle) e anche Yuri Cilloni, l'attuale frontman, piuttosto che Augusto Daolio.
Dal punto di vista look invece i CAPOVOLTI sono lontani anni luce da Vasco Rossi di cui sono la tribute band, cioè niente cappellini, occhiali da lanciare, giubbotti di pelle e mosse copiate dall'originale, ma quello che conta è che sono anche loro ottimi musicisti (ben sette) e si avvalgono ogni tanto della presenza come guest di Maurizio Solieri, storica chitarra del rocker di Zocca e decisamente un valore aggiunto.
Direi che anche per oggi nel post c'è n'è un po' per tutti i gusti. 

sabato 26 novembre 2022

BEYONCÉ - RENAISSANCE (E I MIEI GUSTI DIFFICILI COLPISCONO ANCORA)

 Premessa: non sono cattivo a priori, solo che è uscito a fine luglio il nuovo disco di Beyoncé dove sulla copertina è ritratta con le sue forme generose come una novella Lady Godiva e, nonostante un buon riscontro di pubblico (ma sarebbe da verificare poiché gli uffici stampa sanno fare miracoli), non ha avuto vita facile a causa di testi con parole ritenute offensive, credits che comprendono tipo 24 autori misteriosi per un solo brano, 


cantanti che reclamano l'ispirazione a certi passaggi di un loro pezzo e perfino le lamentele di Monica Levinsky, pensa te. 
Aldilà di tutto, singolo dopo singolo, cioè il primo estratto BREAK MY SOUL
seguito poi da CUFF IT, apprezzabile forse soltanto per il videoclip pieno di outfits bizzarri, 
e dopo anche un ascolto integrale, perché non volevo essere ingannato solo da due pezzi magari poco riusciti, a me ha fatto solo l'effetto di un brutto disco (forse il più brutto che io possa ricordare in questo 2022) dove le canzoni sono dei prodotti senza alcuna melodia e non danno nessuna emozione, ma piuttosto sembrano fatte per far dire all'artista "senti come son brava a fare i vocalizzi" e stop. 
Questo drastico cambio di tendenza che viene definito "rinascimento", punta decisamente verso l' R'n'B più estremo rispetto ai suoi lavori precedenti e pare dovuto ad un differente staff che ha lavorato con la cantante scontenta di come sono andate le cose in precedenza dicendo di essersi sentita economicamente come "truffata" dai precedenti collaboratori. 
Francamente però, diciamolo chiaro, l'entourage con cui aveva lavorato prima era in grado di sfornare cose documentate nello stupendo I AM WORLD TOUR,
disponibile anche in raggioblu, e non mi pare che ora Beyoncé sia in bancarotta, eh, anzi; inoltre che lei sia bravissima non c'è alcun dubbio, ma una gran voce solo tecnica e con poco cuore non portano da nessuna parte. 
Non lo dico solo io, ma anche Augusto Daolio dei Nomadi

in un suo libretto di aforismi che se canti solo con la voce, prima o poi potresti anche rimanere senza, ma se canti col cuore lui ti accompagnerà per tutta la vita. 

martedì 18 maggio 2021

NOMADLAND E MINARI: DUE PREMI OSCAR 2021 STRANAMENTE COLLEGATI DALLA MUSICA

 Eccomi qui dopo la visione dei due film che hanno portato a casa l'Oscar nell'edizione più recente della manifestazione: Nomadland di Chloé Zhao per il miglior film e Minari per la miglior attrice non protagonista a Yoon Yeo-jeong cioè la nonna che apre con i denti le castagne per il nipotino che le rifiuta un po' schifato.


Per Nomadland consiglierei di approcciarsi al film senza conoscere alcuna recensione (cosa ormai difficile, è vero) e assimilare la vicenda della protagonista piano piano con lo scorrere della storia, intanto che ascolti la soundtrack di Ludovico Einaudi (e non solo lui), perché in questo modo si entra meglio in empatia con il personaggio, si capisce per gradi il motivo che l'ha portata ad intraprendere una vita nomade non facile sotto ogni punto di vista. 
L'inizio che pare un documentario può spiazzare, e molte scene sono realizzate con gente che davvero ha scelto tale stile di vita, ma lentamente la storia di Fern viene fuori e ti ci affezioni, anche perché Frances McDormand è assolutamente brava e credibile come sempre nel suo ruolo. 
Diverso invece il mio parere su Minari, che non è certo un brutto film e non è nemmeno la biografia dell'ex bassista dei Nomadi:


non male, certo, ma per me il film soffre di una lentezza che lo rende pesante e (sicuramente solo per me che sono un tamarro inside) poco coinvolgente; ecco, forse se davvero fosse stato la biografia di Elisa Minari magari era più "nelle mie corde"😀. 
Non che Nomadland sia un film dal ritmo indiavolato, anzi tutt'altro; ma è realizzato furbescamente con intelligenza in modo da riuscire a prenderti dentro senza che nemmeno te ne accorgi perché è un misto di realtà e finzione ben amalgamato. 
E questa è una grande qualità per un film. Ma la cosa più importante e bizzarra è che stranamente mi ritrovo i due film che hanno un punto di contatto nella band emiliana dei Nomadi (Nomadland) che cantavano "Ioooo, vagabondo che son ioooo", negli anni 90 con la succitata Elisa Minari (ecco Minari appunto) al basso che sostituiva il compianto Dante Pergreffi. 
Una simpatica casualità che ancora una volta unisce musica e cinema.

PER VIVERE INSIEME FELICI E CONTENTI, COME NELLE FAVOLE

 Chi non conosce  HAPPY TOGETHER dei The Turtles, magari nella versione italiana dal titolo  PER VIVERE INSIEME cantata dai Quelli, ma an...