giovedì 17 luglio 2025

DISNEYLAND COMPIE 70 ANNI

 Auguri al parco dei divertimenti più famoso del mondo, ovvero Disneyland,


inaugurato 70 anni fa ad Anaheim, nella periferia di Los Angeles, per volere di Walt Disney che da sempre aveva avuto quell'idea in mente (poi copiata da altri in altre versioni) e fortuna anche di Mauro Repetto, l'ex 883 che vi ha trovato lavoro dopo la sua avventura americana dalla quale è tornato con le pive nel sacco ed ora sta raccontando tutto nel suo tour teatrale.

Si perché Mauro ci ha lavorato in Disneyland, ma a Parigi, ed ha conosciuto li quella che sarebbe poi diventata sua moglie. 
Ma lasciamo da parte le storie che invece ci racconterà anche la nuova serie in lavorazione Nord Sud Ovest Est, cioè il sequel di HANNO UCCISO L'UOMO RAGNO per la quale non vedo l'ora che arrivi e nella quale ripongo molta fiducia anche se è un seguito perché non potrà essere sicuramente brutta visto il materiale disponibile e la PRECEDENTE STAGIONE (SQUID GAME, hai capito?). 
Parco dei divertimento quello di Disneyland che almeno una volta nella vita lo avremo visitato tutti perché entrarci è come entrare nelle proprie fantasie infantili con le quali siamo cresciuti, ma anche quelle un po' più da grandicelli poiché certe cosplayers non passano certo inosservate specie per un occhio adulto


(devo forse ricordare anche KATY PERRY IN TALE OUTFIT?). 
In pratica è una vera e propria città Disneyland dove ci sono anche gli alberghi a tema per soggiornare e godersi per bene tutte le attrazioni che offre perché un solo giorno non basta mica. 
Sono al momento sei i parchi sparsi per il mondo, tutti identici con il castello della Bella Addormentata come ingresso e le varie attrazioni ispirate ognuna ai film di casa Disney con i cosplayers che interpretano in versione kigurumi (cioè indossando i testoni come sopra Helen Parr alias Mrs. Incredible alias Elastigirl) rendendo vivi i personaggi e girando tra i clienti.

Grazie a Walt quindi per questa sua idea fantastica con un solo dubbio su cosa avrebbe pensato quel pover'uomo vedendo la Disney attuale com'è diventata... no, meglio non pensarci... 

mercoledì 16 luglio 2025

SQUID GAME: CAPITOLO FINALE (CREDICI)

 Parliamo oggi dell'anniversario per gli 80 anni del test nucleare del Progetto Manhattan (ma se avete visto quel mattoncino che è OPPENHEIMER di Nolan ne sapete già abbastanza) oppure parliamo un po' di Squid Game?


Parliamo di come sia cambiato rispetto alla prima bella (ma non esattamente originale) PRIMA STAGIONE
Parliamo dei colpi di sonno che mi hanno preso durante la visione? 
Parliamo della lentezza esasperante di certe scene di dlalogo messe lì come per dare spessore ad una vicenda tirata per i capelli e che invece stava bene così com'era fatta e finita con il protagonista che sopravviveva alla carneficina e se ne andava con un nuovo look alla BTS (a proposito di capelli)?

Parliamo di quanti, dopo aver passato un simile inferno, sarebbero tornati indietro per salvare gli stolti che ci sarebbero caduti a loro volta? 
Parliamo del cameo di Cate Blanchett?

Parliamone, parliamone eccome, anzi sperando che tutto sia finito così, ma parliamo anche del fatto che sarà comunque la dura legge di Netflix a dire l'ultima parola. 
Quella parola FINE che ultimamente non si usa più mettere nemmeno nei film poiché si preferisce non dire "e vissero tutti felici e contenti", ma invece si preferisce lasciare sempre una porticina aperta per un eventuale sequel, molto spesso stanco e non richiesto, e quel cameo con Cate a Los Angeles che recluta partecipanti al gioco fa pensare ad uno spinoff americano (si dice che dovrebbe essere diretto da David Fincher). 
Insomma, non so se con tutto questo parlare sia rimasto chiaro che quest'ultimo blocco di episodi di Squid Game non mi ha entusiasmato per niente, mentre, da come era partita, la NUOVA VICENDA in precedenza sembrava promettere abbastanza bene seppure con quelle incongruenze di cui parlavo prima, che forse ora mi viene il dubbio che magari facevo bene a riguardarmi Oppenheimer che, per assurdo, pareva meno "statico"? 
Cara o maledetta Netflix, ti aspetto al varco con i prossimi sviluppi. 

martedì 15 luglio 2025

AL LADRO! MA COMUNQUE GENTILUOMO

 Nei ricordi di tv vintage in bianco e nero c'è anche quella serie francese (che era però girata a colori e infatti è tale l'edizione in dvd) su Arsenio Lupin, il ladro gentiluomo mago dei travestimenti.


Travestimenti che ci stupivano all'epoca per come erano perfetti, ma poi avremmo capito tutti in seguito (da grandi) che quel personaggio di cui Georges Descrières assumeva le sembianze (si era dovuto conquistare il ruolo concorrendo contro nomi del calibro di Jean Paul Belmondo), in realtà era già interpretato dallo stesso attore già dall'inizio. 
Vabbè... però comunque la serie, con quella sua stupenda SIGLA D'APERTURA

(mi piaceva meno quella finale qui di seguito nello stesso video, troppo mielosa per me), ci piaceva moltissimo perché quel ladro, oltre a rubare abilmente a dei ricconi sempre antipatici, non disdegnava di aiutare anche persone in difficoltà o che avevano subito dei soprusi. 
Le trame degli episodi, in uno dei quali dal titolo La Donna Dai Due Sorrisi appare anche Raffaella Carrà essendo anche l'Italia coinvolta nella produzione,

erano tratte in parte (perché venivano spesso modificate parecchio) dai romanzi di Maurice Leblanc che pubblicò la sua prima storia sul ladro il 15 luglio del 1905, quindi ben 120 anni fa. 
Il che non è niente male se pensiamo che da lì in poi sarebbero nati anche molti film e naturalmente la serie animata sul nipote di Arsenio (o Arsene in francese), quella tratta dal manga di Monkey Punch che tuttora prosegue anche con live action e SPINOFF, magari NON SEMPRE ben riusciti. Raffaella nel 1988 ha anche avuto ospite in un SUO PROGRAMMA TV il buon Georges creando un momento di rimpatriata tra vecchi amici.

Decisamente meno bella invece la serie di Netflix di cui avevo GIÀ PARLATO tempo indietro con un sacco di difetti dentro. 

lunedì 14 luglio 2025

MP3, QUESTO SCONOSCIUTO

 Mentre ieri abbiamo goduto della grande vittoria di Jannik Sinner a Wimbledon, sono passati oggi ormai trent'anni esatti dalla nascita di quel formato sonoro digitale tanto criticato dai puristi del suono, ma così comodo perché in poco spazio, sempre digitale, ma anche fisico in effetti, permette di raccogliere una quantità enorme di musica che ognuno di noi ha appunto sul proprio cellulare, ormai diventato con il passare degli anni non più un semplice telefono portatile, ma piuttosto una mini work-station, tant'è vero che io stesso lo utilizzo per gestire questo blog "in tutti i luoghi e in tutti i laghi" in cui mi trovo perché capita spesso che l'idea da mettere in un post ti arrivi anche tipo se sei in coda alla cassa del supermercato e allora la metti giù al volo digitando sul display touchscreen.


Ma è del formato musicale che si parla oggi, ovvero dell' Mp3 (che poi più di recente è diventato anche il nome di uno scooter a tre ruote) e quello sopra in foto è stato il mio primo lettore che in pratica era una chiavetta USB con un player integrato. 
Formato l'Mp3 a cui si stava lavorando già dall'anno precedente con un nome diverso e che, detto semplice semplice, viene ottenuto prendendo il flusso di dati originale del file audio e cancellando quelle frequenze che durante la riproduzione vengono sovrapposte da altre preponderanti per cui non sarebbero udibili dall'orecchio umano, mentre magari da apparecchi ultra sofisticati possono essere rilevate come mancanti. 
Ma si tratta di cose infinitesimali di cui non ci si accorge se il file Mp3 ha un buon bitrate, il cui valore massimo è 320 kb/s anche se i programmi disponibili per "estrarre" il suono possono aumentarlo senza però avere un vero miglioramento della qualità, ma solo un incremento della dimensione del file. 
Cioè sono finezze da maniaci della perfezione come quell'idea che aveva una persona di mia conoscenza che le registrazioni su cassetta pretendeva di farle senza mai andare con i livelli dei v-meter

sul rosso perché diceva che si andava a distorcere il suono, mentre il rosso del picco è una cosa normale, cioè è quello che rende il suono dinamico quando tutto il resto della registrazione sta sul giusto livello. 
Ma niente, non c'era verso di fargliela capire e così, preso dalla disperazione, gliel'ho spiegata ad una pianta grassa che invece ha recepito subito il messaggio, lasciando lui alle sue registrazioni troppo basse senza dinamica alcuna. 
De gustibis... 
Una curiosità sulla nascita del Mp3 è che, come brano di riferimento per provare tale metodo di compressione, venne scelto Tom's Diner di Suzanne Vega, che in discoteca abbiamo ballato tutti (io per la precisione l'ho fatta girare in vinile sui Technics perché stavo in consolle) nella VERSIONE REMIX downtempo,

ma quella originale usata per il test era stata invece la VERSIONE ORIGINALE, cioè quella acappella, solo voce, contenuta nell'album.

Questo come primo test, mentre poi, come dicevo prima, si dovette verificare il risultato su fonti audio dove strumenti diversi si sovrapponevano e in quel caso entravano in gioco quei "tagli" di dati che permettevano di passare da un file WAV, di dimensioni molto importanti, ad un Mp3 decisamente più piccolo. 
Ma alla fine della favola, quello che conta è il gusto personale, e magari, chissà, quella persona che avevo tirato in ballo prima che invece di ascoltare la musica e godersela, la stava a "guardare" sul v-meter aveva ragione, anche se non ci credo per niente😜... 

domenica 13 luglio 2025

LIVE AID: 40 ANNI FA L'EVENTO MONDIALE

 Quarant'anni fa si teneva in contemporanea, a Londra nello stadio di Wembley e a Philadelphia al JFK Stadium, lo storico concerto del Live Aid nato dall'idea di Bob Geldof e Midge Ure per raccogliere fondi con l'intenzione di alleviare il problema della fame in Etiopia.


Fu una passerella di artisti notevole, ma non priva di problemi dato che, a parte l'esibizione dei Queen ripresa, anzi, fotocopiata poi nel film BOHEMIAN RHAPSODY (della quale Brian May non rimase molto soddisfatto comunque), tanti furono i problemi tecnici dovuti principalmente al fatto che non c'era tempo di fare prove e sound check, ma gli artisti dovevano salire sul palco ed esibirsi "pronti-via" con giusto il tempo di collegare i cavi agli strumenti e con i tecnici al mixer che settavano tutto al volo.

Non mancarono nemmeno le critiche, una delle quali è forse la più feroce quella di Morrissey, leader degli Smiths, che ha da sempre avuto un pessimo rapporto con il governo inglese e infatti non partecipò dichiarando che Margaret Thatcher avrebbe potuto da sola offrire quei fondi che invece sono stati donati dalle classi meno abbienti.


Sempre il fattore soldi fu il motivo per cui altri artisti non parteciparono come i Tears For Fears poiché Roland Orzabal voleva da Geldof delle prove tangibili che quei soldi sarebbero davvero andati in beneficenza (ma si raccontano anche versioni diverse), forse ricordando l'evento del Concert For Bangladesh organizzato da George Harrison dove sembra che qualcuno si prese i soldi e scappò come fosse un film di Woody Allen.

E si, anche questo Live Aid fu un evento musicale sotto il sole cocente come quello che avverrà vent'anni dopo di cui avevo parlato QUI poiché tutto cominciò intorno alle ore 12 per terminare poi di notte, ricordando pure Phil Collins che fece quel famoso TOUR DE FORCE (un po' una sboronata, dai) con il Concorde per suonare anche a Philadelphia con i Led Zeppelin. 
Più del 90 per cento delle tv mondiali rimase collegato in diretta per l'evento dovendo a volte scegliere quale delle esibizioni mandare in onda poiché ad un certo punto le performances tenute nelle due locations si sovrapponevano. 
Da notare che poi il riversamento in home video cercò di correggere le imperfezioni come quella terribile STECCA presa live da Simon LeBon su A View To A Kill,

che venne abilmente sovraincisa, mentre quella sul piano fatta da Phil Collins rimane e va bene così (c'è nel link lassù) che tanto l'ex Genesis l'aveva presa in ridere. 
Controversie o no, rimane comunque un evento storico che molti di quelli che stanno leggendo avranno anche vissuto in diretta tv come il sottoscritto, ed evento che ha contribuito a rendere così speciali gli Anni 80. 

sabato 12 luglio 2025

VELVET SUNDOWN: LA BAND CHE NON ESISTE

 Musica del sabato molto particolare oggi perché ormai siamo finiti dentro a BLACK MIRROR, c'è poco da fare, e lo dimostrano i Velvet Sundown, band indie dal sound westcoast formata da quattro elementi il cui stile fa ricordare certe cose alla Eagles e tutto quel filone da LAUREL CANYON così caro anche a Francesco Bianconi dei Baustelle.


Tre album all'attivo, più un mini lp di inediti e migliaia di ascolti sulle piattaforme tipo Spotify. 
Ma il bello è che tutto ciò non esiste perché è stato creato dall'intelligenza artificiale con programmi tipo Suno per le canzoni e Chat Gpt per la biografia della band, con anche molte foto (anche quelle finte) a corredo.

Il risultato è stupefacente, perlomeno per quanto mi riguarda, poiché i loro inesistenti album (qui sopra il PRIMO) sono di gran lunga migliori di tante produzioni attuali con "artisti" veri che ci mettono la faccia e la voce, produzioni pure quelle basate sulla A.I. (ma non lo ammetteranno mai), rivolte invece al filone hip hop, rap,  trap eccetera, forse perché finora sembrava che l'abbinamento computer/musica fosse destinato solo a quello, nel senso che se una volta si faceva già musica utilizzando i computer come hanno dimostrato i Kraftwerk (nota bene l'uso di allora dove l'umano rimaneva il padrone della situazione), attualmente invece si fa musica pensata e creata direttamente dai computer con basi tutte molto simili tra loro e sintetiche (vedi quello che è passato agli ultimi Festival Di Sanremo). 
E invece stavolta l'intelligenza artificiale suona come se fosse vera con solo forse la mancanza di un refrain che spicca, un giro, una frase che faccia la canzone, quella che fa cantare in coro quando parte nei concerti (QUESTO sotto è il singolo più recente).

Si, perché i brani sono belli, su questo non si può dire nulla, ma scorrono un po' troppo lineari (quasi come quelle canzoni che spesso vengono composte per un film su una finta band), e sembra manchi qualcosa al brano per poter spiccare il volo. 
Cosa questa in realtà che, bisogna dirlo, nel mondo indie è più frequente di quanto si possa immaginare, dato che il più delle volte il tocco che fa "speciale" una canzone viene dato dal produttore e cito come esempio Alan Parsons che quando ha messo le mani su TIME PASSAGES di Al Stewart ha creato una cosa completamente diversa dall'idea di partenza del cantautore inglese facendolo diventare simile ad un album del Project featuring Al Stewart (ma non dimentichiamo il suo lavoro su MUSIC di John Miles e la confezione ultra curata di quel FAMOSO DISCO dei Pink Floyd).

Ecco perché questi Velvet Sundown alla fine suonano davvero come una indie band senza il produttore padrone che ne guida le mosse. 
Sicuramente dietro c'è anche qualcuno che verifica e corregge il prodotto poiché personalmente ho provato a fare recensire a Chat Gpt qualcosa, così per provare, e quello che ne è uscito è stato un testo che era attinente alla mia richiesta, ma con anche parecchi errori e cose inventate di sana pianta che, se uno sa di cosa si sta parlando, si riescono a sgamare subito, mentre nel caso dei Velvet Sundown, tutto è curato alla perfezione come se ci fosse un vero ufficio stampa al lavoro. 
Che tutto ciò sia un bene o un male adesso forse è ancora presto per dirlo, anche perché questo potrebbe essere solo un semplice esperimento, una dimostrazione di come possa essere utilizzata la potenza e la capacità creativa di un computer in questo contesto.

Si, proprio quel computer che quando è spento diventa il classico Black Mirror... 

venerdì 11 luglio 2025

LO SPETTRO: UN HORROR INVECCHIATO MALE

 Avendo visto su YouTube I VAMPIRI, ho seguito uno dei consigli proposti dall'algoritmo ed ho visionato anche Lo Spettro, film del 1963 diretto sempre da Riccardo Freda sotto lo pseudonimo di Robert Hampton e, nonostante ritornino i nomi dei personaggi de L'ORRIBILE SEGRETO DEL DR. HICHCOCK compresa la meravigliosa Barbara Steele, questo non è un sequel di quell'altro, anche per via del finale del precedente film che però non voglio spoilerare.


Ecco, rispetto a QUELLO il cui trailer mi veniva proposto nel cinema di seconda visione che frequentavo (durante la settimana proiettava vecchi film diversi ogni giorno, mentre solo nel weekend quelli recenti) mettendomi curiosità e anche un po' d'ansia dato che mi mostrava Barbara Steele chiusa viva in una bara con finestrella

(non ho mai capito il perché di quella apertura, ma diciamo che aveva fatto il suo dovere), qui salvo solo lei, Barbara, con i suoi enormi occhi dai quali diventa difficile distogliere lo sguardo, dato che tutto il resto, dalle locations (un paio) ai comprimari (una cinquina) non brilla per niente.

Evabé, è un film gotico, mi direte, cosa deve brillare? 
Infatti l'oscurità regna sovrana ma, mentre nel precedente (L'ORRIBILE SEGRETO eccetera) la lentezza era un valore aggiunto, qui sfiora davvero la noia e non bastano le "apparizioni" dello spettro del titolo a risollevare il livello del film che in origine era vietato ai minori di 18 anni, ma visto adesso rasenta spesso il ridicolo specie con quello spiegone finale che pare un cartone di Scooby Doo quando il cattivo viene smascherato e spiega tutto per filo e per segno. 
Cosa che avveniva anche in I VAMPIRI, ma non da parte del villain, lasciandoti un po' perplesso per il risultato frettoloso e raffazzonato. 
In quel caso pare che il motivo fosse stato un cambio di regia che da Freda era passato a Bava per il finale dato che c'erano stati degli screzi sul set. 
Qui invece tutto è in mano a Freda che forse stavolta si ispira al collega, ma probabilmente poteva andare meglio o perlomeno poteva evitare di finire in quel ridicolo involontario. 
Anzi sarà pure la stessa Barbara Steele che alla fine del film, il cui soggetto è stato "rubato" ad un racconto di Max Dave (pseudonimo di Pino Belli), la risata se la farà di gusto. 

DISNEYLAND COMPIE 70 ANNI

 Auguri al parco dei divertimenti più famoso del mondo, ovvero Disneyland, inaugurato 70 anni fa ad Anaheim, nella periferia di Los Angeles,...