lunedì 28 febbraio 2022

MARRY ME - SPOSAMI: UN FILM "DOVE SI BAAALLA, FOTTITENE E BAAALLA...")

 Un po' come in Notting Hill, dove fra due personaggi diversissimi nasce qualcosa, anche qui le cose si ripetono, con Jennifer Lopez popstar al top della fama e Owen Wilson mite professore di matematica, e pure la locandina gli assomiglia tanto a quella del film di ROGER MICHELL.


I due si incontrano durante il concerto della popstar che dovrebbe culminare con il matrimonio insieme ad un'altra star del pop latino, Bastian interpretato da Maluma, senonchè il tipo viene pizzicato dai social mentre si dà parecchio da fare con una delle assistenti di scena, per cui l'evento mediatico salta o meglio, si modifica con un matrimonio a sorpresa con il professore.


Ok si, siamo ovviamente nel mondo delle favole dove ste cose possono accadere, e tutto il film si svolge in modo alquanto prevedibile con la Lopez che dispensa consigli su come presentarsi sicuri in pubblico alla figlia del professore, la quale ha sofferto di attacchi di panico in passato per i quali viene quasi bullizzata. 
Una Jennifer che fisicamente è sempre da urlo, ma il viso, a mio parere comincia a mostrare un po' la sua vera età (son 52) specie nelle scene in cui è imbronciata. 
Owen dalla sua pare invece un pochino "teso" in volto, rispetto ai suoi film precedenti, ma potrebbe anche essere solo effetto del makeup. 
Ma giudizi estetici a parte, il film si guarda con piacere anche se hai per tutto il tempo l'impressione di averlo già visto perché, appunto, non è nulla di nuovo. 
Un giudizio particolare agli outfit di Jennifer come il "pratico" vestito rosso

con il quale viaggia comodamente in economy senza dare troppo nell'occhio e il look con collare e corona metallica che pareva preso direttamente da The Cell,

mentre do un pollice verso per le canzoni dance che, a parer mio, sono di rara bruttezza (come diavolo fa una canzone a ripetere Chiesa Chiesa Chiesa ebbasta tremila volte?), ma servono semplicemente a dare un sound ai numeri in cui Jennifer si esibisce sul palco, nel caso di Church, appunto, contornata da suore in latex e lei "vestita" da vetrata come fosse uno dei "quadri" presentati a Sanremo da Achille Lauro due anni fa (e anche questo outfit si fa notare non poco).

Sono decisamente più gradevoli i brani soft anche se non degni di passare alla storia come invece era successo meritatamente nel caso di un Bodyguard con la coppia Costner - Houston: eh si, è un po' il caso di dire... "Lopez, abbiamo un problema". 

domenica 27 febbraio 2022

MISTERI FRA AVENGERS, DOCTOR WHO, MATRIX E... GESÙ CRISTO (RICORDANDO ANCHE "HOT LIPS")

 Oggi si parla di uno scrittore inglese con un passato pure da attore in una serie fra le mie preferite: Henry Lincoln, che appariva in AGENTE SPECIALE (The Avengers, ma badaben non quelli Marvel) con il suo vero nome nei panni mediorientali dell'emiro Abdulla Akaba, nell'episodio Death A La Carte (inedito in Italia, ma se si è appassionati della serie la si guarda anche in lingua originale), perché Lincoln all'anagrafe era Henry Soskin, e così risulta nel cast, che ci ha lasciati a 92 anni.


Prima di diventare poi regista di documentari sui misteri, ha pure collaborato come sceneggiatore in 4 episodi fra i primi di DOCTOR WHO, per cui posso dire che ha contribuito nella mia formazione fanta-televisiva anche se all'epoca non lo conoscevo. Ma Lincoln è noto soprattutto per aver scritto il libro del 1982 Il Santo Graal,

con Michael
 Baigent e Richard Leigh, dove si narra una vicenda misteriosa che MOZ tratterebbe sicuramente con piacere, cioè che Gesù non sarebbe stato crocifisso in Palestina, ma fuggito in Francia con Maddalena diventando il capostipite della dinastia dei Merovingi. 
Storia in parte riportata da Jacopo Da Varazze nella sua Legenda Aurea
Ed ecco che pure nella saga di Matrix si aggiunge un'altro tassello mistico con il Merovingio

(non fate caso a Monica... ci stava bene) che torna anche nell'ULTIMO CAPITOLO, seppure con un look decisamente meno fashion-chic di come ce lo ricordavamo.

E in chiusura, se ricordate un famoso film sulla guerra, ma pieno di ironia, di Robert Altman dal titolo M*A*S*H (bei tempi quando si rideva della guerra) ricorderete anche il maggiore Margaret "Bollore" Houlihan

(Hot Lips nella versione originale) che era interpretata da Sally Kellerman, purtroppo scomparsa anche lei ad 84 anni.
Questa era l'iconica locandina originale

che in alcuni paesi è stata censurata e che poi, nella successiva serie tv con un cast completamente diverso e durata 10 anni, è sparita per lasciare spazio ad un'allegra, ma inutile, foto di gruppo. 
Goodbye Henry & Sally. 


sabato 26 febbraio 2022

LA GUERRA IN DIRETTA TV: SCUSI, A CHE ORA VA IN ONDA IL BOMBARDAMENTO?

 Eh già, non ci bastava un virus a metterci in ginocchio; anche la guerra fra Russia e Ucraina abbiamo, con relativa fuga di profughi e immagini in diretta televisiva dei bombardamenti, con alcuni degli inviati abbigliati pure con elmetto e giubbotto antiproiettile.


Per fortuna non si è arrivati alla messinscena con la maschera antigas sulla faccia come accadde in quelle famose immagini sbugiardate da Striscia La Notizia in occasione della guerra del golfo degli anni 90, immagini fasulle create ad hoc per rendere il servizio giornalistico più drammatico, con lo speaker della CNN mascherato come se ci fossero sostanze tossiche nell'aria, mentre alle sue spalle si vedevano altre persone a volto scoperto che rivelavano il fake.


O forse il tizio era stato solo colto in flagrante mentre esercitava certe pratiche erotiche, sadomaso, bdsm, fetish... Chissà? 
Guerra e violenza che diventano spettacolo come la FINE DEL MONDO cantata da Ligabue in quella famosa e bellissima cover di una canzone dei R.E.M. che perculava un po' tutto il mondo dell'informazione spettacolarizzata a tutti i costi.
A parte gli scherzi, la situazione è drammatica anche per noi, seppure non direttamente coinvolti nel conflitto, perché, a parte le questioni umane e morali, per ora non si tratta (ancora) di una guerra mondiale, ma ne siamo interessati per tutto quello che ne consegue economicamente, come l'aumento dei prezzi del metano, le borse, ecc. 
E l'informazione ben venga a tenerci aggiornati giorno per giorno come è stato fatto con il Covid-19, anche se qualcuno ci marcerà sopra sicuramente travestendosi stavolta da opinionista bellico, dopo essere stato un esperto di tattiche calcistiche, di politica italiana ed anche stimato virologo. 
Perché è certo che ora diventeremo tutti esperti anche in questo campo grazie ai social e specialmente agli utenti anonimi o che si nascondono dietro falsi profili Twitter, Facebook, Instagram e si sentono liberi di dire la propria opinione. 
Giusto, infatti, anzi sacrosanto, e da parte mia non posso certo negare che tutto ciò stia accedendo, ma siccome io sono solo il solito cretino che vive nella sua galassia lontana lontana fatta solo di cinema, tv e musica, e non esiste altro, mi limiterò a scrivere dei miei argomenti e a fare l'osservatore esterno come ho sempre fatto, con, al limite, qualche piccolo sfogo personale, perché per me vale oro quell'aforisma che dice:
"Meglio stare in silenzio e dare l'impressione di esser stolti, piuttosto che parlare e togliere ogni dubbio" 😜. 

venerdì 25 febbraio 2022

I PROCOL HARUM, QUELLI DI "SENZA LUCE", ORA SONO ANCHE "SENZA VOCE"

 La band inglese dei Procol Harum ha perso pochi giorni fa il cantante nella persona di Gary Brooker,


(quello al centro con i baffi) deceduto a 76 anni a causa di un cancro. 
Il loro più grande successo, ma davvero stratosferico, è stata A WHITER SHADE OF PALE,

che il buon regista ALAN PARKER ha infilato anche nel suo The Commitments in quella famosa scena in cui viene suonata IN CHIESA sull'organo a canne sbagliando anche il testo,
ma naturalmente la VERSIONE più famosa in Italia è stata quella dei DIK DIK anche se il testo scritto da Mogol non c'entra nulla con l'originale
firmato da Keith Reid che era stato il paroliere ufficiale e sesto membro della band anche se a suonare dal vivo lui non c'era, un po' come Valerio Negrini per i Pooh, con la differenza che invece il barbuto batterista per un periodo aveva anche suonato live con loro e lo si vede al centro sulla copertina del 45 giri Pensiero

(che possiedo e custodisco gelosamente nel mio caveau) che considero splendida graficamente con quell'accostamento di nero e blu elettrico quasi viola. 
Ma tornando alla canzone dei Procol Harum, si racconta che essa è stata talmente tanto fonte di reddito per Brooker, grazie alle royalties della versione italiana, che Gary scrisse una personale lettera di ringraziamento ai Dik Dik. 
Tant'è che anche i Camaleonti hanno in seguito utilizzato anche loro una canzone della band inglese dal titolo HOMBURG,
che Daniele Pace (si, uno degli SQUALLOR) ha trasformato in L'ora Dell'amore. 
Voglio far notare anche il look della band che traspare dai videoclip assolutamente fashion da Swingin'London/Austin Powers. 
Nel mio piccolo, ricordo anche l'incedere maestoso di A SALTY DOG
che era diventata sigla di chiusura del programma tv Avventura, mentre quella di apertura era She Came In Through The Bathroom Window dei Beatles, ma nella versione scartavetrata di JOE COCKER, con quella particolare chitarra iniziale che "muggiva".
Direi che per oggi la nostra razione di musica l'abbiamo avuta, seppure vintage e nostalgica, e purtroppo per salutare un'altro grande nome della musica che se ne è andato. 
Goodbye Gary.

giovedì 24 febbraio 2022

SOLOS: POTEVA ESSERE COME LA CANZONE MONONOTA DI ELIO E LE STORIE TESE, E INVECE...

 Serie su Prime Video in cui ogni breve episodio ambientato in un futuro non precisato, viene incentrato su un solo attore protagonista


eccetto gli ultimi due dove invece appare anche una controparte per cui si perde il concetto di "assolo" in scena che invece pareva una bella sfida per un attore, ma forse poi è andata come col Samba Di Una Nota di Jobim, che doveva essere una canzone fatta su una sola nota, ma poi l'autore "non ha avuto le palle", come disse Elio a Sanremo. 
Parte benissimo con Anne Hathaway e i paradossi temporali che tanto intrigano quando fanno parte delle trame, ma poi procede a fasi alterne con picchi di bravura tipo da parte di Helen Mirren e Morgan Freeman, mentre altri episodi risultano meno incisivi. 
Da notare che alcuni episodi (ma forse tutti con un ascolto attento) si ricollegano ai precedenti tramite delle citazioni nel monologo dell'attore in scena. 
L'atmosfera pare a volte quella di Black Mirror e non è male, ma, nell'insieme, nemmeno memorabile come invece sembra essere con il primo episodio, ma per Anne io ho un debole... 
E se devo dirla tutta, anche per Helen Mirren, che conosco dai tempi di EXCALIBUR in cui era al top per quanto riguarda la bellezza,

 (Oops! I Did It Again... Quasi) 
mantiene tuttora un grande fascino nell'episodio spaziale che la vede protagonista, ovviamente un fascino proporzionato all'età. 
Arrivati alla fine però rimane quella sensazione di un qualcosa di irrisolto, perlomeno io ho avuto quella fastidiosa impressione. 

mercoledì 23 febbraio 2022

ULTIMA NOTTE A SOHO: TRA SPECCHI E INCUBI

 Un nuovo film di Edgar Wright, da quando ho scoperto di aver visto tutti i suoi film senza saperlo all'epoca, per me è diventato un appuntamento che non posso perdere, seppure molto in ritardo rispetto alla sua uscita che è ancora del 2021, ma finalmente l'ho visto.


Il pub inglese, quasi uno dei punti fermi di Edgar, c'è anche stavolta ed Ellie, la protagonista, ci finisce a lavorare per mantenersi l'affitto di una stanza a Londra dove si è recata per studiare e lavorare come stilista partendo dalla Cornovaglia dove abitava con sua nonna, una rediviva Rita Tushingham che in passato ha lavorato in un sacco di pellicole nel periodo della Swingin'London. 
Oltre a Rita ci sono altri nomi strafamosi a completare il cast di questo film, tipo Terence Stamp e Diana Rigg, e pure un Doctor Who con le fattezze di Matt Smith. 
Ma le due protagoniste assolute sono Thomasin McKenzie e Anya Taylor-Joy, le cui vite si fondono tra passato e presente, tra sogno e realtà in maniera sempre più tangibile (splendide le scene con gli specchi e il ballo con Matt)


fino ad un finale pazzesco che non spoilererò nemmeno sotto tortura. 
Al contrario degli altri film diretti da Wright però manca del tutto la parte comica, tipo nella trilogia del cornetto con Pegg & Frost, cosa che creava un twist nella trama. 
Twist che comunque c'è anche qui seppure il tono di partenza non sia assolutamente da commedia, ma parte piuttosto da quella che parrebbe una storia malinconica per diventare un vero thriller da piantare le unghie nella poltrona del cinema o di casa che sia. 
Il film ha anche una nota di malinconia in più perché Diana Rigg è mancata poco tempo dopo le riprese, restando però nella memoria di tutti come la Emma Peel della serie tv AGENTE SPECIALE e anche l'unica donna del mondo di 007 che ha avuto l'onore di sposare James Bond, seppure in quel periodo in cui l'agente segreto aveva le fattezze del poco fortunato George Lazenby. 
La colonna sonora tutta vintage è favolosa come gli anni 60 che riprendono vita nei sogni di Ellie, il cui nome sarebbe Eloise, proprio come quella canzone di cui avevo parlato riguardo ad Apri Tutte Le Porte di Gianni Morandi perché una delle tante citazioni contenute in essa era proprio il riff orchestrale del ritornello di Eloise, la canzone che Terence Stamp mette nel jukebox, ma pure lui nominando solo il titolo perché nessuno,  nemmeno Terence, come dico sempre, si ricorda che la cantava un tizio chiamato Barry Ryan. 

martedì 22 febbraio 2022

OGGI PARLIAMO DI RUSSIA PURE QUI? SI, MA DA RIDERE

 La Russia sta monopolizzando le cronache in questi giorni per questioni belliche, politiche e quant'altro, e la cosa mi fa abbastanza specie dato che il mondo intero è già piegato sotto una pandemia globale e, nonostante ciò, come disse il sommo Battiato, "in quest'epoca di pazzi ci mancavano gli idioti dell'orrore", dato che qualche testa di "pazzo" reputa necessario scatenare una nuova guerra (se mai ce ne fosse il bisogno di guerre).

Ma non sono io il capo del mondo e nemmeno colui che deve indicare la giusta via, e quindi, anche se sono partito un po' polemico, il tono del post non sarà assolutamente così perché l'ex Unione Sovietica, per fortuna, non è solo questo, anzi sono già due capodanni che viene realizzato un programma televisivo per salutare il vecchio anno (questo è CIAO 2021, mentre il precedente era, ovviamente, Ciao 2020, ma un pochino meno forte perché più improvvisato, e sono entrambi sul Tubo), prendendosi gioco degli stereotipi che caratterizzano noi italiani.

Per cui vediamo una manciata di attori comici guidati dal conduttore di talk show Ivan Urgant (truccato praticamente come Ruggero Dei Timidi) che nel programma dove tutti hanno nomi italianizzati si chiama Giovanni Urganti, con look esageratamente anni 80 parlare in italiano (sottotitolato in russo) facendo il verso ai vari programmi storici come Discoring e Drive-In



con canzoni tutte synth e capelli cotonati contro ogni legge di gravità e chromakey volutamente pezzenti come in FLASH GORDON, e ospite anche Yulia Peresild, l'attrice russa che ha girato davvero all'interno della stazione spaziale (facendo rosicare Tom Cruise che voleva farlo prima lui), qui nel programma in outfit alla BARBARELLA, ma sulla stazione spaziale vera stava con la divisa d'ordinanza degli astronauti.

Le gag proseguono con la mafia e la citazione de La Piovra, e poi pizza, pasta, mandolino, soubrette prosperosa come Allegra Michele, qui non riccia come nella foto in alto perché questa è presa dalla prima edizione,

(ma state calmi perché il davanzale è solo un costume di scena) cantanti russi famosi (in patria) che eseguono le loro vere hit riscritte in italiano e con il proprio nome italianizzato, con effetti da Google translator bizzarri come nel caso di Dead Blonde che diventa Bionda Morta, e se vi capita di vedere Ru TV, praticamente una MTV Russa, può capitare di ascoltare anche le versioni originali con tanto di videoclip assolutamente pazzeschi. 
Insomma non manca nulla,

persino i Maneskin vengono sbeffeggiati paragonandoli a Valerii Leontiev, un artista 72enne che da anni si esibisce vestito glam come Damiano (e da molto prima di lui) e che canta Margherita con i pizzaioli acrobatici alle spalle,

e poi ancora i video saluti di Toto Cutugno, i nuovi Matia Bazar, Fedez, AlBano, i Ricchi e Poveri,

con infine un finto Putin (si dice che sia un deepfake come quello di LUKE SKYWALKER) che conclude il programma salutando tutti gli italiani presentando il suo gruppo preferito (e quello lo è davvero). 
È impossibile sentirsi offesi perché è tutto così esagerato che lo si deve prendere per forza per quello che è, cioè una roba parecchio sopra le righe, ma così tanto da far ridere pure noi. 
In conclusione, una piccola nota di panico: domenica sera da Fazio, Corrado Guzzanti, Virginia Raffaele e il Mago Forest hanno presentato la nuova edizione di L.O.L. Chi Ride È Fuori. 
Ecco... Visto come vanno quasi sempre le cose (cioè male) quando i programmi vengono presentati e incensati dal bravo presentatore maestro nell'arte del buonismo, non sarà che questa nuova edizione che viene pubblicata dopodomani su Prime sarà un pacco?
Mah, nel caso mi cercherò l'edizione russa... 

lunedì 21 febbraio 2022

MATRIX RESURRECTIONS: I DON'T REMEMBER

 Titolo di una canzone di Peter Gabriel che pare fatto apposta per introdurre il quarto episodio della saga di Matrix dove Trinity (Carrie Ann Moss) è sposata, ha due figli ed è convinta di chiamarsi Tiffany senza ricordo alcuno di quanto era accaduto molto tempo prima.

E poi beh... dato che non è il mondo di Matrix se non c'è gente che cammina sui muri e spara facendo giravolte, qui di ste cose Lana Wachowsky, rimasta la titolare della saga, ce ne ha messe quante ne vogliamo, anche in quell'inizio che sembra uguale a quello del 1999, ma poi ti accorgi che la Trinity che vediamo non è quella che ci ricordiamo e infatti le cose vanno diversamente durante la fuga dagli agenti, come è cambiato anche Morpheus

e pure l'agente Smith. 
Anche Neo (Keanu Reeves) in realtà è cambiato perché si sente strano ed ha delle visioni, e per questo è in cura da un'analista che è interpretato da Neil Patrick Harris (momento d'oro per lui, eh?) e gli prescrive delle pillole blu che abbiamo già visto da qualche parte, anzi Neo, che ora ricorda solo il suo nome cioè Thomas Anderson,

è diventato ugguale ugguale a John Wick, tanto che a momenti pare un crossover dei due film perché in entrambi si spara e si mena e nel TERZO EPISODIO si fanno pure cose impossibili sulle Yamaha Mt09 (qui invece lo sponsor è la Ducati).

Curioso, ma non troppo, che nei dialoghi poi si parli della Warner Bros. che è decisa a fare un quarto capitolo anche senza gli originali se è necessario, perché in fondo è andata quasi così, anche se nel film si parla di videogames e non di opere cinematografiche. 
Tutto il film è poi un continuo flashback con spezzoni delle scene originali dove vediamo ancora Laurence Fishburne e Hugo Weaving nei loro ruoli, e tornano le pillole che ti permettono di fare la scelta più importante della tua vita, ascoltando pure White Rabbit dei Jefferson Airplane, che quando si parla di sostanze particolari saltano sempre fuori. 
Riappare anche il Merovingio che però stavolta è incazzato nero con Neo, probabilmente anche perché adesso quel buongustaio non ha più la Bellucci al suo fianco, la quale invece appare solo un mezzo secondo in un flashback in video, e ci sono un po' di personaggi nuovi tipo Sati interpretata da Priyanka Chopra che pare ispirata ad Elettra Lamborghini.


Due ore e mezza che filano via, per fortuna stavolta, senza tanti discorsi astrusi che tanto non gliene fregava niente a nessuno, lasciando invece lo spazio all'azione che, ok, è eccessiva come sempre, ma nel contesto in cui ci troviamo, cioè una simulazione elettronica, ci sta perfettamente. 
Menzione particolare per Christina Ricci, la quale appare per un minuto, durante il quale non ho ascoltato le sue parole perché guardavo solo lei domandandomi chi diavolo fosse che mi pareva di conoscerla, e stop. 
In conclusione, ci voleva o no questo quarto capitolo? 
Beh, anche se il finale fa puntare quasi sulla commedia a causa di Harris, il film, come nel caso del nuovo Ghostbusters, è decisamente meglio dei due precedenti pur non superando il capostipite che resta quella pellicola che, a cavallo fra i 90 e il 2000, ha segnato una moda e un modo di fare cinema, esattamente come era accaduto con Star Wars, BLADE RUNNER e Mad Max . 
Unica cosa idiota è la scena post credits che probabilmente ora te la fanno mettere per contratto, ma della quale ne facevo volentieri a meno. 
Ah, all'inizio ho citato Peter Gabriel, perciò ecco qui la CANZONE a cui mi riferivo:

Spero che qualcuno la conosca perché mi rendo conto che, purtroppo, Peter non è così popolare come Mahmood... 


domenica 20 febbraio 2022

UN VIAGGIO A 4 ZAMPE (I BUONI SENTIMENTI SERVITI COME SI DEVE)

 Un cane si ritrova separato dal suo amato padrone da una distanza enorme, ma con il gioco del "torna a casa" che facevano insieme, farà un viaggio lunghissimo per ricongiungersi con lui superando enormi pericoli e facendo nuove amicizie.


Film del 2019 dove in scena appaiono molti animali veri e anche CGI, ma questa è ben dosata solo dove serve perché mettitici te a far recitare un puma e dei lupi se sei capace... Io no di certo. 
Da notare il breve cameo del veterano senzatetto Axel interpretato da un Edward James Olmos quasi irriconoscibile in un road movie dal punto di vista canino molto ben realizzato e che alla fine riesce persino a commuovere una canaglia strapezzente e cafone (cit.) come il sottoscritto. 

sabato 19 febbraio 2022

UN FESTIVAL DI SANREMO STORICO PER UN ENNESIMO ADDIO

 Il Festival Di Sanremo del 1964 è passato alla storia per la vittoria di Gigliola Cinquetti con NON HO L'ETÀ con la quale è poi volata a Copenhagen vincendo l'Eurofestival (allora si chiamava così) molto prima dei Maneskin e di Toto Cutugno. 

Ma lo si ricorda anche per la furiosa reazione di Domenico Modugno che definì la vittoria di Gigliola "una pazzesca buffonata", salvo poi ritrovarsi a condividere con lei successivamente Dio Come Ti Amo, perché erano gli anni che la stessa canzone veniva presentata da due cantanti differenti. 
Un altro fatto clamoroso fu la raucedine di Bobby Solo (quello vero eh...) che non gli permise di cantare Una Lacrima Sul Viso se non in playback, ma per tale motivo venne squalificato prendendosi però il titolo di "vincitore morale" che negli anni successivi verrà dato a parecchi degli artisti in gara. 
Particolare fu anche la classifica in cui dopo il primo posto, tutte le altre canzoni venivano accorpate in un secondo posto pari merito per non creare più tensioni di quelle che già c'erano. 
In questo secondo posto collettivo si era venuto a trovare anche Fausto Cigliano che aveva già partecipato dal 1959 al 1962, ma la chicca particolare era di quest'anno perché Fausto si era presentato con il brano E SE DOMANI,
ma la sua prima versione aveva un arrangiamento orchestrale talmente pomposo che non aveva convinto del tutto e infatti diverrà un notevole successo poi nella versione di Mina dove le parti musicali saranno smussate in favore della più bella voce in circolazione all'epoca. 
Con questo post retrospettivo, ma di attualità in quanto partirà tra un mese e mezzo il nuovo Eurovision Song Contest che non mi perderò per nulla al mondo, mando un ultimo saluto proprio a Fausto Cigliano,

cantautore partenopeo precursore dei neomelodici che tuttora riscuotono grandi consensi, perlomeno in ambito locale, che ci ha lasciati in questi giorni ad 85 anni. 
Fausto era anche chitarrista e nel 1967 aveva condotto un programma alla TV Dei Ragazzi ideato per avvicinare i giovani alla musica, ma prima negli anni 50 ha avuto anche l'esperienza sui set cinematografici all'epoca dei musicarelli e delle commedie leggere tipo Guardia, Ladro E Cameriera di Steno, Classe Di Ferro, Ragazzi Della Marina, tra cui in particolare devo citare anche Cerasella dove i protagonisti erano un certo Mario Girotti, che più avanti si farà chiamare Terence Hill, e una giovanissima Claudia Morì. 
Altro film del genere dove appare Fausto è Destinazione Sanremo, praticamente uno spot promozionale per la manifestazione canora. 
È poi tornato sul set nel 2010 grazie a John Turturro e il suo documentario sulla musica napoletana Passione. 
Addio Fausto. 

venerdì 18 febbraio 2022

THE BOOK OF BOBA FETT: UNA SECONDA POSSIBILITÀ NON SI NEGA A NESSUNO (OVVERO: SPEZZIAMO UNA LANCIA... DI BESKAR)

 Possibile che, con la scusa che gli episodi adesso vengono distribuiti uno alla settimana, una serie tv venga modificata al volo valutando il gradimento dei primi due o tre che solitamente vengono proposti in blocco sulla piattaforma? Era accaduto un precedente clamoroso anni fa con COUGAR TOWN dove la protagonista Jules, interpretata da Courtney Cox, nei primi episodi era un'arrapata perennemente a caccia di ragazzi per non sentirsi troppo vecchia, ma gli ascolti andavano giù in picchiata, per cui in seguito (se ricordo bene accadeva dal settimo episodio) il tono diventava molto più scherzoso, a metà strada tra Scrubs e Friends.


Sto parlando oggi qui invece di quel THE BOOK OF BOBA FETT che, al quarto episodio mi aveva già fracassato i maroni perché non mi prendeva e non riuscivo a provare empatia verso quel personaggio che nella trilogia originale finiva come un pirla e qui con il volto di Temuera Morrison mi faceva venire in mente solo Giovanni Cacioppo con l'aggravante che era pure ancora meno divertente, pensa te, per cui l'avevo messo in standby perché tanto c'era Sanremo e altre cose di livello decisamente più alto (il che è tutto dire...). 
Senonchè (attenzione SPOILER) eccallà che cominciano a girare delle voci su un certo episodio 6, o capitolo come vengono definiti nella serie, ma già dal quinto ci sarebbe stata una sostanziale trasformazione in una specie di The Mandalorian 3. 
Così decido di dare al duo Favreau/Filoni una seconda chance e devo ammettere che la sorpresa è stata davvero grande. Cioè Boba Fett praticamente sparisce per due episodi per lasciare il campo al ritorno di Mando, di Grogu (baby Yoda per gli amici), di Ahsoka Tano e di Luke Skywalker!!! 
Si, proprio quel Luke che alla fine della seconda stagione del Mandaloriano appariva lasciando tutti noi a bocca aperta, qui si gioca un episodio in cui addestra il piccolo Grogu proprio come Yoda aveva fatto con lui ne L'Impero Colpisce Ancora, ed è notevole (veramente notevole cit.)


come con la CGI si sia raggiunto un tale tale livello di credibilità davvero sconcertante, poiché si racconta persino che pure la voce attuale di Mark Hamill sia stata processata con un particolare software per ringiovanirla e doppiare il se stesso digitale. 
E abbiamo pure un paio di duelli western che trasudano Sergio Leone da tutti i granelli di sabbia con un personaggio che di nome fa Cad Bane e che è palesemente Lee Van Cleef.


Ma tutto sto pregevole lavoro mi riporta al sospetto che avevo all'inizio del post, cioè che ci sia stato qualche rimaneggiamento nella realizzazione degli episodi. 
Ok, magari non così in tempo reale come dicevo prima, ma potrebbe anche essere, chissà, d'altronde anche WandaVision era stata modificata nel finale (in peggio però) a causa dell'emergenza Covid. 
Qui probabilmente strada facendo, i due creatori notavano che qualcosa mancava nello script e non era la regia di Rodriguez che firmava il buon terzo episodio (seppure tamarro), come lo ritroveremo anche per quello finale dove vediamo anche qui una serie spettacolare di citazioni, su tutte Ray Harryhausen con persino un Rancor che rifà King Kong che dà la scalata all'Empire State Building.

Tali rimaneggiamenti, se ci sono effettivamente stati, spiegherebbero anche cose che sembrano buchi di sceneggiatura, azioni senza molto senso, esattamente come se fosse stato sforbiciato brutalmente qualcosa e inserito dell'altro al suo posto, magari preso da una serie che dovrebbe essere già stata pronta lì in rampa di lancio come la terza stagione di The Mandalorian, o che forse era proprio questa, ma Filoni & Favreau l'hanno presa un po' alla larga partendo con la narrazione che va da tutt'altra parte e con grossissimi problemi ad ingranare. 
Perché ciò che mancava nella serie di Boba Fett l'avevo elencato in un post di un mese fa e, come se Filoni & Favreau avessero letto il blog, ecco che "tettedentratto" mi mettono tutto ciò negli episodi successivi, quelli che avevo accantonato, ma che, per fortuna, ho recuperato perché l'ho già detto altre volte che torno volentieri sulle mie idee se ho delle buone ragioni. 
E qui ci son tutte, per cui sono soddisfattissimo di aver visto la parte che mi mancava e consiglio ai molti fans di The Mandalorian che hanno mollato il colpo troppo presto (e so che sono tanti), di proseguire nella visione (magari saltando a piè pari i primi 4 episodi) perché, come diceva il Liga, IL MEGLIO DEVE ANCORA VENIRE.

giovedì 17 febbraio 2022

ADDIO AL GRANDE CAPO DEI GHOSTBUSTERS (E NON SOLO)

 Grandissimo lutto nel cinema per la morte di Ivan Reitman a 75 anni, produttore, ma soprattutto regista di quel GHOSTBUSTERS del 1984 che fece sfracelli ai botteghini e continua tuttora ad essere un cult al quale Jason, il figlio,


(qui insieme seduti sul cofano della Ecto-1) ha dato un degno seguito lo scorso anno, perché si, l'ho già detto, io sono uno dei pochi a cui AFTERLIFE (o Legacy) è piaciuto e me ne vanto pure 😉. 
Come produttore stava dietro le quinte di Animal House per il quale ha sempre confessato il rammarico di non averlo diretto, ma si è poi rifatto in seguito dando anche una svolta alla carriera di Arnold Schwarzenegger con film come I Gemelli, Un Poliziotto Alle Elementari e Junior. 
Se ne è andato nel sonno Ivan e da qui lo salutiamo pensando che adesso starà organizzando un "toga party" insieme ai suoi colleghi ed amici John Belushi e Harold Ramis. 
E già che ci siamo in tema di addii, devo ricordare che qualche giorno fa ci ha lasciati, anche lui a75 anni, come Ivan, anche Ian McDonald,

sassofonista polistrumentista che nel 1968 aveva fondato i King Crimson insieme a Robert Fripp. 
Certo musica non facile quella della band britannica che prendeva spunto da tutto quello che aveva sottomano in quel periodo (che fosse materiale musicale e non), e il cui nome era stato fortemente voluto dal paroliere e tastierista Peter Sinfield, ma che sapeva anche creare delle ballad dolcissime come questa I TALK TO THE WIND
che nel disco di esordio arriva subito dopo le cacofonie di 21st Century Schizoid Man che apre l'album, ed è caratterizzata dal flauto suonato da Ian (se ti chiami Ian è quasi obbligatorio suonare il flauto) 

che si lega alla voce di Greg Lake, quel Lake che Emerson & Palmer conoscono molto bene. 
Successivamente Ian ha collaborato anche con i T-Rex di Marc Bolan e con i Foreigner nei loro primi album precedenti al grande successo commerciale degli anni 80. 
Goodbye Ivan e Ian. 

mercoledì 16 febbraio 2022

LO SPOT DELLA NUOVA LANCIA Y

 Non molto tempo fa ho parlato di uno spot di un'automobile e della sua COLONNA SONORA che mi tormentava perché non capivo da dove arrivasse, ma il mistero misterioso poi è stato più o meno risolto.

Ecco in questi giorni un'altro spot molto carino che riguarda la nuova LANCIA Y firmata Alberta Ferretti e dove la protagonista è Cristiana Capotondi che viene intrappolata dentro ad uno specchio dalla sua stessa immagine riflessa, la quale vuole prendere il suo posto per guidare l'automobile. 
Forse però il mio cervello sta andando in overflow (in palla) perché le prime volte che ho visto lo spot in tv ero convinto che l'attrice fosse Jennifer Lawrence, o forse sarà anche colpa di Leo DiCaprio con la sua immagine ormai legata alla Cinquecento 😜, per cui inconsciamente associavo la sua partner di DON'T LOOK UP ad un'altra auto.

martedì 15 febbraio 2022

HOUSE OF GUCCI: POTEVA ANDARE PEGGIO... POTEVA PIOVERE!!!

 "...E sull'ascensore di Tale E Quale Show entra Lady Gaga ed esce Patrizia Reggiani!!!" direbbe un Carlo Conti della tv che proprio sabato ha condotto la finale del suo programma nella versione senza i vip, ma con gente, per così dire, normale. 


Perché un pochino quell'effetto c'è, ma poi te ne dimentichi e ti vedi un film diretto da Ridley Scott che supera le due ore e mezza senza però stancarti. 
Non so dire però precisamente se è per la bellezza (?) del film o più per la curiosità di sapere fin dove il regista voglia arrivare in una pellicola che procede didascalica e spezzettata come se nel montaggio si fosse perso qualcosa. 
Qualcosa anche tipo la seconda figlia della Reggiani che qui non risulta, ma forse con una seconda gravidanza dovevamo toccare le tre ore, perciò... 
Ecco si, il film è pieno di scelte discutibili, e magari qui Ridley non è alla sua miglior regia, questo no, però c'è un cast fenomenale a partire da lei, la primadonna del pop che ha ormai dimostrato di saper recitare bene, e d'altronde la Germanotta ha o non ha sempre interpretato un personaggio nei panni variopinti e fetish con i quali è diventata famosa? 
Intorno a lei ci sono poi Adam Driver, che se sta lontano da quella galassia lontana lontana fa solo cose ottime, Al Pacino istrionico come sempre, e non è da meno Jeremy Irons seppure con un minutaggio minore. 
E Jared Leto? 
Mica l'avevo riconosciuto nei goffi panni di Paolo, il cugino idiota di Maurizio Gucci che probabilmente (spero per lui) da Leto qui è reso ancora più idiota di quello vero. 
Di questo film si è poi parlato anche a causa del bizzarro accento italiano con cui gli attori recitano e che, specie nel caso di Lady Gaga, pare più dell'est che nostrano. 
Il che ti mette davanti al dubbio se preferire l'audio originale o il doppiaggio che per la verità non è proprio eclatante, perché anche se Giancarlo Giannini cerca di rendere al meglio la recitazione di Al Pacino, e in passato è stato così, qui si ha l'impressione che vengano recitate delle frasi improvvisate dai doppiatori, il che non è assolutamente vero certamente, ma forse ciò è un modo per tentare di dare un'impressione di realismo cercato anche con la solita macchina da presa balenga che va tanto di moda adesso. 
Curiosa la scelta musicale che, nello stesso periodo ti piazza Caterina Caselli e George Michael che hanno decenni di distanza, ma vabbè, anche in BOHEMIAN RHAPSODY la sequenza temporale dei brani e pure degli eventi non era rispettata, e lo stesso Scott si era inventato una Roma tutta sua per Il Gladiatore, per cui anche Battisti direbbe Prendila Così (e a sto punto poteva benissimo esserci pure lui nella soundtrack). 
L'apparizione della suora che fuma una sigaretta poi mi ha fatto sobbalzare perché mi son rivisto Crozza che fa la parodia di Sorrentino (solo a me è venuto in mente?). 
Già sapendo il finale, poiché la vicenda dell'omicidio organizzato da Patrizia la si conosce (non sto spoilerando nulla), manca anche un po' la tensione del thriller che qualcuno magari si aspettava; tornando al film su Freddie Mercury infatti, gli eventi erano stati manipolati per rendere la vicenda più d'effetto (cosa che ha portato anche parecchie critiche), mentre qui Ridley segue (quasi) passo passo la storia come fosse un semplice osservatore esterno. 
A ripensarci, anche questa pellicola era stata presentata in pompa magna da Fabio Fazio con la stessa Lady Gaga ospite in studio, e già le altre fiction e film promossi dal bravo presentatore buonista si erano rivelati nella maggior parte dei casi dei pacchi clamorosi. 
Insomma un film pieno di alti e bassi e uno dei bassi è senza dubbio la scena di sesso nell'ufficio di Patrizia a metà fra il ridicolo e l'imbarazzante per chi la vede. 
O forse siamo noi che ormai ci siamo troppo abituati alle scene a letto con le luci soffuse (tipo Adrian Lyne), il sottofondo di un sax e i corpi sudati con i riflessi in penombra, o anche alle scene ardite tipo 50 Sfumature, mentre qui ti viene sbattuta lì e paff!!! 
Che per un attimo ti pare uno di quei film dove la protagonista "recita" frasi tipo "Oh Ja", "Oh My God!"... 
Cose da cinema "d'essai". 
Di alto invece c'è la resa di Lady Gaga negli abiti e makeup vintage della Reggiani, e poco importa a me se qualcuno dice che pare una giovane Marisa Laurito. 



 

A parte che Marisa in gioventù è stata una bella donna, ok, una di quelle solitamente definite "dalle forme generose", e tuttora non si può dire male di lei tenendo conto dei suoi 70 anni, Lady Gaga secondo me rimane la scelta di casting migliore per il personaggio che doveva interpretare e infatti lei ci crede fino in fondo modificando anche la sua postura stringendosi nelle spalle, agli antipodi dal personaggio musicale che porta sul palco.
Basta che la smetta con quel buffo accento... 
Spasiba😉. 

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