mercoledì 23 febbraio 2022

ULTIMA NOTTE A SOHO: TRA SPECCHI E INCUBI

 Un nuovo film di Edgar Wright, da quando ho scoperto di aver visto tutti i suoi film senza saperlo all'epoca, per me è diventato un appuntamento che non posso perdere, seppure molto in ritardo rispetto alla sua uscita che è ancora del 2021, ma finalmente l'ho visto.


Il pub inglese, quasi uno dei punti fermi di Edgar, c'è anche stavolta ed Ellie, la protagonista, ci finisce a lavorare per mantenersi l'affitto di una stanza a Londra dove si è recata per studiare e lavorare come stilista partendo dalla Cornovaglia dove abitava con sua nonna, una rediviva Rita Tushingham che in passato ha lavorato in un sacco di pellicole nel periodo della Swingin'London. 
Oltre a Rita ci sono altri nomi strafamosi a completare il cast di questo film, tipo Terence Stamp e Diana Rigg, e pure un Doctor Who con le fattezze di Matt Smith. 
Ma le due protagoniste assolute sono Thomasin McKenzie e Anya Taylor-Joy, le cui vite si fondono tra passato e presente, tra sogno e realtà in maniera sempre più tangibile (splendide le scene con gli specchi e il ballo con Matt)


fino ad un finale pazzesco che non spoilererò nemmeno sotto tortura. 
Al contrario degli altri film diretti da Wright però manca del tutto la parte comica, tipo nella trilogia del cornetto con Pegg & Frost, cosa che creava un twist nella trama. 
Twist che comunque c'è anche qui seppure il tono di partenza non sia assolutamente da commedia, ma parte piuttosto da quella che parrebbe una storia malinconica per diventare un vero thriller da piantare le unghie nella poltrona del cinema o di casa che sia. 
Il film ha anche una nota di malinconia in più perché Diana Rigg è mancata poco tempo dopo le riprese, restando però nella memoria di tutti come la Emma Peel della serie tv AGENTE SPECIALE e anche l'unica donna del mondo di 007 che ha avuto l'onore di sposare James Bond, seppure in quel periodo in cui l'agente segreto aveva le fattezze del poco fortunato George Lazenby. 
La colonna sonora tutta vintage è favolosa come gli anni 60 che riprendono vita nei sogni di Ellie, il cui nome sarebbe Eloise, proprio come quella canzone di cui avevo parlato riguardo ad Apri Tutte Le Porte di Gianni Morandi perché una delle tante citazioni contenute in essa era proprio il riff orchestrale del ritornello di Eloise, la canzone che Terence Stamp mette nel jukebox, ma pure lui nominando solo il titolo perché nessuno,  nemmeno Terence, come dico sempre, si ricorda che la cantava un tizio chiamato Barry Ryan. 

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