lunedì 20 marzo 2023

THE WHALE: UN OSCAR MERITATO PER BRENDAN

 Dopo la NOTTE DEGLI OSCAR ho continuato il compito che mi ero prefissato, ma per ora non ancora adempiuto in toto, di vedere perlomeno i dieci film in lizza e stavolta è finalmente toccato a The Whale, dal titolo esplicativo se si conosce l'inglese e che per fortuna rimane così anche in italiano senza nemmeno aggiunte di dubbia necessità.


Tratto da una piece teatrale e lo si vede benissimo dato che si svolge tutto all'interno dell'abitazione di Charlie, insegnante in colloquio con i suoi allievi tramite internet, ma, dice lui, con la webcam non funzionante. 
Scusa invece che gli serve per mascherare un aspetto non proprio accattivante, sovrappeso e sfatto come è riuscito a ridursi dopo un matrimonio fallito e una relazione omosessuale finita con la morte del compagno. 
Sotto le fattezze da Jabba The Hutt c'è quel Brendan Fraser, premiato come miglior attore protagonista che ha ringraziato più volte Aronofsky per averlo rimesso in carreggiata dopo un periodo non esattamente fortunato per lui. Il film ha diverse scene fatte apposta per far provare disgusto a chi guarda Charlie anche nudo mentre si fa la doccia e mentre si trascina con fatica appoggiato ad un deambulatore, e Brendan rende benissimo tale sforzo che presumo sia stato ottenuto anche grazie ad opportune zavorre addosso dato che mai ti viene da pensare 

che quello che vedi sullo schermo sia un trucco posticcio come quello che rendeva obesa Gwyneth Paltrow in Amore A Prima Svista, dove ovviamente si parlava di tutt'altra storia e con uno spirito completamente diverso,

perciò finzione si, ma fino ad un certo punto perché Brendan aveva anche davvero preso diversi chili (no, non così tanti come Charlie) per essere più credibile. 
Non voglio nemmeno commentare le accuse di grassofobia rivolte al regista perché ormai qualunque cosa un artista porti sullo schermo ci sarà sempre quello che gode nel fare l'hater pronto a scagliarvisi contro.
Nel cast è una piacevole sorpresa trovare anche Sadie Sink, cioè la Max di Stranger Things, nella parte della figlia di Charlie, e pure sua sorella minore che interpreta lo stesso personaggio più giovane nei flashback. 
The Whale, cioè La Balena, non è solo il nostro Charlie sovrappeso, ma è anche la famosa Moby Dick di Melville che torna citata più volte nel film per un legame letterario con il protagonista che, dopo un drammatico evolversi degli eventi, troverà quello che per lui è finalmente un happy end. 
Fazzoletti consigliati a meno che non siate una impassibile canaglia come il sottoscritto😁. 

domenica 19 marzo 2023

AUGURI A TUTTI I PAPÀ

 Weekend tutto dedicato alla musica perché anche oggi arriva una canzone, ma che canzone!


Cioè nel giorno della Festa Del Papà quale pezzo non è più adatto di questa SEI FORTE PAPÀ di Gianni Morandi, papà pure lui, che sarà anche trash, si, parodiata in mille modi, anche riutilizzata da Elio E Le Storie Tese in LA VENDETTA DEL FANTASMA FORMAGGINO,

ma che quel Gianni, che esiste da sempre nel mondo della musica, ha inciso senza farsi troppi problemi tuffandosi in un mondo tipico da Zecchino D'oro? 
Anche al mio papà (che non c'è più da alcuni anni) mando un augurio tramite queste pagine web anche se lui non avrebbe mai capito come funzionano perché era terribilmente tradizionale e le cose le leggeva (a fatica) solo sui giornali oppure le sentiva alla radio e in tv e, forse anche per questo, dal cuore grande e ingenuo come quello di un bambino. 
Auguri a tutti i papà. 

sabato 18 marzo 2023

CALEXICO - BALLAD OF CABLE HOGUE: LA MUSICA COME UN WESTERN VECCHIO STILE

 Son passati più di 20 anni da quando, per colpa di Linus che la metteva su RadioDeejay, mi sono innamorato di questa canzone dei Calexico, gruppo che prende il nome da quella città sul confine fra California e Messico vicina all'altra città ibrida Mexicali, anche se la band è di Tucson, e il suono che ne viene fuori infatti è un po' mariachi.


BALLAD OF CABLE HOGUE, cioè la canzone in questione, prende invece il nome da un VECCHIO FILM di Sam Peckinpah che in questi ultimi tempi è tornato spesso in questo blog per tutta una serie di MOTIVI e c'è gente come CASSIDY che lo conosce pure bene dato che sul suo blog trovate tutto quanto riguarda la pellicola e anche di più. 
A valorizzare il brano, che parte con un riff di chitarra che sembra una citazione di White Wedding di Billy Idol, ci sono gli interventi sussurrati di Marianne Dissard, cantante francese che apporta anche un ottimo contributo visivo vagamente goth nel videoclip, grazie ai costumi di ispirazione western femminili che sono sempre bellissimi, e che per molti anni ha vissuto proprio a Tucson. 
Notare nel video al minuto 1:53, durante l'assolo di tromba, la scordatura al volo della chitarra per ottenere quel particolare effetto bending. 
In concerti PIÙ RECENTI purtroppo le parti di Marianne sono state cantate su un'ottava superiore da Andriana Babali, la nuova vocalist di origini greche che l'ha succeduta, perdendo però molto in sensualità.

Un genere musicale questo che vedrei bene nelle preferenze di Quentin Tarantino, visto che fra gli extra di Kill Bill 2 ci trovi cose del tipo i Chingon con MALAGUENA SALEROSA.


E nel mio piccolo mondo musicale dal gusto messicano ci metto anche i Green Car Motel che, con DESTINO DE ABRIL, musicano i titoli di coda di quel capolavoro che è Collateral di Michael Mann con Tom Cruise e Jamie Foxx.

Inutile dire che, se ne sto parlando adesso, la canzone dei Calexico mi piace tuttora come allora, come se tutto questo tempo non fosse mai passato. 
¡Hasta luego! 

venerdì 17 marzo 2023

LA VESTALE DI SATANA (MA IL PADRONE DI CASA NON C'È)

 La vittoria agli OSCAR di EVERYTHING, EVERYWHERE, ALL AT ONCE che anche in italiano ha mantenuto il titolo originale, mi ha fatto pensare ancora una volta ad un film molto vintage (1971) come La Vestale Di Satana che si porta appresso un titolo italiano messo lì a muzzo solo per attirare il pubblico poiché del demonio e di relativi riti fatti da discinte fanciulle non vi è traccia in questa pellicola ambientata in una Ostenda nebbiosa e grigia in contrasto con il colore rosso del titolo originale Les Levres Rouges.


Difatti è un film su Elizabeth Bathory, una contessa vampira che il rosso lo porta come rossetto, come abito e lo beve come sangue per mantenersi giovane, ma sopratutto lei è un personaggio che ricorre spesso in letteratura, cinema e serie tv, come anche nella quinta stagione di American Horror Story dove Lady Gaga

interpretava una identica contessa vampira (Elizabeth Johnson) che era palesemente ispirata a tale inquietante e sexy signora. 
Il doppiaggio italiano non è dei migliori purtroppo, ma se si riesce a sorvolare (o a sentire la traccia originale) il film non è male fra erotismo e un po' di splatter buttato lì.

Quindi, nel caso vi capitasse fra le mani questa pellicola, ora sapete un po' meglio di cosa tratta e, tornando al VINCITORE degli OSCAR, mi immagino per esso un titolo italiano di quelli che i ben noti distributori si ingegnano sempre ad inventare come quando c'era la moda del "se fai questo faccio quello", oppure (per fortuna meno eclatante) quando a PROMISING YOUNG WOMAN hanno dato, secondo me, una valenza da commedia volendolo tradurre in italiano a tutti i costi e chiamandolo Una Donna Promettente con quell'articolo davanti che alleggerisce tutto il concetto, e invece è un film che, specie sul finale ti tira una tale mazzata nello stomaco come pochi sulle note di Angel Of The Morning; ecco, per IL FILM dei Daniels poteva capitare ancora peggio come vedersi affibbiato qualcosa tipo Una Mamma Tutta Matta, oppure Grosso Guaio Alla Lavanderia Cinese, o anche Tutto In Una Volta, o ancora Tutti Pazzi Nel Multiverso Della Follia. 
Certo... Lo so che ricordano tutti qualcosa di già visto, ma sono proprio queste le bieche strategie dei distributori italiani, anche nel caso de La Vestale Di Satana dato che in quel periodo i film demoniaci proliferavano grazie anche a Roman Polansky e il suo Rosemary's Baby (1968), e se poi ci mettevi in mezzo anche le evocative sacerdotesse servitrici era incasso assicurato, perciò in tutti questi casi meglio l'originale senza dubbio.

giovedì 16 marzo 2023

SPORT & MUSICA (ANCHE TUTTA MATTA) IN LUTTO

 Sportivi di tutto il mondo o, perlomeno, quelli che a scuola partecipavano ai Giochi Della Gioventù, sappiate che nei giorni scorsi è mancato Dick Fosbury a 76 anni, cioè colui che rivoluzionó la tecnica del salto in alto saltando di schiena e vincendo, grazie a tale tecnica innovativa, nel 1968 l'oro olimpico.


Prima di ciò si utilizzava prevalentemente la tecnica della "sforbiciata" oppure il salto "ventrale", ma, grazie anche all'introduzione dei materassini poiché prima invece si cadeva sulla sabbia e sbattere così la schiena non era molto piacevole, Dick poté sperimentare tale stile che prese da lui il nome.

Anche nella musica ci sono un paio di addii, ma il primo è decisamente un nome particolare, ovvero quello di Napoleon XIV, pseudonimo di Jerrold (Jerry) Samuels, produttore e musicista statunitense scomparso ad 85 anni che, dopo essere stato un autore per Sammi Davis Jr., Doris Day, Johnnie Ray, nel 1966 tirò fuori in prima persona, ma sotto pseudonimo, un singolo terrificante dal titolo THEY'RE COMING TO TAKE ME AWAY AH-HAAA.

Tale disco potrebbe essere considerato il primo esempio di musica demenziale della storia dato che parla di un tizio in preda al delirio e di gente che viene a portarlo via. 
Delirio che è anche reso in maniera sonora con un effetto stile Alvin & The Chipmunks che entra piano piano in crescendo grazie ad una tecnica di manipolazione dei nastri. 
Pare impossibile ma qualcuno dei nostri discografici era riuscito a sentirla tant'è che la canzone ha avuto pure una COVER ITALIANA da parte de I Balordi, gruppo che si presentava in scena suonando oggetti di uso comune tipo pentole e simili.

L'effetto vocale qui invece era ottenuto con un semplice falsetto. 
La curiosità più grande però è che in seguito nel 1968, de I Balordi ne fece parte anche Marco Ferradini (quello di Teorema) alla chitarra per un breve periodo. 
Da notare che Napoleon XIV, come Jerry Samuels aveva invece già pubblicato dischi "normali" del tipo PUPPY LOVE,


cioè puro stile Platters. 
Ma sai com'è... 
Dopo un po' uno si stufa di tutto sto zucchero e miele e, per non uscire di testa, come valvola di sfogo ti fa un disco tutto matto che, bene o male, ti fa passare alla storia.

Infine a 71 anni è mancato dopo una lunga malattia anche Bobby Caldwell, noto soprattutto per la sua hit del 1978 WHAT YOU WON'T DO FOR LOVE.

Le atmosfere jazzate e il canto da crooner erano il suo marchio di fabbrica insieme ai suoi occhi azzurri.
Tale canzone sarà poi coverizzata da diversi artisti, tipo alle estremità degli anni 90 i Go West e i BoyzIIMen, e persino campionata dove meno te l'aspetti, cioè nel disco postumo di 2Pac Shakur, DO FOR LOVE.

Goodbye Dick, Jerry and Bobby. 

mercoledì 15 marzo 2023

CALL MY AGENT ITALIA: QUELLO CHE C'È DIETRO A CINEMA E FICTION (E ANCHE DI PIÙ)

 Ancora una volta si pesca dai prodotti dei nostri vicini francesi per creare una fiction italiana, ma stavolta non l'abbiamo fatto solo noi perché il format è già stato esportato ovunque nel mondo.


Call My Agent con l'aggiunta di "Italia" quindi, adesso l'abbiamo anche noi ed è un ottimo prodotto con i personaggi del cinema che interpretano loro stessi legati ad un'agenzia dove ci ho trovato un po' di EMILY IN PARIS dato che anche qui c'è la giovane assunta che trova sia alleati che antagonisti nei colleghi di lavoro. 
Un ottimo cast dove spicca Maurizio Lastrico sempre più a suo agio nelle fiction con il suo accento da genovese a Roma.

Altri attori e registi recitano loro stessi con i loro rapporti con tale agenzia nella quale apre bene Paola Cortellesi brava come sempre, ed è geniale l'episodio del pesce d'aprile con Paolo Sorrentino (forse il migliore), mentre è surreale l'episodio con Favino, passando per Matilda D'Angelis alle prese con il cyberbullismo per un post male interpretato, fino a Stefano Accorsi in doppia veste da commissario baffuto e in panni da rocker dato che interpreta contemporaneamente un noir ed una fiction su Ligabue

(Luciano, non il pittore) suo grande amico con il quale ha realizzato anche quella docuserie su RaiPlay dal titolo È ANDATA COSÌ
Ed è andata così, cioè bene, anche questa. 
Nel senso che, come dicono in THE MANDALORIAN che è tornata con la terza stagione, "Questa È La Via" se si usa uno spunto d'oltralpe per fare un prodotto italiano decente. 
Ma anche di Mando & co. ne parlerò presto. 

martedì 14 marzo 2023

WHITNEY - UNA VOCE DIVENTATA LEGGENDA (MA IL VERO TITOLO ERA UN ALTRO)

 L'anno scorso si parlava già della lavorazione di questo film su Whitney Houston


ed era stato anticipato ancora un paio d'anni prima da un disco inedito, cioè una cover di HIGHER LOVE di Steve Winwood, canzone del 1986 che nella sua versione originale veniva utilizzata dai venditori di impianti stereo per farti assaporare la bellezza dei suoni che uscivano mettendo su questo CD che, in effetti, con quell'intro carico di tutte quelle percussioni distribuite sui due canali suonava benissimo (provatela in cuffia e capirete cosa intendo).
Fatto sta che la cantante aveva registrato una sua versione solo come demo e come tale era rimasta lì chiusa in un cassetto per anni finché il dj producer Kygo (che non è un modello di city car Toyota) non ha pensato di farne un DISCO VERO dove lui suona il piano.
Canzone che ti vien da dire "alla faccia della demo" per quanto è cantata bella carica, e la si sente durante i titoli di coda di questo film che racconta la vita di Whitney partendo dall'adolescenza in cui la vediamo ricevere gli insegnamenti sul canto dalla madre Cissy, e con Naomi Ackie che la interpreta in maniera molto somigliante anche se, nei miei ricordi lei era un filino più esile, ma, non avendo mai avuto il piacere di incontrarla da vicino, forse è solo una mia impressione, quindi se vogliamo possiamo fare il gioco delle differenze.



Naomi ha anche cantato davvero tutte le canzoni, nel film, però sono solo un paio i momenti in cui si sente la sua voce e sono quelli in cui Whitney appare ancora insicura, mentre in tutte le altre scene dei concerti è stata sovrapposta la traccia presa dalle registrazioni originali (come in BOHEMIAN RHAPSODY) con l'attrice che ha comunque cantato per mostrare lo sforzo che serviva nell'esecuzione per rendere vera l'interpretazione. 
E l'effetto finale è così perfetto al punto che ci puoi anche credere a quel cinema ti mostra anche le cose che non sapevi e in questo caso viene fuori anche una bisessualità giovanile che mi era del tutto oscura dato che la Houston la collegavo solo al turbolento matrimonio con l'ex New Edition, ovvero l'ex bimbo prodigio Bobby Brown. 
Le canzoni che si ascoltano sono davvero parecchie e a conti fatti parrebbe un musical dato che almeno il 50% del film è cantato. 
Ma non lo è un musical, anzi è piuttosto un duro e spietato resoconto di quello che è stata la carriera della cantante più brava degli ultimi tempi, la quale purtroppo ha fatto male i conti con le sue capacità ed ha ritenuto che la cocaina (e altro) migliorasse la sua resa sul palco, portandola invece ad una fine prematura (spoiler! 😜). 
A tal proposto c'è un VIDEO che circola da parecchio tempo su YouTube in cui la si vede prendersi una lunga pausa durante l'esecuzione di I Will Always Love You prima della grande apertura finale.

Cosa succeda in quel frangente non è ben chiaro, cioè probabilmente beve, ma le ipotesi sono state molte altre e non troppo carine. 
Il film invece carino lo è anche se davvero molto lungo con Stanley Tucci nella parte del produttore Clive Davis che ha scoperto e seguito sempre la Houston dandole, fin dove possible, persino consigli paterni che invece non arrivavano dal vero genitore troppo impegnato a scialaquare gli ingenti guadagni della figlia. 
Nota dolente (in un film musicale è quantomai un termine bizzarro) che a noi ci tocchi il solito titolo italiano modificato che cambia l'intenzione di quello originale il quale, prendendo spunto da un suo grande successo, spiegava chiaro il bisogno che aveva dentro Whitney di esibirsi anche rischiando grosso, come infatti è accaduto.

Lei in fondo cercava soltanto qualcuno con cui metaforicamente ballare (e per cui cantare). 

lunedì 13 marzo 2023

E QUANDO ARRIVA LA NOTTE, LA NOTTE... DEGLI OSCAR '23

 Si, lo ammetto, adoro la canzone di Arisa, e allora? E venitemi a dire che non è bella se avete il coraggio.


Ma non è di Rosalba Pippa che si parla oggi, bensì del fatto che le previsioni per la Notte Degli Oscar che da un po' di tempo giravano si sono avverate ed è stato premiato, fra quelli in lizza, il film più pazzo e fuori di testa con ben 7 statuette. Sto parlando di EVERYTHING, EVERYWHERE, ALL AT ONCE al quale ho dedicato doverosamente un POST un paio di mesi fa dopo essere stato deliziato da tale visione ed essermi pure divertito a vedere le espressioni basite di chi lo stava guardando con me che non ci stava capendo una mazza rimanendo, per così dire... DI SASSO! (solo chi l'ha visto può farsi scappare un sorriso su questa frase, gli altri ovviamente no). 
Che in effetti, se non sei mentalmente preparato, può capitare di sentirsi spaesati con tutta sta cosa del multiverso fra dita a wurstel, sosia di Elvis e oggetti che vanno ad infilarsi lì.

Qui sopra ecco il cast già premiato ai SAG Awards, però francamente, anche se ci tenevo, non pensavo che in questa notte passata facesse di nuovo questa incetta di premi che sono un bel bottino quindi, visti i precedenti anni in cui si è puntato su film decisamente diversi come spirito (NOMADLAND, CODA), mentre quello di miglior attore protagonista è andato (anche qui le previsioni erano quelle) a Brendan Fraser per la sua performance in The Whale di Aronofsky, e quanto prima vedrò anche questo per poterne parlare con cognizione di causa. 
Eventi eclatanti da mani in faccia, per fortuna, nessuno, però c'è stato un saluto fra le lacrime da parte di John Travolta ad Olivia Newton-John

nonché il ricordo di Gina Lollobrigida che nella sua carriera aveva lavorato più volte con i grossi nomi di Hollywood. 
Mi aggiungo quindi in coda agli addi salutando anche Robert Blake, il famoso detective Baretta della serie tv, deceduto nei giorni scorsi ad 89 anni.

Il ruolo del detective italoamericano gli stava a pennello in quanto il suo vero nome era Michael James Gubitosi, e fra le altre cose, lo ricordiamo anche in Strade Perdute di David Lynch. 
Goodbye Robert. 

domenica 12 marzo 2023

IL PARADISO PUÒ ATTENDERE (MA QUELLO DELLE AUTO ELETTRICHE)

 Prendo oggi in prestito il titolo di un gran bel film con Warren Beatty, in quanto c'era da aspettarselo che ci fosse un passo indietro su quella data fatidica del 2035 in cui, secondo l'Unione Europea, si vociferava che non sarebbero più state prodotte auto a combustione in favore di quelle elettriche.


Decisione che ha fatto gongolare la nostra Premier Giorgia fortemente motivata a far rimandare quella data, ma con un po' di giudizio risulta chiaro che sia impensabile infatti che tutti riescano ad uniformarsi ad un'idea simile, che sarà anche ammirevole, certo, ecologica, nì, ma è, a conti fatti, soprattutto utopistica. 
Ora che sia vera o no la leggenda che sarebbe stato calcolato che se tutti in Italia mettessimo in carica la nostra auto elettrica nello stesso momento ci sarebbe un blackout, la cosa certa è che sarebbe un gran passo avanti se a diventare elettrici fossero per primi i veicoli pubblici e aziendali.

Le Poste Italiane hanno già in dotazione nel loro parco mezzi alcuni scooter elettrici, per esempio, ma se venissero rinnovati anche i bus dei trasporti pubblici sai che differenza ci sarebbe già anche a livello di inquinamento acustico? 
E invece circolano ancora dei mastodonti fumanti che ruggiscono come un T-Rex quando mi passano sotto casa con la conseguenza che i miei felini ogni volta scappano terrorizzati. 
Sarebbe un bel passo avanti se invece di un GRROOARRR producessero un ben più discreto VRRRRR. 
Già i treni si sono evoluti in tale maniera seppure lo sferragliare di METAL ON METAL,

come un brano dei Kraftwerk che stava nella suite del secondo lato di Trans Europe Express, non sia tuttavia un rumore da poco. 
Ma se vedere a volte una vecchia locomotiva a vapore come quella di Ritorno Al Futuro Parte III sembra una cosa lontanissima negli anni,

dobbiamo tenere conto che in realtà per lungo tempo i due metodi di propulsione hanno convissuto e convivono tuttora con locomotori diesel per il trasporto merci dove non sia disponibile una linea elettrica aerea ad alta tensione per la movimentazione, tipo nelle aree portuali. 
Non parliamo poi dello smaltimento delle batterie che, per ora, non salta ancora all'occhio, ma prima o poi tali accumulatori non accumuleranno più nulla (cosa normale come per le batterie delle auto tradizionali) per cui sarà necessario sostituirli e sappiamo bene che la batteria di un'auto elettrica, in quelle colonnine che hanno i supermercati per raccogliere le pile usate non ci entra mica.

Pure una SERIE TV futuristica su Prime Video ambientata nel 2032 mostra ancora le auto tradizionali come anche altri mezzi a combustione, comunque, ad onor del vero, ancora entro quella data che era stata decisa in precedenza. E se non sono all'avanguardia in Amazon... 
P. S. 
Stanotte tutti insonni per seguire la Notte Degli Oscar eh... 

sabato 11 marzo 2023

MADONNA - TRUE BLUE, OVVERO QUELLA VOLTA CHE I DJ ANDARONO CONTRO LE REGOLE

 Correva l'anno 1986 "e aveva un bel fiatone" diceva Nini Salerno dei Gatti Di Vicolo Miracoli in un suo tormentone, mentre io invece mi trovavo in Costa Azzurra in discoteca, ma una volta tanto come cliente, e il dj mette sul piatto il nuovo singolo di Madonna


che anticipava l'album True Blue di prossimissima uscita, cioè PAPÀ DON'T PREACH, nel cui videoclip compariva anche il buon DANNY AIELLO,
canzone bella, si, ma mentre la ascoltavo pensavo che non aveva quel tiro pazzesco che mi aveva preso ogni volta che avevo messo sul piatto INTO THE GROOVE.
Difatti all'uscita dell'album, per noi dj di radio e in particolare delle discoteche dell'epoca venne spontaneo andare contro le pianificazioni della casa discografica, perché di solito si metteva il singolo che veniva promosso in quel momento e che veniva scelto dai discografici con comunicati che arrivavano alle redazioni delle emittenti, per cui noi tutti in discoteca puntammo da subito anche su altri tre brani con un "groove" che ci pareva più adatto per far ballare il pubblico,
che cioè erano la TITLE TRACK shuffolata in stile anni 50, e poi OPEN YOUR HEART che riprendeva quel tiro che ci piaceva tanto come quello che dava il batterista Stephen Bray con i suoi Breakfast Club quando erano il gruppo di supporto di Madonna, e musicista che produrrà i suoi primi dischi (ma qui nell'album la produzione era già passata a Patrick Leonard),
con Bray che appare comunque come autore di diversi brani compreso True Blue, e da notare il capello corto bruno sfoggiato nel video che la rendeva identica a quel 1977 in cui suonava lei la batteria nella band prima dell'arrivo di Stephen.

Ma una nota di riguardo la riservo sopratutto per LA ISLA BONITA perché, personalmente ricordo, mi venivano a chiedere di metterla su chiamandola "San Pedro" dato che probabilmente era quello il nome che rimaneva nella testa di chi la ballava nella pista sottostante,
mentre la casa discografica invece fece uscire quel singolo soltanto 8 mesi dopo (a febbraio!), mossa ormai inutile e fuori tempo massimo in quanto, almeno in Italia, era già stato sfruttato alla grande mettendo sui piatti Technics SL 1200


(i must delle attrezzature nei locali) il 33 giri che ci faceva riempire regolarmente la pista, ma perlomeno anche quella canzone ora aveva anche un suo videoclip dove Madonna si mostrava particolarmente bella in abiti spagnolegganti, quella Madonna sempre avanti che ora nei nuovi dischi mette già la versione speed così la possono utilizzare già pronta su Tik Tok.
Insomma fu una piccola rivoluzione, in quell'estate del 1986, quella scelta controcorrente degli addetti ai lavori di non rispettare le scadenze, si, ma era stata resa possibile solo perché quel True Blue è un disco veramente bello dall'inizio alla fine (si aggiunga che conteneva anche LIVE TO TELL che era stata pubblicata come singolo molto prima dell'album),
e noi dj il valore di tale prodotto lo avevamo capito molto prima dei cari amici discografici. 

venerdì 10 marzo 2023

CASA DOLCE CASA IN ALABAMA: OVVERO L'ADDIO DEFINITIVO AI LYNYRD SKYNYRD

 Oggi diamo l'addio al classico nome che ai più sulla carta non dice nulla, ma su un giradischi lo hanno già sentito sicuramente perché si parla di Gary Rossington,


fondatore e chitarrista dei Lynyrd Skynyrd, quelli di SWEET HOME ALABAMA, la canzone dal famosissimo riff arpeggiato che ogni tanto fa capolino nei film come in Forrest Gump e quando la senti ti ritrovi per magia negli U.S.A.  

Ma quegli U.S.A. con la bandiera confederata che il gruppo ostentava durante gli show e che, per capirci era anche la bandiera dipinta sul tetto dell'auto di Hazzard che si vede in questa foto.

Oddio, giuro che sotto a Daisy ci sarebbe quella bandiera.

Ecco così la bandiera si vede meglio, però preferivo l'altra foto 🙄. 
Ma torniamo a quel nome così insolito quello della band, nome che era un omaggio ironico all'insegnante di educazione fisica Leonard Skinner, il quale era famoso per una sua decisa avversione verso i capelli lunghi (marchio dei rocker dell'epoca), e così particolare che il titolo del loro primo album non era altro che lo spelling di tale nome riportato tra parentesi.

Gary, che dopo i Lynyrd Skynyrd aveva continuato come Rossington-Collins Band e in seguito come Rossington Band, aveva 71 anni, soffriva di problemi di cuore ed era l'ultimo sopravvissuto di quel gruppo esponente del rock sudista già colpito da gravi lutti di cui il più grave accadde per un incidente aereo nel 1977 in cui perì una buona parte dei numerosi componenti. 
Goodbye Gary. 

giovedì 9 marzo 2023

SONO LILLO, CIOÈ SONO PASQUALE, CIOÈ SONO POSAMAN

 Su Prime Video c'è Sono Lillo, serie incentrata sul personaggio di Pasquale Petrolo (come l'originale) detto Lillo (come l'originale) e il suo alterego Posaman (come l'originale) che comincia però ad andargli un po' stretto per come sta invadendo la sua sfera privata.


Tutta fantasia ovviamente in una serie che ricorda un po' anche BORIS per la presenza di alcuni del cast (Sermonti, Calabresi, Guzzanti) e per come è ben realizzata e recitata, cosa ormai rara nelle fiction televisive.

Dimostra però che, se si vuole, si riesce a fare un buon prodotto divertente e comunque Lillo è uno che dove passa lascia il segno anche in cose stiracchiate come UNA FAMIGLIA MOSTRUOSA dove anche lì c'era Paolo Calabresi.

Francamente sul finale dell'ultimo episodio magari si poteva lavorare meglio, ma tutto sommato è una cosa leggera con dei tempi comici perfetti fra Lillo e Sermonti

al punto che sembra abbiano lavorato insieme da sempre, e poi sui titoli di coda sempre dell'ultimo episodio c'è tutta una serie di outtakes davvero molto divertenti. 

mercoledì 8 marzo 2023

TUTTE CONTRO LUI: E LUI CONTRO TUTTE, MA NON NE ESCE MOLTO BENE

 Una di quelle volte che non vuoi stare a cercare qualcosa sulle piattaforme perché magari stai già facendo qualcosa e la tv sta lì solo di sottofondo, mi è capitato questo film al femminile sulla solidarietà nella coalizione contro l'uomo fedifrago, come si può evincere già dal titolo.


Tema che nel giorno della Festa Della Donna ci può anche stare con un cast ben congegnato già dal terzetto principale (marito, moglie e prima amante) con Cameron Diaz che si autocita prendendo un po' di spunti da tutti i suoi ruoli precedenti e alcune gag, magari banali, ma divertenti tipo il lassativo, in una storia sicuramente non molto originale, dato che esiste già Il Club Delle Prime Mogli, ma che si lascia guardare. 
L'amante crede che il tipo sia single mentre lui, non ancora contento, tradisce entrambe con una terza donna più giovane illudendola con il matrimonio. 
Chiaramente anche la terza finirà per allearsi con le altre due.

Insomma un film, che in originale si chiamava come una canzone dei Pooh, mentre il titolo italiano pare strizzare l'occhio a Tutti Pazzi Per Mary, e che forse se restava fedele all'originale non dava l'idea di una commedia dove le donne si prendono la rivincita su un maschio bugiardo che viene punito a dovere. 
Visto o non visto, comunque vanno a tutte le donne, lettrici e non, i miei auguri per l'8 marzo.

martedì 7 marzo 2023

STARDUST - DAVID PRIMA DI BOWIE: SI, MA "DOPO" COSA RIMANE?

 Si può fare un film su David Bowie senza usare nemmeno una sua canzone? Si che si può fare, secondo Gabriel Range, e con Stardust del 2020 prova a dimostrarlo, non solo perché non ha avuto i diritti sui brani, ma anche perché qui si parla degli esordi del giovane David ancora lontano dai ragni di Marte (ma lì lì, prossimi in arrivo) e dai pallidi titoli nobiliari.


Avevo citato questo film (senza nominarlo!!!) nel post sulla serie PISTOL, ed è un film in cui un po' sembra di rivedere quel NOWHERE BOY che raccontava i primi passi nella musica di John Lennon pre Beatles, dove quel gruppo anche lì non si nominava mai (manco si chiamassero The Voldemorts) nemmeno sul finale quando partono per Amburgo con Pete Best ancora al posto di Ringo e nessuna canzone famosa si sentiva nel film. 
Poi di recente c'è stata la manovra inversa con un FILM su Celine Dion e tutte le sue canzoni strafamose, ma la protagonista si chiamava Aline perché non c'era il benestare dell'artista in questione. 
Stessa cosa era accaduta in Italia con il BIOPIC su Mia Martini dove i personaggi di Ivano Fossati (fondamentale sentimentalmente per la cantante) e Renato Zero (amico molto intimo della sorella Loredana) cambiavano nome e fisionomia perché gli originali non potevano essere utilizzati.

Qui il giovane David Jones, interpretato da un somigliante Johnny Flynn, è ancora agli inizi, prima di quella carriera da stella di prima grandezza che tutti conosciamo. 
Quindi ancora prima di quel Velvet Goldmine che NON era un biopic su Bowie, ma era chiaramente ispirato alla sua figura, e vedi che anche qui torniamo sul discorso di prima di fare un film su una star (dust) senza citarla direttamente. 
Tuttavia, nonostante l'impegno, il film ti lascia uno sgradevole gusto di incompletezza, tant'è che il figlio di David, Duncan stimato regista, è stato uno dei primi detrattori della pellicola, anche perché la famiglia del cantante non è stata coinvolta in alcun modo nella realizzazione. 
Una mancanza che invece Moonage Daydream pare colmare, ma di questo ne parlerò appena avrò modo di vederlo. 

lunedì 6 marzo 2023

QUELLA CANZONE CHE DICE: "PEOPLE STAY JUST A LITTLE BIT LONGER"

 Se avete amato, o amate tuttora, la musica di fine anni 70 che si portava dietro le influenze del country & western, fra i vostri preferiti dovrebbe esserci Jackson Browne che pubblicando un live come Running On Empty si ritagliò un posticino nel mondo della musica di quel periodo.


Ma non è di lui che si parla nel post di oggi bensì di David Lindley, suo stretto collaboratore e chitarrista conosciuto per le sue prodezze sulla "slide-guitar", cioè quella suonata tenendola posata orizzontale sulle ginocchia. 
David, che aveva suonato anche con Ry Cooder, purtroppo è deceduto all'età di 78 anni, lasciando il ricordo di una sua teoria particolare, cioè che si poteva suonare benissimo anche su chitarre economiche, perché se il talento c'è, lo strumento conta in minima parte. 
E infatti amava collezionare tale genere di strumenti, e non solo chitarre poiché suonava un po' di tutto. 
David lo sentiamo anche cantare con la vocina in falsetto in quella famosa STAY, cover di una canzone degli anni 50 che durava (l'originale) circa un minuto e mezzo, tratta appunto da Running On Empty, dove con Jackson Browne duetta anche Rosemary Butler.

Tale canzone, nella versione originale era rivolta alla fidanzata pregandola di restare ancora un attimo, mentre nel concerto viene rivolta al pubblico chiedendo di fermarsi ad ascoltare "one more song". 
Una piccola precisazione sul video di cui sopra: le immagini, seppure in sincrono, non c'entrano con l'audio che è invece quello del disco (una piccola bugia che capita spesso su YouTube). 
Il video con l'audio vero originale è QUESTO dove Stay viene presentata in medley legata dietro a The Load Out.
Anche nel cinema dobbiamo salutare un attore che magari non si ricorda di botto, ma un film con lui lo abbiamo visto sicuramente tutti, e sto parlando di Tom Sizemore. 
Salvate Il Soldato Ryan, Assassini Nati - Natural Born Killers, ma soprattutto Strange Days sono i film per cui posso ricordarlo oggi qui, dato che ci ha lasciati a 61 anni dopo essere stato ricoverato d'urgenza per un aneurisma.

 Goodbye David & Tom. 

domenica 5 marzo 2023

LA STORIA INFINITA, MA NON IL FILM BELLO , BENSÌ LA BRUTTA GUERRA

 Si parla sempre ogni giorno nei tg di questa guerra fra Russia e Ucraina che sembra non terminare mai (ma purtroppo anche di guerriglia come a Torino), con i politici che prendono posizione schierandosi con uno e con l'altro dei due contendenti e con il Santo Padre che condanna la violenza e invoca la pace.


Ma è con una punta di cinismo che nella testa mi gira l'idea che questa guerra non finirà finché ci saranno nazioni che forniscono armi per portarla avanti. 
Perché è risaputo che le cose stanno così, ma i tg puntano al servizio shock sui bombardamenti mostrandoti la gente che fugge con quattro stracci addosso e Zelensky che promulga i suoi comunicati di resistenza. 
La guerra, più che un fatto politico è un business colossale che se ne fa un baffo delle migliaia di vittime che produce (li chiamano semplicemente "Danni Collaterali" come un film con Schwarzenegger) e proprio un film di cui ho parlato neanche un anno fa, cioè TRAFFICANTI, la dice lunga su questa visione dei conflitti, per cui colgo di nuovo l'occasione per consigliarlo dato che c'è un giovanissimo Miles Teller ancora pre-Maverick. 
Sullo stesso tema sarebbe da vedere anche Lord Of War con Nicolas Cage,

così si può capire meglio la portata di tale commercio, specialmente quello illegale, aldilà di tutti i facili atteggiamenti buonisti che molti cercano di tenere in questi casi. 
Pensa che bello se all'improvviso i fornitori di materiale bellico chiudessero i rubinetti e gli eserciti si ritrovassero costretti a menarsi con le mani a forza di "compilation di schiaffazzi",

per dirla alla Enzo Braschi, o "coi bastoni" come diceva Vasco tanto tempo fa. 
Ma è solo fantasia perché purtroppo... Money make the world go 'round... 
Anzi non solo soldi, ma anche armi... Tante armi...


sabato 4 marzo 2023

OGGI E DOMANI LUCIO & LUCIO COMPIONO 80 ANNI (E NON LI DIMOSTRANO)

 Così di primo acchito può apparire strano essendo state due persone molto diverse fra loro, ma Lucio Dalla e Lucio Battisti erano coetanei poiché erano nati a 24 ore di distanza l'uno dall'altro in questo mese appena iniziato, precisamente oggi il 4 (Dalla) e il 5 (Battisti).


Tant'è che in questo 2023, se fossero ancora in vita, avrebbero entrambi compiuto 80 anni e, in occasione di tale anniversario, la Sony Music ha deciso di ristampare in vinile i dischi più significativi dei due artisti con edizioni speciali colorate da collezione. Nel caso di Dalla si è pensato a Com'è Profondo Il Mare, disco che segna il suo debutto come autore dei testi che invece in precedenza erano curati da Roberto Roversi come ne Il Giorno Aveva Cinque Teste, anche questo nella lista dei dischi ristampati.
Altro disco di Dalla che ritorna è 1983, di cui posto la title track, perché in questo 2023 l'album compie 40 anni, e anche un 45 giri inedito per l'Italia (venne pubblicato solo in Germania) dal titolo MON AMOUR.
Per Battisti invece è stata scelta la sua discografia post mogol saltando (per fortuna) Eh Già dove ai testi si era cimentata malamente sua moglie Grazia Letizia Veronesi, per ripubblicare in toto invece il periodo con Pasquale Panella autore dei testi ermetici e le musiche anche sperimentali di Lucio, dischi che lasciarono interdetti parecchi, se vogliamo dirla tutta. 
Comunque anche il periodo del sodalizio con Mogol trova posto in quest'operazione con le raccolte Emozioni e SuperBattisti e con UNA DONNA PER AMICO,
disco quest'ultimo che conosco nota per nota grazie alle centinaia di migliaia di volte che l'ho fatto girare sia su nastro (per poterlo ascoltare ovunque lo avevo registrato su una cassetta Scotch dove sul lato A c'era questo e sull'altro i Bee Gees con Spirits Having Flown) che in vinile e CD. 
E quindi, mentre i negozi di dischi spariscono come è sparito Blockbuster per i film a noleggio (ma in alcuni paesi qualcuno irriducibile ci riprova motivato dal ritorno dei vinili), rimane l'acquisto online e difatti tali prodotti sono disponibili da ieri, ma già lo erano in prevendita da qualche giorno dato che sono in numero limitato. 
Concludo quindi con un Buon Compleanno ai nostri due ottantenni (perché con la musica sono sempre tra noi) e anche un ultimo saluto a due musicisti che ci hanno lasciati di recente:

Steve Mackey, 56 anni, bassista dei Pulp, band formata nel 1979 da un allora quindicenne Jarvis Cocker, carismatico cantante dalla vocalità simile ad Elvis Costello, e band della quale qualcuno potrà ricordare questa DISCO 2000.
Steve ultimamente era stato anche produttore di Florence & The Machine e Arcade Fire. 
Altra grande perdita riguarda un colosso del jazz, il sassofonista Wayne Shorter, 89 anni, che fu tra i fondatori dello storico gruppo fusion Weather Report dei quali posto il brano forse più famoso, cioè BIRDLAND,
coverizzata anche dai Manhattan Transfer, e musicista che ho ascoltato più volte in quel bellissimo disco di Joni Mitchell del 1982 dal titolo WILD THINGS RUN FAST.
Goodbye Steve & Wayne. 

venerdì 3 marzo 2023

TANTI AUGURI A KING KONG

 90 anni fa, per la precisione accadeva nella giornata di ieri, veniva proiettato per la prima volta un film destinato a diventare un mito che sembra non finire mai dato che l'industria del cinema sembra fare di tutto per cercare sempre nuove trovate, ma, alla fine, torna a rispolverare le vecchie pellicole come questa originale del 1933 con protagonista King Kong.


La storia del gorilla gigante è stata negli anni fonte di seguiti e remake, e di questi ultimi ne ho parlato anche in QUESTO POST, più o meno graditi da pubblico e critica, oppure abbiamo visto il nostro maxiprimate impegnato in scontri contro Godzilla o altri antagonisti, con, in tempi più recenti, non più con quell'animazione a passo uno un po' scattosa,

ma affascinante, del primo film in bianco e nero diretto da Merian C.Cooper ed E.B. Schoedsack, il quale poi da solo riprenderà il tema del gorilla, ma con dimensioni meno oversize, qualche anno dopo in Il Re Dell'Africa,

film che veniva mandato in rotazione sulle primissime tv private senza ancora un vero palinsesto, ma che serviva solo per tenere occupata la banda, e che avrà pure lui un remake targato addirittura Disney in tempi più recenti con Il Grande Joe,

e fu proprio lì su quelle emittenti pionieristiche che vidi la versione originale (1949) di quel film così vintage e intrigante perché capivi benissimo che era un giocattolo quello sullo schermo, ma (chissà come?) lo vedevi interagire con gli attori, questo insieme anche a DR. CYCLOPS sempre di Schoedsack dove invece si parlava di un pazzerellone che rimpiccioliva la gente. 
Ho gradito molto la nuova, ma rimasta vintage come ambientazione, versione di Peter Jackson

che, com'è nel suo stile, è riuscito a rendere oversize pure la lunghezza del film, il cui minutaggio originale invece era sui 100 minuti. 
E tutto sommato mi era piaciuto anche Kong Skull Island che era un tamarro Apocalypse Now mixato con King Kong con un paio di momenti esaltanti perché se parli di un gorilla molto grande devi farlo in grande e quindi nell'attacco degli elicotteri invece di Wagner in quel film ci senti i Black Sabbath!

Un buon compleanno al Re Kong, quindi... 
Oddio... 
Ma, se tanto mi dà tanto, che dimensioni dovrà avere la torta? 

THE WHALE: UN OSCAR MERITATO PER BRENDAN

 Dopo la  NOTTE DEGLI OSCAR ho continuato il compito che mi ero prefissato, ma per ora non ancora adempiuto in toto, di vedere perlomeno i ...