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venerdì 18 luglio 2025

X-FILES E SMALLVILLE, DUE SERIE TV CON UN UNICO COMPOSITORE

 Nei primi giorni di luglio ci ha lasciati Mark Snow, all'anagrafe Martin Fulterman, compositore legato a due serie tv strafamose come X-FILES


(all'epoca la sigla la sentivi anche come suoneria dei cellulari) e Smallville, dove però non era sua la firma della canzone Save Me, ma lo era il commento musicale delle prime sei stagioni che riprendeva partiture dalle colonne sonore create da John Williams per i film con Christopher Reeve.

Mark aveva 78 anni. 
Altro nome della musica, ma certamente musica meno popolare, è quello di Dave Cousins, 80 anni, cantante, chitarrista e leader fondatore degli Strawbs nati alla fine degli anni 60 come gruppo folk britannico e poi evoluti nel progressive e nel glam, come appaiono qui in tv con la loro canzone più famosa, LAY DOWN

dalle tematiche perfino religiose, perché chi l'ha detto che devi suonare sempre la stessa solfa? 
Nota particolare per la prima formazione della band che comprendeva anche Rick Wakeman

(seduto col maglione verde) prima di far parte degli Yes e in seguito, molti anni dopo, sostituito nelle reunion degli Strawbs nientemeno che da Oliver e poi da Adam, ovvero due dei suoi sei figli, che tanto il papà glieli aveva sicuramente insegnati bene i brani da suonare. 
Sempre in tema di musica diamo l'addio a Connie Francis, al secolo Concetta Rosa Maria Franconero, 

87 anni e dominatrice femminile tra gli anni 50 e 60 della musica rocknroll con successi come STUPID CUPID e anche una delle tante versioni di QUANDO QUANDO QUANDO. 
 
Deceduto a 56 anni anche Felix Baumgartner, colui che nel 2012 aveva stabilito un record pazzesco lanciandosi con il paracadute da ben 38.969,4 metri.

Un incidente con un parapendio a motore gli è stato fatale.
Goodbye Connie, Mark, Dave and Felix. 

sabato 12 aprile 2025

YES - L'ENNESIMO RITORNO DI CLOSE TO THE EDGE (MA ANCHE DEI POOH)

 Premetto che degli Yes il mio album preferito è Going For The One per tutta una serie di motivi che ho raccontato molto tempo fa in un POST DEDICATO.


Ma l'album in questione oggi, sempre della band britannica, è CLOSE TO THE EDGE, un disco, naturalmente in vinile, del 1972 considerato al pari di Trespass dei Genesis e The Dark Side Of The Moon dei Pink Floyd per quanto riguarda il progressive (e qui sono ancora lontani i suoni easy pop di Owner Of A Lonely Heart ideati da Trevor Horn). 
Dato che il disco aveva avuto una certa importanza, già nel 1987 era stato ripubblicato su CD negli Stati Uniti e in Europa dopodiché arriverà un'altra edizione rimasterizzata digitalmente nel 1994. 
Ma non finisce mica lì perché nel 2003, l'album viene ripubblicato di nuovo su disco in un'edizione ampliata e rimasterizzata come anche nel 2013, con l'aggiunta di tracce bonus che includono versioni alternative e versioni strumentali.

Per finire, ancora di recente il 7 marzo scorso è stata pubblicata un'edizione super deluxe a sette dischi (!!!) sempre dello stesso album in un cofanetto che include anche tre dischi di rarità e materiale live, ovvero cose per veri maniaci estremi degli Yes. 
Io, per dire, ho anche l'edizione estesa di Going For The One, ma le tracce bonus non sono poi gran cosa e alla fine ascolto sempre e solo la tracklist ufficiale del disco. 
Tali operazioni di "ritorno" di album storici accadono anche in Italia in particolare con i Pooh che in questi giorni hanno ripubblicato Un Po' Del Nostro Tempo Migliore

ad un prezzo in effetti un po' elevato (mai come quello degli Yes comunque), nel senso che per chi ha già gli originali può andare anche bene così, ma qualcuno sicuramente li comprerà. 

sabato 18 maggio 2024

COS'HANNO IN COMUNE YES, NOMADI E MATIA BAZAR?

 Da un po' di tempo il sabato musicale lo sto dedicando alle nuove uscite che, per fortuna, portano spesso ottimi prodotti, ma anche brutture inascoltabili che comunque meritano (anzi "se lo meritano") di essere citate in questo blog dove l'header spiega tutto.


Oggi però torno a dare uno sguardo alle glorie del passato cominciando con gli inglesi Yes, band progressive storica, che continua ad andare avanti nonostante i componenti non siano più quelli di una volta, e non è solo un modo di dire, sia per la morte di Chris Squire ed Alan White, ovvero basso e batteria, che per i vari sostituti come Jon Davison che fa le veci del vocalist Jon Anderson, il quale ha preferito lasciare un gruppo che, appunto, non è più quello con cui è stato per anni e anni, e il tastierista Geoff Downes (ex Buggles già stato con loro ai tempi di Drama) al posto dello storico Rick Wakeman. Insomma gli Yes stanno diventando un po' come la famosa e filosofica Nave Di Teseo alla quale piano piano vengono sostituiti tutti i pezzi creando il dubbio se si possa considerare o no sempre la stessa nave, e l'identica cosa succede ai nostri Nomadi dove l'unico membro originale è rimasto Beppe Carletti, mentre nei liguri Matia Bazar è ormai avvenuta in toto la sostituzione completa di ogni componente. 
Jon Davison ci prova a prendere il posto di Anderson, imitandone il canto angelico, ma il risultato è mediocre, vedi per esempio il loro classico ROUNDABOUT,


tanto che qualche anno fa la sua presenza aveva spinto sui social i fans della band (e mi trovano d'accordo) a chiamarli Maybe invece che Yes... hehe, capita la finezza? 
Comunque Yes o no, durante gli ultimi anni di concerti il pubblico ha notato che in scaletta non c'è più quella hit degli anni 80 che li aveva portati lassù in alto nelle classifiche dove mai erano stati, cioè Owner Of A Lonely Heart. 
La spiegazione in fondo è molto semplice e ci riporta ad un ennesimo periodo in cui la formazione era diversa perché quella canzone faceva parte del disco 90125 dove alla chitarra c'era Trevor Rabin al posto del veterano Steve Howe che, essendo lui fondatore della band fin dagli inizi e ormai unico membro originale, dopo averla SUONATA in passato

(era il 1999 e alle tante tastiere c'era anche Wakeman che pure lui non era presente in quel disco anni 80), preferisce suonare adesso le composizioni sue piuttosto che quelle di un'altro musicista, seppure di talento. Sempre Jon Davison poi, durante un'intervista ha fatto un efficace confronto alimentare fra la musica che fa la band di cui fa parte, con quella della scena trap, rap, hip hop definendo il progressive come un pranzo sontuoso, mentre la musica attuale è paragonabile ad un fast food. 
Su questo, ma solo su questo, il Jon mi trova pienamente d'accordo. 
Per il resto rimango legato alla formazione classica che suonava in questo GOING FOR THE ONE

che è senza dubbio uno dei migliori dischi del gruppo e a cui avevo giustamente dedicato un intero post qualche anno fa, ovvero i primi tempi che bloggavo qui. 

sabato 30 dicembre 2023

TREVOR HORN - ECHOES: ANCIENT & MODERN (POP ANNI 80 CHE HA LASCIATO IL SEGNO)

 Di Trevor Horn direi che è uno che di musica ne capisce abbastanza fin da quando con Geoff Downes, sotto il nome di Buggles, aveva creato quella hit pazzesca che era VIDEO KILLED THE RADIO STAR.


Ma non contento, il buon Trevor fa contemporaneamente anche il produttore e tira fuori cose come i britannici Frankie Goes To Hollywood, i tedeschi Propaganda, i concettuali Art Of Noise e il ritorno di Grace Jones (con anche i meno fortunati Dollar, bisogna dire), spadroneggiando fino agli anni 90 con le russe TaTu, mentre, giusto per non farsi mancare nulla, nel 1980 canta pure in DRAMA,

disco degli Yes appena abbandonati da Jon Anderson e Rick Wakeman, portandosi dietro anche Geoff perché mancava giusto un tastierista e prendendo in seguito le redini per produrre poi 90125, quell'altro disco della band britannica che segnava il ritorno quasi al completo della lineup originale con Trevor Rabin al posto di Steve Howe e Tony Kaye (primo tastierista della band a cavallo fra gli anni 60 e 70) a sostituire Rick Wakeman. A dirla tutta il gruppo in realtà era stato composto inizialmente per chiamarsi Cinema dato che l'idea era partita da Rabin, il quale ha spesso a che fare con le colonne sonore, con le canzoni che dovevano pure essere cantate da lui. 
Il ritorno di Anderson invece cambió le carte in tavola (Rabin francamente non era molto entusiasta di ciò), e i fatti diedero ragione ad Horn sfornando, per la prima volta nella storia della band progressive, anche una hit da discoteca che era Owner Of A Lonely Heart, con anche un doveroso ritocco al look dei componenti che, nonostante avessero già un'età più avanzata dei vari Duran, Spandau e Depeche, si uniformarono alle cotonature e agli abiti di quel decennio. 

Adesso Trevor Horn ha fatto uscire da qualche mese un disco a suo nome dove rilegge alcuni suoi lavori grazie al contributo di altri artisti, per cui fa cantare con un mood completamente differente OWNER OF A LONELY HEART a Rick Astley, quello di Never Gonna Give You Up, ovvero un mito degli anni 80,

mentre altre canzoni sono cover sempre pescate da quel decennio, come Seal che rifà Steppin' Out di Joe Jackson, oppure PERSONAL JESUS dei Depeche Mode cantata qui da Iggy Pop con una vocalità che la rende molto simile alla versione già esistente di Johnny Cash, ed altri brani ancora che riservano davvero molte sorprese dimostrando che gli anni 80 non erano poi così tutta apparenza o fuffa come molti critici si ostinavano a farci credere 40 anni fa.

Anzi già nel suo disco precedente, Reimagines The Eighties, Trevor riarrangiava con la Sarm Orchestra alcune canzoni sempre degli anni 80. 
Oddio... 
Vuoi vedere che fra 40 anni si rivaluteranno nello stesso modo tutti i pseudocantanti che vengono sputati fuori dalle radio e dai talent a getto continuo? 
Ho qualche dubbio a riguardo, ma mica sono Nostradamus, per cui ne riparliamo nel 2063. 
Vi aspetto. 

sabato 17 dicembre 2022

ADDIO AD UN GRANDE EX CALCIATORE ED ALLENATORE CON RICORDI MALINCONICO-MUSICALI

 Di solito il post del sabato lo dedico alla musica, ed anche oggi è così, però prima di tutto, anche se non sono un tifoso di calcio, devo mandare un ultimo saluto a Sinisa Mihajlovic che ieri ha perduto la sua battaglia contro la leucemia, battaglia che stava combattendo dal 2019 senza però aver mai abbandonato il suo ruolo di allenatore.


Sinisa, è stato ricordato durante la giornata di ieri anche da molti personaggi dello spettacolo incluso Amadeus che lo aveva avuto come concorrente a I Soliti Ignoti


e ospite durante il Festival di Sanremo (nella foto sopra sono con Fiorello e Ibrahimovic), e ci ha lasciati a soli 53 anni. 
Dopo il doveroso addio, ci starebbe bene anche una canzone, magari un po' malinconica e, guarda caso, ho proprio una ballad nel cuore ed è tutta italiana, una canzone di un gruppo prog nostrano nato alla fine degli anni 60 sulla scia dei vari Yes, Jethro Tull, Genesis, E.L.&P. che arrivavano da oltremanica.

La canzone è AMICO DI IERI (sono sicuro che coloro che sono stati vicini a Sinisa in campo calcistico e dintorni lo consideravano anche tale) del gruppo Le Orme e tratta da Smogmagica del 1975, album dal sound parecchio chitarristico-rockeggiante dovuto forse all'arrivo di Tolo Marton, aggiunto al trio di base, e sound che si allontanava un po' dal progressive a cui il gruppo veneto ci aveva abituati fino ad allora. 
Non è, a dirla tutta, uno dei loro ellepi migliori come invece lo erano stati Collage, Felona E Sorona, Uomo Di Pezza (con la super hit Gioco Di Bimba, ma per me sopratutto FIGURE DI CARTONE con quel suono di Moog che "muggiva"),
tutti ascoltati nel garage di un amico impallato con il prog italiano, e non solo, che aveva trasformato il piccolo locale in una saletta da ascolto (e anche alcova per le occasioni particolari...) dove troneggiava una tamarra bandiera a stelle e striscie stesa sul soffitto sovrastante un divano che se avesse potuto parlare... 
Il disco Smogmagica con quei suoni prettamente rock era stato quasi una sperimentazione mai più ripetuta, infatti quello era un periodo in cui anche Giampiero Reverberi stava per mollare la produzione della band per dedicarsi ad altri progetti tra cui negli anni 80 il RONDÒ VENEZIANO,
ma la ballad, presa così da sola, rimane secondo me una delle loro più belle canzoni al punto da sembrare una pinkfloydiana Wish You Were Here all'italiana. 
A conferma di come Le Orme fossero influenzate anche a livello amichevole dalla musica inglese dell'epoca, ecco una famosa foto nella formazione di base a tre, cioè Toni Pagliuca, Aldo Tagliapietra e Michi Dei Rossi, con i Genesis dove potete divertirvi a riconoscere i vari componenti,


certo molto diversi da come sono adesso, ma tuttavia si capisce bene chi sono, in particolare Peter Gabriel che è quello che, per qualche motivo strano (leggi Foxtrot 😉) risulta più in vista. 
E comunque ancora in coda, addio Sinisa. 

venerdì 27 maggio 2022

LUTTO NEI DEPECHE MODE E NEGLI YES

 Doccia fredda per tutti gli amanti del synth pop e del progressive (come me) con subito una brutta notizia arrivata ieri sera e che riguarda i DEPECHE MODE.

Andy Fletcher, quello con gli occhiali, Fletch per gli amici (per cui anche per me), tastierista (ma all'inizio bassista) e fondatore della band insieme a Vince Clarke, infatti è morto a 60 anni quando, soltanto una settimana fa, già abbiamo salutato a malincuore un'altro colosso delle tastiere che è stato VANGELIS
Ad Andy e Vince, che poi mollerà per formare gli Yazoo e in seguito gli Erasure, nella band si uniranno presto Martin Gore e Dave Gahan per cavalcare gli anni 80 come uno dei gruppi più caratteristici del loro genere quando si parla di quel decennio, per arrivare fino al 2022 ancora in tour. 
L'altra brutta notizia è che a 72 anni è mancato anche Alan White,
batterista degli Yes da mezzo secolo, entrato nel gruppo nel 1973 dopo Bill Bruford, e con i quali stava per tornare in tour a portare ancora una volta in giro i successi della band che negli anni 80, con una formazione un po' diversa, ma Alan c'era anche lì, ha avuto pure un periodo quasi dance con OWNER OF A LONELY HEART,
grazie alla produzione di Trevor Horn. 
Io gli Yes, e di conseguenza Alan, preferisco ricordarli però con un disco che presenta la formazione storica al completo (Wakeman compreso) che è un vero capolavoro anche a livello di registrazione, che riascolto spesso se devo viaggiare in auto a lungo da solo e a cui ho dedicato un intero post; elleppì che era GOING FOR THE ONE
We'll miss you, Andy & Alan. 

sabato 18 aprile 2020

YES - GOING FOR THE ONE, E STORIE DI TV PRIVATE SCOMPARSE


È il 1977 e l'ormai sparita Teleradiocity, diventata poi 7 Gold credo, ha un programma pomeridiano di video musicali chiamato Videoshow, una novità assoluta per quel periodo, mentre adesso le tv che trasmettono videomusica sono moltissime (per fortuna, almeno abbiamo un' altra opzione per passare il tempo in casa).
La sigla del programma è One Of These Days dei PINK FLOYD con relativo cartone animato
e già questa è una bella presentazione mica da poco. 
Oltre a mandare in onda a brevi spezzoni il film Help dei Beatles che quelli di Teleradiocity si sono registrati piratescamente con qualche diavoleria Ampex poche settimane prima sulla Rai che lo aveva trasmesso, un video che passano spesso è la funky rock Hot Stuff dei Rolling Stones con un Jagger più che mai ancheggiante sul palco, 

mentre un altro totalmente opposto è Wonderous Stories degli Yes, gruppo allora a me totalmente sconosciuto che mostra questi musicisti inglesi che fanno una musica così strana con quel tastierista che sembra il Capitano Nemo di Jules Verne e il cui cantante Jon Anderson ha un timbro insolitamente angelico.
Ma quelle atmosfere così insolite in quel periodo di discomusic da Bee Gees da una parte e il miglior Bennato con chitarra-armonica-kazoo-tamburello dall'altra, mi spingono ad investire un po delle mie finanze e ad acquistare il Long Playing (allora si chiamavano cosi) che va in controtendenza alle famose copertine sexy di Papetti e Gil Ventura di cui ho parlato QUI e infatti mostra un uomo nudo; nonostante ciò, il packaging si rivela una sorpresa perché il disco si apre in tre diventando una foto lunghissima.
Ecco l'esterno e l'interno:


Da notare che in alcune edizioni vi sono anche i testi delle canzoni stampati sulla foto interna, ma nella mia copia, purtroppo no.
Il primo ascolto va subito sul singolo che conosco, che apre il secondo lato e già che ci sono lascio andare anche tutta la lunga suite successiva Awaken.
L'ascolto in cuffia, perché un paio di casse mi costano troppo in quegli anni (giuro), permette di fare una full immersion in suoni davvero fantastici e capisco già dal primo lato che non si tratta di una band da semplice 45 giri.
Girato il discone di vinile parte la title track Going for The One 
che inizia come un rock'n'roll alla Chuck Berry per trasformarsi presto in tutt'altro, poi Turn of the Century, 
altro brano piuttosto lungo e molto variegato secondo lo stile progressive che stavo scoprendo già grazie ad un amico impallato coi Genesis. 
Infine un lungo momento di silenzio con leggerissimi suoni di sottofondo quasi inudibili che ti spingono ad alzare un po'di più il volume per capire cosa succede, e improvvisamente un attacco (al cuore, giuro) di organo a canne registrato da Rick Wakeman all'interno di una cattedrale (e si sente).
È Parallels.
Epica, maestosa sulle tastiere, con la chitarra di Steve Howe che ricama continuamente svisature velocissime e precise.
Completano il tutto i due motori ritmici Chris Squire al basso (e anche fondatore ufficiale della band) e Alan White alla Batteria.
E da quel momento capisco definitivamente di aver acquistato davvero un grande disco.
Come dite?
E questo?
No, no, gli Yes anni 80 di Owner Of A Lonely Heart, che si ballava anche in discoteca, coi componenti pettinati e vestiti secondo la moda New Dandy dell'epoca, vedi Duran e Spandau, sono un'altra band in cui entrano Trevor Rabin alla chitarra e Tony Kaye alle tastiere, e all'inizio si dovevano persino chiamare Cinema, ma visto che Chris è il detentore del marchio Yes e ben quattro di loro ne hanno fatto parte (Kaye era tastierista nei primi tre dischi della band prima dell'arrivo di Wakeman in Fragile), alla fine il disco, prodotto da quel gran genio di Trevor Horn, esce con quel nome storico.
Ottima gente, tanto di chapeau senza alcun dubbio, ma, non me ne vogliano i fans, la vera formazione degli Yes per me è stata un'altra.

ADDIO A SUNDANCE KID

 La vecchia guardia di Hollywood ha perduto un altro suo rappresentante con la morte nel sonno di Robert Redford ad 89 anni. Nonostante le ...