Mentre da stasera la tv sarà, come ogni anno, monopolizzata dalla musica sanrenemese, si parla oggi di un film sportivo marinaro disponibile sulla piattaforma della Disney, ovvero La Ragazza Del Mare che ci racconta una vera impresa fatta da Trudy Ederle (Daisy Riley che preferisco di brutto qui piuttosto che in Star Wars), cioè l'attraversamento del Canale della Manica a nuoto.
Come DICEVO qualche giorno fa avendo visto il film molti mesi orsono, qui, nonostante la storia, ripeto vera, sia degli anni 20 per cui un periodo in cui al massimo ballavi il charleston, ad un certo punto ricordavo di aver sentito Sia con la sua Unstoppable, ma poi ho verificato bene nei miei post precedenti ed ho constatato che si trattava di un ALTRO FILM dove c'entrava comunque il nuoto e anzi le canzoni della cantante australiana erano ben due.
Anche perché il brano della cantante australiana non è incluso nel disco ufficiale della soundtrack quindi... ammetto l'errore e, anzi, non ho nemmeno corretto il post dove dicevo questa cosa, così scripta manent😜.
Invece ritrovo a sorpresa con gran piacere (e soprattutto con certezza) un ottimo Christopher Eccleston, primo Doctor Who del reboot partito nel 2005, dove qui sta perfettamente in parte nel perfido sabotatore dell'atleta,
anche perché stranamente quasi tutti gli ex Dottori vanno poi a fare in seguito dei ruoli negativi, come anche il buon Tennant spesso e volentieri.
Sapendo come poi è andata l'impresa forse la storia manca un po' di tensione sul finale, ma rimane un buon film con un messaggio femminista poiché negli anni 20 per le donne tante attività, come anche il nuoto, non erano una cosa così abituale e figuriamoci una tale sfida.
Idea quella natatoria verso cui indirizzare le figlie, nata nella madre di Trudy dopo la notizia di un naufragio in cui perirono tutte le passeggere donne poiché nessuna di loro sapeva nuotare.
Faccio solo notare che la vera Trudy, che oltre ad aver compiuto tale impresa aveva già collezionato alcune medaglie olimpiche, in realtà sarebbe stata un pochino più massiccia nel fisico
se paragonata a Daisy Ridley più delicata in tutto, anche nel viso, ma è un particolare che si può anche perdonare se, come in questo caso, il film funziona.
Oggi sarò un po' meno trash poiché cadono in questo giorno i vent'anni della scomparsa di Arthur Miller, drammaturgo statunitense considerato senza dubbio il maggior rappresentante di questa categoria.
Basti pensare che Morte Di Un Commesso Viaggiatore, oltre ad aver avuto due trasposizioni cinematografiche di cui la seconda con Dustin Hoffman, rimane una delle rappresentazioni teatrali più portate in scena di sempre anche in versione italiana.
Arthur, dopo un primo matrimonio e consecutivo divorzio, era anche noto per aver sposato quel mito di Marilyn Monroe (e scusa se è poco...) per la quale aveva sceneggiato Facciamo L'Amore (con Yves Montand) e Gli Spostati, unico western, ma versione crepuscolare, interpretato dall'attrice insieme a, oltre Clark Gable, altre due ben note facce da pistoleri
come Montgomery Clift ed Eli Wallach. Matrimonio nel lusso sfrenato durato cinque anni durante i quali Arthur si è trovato catapultato sotto i riflettori suo malgrado poiché se sei marito di una donna come Marilyn è molto difficile passare inosservato.
Anche dai paparazzi di una galassia lontana lontana...
E sempre in tema di cinema restiamo in chiusura del post perché Mia Farrow ha appena compiuto ieri i suoi bei 80 anni divisi tra Rosemary's Baby e Woody Allen (due situazioni estremamente diverse),
Su Prime Video c'è l'ennesimo programma dove i vip si mettono in gioco e stavolta si chiama Red Carpet - Vip Al Tappeto.
Nonostante il titolo non si menano però, e forse mi spiace perché sarebbe stato molto più interessante tipo in Celebrity Death Match.
Si, perché come ormai succede sempre, chi sembra divertirsi sono solo quelli lì in tv come nella canzone Buona Domenica di venditti quando dice "Buona Domenica, davanti alla televisione con quegli idioti che ti guardano e che continuano a giocare...".
Insomma c'è un vip che deve fare una passeggiata sul Red Carpet e i Bodyguard devono aiutarlo a stare sul tappeto sennò arriva la penalità.
Sarebbe facile se durante il percorso non arrivassero disturbi di tutti i generi.
Il tutto commentato da quel che resta della Gialappa's ovvero due componenti.
Si dovrebbe ridere di ciò che si vede, ma forse non capisco io...
È vero, c'è stata tanta musica nei post questa settimana, a volte legata al cinema e a volte non direttamente, ma tant'è... Si vede che ho la musica che mi gira intorno (come a Ivano Fossati) tutto il giorno e non riesco a farne a meno, anzi la prossima settimana farò pure la doverosa full immersion nel super festivalone anche se popolato da personaggi discutibili, ma chissenefrega, perché Sanremo è Sanremo!
Oggi però faccio ancora un salto indietro nel passato della discomusic, quella fatta con una vera orchestra, anzi un'orchestra che darà il nome al trio vocale femminile di cui si parla oggi ovvero le Love Unlimited, che con l'aggiunta di Orchestra erano coriste nel gruppo capitanato da Barry White, il quale si troverà talmente bene con loro che sposerà anche una delle tre, cioè Glodean.
Le tre Love Unlimited hanno appunto goduto anche del successo solista grazie a HIGH STEPPIN' HIP DRESSIN' FELLA, una canzone in puro stile classy disco che solo a sentirla ti ritrovi pure tu vestito di paillettes elegantissimo, ma anche kitsch allo stesso tempo.
Era quella disco che ostentava ricchezza in ogni microsolco, per cui magari poteva anche apparire fin troppo patinata in confronto a cose tipo Video Killed The Radio Star che usciva nello stesso anno, il 1979, dopo quello che era stato il fenomeno punk, quindi tutto un ambiente diverso.
Eppure mi piace riascoltarla ancora adesso per la bellezza dell'arrangiamento e delle voci che la cantano così demodè.
Voci e suoni che erano tutti naturali senza artifici elettronici come ormai è raro trovare, ma, seguendo le tendenze delle ultime edizioni, non sarà raro invece trovare tali artifici al Festival di Sanremo, mentre all'Eurovision Song Contest tali marchingegni sono vietati e purtroppo ricordiamo ancora adesso la figura barbina di MAHMOOD E BLANCO su quel palco.
Un po' tutte le città più importanti sono state citate nelle canzoni e in particolare la città di New York ha avuto due testimonial d'eccezione nelle figure di Frank Sinatra e Liza Minnelli con la loro NEW YORK, NEW YORK, tanto che il 7 febbraio del 1985 tale brano è diventato ufficialmente l'inno della Grande Mela.
Ma vuoi che noi italiani siamo da meno? No anzi, magari senza renderle inno cittadino, sono tante le nostre canzoni che celebrano le nostre città, a partire da quella Roma Capoccia scritta da Venditti alla tenera età di 14 anni, giuro, andando a Milano con Dalla, Fortis e molti altri, passando da Genova con l'avvocato Paolo Conte che però è piemontese (ma Bruno Lauzi aveva ristabilito la location geografica), toccando Napoli con i suoi mille culure e l'indimenticabile Pino e ricordando anche la Firenze di Ivan Graziani, pure se lui era abruzzese.
Più o meno tutte le città più famose hanno la loro canzone dedicata, ma solo New York l'ha resa il suo inno quarant'anni fa perché gli americani son fatti così, un po' megalomani, è vero, loro pensano in grande come i protagonisti di INCEPTION, ma sicuramente hanno anche dei pregi.
E lo dimostrano ancora una volta con il nuovo presidente che finalmente decide di fare un po' di ordine dichiarando di non avere mezzi termini dato che per lui esiste solo bianco o nero (ma non è razzista però), senza le famose cinquanta sfumature di grigio, per cui nel suo mondo sono concessi solo maschi o femmine, senza sessi intermedi o incerti, e ci saranno solo veri americani o dichiarati stranieri senza immigrati scomodi (ma forse non ricorda che quei territori erano già abitati da un'etnia molto diversa dalla sua),
si sta adoperando per far terminare la guerra tra Russia e Ucraina gridando dalla finestra "se non la finite vengo li eh!!!", ed ora decide anche di risolvere il problema della contesa Striscia di Gaza rendendola una Riviera (romagnola?) e spostando (non deportando eh...) tutti i palestinesi da un'altra parte così nessuno litiga più.
Facile no?
Strano che nessuno ci avesse pensato prima...
L'onnipotenza a volte ha questi effetti collaterali, si, anzi mi ricordo che già tempo fa un tizio ragionava più o meno così e non era mica Charlie Chaplin.
Ah, dimenticavo, pare che abbia dichiarato anche che non ci saranno più le mezze stagioni...
Serie tv vintage e british questa George & Mildred, che è lo spinoff di Un Uomo In Casa, altra serie da non confondere con il remake americano Tre Cuori In Affitto con John Ritter (forse, di primo acchito, i più ricordano quella infatti) e anche qui due coinquiline, una bruna e una BIONDA.
George & Mildred erano i due anziani vicini di casa dei tre giovani conviventi sotto lo stesso tetto che, proprio per tale promiscuità, non erano ben visti dai due senior.
Tanto fu il successo della sitcom inglese che vennero creati due spinoff, uno su Robin Trip (l'uomo in casa del trio) e l'altro sui due vicini che avevano anche la caratteristica di spostarsi con un sidecar.
Succede di parlare oggi di queste serie tv poiché è mancato di recente Brian Murphy, ovvero il George di Mildred.
Brian aveva 92 anni e voglio ricordarlo oggi con le SIGLE ORIGINALI delle serie che lo riguardano anche se nella prima delle DUE SIGLE loro due non compaiono. Con queste immagini ho la certezza di sbloccare comunque qualche ricordo a parecchie persone.
Purtroppo esiste anche una SIGLA ITALIANA brutta brutta brutta e dimenticabilissima, dato che è pure totalmente fuori luogo, cantata dal duo Gin & Tonic dove la ruvida voce maschile è quella di Bruno D'Andrea, cioè il cantante di NA-NO-NA-NO (MORK & MINDY, che pure quella era una serie spinoff).
In quegli anni, per subdole strategie di marketing per vendere dischi, si usava fare così (dubito però che la canzone di George & Mildred abbia venduto qualche copia) ed era successo anche per SPAZIO 1999 nella seconda stagione dove nei titoli di coda si sentiva l'orrenda CANZONCINA (pure questa completamente fuori luogo) degli Oliver Onions, (qui però nel video l'audio è stato montato sulla sigla di apertura) che poi non era altro che un riciclo di un'altra loro canzone precedente dal titolo MISS ROBOT e presa dalla colonna sonora che avevano composto per Pari E Dispari, uno dei tanti film con Bud & Terence, mentre nel caso di Mork era andata decisamente meglio e difatti quella canzone tutti la conosciamo a memoria anche se ha pure quella il suo bel gusto trash. Ma tanto lo sapete che qui, su questo blog il trash capita spesso e volentieri...
La canzone di Edoardo che citavo nel titolo del post era UN GIORNO CREDI, sicuramente la conoscete perché è una di quelle che se non la facesse in concerto non ce lo farebbero uscire vivo (la trovate comunque in coda al post), e la vedo bene per introdurre un altro bel film su Prime Video.
Si tratta di Inarrestabile, la storia vera di Anthony Robles (è vero, si pronuncia come Barney Rubbles dei Flintstones), nato senza una gamba, ma determinato a fare sport e sceglie di diventare un lottatore di wrestling, ma quello vero, non la messinscena coi costumi bizzarri tipo Undertaker.
Stranamente gareggia tra gli atleti normodotati e non nelle categorie per portatori di handicap e questo, dopo un inizio in cui nessuno credeva in lui anche tra il pubblico (la madre apostrofa duramente due ragazze che ridevano di suo figlio sugli spalti) porta invece alcuni a pensare che per la mancanza della gamba sia avvantaggiato poche l'avversario ha meno "appigli" a cui attaccarsi.
Minchiate sicuramente e, a proposito della madre, quando ho visto che era interpretata da Jennifer Lopez la pensavo poco credibile e invece alla fine si vedono i veri protagonisti
e qualcosina dell'ex di Ben Affleck (che produce il film) c'è.
Il padre di Anthony invece è interpretato da un odiosissimo e perfettamente in parte Bobby Cannavale che non vedevo in giro da un po' di tempo.
Film con la classica morale che se ci credi fino in fondo puoi arrivare dove vuoi ed infatti, almeno in questo caso, è vero.
Dal titolo originale Unstoppable mi aspettavo di sentire di nuovo la famosa canzone omonima dal tono epico di Sia che invece era già stata usata per un altro film a tema sportivo visto tempo fa e di cui presto o tardi parlerò.
Ed ecco, come promesso, anche la canzone di Edoardo Bennato eseguita dal vivo (e anche quella volta è andato tutto bene infatti).
Oh raga, ma sapete che giorno è oggi? È il 4 febbraio, e sicuramente quello del 1985 se lo ricordano in parecchi per una maxi super nevicata che aveva coperto Milano nei giorni precedenti.
Ma non solo per quel motivo tale giorno è da ricordare poiché quel 4 febbraio per la prima volta gli U2 si esibivano in Italia dopo la pubblicazione di UNFORGETTABLE FIRE.
La data, come si legge sul biglietto nella foto, era stata stabilità per la location del palasport, quello che sorgeva vicino allo stadio Meazza, ma quella neve caduta così abbondante aveva fatto parecchi danni in giro,
compreso lo sfondamento del tetto di tale struttura che non sarà mai più riparata, anzi verrà demolita.
Capitasse adesso una nevicata così ti parte subito una conferenza sul cambiamento climatico e l'allerta meteo bloccherebbe qualsiasi cosa.
Difatti l'organizzazione era finita subito nel panico perché le prevendite erano andate più che bene e l'unico posto dove poteva essere spostato il concerto era il Palatenda, con l'unico problema che la capienza era nettamente minore.
Così in barba alle regole di sicurezza che al giorno d'oggi non ti permetterebbero assolutamente di farlo, tutto il superfluo venne eliminato dal Palatenda per far posto agli spettatori e gli U2 poterono eseguire il concerto che verrà replicato nei due giorni subito successivi al Teatro Tenda di Bologna.
Per fortuna andò tutto bene, ma mi posso immaginare gli organizzatori tutta la sera con le mani nelle parti basse perché se qualcuno si faceva male sai che casino.
Pochi mesi dopo i quattro irlandesi avrebbero calcato quell'altro palco, quello del Live Aid, crescendo sempre di più arrivando l'anno dopo a quello che probabilmente è stato il top della loro discografia, cioè The Joshua Tree.
Comunque oggi cadono anche i 50 anni di Natalie Imbruglia, che con gli U2 non c'entra nulla, anzi, la bella australiana dopo il botto del primo album che conteneva la hit TORN (che rimane tuttora una delle canzoni top degli anni 90 e Valeria Rossi, quella di Tre Parole lo sa) non è mai più riuscita a fare di meglio, dedicandosi nel frattempo a cinema e soap opera con maggiori consensi.
Fatto sta che se siete stati a quel CONCERTO di Milano di 40 anni fa di cui esiste il bootleg di qualità pessima dove all'inizio Bono, già lungimirante, diceva in italiano che era la prima volta, ma non l'ultima, beh sappiate che avete contribuito anche voi a fare la storia.
La CANZONE di Roberto, tratta dal bellissimo album Samarcanda, e brano che trovate in coda al post non era stata scritta sicuramente per lui, ma fa lo stesso per fare gli auguroni oggi per i dieci anni di presidenza di Sergio Mattarella.
Era infatti proprio il 3 febbraio del 2015 il giorno del giuramento per l'insediamento ufficiale di Sergione che ha stabilito così, con il doppio mandato, il record per la più lunga presidenza della Repubblica Italiana (Napolitano c'era stato nove anni), superando perfino il brutto, difficile periodo del Covid durante il quale lo abbiamo anche visto col CIUFFO RIBELLE dato che nemmeno lui poteva andare dal barbiere tra tutti i divieti che c'erano e che a pensarci adesso pare una barzelletta.
E doppia presidenza che ha sorpreso pure lui quando, già bello pronto per godersi la pensione, si è visto RICHIAMATO IN CARICA.
Forse rimane lui il politico che infonde un po' di sicurezza in un'Italia dove tutti non aspettano altro che qualcuno faccia un mezzo passo falso per sputtanarlo in pubblico, tipo la Meloni e l'Albania per i migranti, oppure sempre Meloni con quella faccenda dell'aereo di stato usato per rimpatriare un personaggio pericoloso (ma ce lo metteresti tu tipo un Hannibal Lechter su un volo di linea tra i passeggeri???).
Ma lasciamo queste beghe a chi ne fa il suo pane quotidiano e, secondo me, vive anche male sempre lì a rodersi il fegato.
Cosa che invece pare non fare proprio Sergione con quella sua espressione serafica (lo trovo più lucido di Joe Biden e più con i piedi per terra di Donald Trump, per dire) al di sopra delle parti e che, anzi, sembra sorridere di quello che tutti stanno facendo sotto di lui. Continua così che vai bene...
Quella famosa storia di Balto e Togo, cani eroi che un secolo fa hanno portato attraverso miglia di ghiaccio e neve il vaccino contro la difterite che aveva colpito la piccola città di Nome in Alaska e rischiava di mietere tante piccole vite tra i bambini del luogo, si concludeva il 2 febbraio con Balto, cane che credevano buono solo per consegnare la posta in ambito locale, e che aveva invece percorso le ultime 53 miglia, mentre però Togo, diciamolo, si era già fatto un mazzo tanto durante le prime 290, e su come siano stati poi gestiti i meriti ne abbiamo già parlato in passato almeno UN PAIO DI VOLTE.
Fatto sta che quella vicenda epica ispirerà una corsa che va da Anchorage a Nome e che si tiene ogni anno in ricordo di quell'impresa.
Corsa che però si svolge in condizioni meno drammatiche poiché non viene fatta alla fine di gennaio, ma all'inizio di marzo, che comunque in Alaska rimane sempre un bel freschetto.
La corsa si chiama Iditarod ed era stata istituita nel 1973 quando ormai tali percorsi venivano già coperti dalle ben più pratiche motoslitte dato che anche i cani, seppure abituati alle temperature rigide, venivano sottoposti a dei tour de force troppo duri e anche nella vicenda di Togo e Balto furono molti gli esemplari che persero la vita sul tragitto.
Quindi amici animalisti state buoni che la tecnologia è venuta in soccorso ai nostri amici quattrozampe.
Dall'altra parte magari invece ci si lamenta che le motoslitte inquinano, e il buco nell'ozono, e il cambiamento climatico, e si stava meglio quando si stava peggio, e signora mia qui una volta era tutta campagna... o ghiaccio...
Tanto tempo fa... e non in una galassia lontana lontana, ma piuttosto in Italia, eravamo così "civili" che le donne, oltre a guadagnare meno di un uomo solo perché erano di sesso femminile, anche se facevano lo stesso identico lavoro, non avevano nemmeno diritto al voto.
Vero che adesso con una leader donna al governo e anche all'opposizione sembra strano?
Eppure giuro che era così e Paola Cortellesi questo trattamento "di sfavore" lo aveva raccontato nel suo film C'È ANCORA DOMANI.
Tuttavia tanti si stavano dando da fare negli anni per risolvere questa cosa che non era per niente carina, ma sempre senza risultato.
Finché non ti arrivano Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi che finalmente il 1 febbraio del 1945 riescono a far approvare il decreto legislativo che estendeva il voto alle donne maggiori di 21 anni con l'eccezione di coloro che erano schedate per attività illegali (leggi prostituzione).
Nel film infatti siamo nel 1946, il primo anno in cui le donne poterono recarsi alle urne.
Colgo quindi l'occasione per riconsigliare a tutti il film di Paola, con l'avvertenza di non farsi fuorviare da certe soluzioni sceniche come il balletto
(ha spiazzato un po' anche me francamente) perché nel film, per parafrasare il titolo, "c'è ancora dell'altro".
La swinging London, i Rolling Stones, in particolare Mick Jagger, l'uso di sostanze stupefacenti (immancabili in quel periodo), la musica e, in parte, anche il cinema, questo era stato il mondo di Marianne Faithfull mancata ieri a 78 anni, per cui anticipo di un giorno il post prettamente musicale che di solito arriva di sabato.
Nel periodo riguardante la relazione con il leader degli Stones Marianne aveva anche collaborato ad alcune loro canzoni anche se non si tratta dei brani immortali che tuttora i "ragazzi" portano in giro in tour, ma comunque, dal canto suo, anche Marianne ha da sempre prodotto dischi di cui uno del 1981 ricordo in maniera particolare perché il singolo SWEETHEART passava molto sulle radio di allora e mi piaceva anche.
Forse pure qualcun'altro riascoltandolo adesso se lo ricorda con quel suo ritmo reggae trascinato, perché quel genere stava vivendo un gran momento di gloria grazie a Bob Marley, Peter Tosh e tutti gli emuli più o meno famosi tra cui ci metterei anche i Police con la loro reggatta punk.
In particolare BOB l'anno prima aveva marchiato a fuoco il campo di San Siro (o forse lo avevano fatto quelli che stavano ad ascoltarlo fumando anche l'erba del prato?) con quello storico concerto aperto da Pino Daniele.
Iniziavano così gli anni 80, quelli pieni di synth new wave, si, ma che avevano spesso anche cose alternative come la musica che Marianne ha portato avanti fino a pochi anni fa dedicandosi in alternativa anche al cinema in diverse apparizioni fra cui MARIE ANTOINETTE di Sofia Coppola.
Avete nostalgia di Squid Game e vi pare lunga l'attesa per vederne la conclusione a giugno?
Non c'è problema perché su Prime Video c'è Beast Games, un gioco dichiaramente ispirato alla serie tv coreana, ma senza morti ammazzati.
Solo molti eliminati anche in maniera crudele mettendo alla prova amicizie e alleanze che si creano strada facendo durante lo svolgimento dei giochi.
Qui ci sono mille concorrenti in gara per contendersi cinque milioni di dollari con anche alcuni regali extra durante il percorso, cioè giusto cosette come la proprietà di un'isola o una Lamborghini. Il tutto è condotto da Jimmy Donaldson, meglio conosciuto nel mondo degli Youtuber come MrBeast (da qui il titolo del programma), ma non sono tutte rose e fiori per lui poiché dopo le registrazioni è stato accusato, essendo lui il produttore con Amazon e MGM Studios, di maltrattamenti da parte dello staff verso molti concorrenti che lamentavano mancanza di cibo, acqua, letti, e qualcuno ha anche parlato di molestie sessuali.
Sul set c'è stato anche un incidente che ha coinvolto un membro dello staff. Certo, poi col montaggio si nasconde tutto, ma più di una volta si indugia nel far vedere gente in lacrime per diversi motivi.
Tuttavia già ci sono dei sospetti che sia tutto un fake, cioè che i giocatori recitino una parte che viene a loro assegnata. Insomma non è un brutto show, anzi l'allestimento è a dir poco faraonico con un dispiego di mezzi incredibile, ma finisce nel calderone dei vari reality e per me, che per i reality ho una certa avversione, se ne può fare anche a meno.
Quasi due secoli orsono, ovvero in questo giorno del 1845, la poesia o racconto in rima Il Corvo di Edgar Allan Poe veniva pubblicata sul New York Evening Mirror.
Certo, essendo Poe un pozzo (senza pendolo) dal quale attingere sceneggiature per il cinema era inevitabile che prima o poi qualcuno come Roger Corman ci facesse anche un film dove i protagonisti sono Vincent Price, Peter Lorre e Boris "Frankenstein" Karloff (con anche un giovane Jack Nicholson ancora ai primi passi nel mondo del cinema), ma niente a che vedere con la graphic novel The Crow di James O'Barr, infatti il titolo originale della poesia era The Raven che sarebbe il corvo imperiale ovvero il volatile di grosse dimensioni come quelli che popolano la London Tower.
Il Crow invece sarebbe la nostra cornacchia, cosa che fa sorridere se rapportato al personaggio goth interpretato al cinema da Brandon Lee, ma non è l'unico caso di traduzione italiana ridicola se pensiamo al mitico Wolverine che per noi sarebbe invece il ghiottone.
Bene, quel film di Corman del 1963 in Italia si "beccó" (haha... humour) il titolo di I Maghi Del Terrore perdendo ogni riferimento "volatile" ad Edgar Allan Poe ed era quasi una commedia più che un vero horror.
Più di recente, nel 2012, James McTeigue che ci aveva deliziato con V Per Vendetta, riprova a tirare in ballo Edgar Allan Poe mettendolo protagonista di The Raven - Il Corvo, un film dove un assassino seriale si ispira ai romanzi dello scrittore americano che qui ha il volto di John Cusack.
Storia tutta inventata che lancia solo dei riferimenti quindi, e con un protagonista non esattamente in parte, per cui risulta un flop.
Anche la musica ha trovato ispirazione in Edgar Allan Poe e nella sua raccolta di racconti Tales Of Mystery & Imagination, titolo che Alan Parsons prenderà in toto per il suo primo album con il Project che contiene brani tutti ispirati agli scritti presenti nel libro, compreso appunto THE RAVEN.
Disco, essendo il primo, che è fra i meno noti di Alan, ma posso assicurare che ha il suo perché, specie se conoscete i racconti a cui si ispira.
Giusto per concludere il post musical-cinematografico-letterario faccio intanto gli auguri al "Magnum" Tom Selleck per i suoi 80 anni che compie oggi,
e inoltre metto qui anche la POESIA ORIGINALE di Poe, sperando di far cosa gradita a chi ancora ama questa desueta forma d'arte, in questo caso recitata nientemeno che dalla voce cavernosa di Christopher Lee, che in questo contesto ci sta perfettamente come stava Vincent Price in Thriller di Michael Jackson:
Fra i film nominati per gli Oscar (anche inteso come il Wilde, si, ma lo vedremo più avanti) si sta parlando di The Substance, film di Coralie Fargeat (prima pellicola sua in inglese e già vincitrice di un Golden Globe) dove ci trovi dentro un frullato di bodyhorror alla Cronenberg e LA COSA di Carpenter, il miglior YUZNA e persino certi corridoi e primi piani molto cari a Kubrick, senza dimenticare i colori e le luci di Nicolas Winding Refn.
Tutto questo in una storia dove Demi Moore interpreta Elizabeth, un'attrice non più giovane, ma per i nostri canoni di persone comuni ancora molto bella, che però, secondo il produttore del suo show di aerobica (un viscidissimo Dennis Quaid) ha fatto il suo tempo e vuole sostituirla con una più adatta al pubblico.
Fatto sta che la nostra Elizabeth non ci sta e trova un sistema clandestino (roba che magari c'è sul dark web... chissà?) per sdoppiarsi creando una sé stessa più giovane e più bella.
Unica condizione è che da quel momento le due Elizabeth (di cui la nuova sceglie il nome di Sue che metti che qualcuno capisca il trucchetto)
dovranno vivere una settimana a testa mentre l'altra riposa inanimata. Soprattutto l'originale deve rispettare l'alternarsi di questo "riposo" con la successiva settimana "in vita" per ripristinare il fluido necessario alla nuova sè stessa per mantenere l'aspetto giovane e perfetto di Margaret Qualley, attrice e modella che presta il volto
e molte natiche a parecchie inquadrature più che ravvicinate.
Ed ecco che salta fuori un'altro riferimento illustre con Il Ritratto Di Dorian Gray (l'avevo detto lassù in apertura che c'entrava quell'Oscar), ma non aggiungo altro per non spoilerare.
Beh tutto sommato il film è stato bello anche se certe soluzioni del reparto prostetico forse sono risultate un po' eccessive e palesemente finte.
Ecco, tornando a Cronenberg forse la sua BRUNDLEFLY pareva più realistica anche se realizzata 40 anni fa.
A parte quello, bisogna accettare anche certi buchi di sceneggiatura tipo su come sia capace Elizabeth a suturare quasi come un chirurgo provetto, oppure a prelevare con il siringone il fluido vitale, altra operazione che, perlomeno da parte mia sarebbe impensabile dato che richiederebbe una certa esperienza infermieristica, ma magari chissà, in gioventù avrà studiato medicina prima di fare l'attrice?
Insomma tutte le procedure mediche e igieniche necessarie vengono prese un po' alla leggera, ma probabilmente quello che zoppica di più è che ad un certo punto le due Elizabeth cominciano a considerarsi come due entità a sé stanti, mentre, come logica, se si parlasse del mondo reale, dovrebbe essere sempre la stessa persona conscia del fatto che deve prendersi cura di sé e del suo doppio in fase di stasi, pena gravi conseguenze.
Ma certo, le regole sono fatte per non essere rispettate e se non si sgarra che gusto c'è?
Et voilà, ecco il film splatter del momento che sotto certi punti di vista può soddisfare anche il pubblico guardone perché di carne in mostra ce n'è tanta, ma dopo la prima espressione di sorpresa il nudo passa quasi inosservato perché è soprattutto una pellicola che lancia anche un messaggio rivolto allo show business secondo il quale possono esistere solo Showgirls (per citare un'altro famoso film con bellezze in mostra) e non c'è posto per le showladies anche se ancora bellissime.
Tali regole portano quindi certe bellezze "vere" che hanno superato una certa età a deturparsi diventando "finte" con la chirurgia estetica e potrei fare decine di nomi, ma sarebbe inutile perché li sapete già.
E la cosa già era mostrata in vena comica da Charlie Chaplin nel 1957 in Un Re A New York... ma forse il messaggio non era arrivato...
Oggi 27 gennaio è Il Giorno Della Memoria, cioè la data in cui alle otto del mattino del 1945 le truppe dell'Armata Rossa (allora utile a fin di bene) liberarono il campo di sterminio di Auschwitz, anche se nel frattempo i nazisti non erano rimasti lì con le mani in mano e molti dei deportati (termine d'attualità con Donald Trump che si toglie dalle balle i migranti indesiderati mettendoli in catene) erano già stati trasferiti in altri campi in Germania e in Austria.
Sul tema dei deportati sono stati realizzati moltissimi film, persino uno del 1972 mai completato, diretto ed interpretato da Jerry Lewis, cioè The Day The Clown Cried.
Nel film Jerry interpretava Helmut, un clown da circo finito pure lui ad Auschwitz dove era costretto ad accompagnare i bambini verso le camere a gas, e la storia per certi versi è stata poi in parte ripresa e modificata dando l'ispirazione a Roberto Benigni per La Vita È Bella.
Film duro e crudo quello di Lewis funestato da mille problemi, non ultimo quello dei finanziamenti che alla fine non arrivavano mai e l'attore mise il denaro di tasca propria per cercare di portarlo a termine.
Del film, in una versione non definitiva, possedeva una VHS Jerry, mentre era segreto il il luogo dove era custodito il negativo originale.
Nonostante non fosse mai stato pubblicato, venne fatta ugualmente qualche proiezione privata del film, ma le reazioni dei critici non furono esattamente positive, forse anche a causa del montaggio che doveva ancora essere rivisto.
Comunque Jerry, prima di morire aveva donato tutta la sua collezione di film, compreso questo, alla Biblioteca Del Congresso di Washington, e il 2025, secondo gli accordi che aveva preso l'attore, potrebbe essere l'anno in cui, ripeto il condizionale, potrebbe capitare di poterlo vedere pubblicamente dopo tante bufale apparse su internet negli anni passati compresa una fasulla edizione targata The Criterion Collection, ovvero dell'azienda specializzata nel restauro di vecchie pellicole.
Ma, se mai capitasse davvero, sarà da vedere con tutti gli avvisi del caso.
Durante l'appena trascorsa settimana il singolo di Madonna MATERIAL GIRL ha appena compiuto i suoi bei 40 anni
dato che era stato pubblicato il 23 gennaio del 1985 (per l'Italia invece una settimana dopo, ma i dj e le radio lo avevano già di importazione) come secondo estratto dal LP Like A Virgin, senza dubbio uno dei migliori lavori della cantante, perlomeno finché non arriverà l'anno dopo TRUE BLUE a dettare legge con anche l'arrivo in Italia a Torino e il FAMOSO "Ciao Italia. Siete pronti? Siete già caldi? Bene, Ànchio" detto con l'accento sbagliato.
Il videoclip della canzone è diventato iconico con quel suo essere un remake di DIAMONDS ARE A GIRL'S BEST FRIEND di Marilyn Monroe, brano tratto dal film Gli Uomini Preferiscono Le Bionde, e rieseguito anche live durante i concerti con la stessa coreografia.
Purtroppo però non solo di compleanni si parla oggi poiché due nomi della musica, nel primo caso un bel po' più datata di quella di Madonna, sono scomparsi. Si tratta di GARTH HUDSON, tastierista e polistrumentista dei The Band della quale era rimasto ormai l'ultimo componente in vita.
Gary aveva 87 anni e alcuni spezzoni del video sono tratti dal film concerto THE LAST WALTZ diretto da Martin Scorsese.
Altra leggenda del rock che ci ha lasciati a 65 anni a causa di un tumore è John Sykes, chitarrista dallo spirito hard rock che ha militato in diverse band fra le quali anche i Whitesnake di David Coverdale, ricevendo in quel periodo il maggior riscontro di pubblico avendo suonato con loro a Rock In Rio (ma c'erano anche parecchi, troppi contrasti con il leader),
e che soprattutto aveva fatto parte dei Thin Lizzy nei primi anni 80 con i quali aveva partecipato anche alle reunion degli anni 90.
Da notare che nella band irlandese di Phil Lynott erano passati anche Gary Moore e Midge Ure, quest'ultimo prima di prendere il posto di John Foxx nella seconda vita degli Ultravox.
Un addio anche nel cinema è quello che diamo a Joan Plowright che aveva recitato per Zeffirelli in Un Tè Con Mussolini oltre ad essere stata la moglie di Sir Laurence Olivier.
Valà che durante il capodanno appena passato l'avete ballata tutti quella canzone lì, ma, anche se la musica del sabato rimane a tema, LA BOMBA non si balla oggi.
Cioè nel senso che il post si può leggere anche con il sottofondo delle canzoni allegate per sdrammatizzare, ma si parla di bombe vere qui.
O meglio, di un missile norvegese lanciato il 25 gennaio del 1995 dagli scienziati norvegesi e statunitensi con lo scopo di studiare da vicino l'aurora boreale.
Tutto bene senonchè quel missile andò a volare un po' troppo vicino a Mosca e qualcuno se ne accorse.
Era finita solo da qualche anno la GUERRA FREDDA e WARGAMES era anche già uscito al cinema da più di un decennio mentre Il Dottor Stranamore di Kubrick di anni sul groppone ne aveva un po' di più, ma quel giorno si rischió davvero che si scatenasse un terzo conflitto mondiale perché quel razzo venne interpretato dai russi come un attacco nucleare da parte degli Stati Uniti (ARRIVA LA BOMBA... Taaac!) e a Boris Eltsin, l'allora presidente russo, venne consegnata la valigetta con le chiavi per far partire la prevista controffensiva.
Da quel momento tutte le forze armate russe furono messe in stato di allerta, ma finalmente venne appurato che non c'era davvero nessun pericolo di attacco.
Uff... Altro che I GIGANTI che dicevano di non aver paura della bomba atomica. Quella volta c'era mancato davvero un pelo, eppure gli Stati Uniti sostenevano di aver avvisato tutti i Paesi interessati dall'esperimento scientifico, ma chissà come mai la notifica non venne recepita in Russia.
Alcune voci invece ritengono che il lancio di quel missile fosse stato una specie di test voluto dagli americani per verificare la capacità di reazione dei russi in caso di attacco nucleare, ma, ripeto, sono solo ipotesi.
Fatto sta che l'argomento di oggi torna prepotentemente di attualità con la salita al "trono" (si, ho scritto trono, si) di Donald Trump e le sue nuove minacce verso la Russia.
Minacce che per ora sono solo ulteriori sanzioni e dazi nel caso Putin non la voglia smettere con questa guerra contro l'Ucraina.
Era il 24 gennaio del 1975 ed eravamo arrivati con una Renault 4 a Colonia sotto la pioggia con il mio amico Keith Jarrett, pianista jazz (non partite subito con dei pregiudizi su questo genere musicale) che aveva appena tenuto un concerto a Zurigo durante il suo tour solista (aveva suonato in precedenza con Miles Davis, nientemeno, e con gruppi di tre o quattro elementi) e il ragazzo stava per eseguire un altro CONCERTO dov'era lui da solo al pianoforte, ma arrivati sul posto scopriamo che il piano messo a disposizione dall'organizzazione era molto più piccolo di quello richiesto, aveva un pedale rotto e sopratutto era scordato.
Non per fare il rompicoglioni eh, ma chiunque suoni una cosa che non sia il campanello di casa può capire il Keith che disse subito che in quelle condizioni non avrebbe potuto suonare, e non potevo che dargli ragione, cacchio.
Così apriti cielo! si scatena l'inferno e perlomeno viene risolto dall'organizzazione (una giovane ragazza che lì per lì andò subito nel panico) il problema dell'accordatura, il che non è poco, ma che tuttavia secondo il parere del Keith non era ancora perfetta.
Quindi con un po' di scazzo, dopo un po' di no, dai, mah, forse, Jarrett ha tenuto lo stesso il concerto e, dato che se ad un musicista come lui ero sicuro che se davi anche il pianino di Schroeder
ne sarebbe uscito comunque qualcosa di grande, tale concerto fu ugualmente un grande successo con la sala piena, tanto che ne venne ricavato un album dal titolo THE KOLN CONCERT che sarà pubblicato il successivo novembre e che diventerà l'album più famoso di jazz-solo con tre milioni e mezzo di copie vendute dove a tratti si sente anche qualcosa che potrebbe avere ispirato musicisti più recenti come Ludovico Einaudi e Giovanni Allevi. Quella musica in parte la si può ascoltare anche in alcuni film come Caro Diario di Nanni Moretti, Il Lenzuolo Viola di Nicolas Roeg e Pianoforte di Francesca Comencini, suo debutto alla regia.
Al Keith venne poi pure richiesta una trascrizione della musica del disco, ma, siccome era stato tutto improvvisato, lui diceva giustamente che non si poteva fare una cosa del genere per troppe parti che sfidavano i canoni metronomici. Tuttavia alla fine tale trascrizione, seppure con grandi difficoltà e insistenze, arrivò.
Naturalmente stavo scherzando all'inizio del post quando dicevo che c'ero anch'io a Colonia con Keith (tutto il resto però è storia assolutamente vera, anche il viaggio in Renault 4), ma personalmente posso dire che pure io, nonostante il jazz non sia la mia materia preferita in fatto di musica, il disco me lo sono ascoltato con grande piacere perché si sente che su quei tasti bianchi e neri c'è la mano di QUALCUNO che sa tirare fuori della vera musica. Musica che, come forse ho già detto (e non solo io) non deve rimanere legata a nessun genere, ma musica che può essere solo bella o brutta, e QUESTA (che trovate nel post di oggi divisa in quattro parti) è, a parer mio, bella anche se non si tratta della classica canzoncina leggera. E adesso, nel mio mondo di fantasia, Keith è diventato anche mio amico.
Vogliamo parlare di Skeleton Crew, la più recente serie spinoff di Star Wars? E parliamone, che diamine!
Parliamo di come l'universo inventato da George Lucas non sia così circoscritto alla Nuova Repubblica, ai Jedi, alle truppe imperiali eccetera, ma ci sono in quel mondo anche dei ragazzini curiosi ficcanaso come ci sono ovunque e lo sappiamo già dagli anni 80 con I Goonies.
Infatti questo è stato subito il paragone che è venuto in mente a tutti guardando i primi episodi, sicuramente i migliori degli otto che compongono la serie e dove ci vengono presentati questi ragazzini che vivono in un paese che sembra la classica cittadina americana con le villette e l'auto parcheggiata fuori, ma qui invece che sulle biciclette si viaggia sugli speeders.
E fin qui tutto ok perché si che la storia parte bene, ma passata la metà diventa gravata da una certa una pesantezza che non ti dico dovuta anche al fatto che sullo schermo non si vede quasi più niente con tutte quelle scene scure, oppure dove c'è luce questa rimane dietro agli attori che così sono ancora in ombra (Biascica dove sei?).
No, non è il mood di Guerre Stellari che conoscevo io questo.
E mi spiace molto perché comunque Jude Law è una canaglia perfetta e lo scalcagnato droide SM-33 in originale è doppiato da Nick Frost.
Pure gli effetti speciali sono ottimi... se solo troppe volte ci si capisse qualcosa in questa storia che mette in mezzo dei veri e propri pirati dello spazio, ma con le regole classiche della pirateria che raccontavano i romanzi di una volta.
Temo che alla resa dei conti anche questa serie possa fare la fine di The Acolyte poiché, se si arriva alla fine, si rimane delusi.
Su Prime Video c'è The Creator, da non confondere con l'inguardabile CREATORS - THE PAST, dato che questo è un film di fantascienza apocalittica dove si ipotizza che l'intelligenza artificiale sia diventata un po' troppo intelligente al punto da scatenare una guerra contro gli umani, e ipotesi già sviluppata in molte altre pellicole fra le quali Terminator di Cameron che potrebbe essere il capostipite del genere e dove tutto, forse anche grazie al fatto che non si facevano tanti pippotti filosofici, girava un po' meglio.
Qui non ci sono viaggi nel tempo, ma solo un viaggio che John David Washington deve fare per portare in salvo un esemplare di bambina "simulante" creata proprio dalle intelligenze artificiali e che potrebbe diventare un'arma di devastazione potentissima.
L'idea sarebbe anche bella, ma due ore e mezza sono tante e vabbè che Washington è abituato a certi minutaggi con Nolan in Tenet (e qui ha ancora la stessa identica espressione basita) però anche no grazie.
Cioè non so dire quanti colpi di sonno mi hanno preso, ma erano tanti e li sto ormai considerando come un metro di valutazione per un film o una serie tv.
Per carità, ottimi effetti speciali senza dubbio, grande messinscena, suono che ti ribalta la casa, e appare anche Ken Watanabe che mi fa sorridere perché ha sempre la voce italiana di Hal Yamanouchi e quando parla mi aspetto sempre che parta lo spot della Suzuki.
Ma tutto ciò nel mio cervello non ha ingranato bene e, per quanto ne so, è anche opinione di molti altri che questo di Gareth Edwards sia stato un mezzo passo falso.
Beh... Caro Gareth, l'abbiamo capito che non è sempre giornata di Godzilla o Rogue One, però...
Tempo fa Terry Gilliam si era intestardito sul progetto di un film su Don Chisciotte, ma tutta una serie di sfighe lo avevano dissuaso fino a che alla fine è riuscito a tirare fuori un ALTRO FILM che è poi un metafilm sul cavaliere errante di Cervantes e che forse è ancora meglio di quello che sarebbe stato l'agognato film mai girato.
Storia antichissima quella narrata da Miguel Cervantes scritta infatti più di quattro secoli fa e raccontata in due libri il primo dei quali usciva nel gennaio del 1605 con codesto incipit:
«Viveva, non ha molto, in una terra della Mancia, che non voglio ricordare come si chiami, un idalgo di quelli che tengono lance nella rastrelliera, targhe antiche, magro ronzino e cane da caccia»
Il romanzo ispirerà musicalmente l'idolo mullettato degli anni 80 Nick Kershaw per una sua CANZONE (una delle sue peggiori, detto francamente) e anche il nostro Roberto Vecchioni lo racconterà in PER AMORE MIO (una delle sue migliori), ma sotto il punto di vista di Sancho, il fedele scudiero, e infatti il titolo completo della canzone comprende tra parentesi "Ultimi Giorni Di Sancho P.",
nonché il buon Francesco Guccini nel suo periodo più recente, cioè esattamente l'entrata negli anni 2000, con l'album Stagioni che conteneva appunto la canzone DON CHISCIOTTE. Molto tempo prima che Gilliam ci pensasse, la Rai aveva acquistato una miniserie su Don Chisciotte di produzione spagnola (o forse era franco-tedesca) di cui credo di aver perso ogni traccia (probabilmente anche l'emittente di stato non la ricorda più), ma intanto nel 1970 ha poi realizzato anche una sua miniserie metateatrale girata negli studi di Napoli dove il cavaliere errante era interpretato da Gigi Proietti (lassù in alto nel post), perfettamente sopra le righe mentre racconta le sue avventure ad un pubblico di bambini.
Vista adesso sente un po' il peso degli anni per come è realizzata questa miniserie, ma, grazie a Gigi e i comprimari, il livello della recitazione è superiore a qualsiasi cosa dei giorni nostri.
Adesso è disponibile su Raiplay e una piccola curiosità è che le musiche erano eseguite dal vivo in studio ed erano di Giorgio Gaslini che cinque anni dopo collaborerà coi Goblin per Profondo Rosso.
Ah... Oltre a diversi altri film più o meno belli esistenti su Don Chisciotte, anche Franco e Ciccio hanno fatto naturalmente la loro versione nel 1968, dato che credo non esista cosa al mondo che i due non abbiano parodiato.
Nel tardo pomeriggio per noi italiani, ma dal mattino per gli americani, si tiene oggi la cerimonia di insediamento di Donald Trump come 47esimo presidente degli Stati Uniti al suo secondo mandato.
Ehm, la foto ufficiale non promette niente di buono verso chi proverà a fargli girare le balle e sembra dire "son tornato e son tutti XXXXX vostri".
Già il Donnie ha detto chiaramente che risolverà il problema dei migranti rispedendoli da dove arrivano, ma sopratutto penserà a quello di Tik Tok...
Al che quella riguardante il social pensavo fosse una specie di gag, una fake news e invece no.
Eh questi si che son problemi davvero grossi, così grossi che, dopo il moscio Biden, doveva tornare lui come un novello Mr. Wolf a rimettere a posto tutto per Make American Great Again.
C'è da dire che non è la prima volta che un presidente viene rieletto, ma sarà difficile per chiunque battere il primato finora mai superato di Franklin Delano Roosevelt che mantenne tale mandato per ben quattro volte.
La nostra Giorgia Meloni sarà là sul posto come anche Elon Musk, David Zuckerberg e Jeff Bezos, come dire una certa élite con i bigliettoni che strabordano dalle tasche.
Ospite musicale, che la volta precedente era stata Lady Gaga, sarà stavolta il tenore Christopher Macchio che canterà l'inno nazionale, con pure altri artisti che interverranno come, Carrie Underwood, cantante country che ai più non dirà nulla, ma è stata una vincitrice di American Idol, Kid Rock, i Village People e Billy Ray Cyrus, il papà di Miley.
Inutile dire che un'occhiata la darò anch'io, magari preparando la cena dato che da noi saremo quasi in vista del pasto serale.
E sicuramente ci sarà un dispiego di forze inusitato, visti i fatti precedenti dove il "rosso" ha rischiato anche di beccarsi una pallottola letale.
Diciamo che per certi versi sarà un po' come guardare un thriller in tv, dai...