Ecco un altro disco che compie oggi i suoi bei 40 anni, infatti usciva il 17 giugno del 1985 MISPLACED CHILDHOOD dei Marillon che personalmente avevo già scoperto l'anno prima con Fugazi, il loro secondo disco, dopo aver letto recensioni interessanti riguardanti il loro stile che ricordava da vicino quello dei Genesis del periodo con Peter Gabriel.
Questo per alcuni era invece un punto a sfavore perché, secondo loro, scopiazzavano la band di Selling England By The Pound invece di avere uno stile personale.
Mah... Secondo me invece già da Fugazi ci avevo trovato dentro molto più rock che sarà portato avanti poi dai Dream Theater i quali nascevano proprio mentre usciva il disco di cui parliamo oggi, cosa che invece nei Genesis non era così evidente.
La hit di cui ho scritto lassù nel titolo del post è naturalmente Kayleigh, canzone stupenda che sul 45 giri ha subìto quel maledetto trattamento per cui gli assoli di chitarra pare non siano così importanti e infatti quella parte viene accorciata tristemente.
Se confrontate la versione sull'album (la seconda traccia del video lassù in alto) con QUESTA editata per il singolo (sono stati costretti a fare così il playback a Top Of The Pops), vedrete, anzi, sentirete che scherzo gli hanno fatto a Steve Rothery che tanto si era impegnato a suonare la sua chitarra in quel lungo solo.
In realtà questo "danno" di solito è dovuto alla maledetta strategia di marketing della casa discografica per invogliare il pubblico ad acquistare l'intero album, come era successo anche per Heroes di David Bowie che sul 45 giri durava la metà del minutaggio che trovi sul LP.
Cosa questa della supremazia della casa che aveva portato ad un certo malumore in Fish, il frontman, il quale si dice avesse scritto i testi in una decina di ore sotto effetto dell'LSD e aveva intenzione di pubblicare il disco come due suite sui lati A e B, più o meno come fecero i Jethro Tull con Thick As A Brick, infatti le canzoni sono tutte collegate tra loro, mentre il colosso EMI (casualmente la stessa degli album di Bowie che aveva modificato anche i singoli estratti dal suo Let's Dance) impose la classica divisione in brani.
Notevole anche la copertina che riprende lo stile dei due precedenti album
con, sul retro, il jester stavolta pronto a saltare dalla finestra, un po' come un anticipo dell'uscita di Fish dalla band che avverrà dopo il disco successivo.
E non me ne vogliano gli appassionati, ma dopo questo capolavoro i Marillon non sono stati più gli stessi, con tutto il rispetto per Steve Hogarth che succederà a Fish come frontman.
Ecco quel post che era slittato lo scorso venerdì per lasciare posto al ricordo di BRIAN WILSON dei Beach Boys, post che riguarda le serie tv dato che è tornato su Netflix il buon Black Mirror con la settima stagione, mentre l'esperimento Bandersnatch viene cancellato dal menù perché quell'episodio speciale interattivo non ha dato i frutti sperati.
Frutti che invece con questa stagione maturano e già dal primo episodio troviamo una critica feroce su quelle piattaforme tipo Prime Video dove sottoscrivi il piano che poi a tua insaputa diventerà quello base e se lo vuoi senza spot devi pagare un sovrapprezzo, e poi ti mettono un altro cavillo e poi un altro ancora e via così, con la differenza che qui non si tratta di una app, ma del tuo cervello e in scena ci troviamo un sempre grande Chris O'Dowd.
Si continua con marchingegni in grado di modificare la realtà in tempo reale, e poi con altre diavolerie che possono invece modificare un film cult mettendoci dei nuovi attori, tipo il classico deepfake, ma in versione San Junipero, andando avanti con la dipendenza dai videogames
più reali di quanto sembri dove in scena, nella parte del protagonista in versione invecchiata, c'è uno dei migliori Doctor Who della storia, ovvero Peter Capaldi, seguito poi da un Paul Giamatti
mattatore malinconico tra vecchi ricordi rinchiusi in altrettanto vecchie foto, per finire con il sequel di U.S.S. Callister, ovvero il primo meraviglioso episodio della quarta stagione (primo caso di sequel nella serie anche se le vicendevoli citazioni tra episodi sono sempre presenti),
dove ritorna l'intero cast compreso Jesse Plemons grazie ad un escamotage della sceneggiatura e ovviamente la mia guilty pleasure Cristin Milioti, ma stavolta senza parrucconi alla Star Trek, anzi in versione molto più cazzuta.
Episodio che, per come termina, potrebbe anche avere un terzo capitolo se Charlie Brooker se ne inventa un'altra delle sue.
Quindi stagione buona?
Io direi ottima senza mezzi termini con forse solo il punto leggermente più basso in Hotel Reverie,
dai risvolti romantici, ma dove la si tira un po' troppo per le lunghe (per quanto riguarda il minutaggio stavolta siamo quasi sempre a livello di film, ma non stanca mai eccetto qui).
Diciamo che nel mucchio ci vogliono anche episodi così e infatti mentre lo guardavo ne ho approfittato per stirare una montagna di magliette, camicie eccetera, altro che fantascienza...
Questa domenica festeggiamo un altro compleanno illustre, ovvero i 40 anni dello Studio Ghibli fondato il 15 giugno del 1985 e che noi chiamiamo come il vento del deserto, ma che invece lingua giapponese si pronuncia tipo "gibori", giuro.
Studio nato da una costola di un'altra casa di produzione, quella che aveva prodotto gli anime di Heidi con le caprette che fanno ciao.
E difatti da lì entra in Ghibli anche Hayao Miyazaki che aveva firmato quella produzione televisiva di grande successo portandosi dietro quei verdi paesaggi che era andato a VERIFICARE PERSONALMENTE sulle Alpi Svizzere e dintorni per disegnarli uguali e che ritroveremo poi nei suoi numerosi film dei quali il più recente è IL RAGAZZO E L'AIRONE che si è anche preso l'Oscar lo scorso anno, anche se quel film io l'ho trovato un bel po' confuso, e ne avevo parlato nel blog.
Comunque, come succede da qualche anno, anche nel 2025 torna lo Studio Ghibli Fest che prevede la proiezione nei cinema di alcuni titoli animati spalmati durante l'anno (stavolta sono 8 e il primo appuntamento è stato a maggio) e questo è il calendario pubblicato per gli States, ma che dovrebbe avere valenza mondiale.
Quindi per rimanere in tema... "Si Alza Il Vento" per spegnere le 40 candeline sulla torta dello Studio Ghibli.
Era il 14 giugno del 1965 e quel giorno Paul Mc Cartney entrava solo soletto in sala di registrazione agli Abbey Road Studios, lui con la sola chitarra per registrare una canzone breve, ma che diventerà una delle più famose nel repertorio dei Beatles.
Si trattava di YESTERDAY, l'unica canzone dove non compare nessun altro dei Beatles dato che Lennon aveva solo dato un piccolo contributo al testo provvisorio che portava come titolo Scrambled Eggs ed era tutto giocato sul goliardico dicendo cose come "oh my baby how I love your legs" (ma rimarrà poi comunque firmata da entrambi) al punto che alla casa discografica venne il dubbio se fosse meglio pubblicarla come canzone solista di Paul dato che differiva molto dal genere dei Beatles e dell'album dove sarà poi inserita, cioè Help!, colonna sonora del film.
Ma su questo dubbio Paul era irremovibile e voleva che restasse una canzone dei Fab Four, che di dividersi ancora non ci si pensava minimamente.
Due furono le registrazioni della canzone durante una delle quali a Paul scappò una risatina perché aveva invertito due frasi e infatti venne scelta l'altra alla quale George Martin sovraincise poi un quartetto d'archi per renderla nella versione come tutti la conosciamo, ovvero lo stesso lavoro fatto, stavolta con un ottetto d'archi, su ELEANOR RIGBY dove i Beatles mettono solo le loro voci (Ringo escluso) e forse pezzo ancora più anomalo dato che i quattro non toccano alcuno strumento (siamo già nelle sperimentazioni di Revolver).
Si racconta che la melodia di Yesterday venne in mente a Paul durante il sonno, ma poi rimase tormentato dal dubbio che potesse essere qualcosa che aveva ascoltato e inconsciamente assimilato, così prima di mettersi al lavoro fece un vero e proprio sondaggio fra gli addetti ai lavori per capire se qualcuno riconoscesse in tale melodia un brano già noto.
Qualcuno di recente infatti ha insinuato che ci sia una VECCHIA CANZONE NAPOLETANA molto simile a Yesterday e che non solo quella canzone dei Beatles avrebbe dei debiti verso la tradizione partenopea. Tant'è che gli Shampoo incisero davvero quella canzone napoletana cantandone il testo sulla musica di Yesterday come si vede nel video qui sopra, video che confronta appunto diverse loro canzoni.
Certo, è vero che nello spezzone si dice che Lennon ascoltasse molta musica proveniente da ogni parte del mondo, anche musica napoletana, ma il fatto è che John non aveva minimamente contribuito alla composizione della melodia.
Oppure potrebbe essere che quella volta lì c'era anche Paul con lui e...
O magari vuoi vedere che sarà stata mica colpa di MASSIMO TROISI quella volta che è finito nel passato? Perché si sa che se vai nel passato e cambi anche una piccola cosa poi ci saranno enormi cambiamenti nel futuro (Doc Brown ne sa qualcosa).
Insomma plagio o ispirazione, Yesterday rimane una delle canzoni più belle del mondo ed anche un bel FILM di Danny Boyle.
Qualsiasi post avessi pronto per oggi (e c'era) l'ho rimandato per ricordare Brian Wilson dei Beach Boys
che ci ha lasciati ad 82 anni l'altro ieri con già Dennis e Carl, i suoi fratelli con lui nella band che erano già mancati molti anni prima, uno per annegamento, nonostante fosse l'unico dei Wilson a praticare il surf, ma gli abusi di alcol e sostanze, nonché la frequentazione di cattive compagnie come quel matto di Charles Manson, avevano fatto dei gravi danni in quel cervello di Dennis, e l'altro invece per un cancro. Storia della musica i Beach Boys, ma non starò qui a raccontarvela con tanti pippotti questa musica leggera che è meglio ascoltarla la surf music, così piena di coretti in falsetto che sembrano una cavolata, ma falli te bene così come li facevano loro, se sei capace.
Casualmente Brian, che ultimamente era pieno di problemi fisici e mentali, era anche finito con i Beach Boys in un post di un paio di settimane fa in occasione della FESTA DEI FRATELLI ed oggi purtroppo avrei fatto anche a meno di farlo tornare qui, ma tant'è... Da BARBARA ANN a CALIFORNIA GIRLS passando per SURFIN' U.S.A. chi non ha mai canticchiato una delle loro canzoni?
Potrei metterci la mano sul fuoco che almeno un "a ba ba ba..." lo ha intonato chiunque, magari con una birretta fresca in più che aiuta sempre (ma con moderazione). Esattamente coetaneo di Brian era Sly Stone, leggenda del funk americano pure lui scomparso nei giorni scorsi e che con la band al completo chiamata Sly And The Family Stone alla fine degli anni 60 con un pezzo come DANCE TO THE MUSIC aveva gettato le basi di quello che sarà poi lo stile disco per eccellenza, ma quello influenzato in buona parte dal soul, genere che faceva parte della formazione musicale di Sly. Goodbye Brian & Sly.
Era il giugno del 1985, e per la precisione era il giorno 7, quando usciva nelle sale americane uno dei film fondamentali degli anni 80 ovvero I Goonies, pellicola che verrà ripetutamente citata in opere cinematografiche e televisive successive quando si parla di ragazzini e mistero.
Per l'Italia il film diretto da Richard Donner, sceneggiato da Chris Columbus e prodotto da Steven Spielberg (che trio, eh?) arriverà il 20 dicembre dello stesso anno, ovvero quel periodo coincidente con le festività natalizie cominciando così a far rivaleggiare la Amblin con il colosso Disney.
Gli allora ragazzini sono nel frattempo cresciuti e Sean Astin, dopo essere stato Sam nella trilogia de Il Signore Degli Anelli, lo abbiamo ritrovato anche in Stranger Things nel ruolo di Bob.
Josh Brolin digitalizzato È stato il colossale Thanos per la Marvel (ma non solo), mentre il ciccio Chunk, ovvero Jeff Cohen, ha lasciato da tempo il cinema e i chili in eccesso ed ora è diventato avvocato.
Corey Feldman nonostante abbia continuato nel cinema non è riuscito a mantenere la popolarità ricevuta allora, provando
anche a riciclarsi come cantante, mentre è andata molto meglio a Ke Huy Quan, premio Oscar per EVERYTHING, EVERYWHERE, ALL AT ONCE e co-protagonista nella seconda stagione della serie LOKI.
Purtroppo qualcuno non c'è più ed è l'ex giocatore di football americano John Matsuzak, l'interprete di Sloth, che è mancato nel 1989 a soli 38 anni per un'intossicazione dovuta ad un antidolorifico.
Nel film c'è anche una fulminea apparizione di Cyndi Lauper alla quale era stata affidata la canzone THE GOONIES R GOOD ENOUGH il cui videoclip è lui stesso un minifilm. E dopo essere tornato nelle sale in versione 4k, nel frattempo è stato annunciato anche il sequel che uscirà nell'estate del 2026 (ma potrebbe anche andare all'anno successivo) con quasi tutti i protagonisti dell'epoca che già si erano riuniti per festeggiare il compleanno di Ke Huy Quan, e una nuova squadra di ragazzini, un po' come abbiamo visto nei più recenti sequel dei gloriosi Ghostbusters.
L'importante, cari miei producers con il simbolo del dollaro stampato nelle pupille, è non fare delle porcherie immonde come purtroppo abbiamo già visto in certi sequel non richiesti, sennò vi avverto che come minimo vi beccate la maledizione di Willy L'Orbo, eh...
Capita che cinema e sport si incontrino, e se ci sono anche i motori di mezzo lo spettacolo è in genere ancora più ricco.
In questo caso però si racconta di una vicenda drammatica avvenuta durante la 24 Ore di Le Mans del 1955, quando un terribile incidente, il più grave mai avvenuto su un circuito automobilistico, causó la morte di oltre 80 spettatori e un centinaio di feriti. Tale carneficina era stata causata dall'uscita di pista della Mercedes Benz di Pierre Levegh con i pezzi dell'auto disintegrata scagliati sulla folla.
La vicenda è raccontata in un breve film animato francese che però sposta l'incidente a quando era già buio
(forse per un migliore effetto visivo) mentre è noto che accadde alle 18.26, quindi ancora con la luce diurna.
Nonostante la gravità del fatto, la gara non venne interrotta adducendo come scusante la sicurezza per il fatto di lasciare liberi gli accessi ai soccorsi, mentre, se il pubblico fosse defluito potevano esserci dei problemi a riguardo.
Fatto sta che alcuni piloti invece decisero lo stesso di ritirarsi dalla gara, non prima di aver avuto il consenso dalla casa automobilistica per la quale gareggiavano.
Mini film disponibile su YouTube caratterizzato da un'animazione scattosa come i primi anime giapponesi e dai tratti spigolosi dove curiosamente gli umani sono più stilizzati delle auto da corsa.
Una curiosità riguardante il tragico evento è che funge come spunto di partenza per la sceneggiatura del film italiano, disponibile su Prime Video, Le Mans Scorciatoia Per L'Inferno e non lasciatevi fuorviare dai nomi stranieri in locandina poiché sono tutti pseudonimi eccetto Edwige Fenech ad una delle sue prime apparizioni nel 1970.
E già la sua presenza sarebbe un valore aggiunto se non fosse che il film, girato nei nostri autodromi italiani, è una vera poverata che mischia recitazione con scene di repertorio malamente assemblate.
Ma un tempo si usava fare così.
D'altronde non ci si può aspettare tanto da un regista (Civriani sotto pseudonimo) che sulle auto di Formula 1 ci ha messo anche Franco & Ciccio...
Buona però la morale finale sulla vera utilità di tali corse a rischio della vita.
I trent'anni di un film li conti dall'uscita italiana o da quella ufficiale in patria?
Beh nel secondo caso oggi sono passati trent'anni esatti dalla premiere di Pocahontas, il film animato Disney, il primo basato su una vicenda vera del 1607 che poi per la storia raccontata viene ovviamente romanzata.
L'uscita ufficiale poi sarà il 24 giugno, mentre per l'Italia si manterrà la tradizione del film Disney in vista di Natale e lo vedremo il 23 novembre.
Essendo il film che seguiva il grande successo planetario de Il Re Leone, ed essendo anche una vicenda che fa parte della storia americana, Pocahontas godette di una premiere che venne organizzata in grande stile davanti a 100.000 spettatori in Central Park, ma mai come Simon & Garfunkel che ne hanno avuto 5 volte tanti, il 10 giugno del 1995 con inclusa anche l'esibizione di Vanessa Williams che cantava la canzone COLORS OF THE WIND della colonna sonora.
Il protagonista John Smith (si, whovians, è il nome fasullo che usa talvolta DOCTOR WHO) che veniva salvato da Pocahontas con inevitabile storia d'amore, aveva la voce originale di Mel Gibson, mentre da noi il ruolo era stato coperto da Pino Insegno.
Nonostante tutto non è la Disney che preferisco dato che i miei top sono stati Gli Aristogatti e Robin Hood (urca urca tirulero!).
Disney che, tra l'altro gioca adesso per la seconda volta la carta del remake-sequel con Freakier Friday, ovvero Quel Pazzo Venerdì Sempre Più Pazzo (si è vero, come il secondo episodio de L'AEREO PIÙ PAZZO DEL MONDO) sempre con Lindsay Lohan e Jamie Lee Curtis, dove stavolta il bodyswap avviene tra quattro persone che sono mamma, nonna e due nipoti e sarà in uscita il 6 di agosto.
Oggi tornano in scena insieme le mie due serie tv preferite che sono SPAZIO 1999 e U.F.O.
La prima poiché è morto ad 83 anni l'attore britannico Prentis Hancock l'interprete del pilota Paul Morrow nella prima, meravigliosa, inimitabile stagione e che purtroppo non vedrà riconfermato il suo personaggio dato per morto senza tante spiegazioni nella pessima seconda passata in mano agli americani, quella, per capirci, con la mutaforma Maya; pare che nella sceneggiatura si parlasse di uno scafandro da astronauta difettoso che ne avrebbe causato il decesso, ma evento che non è mai stato dichiarato nella serie.
Nella sua filmografia ci sono anche alcuni episodi di DOCTOR WHO
nelle versioni di John Pertwee e di Tom Baker, dove magari non è immediatamente riconoscibile poiché non ha i caratteristici baffi di Paul Morrow.
La seconda serie di cui si parla oggi, e anche la più glam delle due, riguarda l'anniversario caduto proprio ieri per i 20 anni della scomparsa di Ed Bishop, ovvero l'attore che interpretava il comandante Ed Straker.
Attore statunitense Ed, prestato alla serie britannica alla quale era arrivato avendo già partecipato a DOPPIA IMMAGINE NELLO SPAZIO, film che aveva la stessa squadra di produzione e che fornirà alla serie oggetti, auto, scenografie e anche intere sequenze nonché altri attori oltre a Bishop che avevo conosciuto personalmente dimostrandosi una persona estremamente affabile, proprio come se fosse un mio amico di vecchia data, e forse mai valutato veramente per quella che è stata la sua bravura nel cinema.
Prima della serie cult lo avevamo visto anche in una micro apparizione in Agente 007 Si Vive Solo Due Volte e poi in una brevissima sequenza di 2001 Odissea Nello Spazio dove non pronunciava alcuna battuta
(ma pare che la sua parte in origine fosse più lunga e sarebbe stata tagliata via nel montaggio finale), quindi nel 1971 lo ritroveremo sul set di James Bond un po' più a lungo in Agente 007 Una Cascata Di Diamanti in cui era un tecnico piuttosto ingenuo
che si lasciava perculare da Sean Connery ritornato in servizio (segreto) dopo la pausa coperta da Lazenby, cioè tutto il contrario del comportamento che aveva invece il glaciale e deciso comandante della S.H.A.D.O., vero simbolo della serie tv di Gerry & Sylvia Anderson,
insieme alle divise del personale femminile, sicuramente improbabili, ma siamo sinceri... chi, tra il pubblico maschile, se le scorderà mai?
Di Ed Bishop si può ricordare anche il personaggio del Reverendo in 500!,
misconosciuto film commedia italiano con, fra gli altri, Marina Massironi, Marcello Cesena e Ugo Dighero (il mondo della Gialappa's) che non sono mai riuscito a vedere, ma che rimane una mia mission impossible da portare a termine, sicuramente meno rischiosa di quelle di Tom Cruise.
Tra l'altro poco prima di Ed, il 3 giugno del 2005 era già mancato Michael Billington, l'interprete di Paul Foster nella stessa serie tv,
quindi anche per lui sono 20 anni dalla sua morte.
Attore che però non ho mai avuto il piacere di conoscere di persona.
Goodbye quindi a Prentis e naturalmente ancora un ricordo per l'amico Ed e anche Michael.
Gli anni 80, celebrati con nostalgia per la musica e per "che belli erano i film", come dicono gli 883, sono stati notevoli anche per la nostra musica italiana, specialmente perché esattamente 40 anni fa, l'8 giugno del 1985, veniva pubblicato LA VITA È ADESSO, disco di Claudio Baglioni che diventerà un campione assoluto di vendite nella storia del cantautore romano.
Ricordo che l'avevo su cassetta quel concept album che raccontava un'intera giornata dal risveglio alla notte successiva, e in macchina da me girava spesso come compagnia durante alcuni viaggi in autostrada.
Il relativo tour fu da tutto esaurito ovunque e la data finale allo stadio olimpico di Roma venne trasmessa in diretta sulla Rai.
Adesso da un paio di giorni, in occasione dei 40 anni, Claudio ha fatto uscire una riedizione del disco con il titolo modificato in La Vita È Adesso, Il Sogno È Sempre, ma non una semplice ristampa rimasterizzata tirata a nuovo come capita spesso ultimamente.
Il nostro amico ha ripreso in mano le dieci canzoni originali e le ha RIARRANGIATE, suonate e cantate con l'aggiunta del brano inedito, appunto, IL SOGNO È SEMPRE eseguito con un'orchestra e con la foto di copertina aggiornata al 2025.
Un po' come aveva fatto quasi dieci anni prima Edoardo Bennato per l'anniversario di quel suo capolavoro che è stato Burattino Senza Fili, del quale, forse perché sono legato al ricordo di una delle mie prime cassette acquistate, ho continuato a preferire la versione originale, mentre, nel caso di La Vita È Adesso, trovo che il disco in alcuni brani, ma pochi in verità e in particolare nella title track, ci abbia guadagnato un po' grazie a questa nuova veste sonora dal gusto leggermente più rock, cioè quella con cui Baglioni ha portato in giro live i suoi successi durante i tour più recenti, mentre con una NOTTE DI NOTE, NOTE DI NOTTE che è particolarmente ostica in quei due famosi crescendo dove tiene la nota lunghissima, Claudio ha avuto l'accortezza di abbassarla di tonalità (e non solo questa canzone). Certo, gli arrangiamenti che aveva fatto Celso Valli sull'originale (l'arpeggio sulla - credo - 12 corde che apriva il disco, per dire) sono stati favolosi e probabilmente i più (anch'io per la maggiore) continueranno a preferire quelli, come anche per Bennato, perché i ricordi non sono solo parole in rima, ma sono legati anche a certi suoni dell'epoca.
Nessun problema... La scelta rimane libera per tutti dato che "un nuovo disco o un disco nuovo", per dirla alla Baglioni, non annullano quello originale precedente.
Devo fare un piccolo appunto ai Boomdabash che sono tornati all'attacco con UNA STUPIDA SCUSA, una nuova canzone tutta reggae estiva identica ad un'altra sempre loro e fatta apposta per replicare il duetto già avuto in passato con Loredana Bertè.
Nel testo si dice che lui mangia la pizza senza glutine anche se non gli piace e lo fa solo perché piace alla sua lei, ma forse Biggie Bash non sa che chi sceglie alimenti gluten-free non lo fa per gusto, ma per necessità dato che soffre di celiachia oppure nei casi migliori di intolleranza al glutine.
E mi rendo conto che sono sempre di più le persone che hanno questo disturbo gastrointestinale per cui devono adattarsi ad alimenti non sempre esattamente appetitosi.
Quindi cari amici rappers salentini,
pensateci due volte prima di cantare minchiate, e comunque se la canzone sta funzionando è senza ombra di dubbio perché valorizzata dalla presenza della solita Loredana che potrebbe essere la vostra mamma.
Tutt'altra cosa invece NONOSTANTE TUTTO, il brano bonus nella riedizione digitale dell'album Alaska Baby di Cremonini il quale punta ad una partner meno *mature" e ce lo troviamo a duettare con Elisa che con la sua voce ti sussurra ipnotica nelle orecchie (il primo ascolto l'avevo fatto in cuffia stendendo il bucato).
Pezzo che non è il solito duetto romantico che ti potresti aspettare, anzi è una vera bomba techno anche se non sarà mai un tormentone estivo.
Ma suona da Dio se lo pompi bene, questo è quello che conta, e ce ne fosse di musica italiana così.
Detroit è notoriamente la città dei Kiss, ma è anche il luogo di nascita della gloriosa Motown, la casa discografica di Berry Gordy dedicata alla musica black, nonché la città dei motori poiché un bel po' prima della band di Simmons & Stanley (qui sotto che puntano il dito) vi era stata fondata la Chrysler Corporation, esattamente un secolo fa.
Le auto prodotte dalla casa americana avevano di base una certa linea severa, importante e mantenuta quasi sempre negli anni grazie a certi particolari che non trovavi nelle auto delle altre case, e linea come per esempio vanta una delle più recenti sue vetture che è la Pt Cruiser (nella foto sopra con i due rockers), degli anni 2000, ma che pare uscita da un film di gangsters tipo Bonnie & Clyde.
Altro modello di grande successo è stata la Voyager, monovolume dalle dimensioni notevoli.
Casa, la Chrysler, che non capita oggi qui a caso in un blog dedicato alle opere audiovisive, dato che è legata anche al mondo del cinema essendo stato creato da loro il motore a testata emisferica che ha equipaggiato anche la Dodge Charger, si, quella di Dom Toretto
che, vabbè, lui ha pimpato appena un po' di più, ma fondamentalmente è quella che si è rivelata vincitrice diverse volte del campionato Nascar.
E a proposito di auto pimpate, fa parte della collezione personale di Gene Simmons
(e rieccoli i Kiss) il veicolo che appariva nella serie tv The Munsters (da noi I Mostri) che però non c'entra con la Chrysler dato che era stato ricavato mettendo insieme tre modelli d'epoca della Ford con relativo motore perfettamente funzionante.
Questo perché Gene,
(giuro, è lui questo qui) quando era ragazzo e la band ancora non esisteva, non si perdeva un episodio della serie in tv mentre, sempre a Detroit, ma per finta, il nostro Fred Bongusto si gustava i suoi SPAGHETTI, pollo e insalatina, compresa una tazzina di caffè, brano che era finito nella colonna sonora di Il Tigre dato che Fred ne aveva curato le musiche, e film di Dino Risi con Vittorio Gassman ed Ann Margret, l'attrice che pochi anni dopo troveremo nel film TOMMY degli Who.
Canzone questa che adesso capita anche di ascoltare durante Affari Tuoi.
Il Dottore (CHI?) è tornato con una nuova stagione passata piano piano, un episodio dopo l'altro su Disney + una volta alla settimana e se con il primo di episodio ero rimasto un po' perplesso, per fortuna poi nei successivi il tiro si è alzato di brutto e non sono mancati quei momenti di tensione che tengono i nostri amici bloccati in un posto con qualcosa che non si sa bene cosa sia (situazione ricorrente per la serie e sempre di grande effetto).
Questo è infatti lo spirito giusto che Russell T. Davies ha riportato con Ncuti Gatwa, primo Dottore di colore, per far dimenticare certe situazioni cervellotiche ideate dal suo mai amato predecessore.
E poi torna nuovamente Ruby Sunday con un episodio tutto suo come quello bellissimo della precedente stagione dove il Dottore appariva solo all'inizio e alla fine.
Il che (ne disquisivo già con CASSIDY) mi ha fatto ricordare che non sarebbe la prima volta che nasce uno spinoff da questa longeva serie e questo interesse per Ruby...
Chissà che ci stiano pensando?
Anche perché quel momento della STAGIONE PRECEDENTE in cui la ragazza pestava una farfalla e il suo aspetto cambiava
diventando una specie di rettiliana, non è più stato sviluppato, e quindi sono ancora lì che mi chiedo "perché?".
Attenzione però perché certe volte gli spinoff, come nel caso di Torchwood (fai l'anagramma) vengono americanizzati un po' troppo perdendo parecchio dello spirito originale.
Nello scorrere degli episodi il nostro Dottore cambia un'infinità di outfits, probabilmente la sua caratteristica peculiare più del colore della pelle, e, anzi durante quello tutto black afro style (forse non esattamente il migliore e difatti non l'ha scritto Davies), lo vediamo pure con nuove acconciature inedite.
Viene fatto anche un omaggio all'Eurovision Song Contest (senza Lucio Corsi, Tommy Cash o Gabry Ponte) che, essendo adesso nel futuro futurissimo, è diventato Interstellar come il film di Nolan, ma più breve, ed è lì che finalmente scopriamo chi sarà mai la vecchina sempre presente e che tante cose conosce del Dottore,
e dico solo che c'entra con qualcuno che arriva dal suo passato, quando in Italia non lo vedevamo e lui aveva quell'aspetto che si vede qui sopra in foto, questo perché a noi tramite la Rai ci erano arrivati solo pochi episodi dove abbiamo fatto la sua conoscenza grazie all'interpretazione precedente di Tom Baker.
Adesso per fortuna anche le stagioni mai trasmesse dalla nostra tv sono recuperabili su DVD, mentre quello stesso personaggio femminile qui nel finale di stagione adotta un outfit rinnovato ai nostri tempi circondata perfino da certe figure dal gusto chiaramente fetish bdsm.
Perché è pur vero che ogni episodio ha una sua conclusione, ma contemporaneamente porta avanti una trama orizzontale che butta lì un indizio alla volta.
Russell T. Davies, dopo, appunto alcuni episodi "ceduti", ma che funzionano, torna a lasciare il segno per scrivere il grande finale di stagione tra fratelli Grimm e Orwell diviso in due parti.
Forse a causa degli alti e bassi della stagione nonostante l'impegno di Davies a rimettere le cose a posto dopo i danni di "quel tizio là" (per me stagione con molti alti, ma comunque Russell è stato pure criticato dai soliti mai contenti), Ncuti Gatwa dovrebbe essere arrivato al capolinea come Dottore dato che nell'ultimo episodio c'è la classica rigenerazione (ma abbiamo già visto tornare anche TENNANT e la sfortunata WHITTAKER che riappare proprio qui quasi in chiusura,
perciò le porte del Tardis a quanto pare rimangono sempre aperte nel whoniverse) con i rumours sul nuovo attore che erano già tanti da almeno una settimana, alcuni clamorosi, ancora prima di vederla questa rigenerazione (ma non faccio spoiler e vedremo come le cose andranno avanti).
Rigenerazione che, lo dico così, mi è sembrata appiccicata lì a membro di segugio nella trama dell'episodio e forse dà la conferma di certe voci di corridoio per le quali la BBC avrebbe licenziato in fretta Gatwa a causa di certe sue dichiarazioni riguardanti la guerra in Medio Oriente.
Lo sappiamo bene infatti quanto contano due parole di troppo nei programmi televisivi, vero JEREMY CLARKSON?
E non guardarmi con quella faccia perplessa...
Per quanto riguarda la serie invece spero che vada sempre meglio, anzi, me lo sento davvero anche se la Disney, che qui ci ha messo una produzione davvero sontuosa tra scenografie ed effetti speciali, pare adesso non essere più interessata al prodotto britannico, forse perché la casa americana non è riuscita a succhiarlo fino all'osso come sta facendo con la saga di Star Wars e la Marvel.
Ma, a proposito di ossi
(che se ne vedono tanti in questo finale), si sa che sti inglesi sono ossi duri...
Dopo la giornata di ieri dedicata a livello mondiale alla bicicletta che uso spesso e con la quale (non con la mia) sono stati alimentati anche i concerti dei Coldplay, oggi facciamo tanti auguri per i suoi 50 anni ad Angelina Jolie, magari non prolifica come una volta nel cinema,
ma sempre attuale magari su altri campi come la beneficenza.
Ricordo invece un periodo tipo poco più di 20 anni fa dove non si parlava altro che di lei anche per la relazione con Brad Pitt dove sembravano la coppia più bella del mondo.
Naturalmente per molti è l'incarnazione di Lara Croft portata con delle protesi al cinema in due film francamente non così eccelsi anzi, molto meglio quello più recente dove l'eroina dei videogames aveva invece il volto di Alicia Vikander. Per caso avevo visto non molto tempo fa uno dei film più recenti in cui appare Angelina
e probabilmente non molto famoso, cioè Quelli Che Mi Vogliono Morto dove fa la parte di una ex paracadutista/vigile del fuoco ritiratasi come guardia forestale su una torretta di vigilanza nel Montana per espiare i sensi di colpa dovuti ad una tragedia che non aveva saputo evitare.
Ok quello è il classico spiegone di partenza tipo Ace Ventura - Missione Africa dove vediamo Jim Carrey ritiratosi come monaco buddista dopo non essere riuscito a salvare un procione in una evidente parodia di Cliffhanger.
Qui invece siamo un pochino più seri e l'Angelina torna in azione tipo Lara per salvare un bambino testimone di un omicidio inseguito da due killers dei quali uno ha la faccia ben nota di Nicholas Hoult, e pellicola dove si fa rivedere anche Jon Bernthal.
Non fosse per la faccia un po' plasticosa della nostra neo cinquantenne
(a me ricorda un po' questi tizi qui sopra che conoscete di sicuro, non posso farci nulla), potrebbe anche essere credibile, ma vabbè, la tensione c'è e almeno questo ti fa godere il film.
Sempre meglio di quel FAMOSO ALTRO FILM per il quale al suo posto hanno preso Alessia Merz...