Nei ricordi di tv vintage in bianco e nero c'è anche quella serie francese (che era però girata a colori e infatti è tale l'edizione in dvd) su Arsenio Lupin, il ladro gentiluomo mago dei travestimenti.
Travestimenti che ci stupivano all'epoca per come erano perfetti, ma poi avremmo capito tutti in seguito (da grandi) che quel personaggio di cui Georges Descrières assumeva le sembianze (si era dovuto conquistare il ruolo concorrendo contro nomi del calibro di Jean Paul Belmondo), in realtà era già interpretato dallo stesso attore già dall'inizio.
Vabbè... però comunque la serie, con quella sua stupenda SIGLA D'APERTURA (mi piaceva meno quella finale qui di seguito nello stesso video, troppo mielosa per me), ci piaceva moltissimo perché quel ladro, oltre a rubare abilmente a dei ricconi sempre antipatici, non disdegnava di aiutare anche persone in difficoltà o che avevano subito dei soprusi.
Le trame degli episodi, in uno dei quali dal titolo La Donna Dai Due Sorrisi appare anche Raffaella Carrà essendo anche l'Italia coinvolta nella produzione,
erano tratte in parte (perché venivano spesso modificate parecchio) dai romanzi di Maurice Leblanc che pubblicò la sua prima storia sul ladro il 15 luglio del 1905, quindi ben 120 anni fa.
Il che non è niente male se pensiamo che da lì in poi sarebbero nati anche molti film e naturalmente la serie animata sul nipote di Arsenio (o Arsene in francese), quella tratta dal manga di Monkey Punch che tuttora prosegue anche con live action e SPINOFF, magari NON SEMPRE ben riusciti. Raffaella nel 1988 ha anche avuto ospite in un SUO PROGRAMMA TV il buon Georges creando un momento di rimpatriata tra vecchi amici. Decisamente meno bella invece la serie di Netflix di cui avevo GIÀ PARLATO tempo indietro con un sacco di difetti dentro.
Mentre ieri abbiamo goduto della grande vittoria di Jannik Sinner a Wimbledon, sono passati oggi ormai trent'anni esatti dalla nascita di quel formato sonoro digitale tanto criticato dai puristi del suono, ma così comodo perché in poco spazio, sempre digitale, ma anche fisico in effetti, permette di raccogliere una quantità enorme di musica che ognuno di noi ha appunto sul proprio cellulare, ormai diventato con il passare degli anni non più un semplice telefono portatile, ma piuttosto una mini work-station, tant'è vero che io stesso lo utilizzo per gestire questo blog "in tutti i luoghi e in tutti i laghi" in cui mi trovo perché capita spesso che l'idea da mettere in un post ti arrivi anche tipo se sei in coda alla cassa del supermercato e allora la metti giù al volo digitando sul display touchscreen.
Ma è del formato musicale che si parla oggi, ovvero dell' Mp3 (che poi più di recente è diventato anche il nome di uno scooter a tre ruote) e quello sopra in foto è stato il mio primo lettore che in pratica era una chiavetta USB con un player integrato.
Formato l'Mp3 a cui si stava lavorando già dall'anno precedente con un nome diverso e che, detto semplice semplice, viene ottenuto prendendo il flusso di dati originale del file audio e cancellando quelle frequenze che durante la riproduzione vengono sovrapposte da altre preponderanti per cui non sarebbero udibili dall'orecchio umano, mentre magari da apparecchi ultra sofisticati possono essere rilevate come mancanti.
Ma si tratta di cose infinitesimali di cui non ci si accorge se il file Mp3 ha un buon bitrate, il cui valore massimo è 320 kb/s anche se i programmi disponibili per "estrarre" il suono possono aumentarlo senza però avere un vero miglioramento della qualità, ma solo un incremento della dimensione del file.
Cioè sono finezze da maniaci della perfezione come quell'idea che aveva una persona di mia conoscenza che le registrazioni su cassetta pretendeva di farle senza mai andare con i livelli dei v-meter
sul rosso perché diceva che si andava a distorcere il suono, mentre il rosso del picco è una cosa normale, cioè è quello che rende il suono dinamico quando tutto il resto della registrazione sta sul giusto livello.
Ma niente, non c'era verso di fargliela capire e così, preso dalla disperazione, gliel'ho spiegata ad una pianta grassa che invece ha recepito subito il messaggio, lasciando lui alle sue registrazioni troppo basse senza dinamica alcuna.
De gustibis...
Una curiosità sulla nascita del Mp3 è che, come brano di riferimento per provare tale metodo di compressione, venne scelto Tom's Diner di Suzanne Vega, che in discoteca abbiamo ballato tutti (io per la precisione l'ho fatta girare in vinile sui Technics perché stavo in consolle) nella VERSIONE REMIX downtempo, ma quella originale usata per il test era stata invece la VERSIONE ORIGINALE, cioè quella acappella, solo voce, contenuta nell'album. Questo come primo test, mentre poi, come dicevo prima, si dovette verificare il risultato su fonti audio dove strumenti diversi si sovrapponevano e in quel caso entravano in gioco quei "tagli" di dati che permettevano di passare da un file WAV, di dimensioni molto importanti, ad un Mp3 decisamente più piccolo.
Ma alla fine della favola, quello che conta è il gusto personale, e magari, chissà, quella persona che avevo tirato in ballo prima che invece di ascoltare la musica e godersela, la stava a "guardare" sul v-meter aveva ragione, anche se non ci credo per niente😜...
Quarant'anni fa si teneva in contemporanea, a Londra nello stadio di Wembley e a Philadelphia al JFK Stadium, lo storico concerto del Live Aid nato dall'idea di Bob Geldof e Midge Ure per raccogliere fondi con l'intenzione di alleviare il problema della fame in Etiopia.
Fu una passerella di artisti notevole, ma non priva di problemi dato che, a parte l'esibizione dei Queen ripresa, anzi, fotocopiata poi nel film BOHEMIAN RHAPSODY (della quale Brian May non rimase molto soddisfatto comunque), tanti furono i problemi tecnici dovuti principalmente al fatto che non c'era tempo di fare prove e sound check, ma gli artisti dovevano salire sul palco ed esibirsi "pronti-via" con giusto il tempo di collegare i cavi agli strumenti e con i tecnici al mixer che settavano tutto al volo.
Non mancarono nemmeno le critiche, una delle quali è forse la più feroce quella di Morrissey, leader degli Smiths, che ha da sempre avuto un pessimo rapporto con il governo inglese e infatti non partecipò dichiarando che Margaret Thatcher avrebbe potuto da sola offrire quei fondi che invece sono stati donati dalle classi meno abbienti.
Sempre il fattore soldi fu il motivo per cui altri artisti non parteciparono come i Tears For Fears poiché Roland Orzabal voleva da Geldof delle prove tangibili che quei soldi sarebbero davvero andati in beneficenza (ma si raccontano anche versioni diverse), forse ricordando l'evento del Concert For Bangladesh organizzato da George Harrison dove sembra che qualcuno si prese i soldi e scappò come fosse un film di Woody Allen.
E si, anche questo Live Aid fu un evento musicale sotto il sole cocente come quello che avverrà vent'anni dopo di cui avevo parlato QUI poiché tutto cominciò intorno alle ore 12 per terminare poi di notte, ricordando pure Phil Collins che fece quel famoso TOUR DE FORCE (un po' una sboronata, dai) con il Concorde per suonare anche a Philadelphia con i Led Zeppelin.
Più del 90 per cento delle tv mondiali rimase collegato in diretta per l'evento dovendo a volte scegliere quale delle esibizioni mandare in onda poiché ad un certo punto le performances tenute nelle due locations si sovrapponevano.
Da notare che poi il riversamento in home video cercò di correggere le imperfezioni come quella terribile STECCA presa live da Simon LeBon su A View To A Kill, che venne abilmente sovraincisa, mentre quella sul piano fatta da Phil Collins rimane e va bene così (c'è nel link lassù) che tanto l'ex Genesis l'aveva presa in ridere.
Controversie o no, rimane comunque un evento storico che molti di quelli che stanno leggendo avranno anche vissuto in diretta tv come il sottoscritto, ed evento che ha contribuito a rendere così speciali gli Anni 80.
Musica del sabato molto particolare oggi perché ormai siamo finiti dentro a BLACK MIRROR, c'è poco da fare, e lo dimostrano i Velvet Sundown, band indie dal sound westcoast formata da quattro elementi il cui stile fa ricordare certe cose alla Eagles e tutto quel filone da LAUREL CANYON così caro anche a Francesco Bianconi dei Baustelle.
Tre album all'attivo, più un mini lp di inediti e migliaia di ascolti sulle piattaforme tipo Spotify.
Ma il bello è che tutto ciò non esiste perché è stato creato dall'intelligenza artificiale con programmi tipo Suno per le canzoni e Chat Gpt per la biografia della band, con anche molte foto (anche quelle finte) a corredo. Il risultato è stupefacente, perlomeno per quanto mi riguarda, poiché i loro inesistenti album (qui sopra il PRIMO) sono di gran lunga migliori di tante produzioni attuali con "artisti" veri che ci mettono la faccia e la voce, produzioni pure quelle basate sulla A.I. (ma non lo ammetteranno mai), rivolte invece al filone hip hop, rap, trap eccetera, forse perché finora sembrava che l'abbinamento computer/musica fosse destinato solo a quello, nel senso che se una volta si faceva già musica utilizzando i computer come hanno dimostrato i Kraftwerk (nota bene l'uso di allora dove l'umano rimaneva il padrone della situazione), attualmente invece si fa musica pensata e creata direttamente dai computer con basi tutte molto simili tra loro e sintetiche (vedi quello che è passato agli ultimi Festival Di Sanremo).
E invece stavolta l'intelligenza artificiale suona come se fosse vera con solo forse la mancanza di un refrain che spicca, un giro, una frase che faccia la canzone, quella che fa cantare in coro quando parte nei concerti (QUESTO sotto è il singolo più recente). Si, perché i brani sono belli, su questo non si può dire nulla, ma scorrono un po' troppo lineari (quasi come quelle canzoni che spesso vengono composte per un film su una finta band), e sembra manchi qualcosa al brano per poter spiccare il volo.
Cosa questa in realtà che, bisogna dirlo, nel mondo indie è più frequente di quanto si possa immaginare, dato che il più delle volte il tocco che fa "speciale" una canzone viene dato dal produttore e cito come esempio Alan Parsons che quando ha messo le mani su TIME PASSAGES di Al Stewart ha creato una cosa completamente diversa dall'idea di partenza del cantautore inglese facendolo diventare simile ad un album del Project featuring Al Stewart (ma non dimentichiamo il suo lavoro su MUSIC di John Miles e la confezione ultra curata di quel FAMOSO DISCO dei Pink Floyd).
Ecco perché questi Velvet Sundown alla fine suonano davvero come una indie band senza il produttore padrone che ne guida le mosse.
Sicuramente dietro c'è anche qualcuno che verifica e corregge il prodotto poiché personalmente ho provato a fare recensire a Chat Gpt qualcosa, così per provare, e quello che ne è uscito è stato un testo che era attinente alla mia richiesta, ma con anche parecchi errori e cose inventate di sana pianta che, se uno sa di cosa si sta parlando, si riescono a sgamare subito, mentre nel caso dei Velvet Sundown, tutto è curato alla perfezione come se ci fosse un vero ufficio stampa al lavoro.
Che tutto ciò sia un bene o un male adesso forse è ancora presto per dirlo, anche perché questo potrebbe essere solo un semplice esperimento, una dimostrazione di come possa essere utilizzata la potenza e la capacità creativa di un computer in questo contesto.
Si, proprio quel computer che quando è spento diventa il classico Black Mirror...
Avendo visto su YouTube I VAMPIRI, ho seguito uno dei consigli proposti dall'algoritmo ed ho visionato anche Lo Spettro, film del 1963 diretto sempre da Riccardo Freda sotto lo pseudonimo di Robert Hampton e, nonostante ritornino i nomi dei personaggi de L'ORRIBILE SEGRETO DEL DR. HICHCOCK compresa la meravigliosa Barbara Steele, questo non è un sequel di quell'altro, anche per via del finale del precedente film che però non voglio spoilerare.
Ecco, rispetto a QUELLO il cui trailer mi veniva proposto nel cinema di seconda visione che frequentavo (durante la settimana proiettava vecchi film diversi ogni giorno, mentre solo nel weekend quelli recenti) mettendomi curiosità e anche un po' d'ansia dato che mi mostrava Barbara Steele chiusa viva in una bara con finestrella
(non ho mai capito il perché di quella apertura, ma diciamo che aveva fatto il suo dovere), qui salvo solo lei, Barbara, con i suoi enormi occhi dai quali diventa difficile distogliere lo sguardo, dato che tutto il resto, dalle locations (un paio) ai comprimari (una cinquina) non brilla per niente.
Evabé, è un film gotico, mi direte, cosa deve brillare?
Infatti l'oscurità regna sovrana ma, mentre nel precedente (L'ORRIBILE SEGRETO eccetera) la lentezza era un valore aggiunto, qui sfiora davvero la noia e non bastano le "apparizioni" dello spettro del titolo a risollevare il livello del film che in origine era vietato ai minori di 18 anni, ma visto adesso rasenta spesso il ridicolo specie con quello spiegone finale che pare un cartone di Scooby Doo quando il cattivo viene smascherato e spiega tutto per filo e per segno.
Cosa che avveniva anche in I VAMPIRI, ma non da parte del villain, lasciandoti un po' perplesso per il risultato frettoloso e raffazzonato.
In quel caso pare che il motivo fosse stato un cambio di regia che da Freda era passato a Bava per il finale dato che c'erano stati degli screzi sul set.
Qui invece tutto è in mano a Freda che forse stavolta si ispira al collega, ma probabilmente poteva andare meglio o perlomeno poteva evitare di finire in quel ridicolo involontario.
Anzi sarà pure la stessa Barbara Steele che alla fine del film, il cui soggetto è stato "rubato" ad un racconto di Max Dave (pseudonimo di Pino Belli), la risata se la farà di gusto.
Ci sono passate in tante, poco o per nulla vestite davanti ai fotografi all'inizio della carriera, mentre alcune come la nostra Sandra Milo avevano posato anche in non più giovane età giusto per dimostrare che belle lo si è sempre.
E alla regola non era sfuggita neppure Madonna nel 1979 quando, ancora sconosciuta, aveva fatto un servizio fotografico nuda.
Fatto sta che nel 1985 Playboy aveva poi a sorpresa pubblicato quelle sue vecchie foto giocando sul testo di Like A Virgin con la frase "for the very first time".
Ma la nostra amica, che in quegli anni stava cavalcando il suo successo alla grande, aveva sorpreso tutti dichiarando sul New York Post
che non se ne vergognava e anzi, da lì a qualche anno dopo sarebbero arrivati anche quei suoi dischi come JUSTIFY MY LOVE, ovvero erotismo schietto allo stato puro, e HUMAN NATURE con videoclip dal gusto BDSM, come a confermare che tutto faceva parte del SUO gioco e a guidarlo era stata sempre lei. Altro che ragazzina in mano ai manager e vittima dei media.
Anche per questo, senza ombra di dubbi, Madonna è sempre la regina del pop al di sopra di tante altre pretendenti al titolo.
I Vampiri è un film italiano in bianco e nero del 1957 diretto da Riccardo Freda che in futuro userà anche lo pseudonimo di Robert Hampton per pellicole come L'ORRIBILE SEGRETO DEL DR. HICHCOCK.
I Vampiri lo si trova su Prime Video a noleggio oppure, se cercate bene sul Tubo, c'è una versione colorizzata dove ogni tanto tale colore sfarfalla un po', ma tutto sommato il risultato finale non è male perché l'immagine è anche più luminosa dell'originale.
Film di scarso successo in Italia, mentre all'estero in particolare in Francia è diventato un mezzo cult, forse anche perché l'ambientazione è proprio parigina.
Nonostante il titolo i classici vampiri con canini e mantello non ci sono e manco i pipistrelli, ma si parla invece di gente che per restare giovane utilizza il sangue di giovani vittime quindi possiamo pensare che il riferimento vampiresco sia proprio quello.
Inoltre incredibilmente non si vede colare nemmeno una goccia di sangue.
La vicenda quindi più che horror è quasi un giallo con un giornalista che cerca la verità dietro alla sparizione di molte giovani donne.
Bellissime sono le scenografie gotiche messe a disposizione dalla Titanus nei suoi teatri di posa e il film gode anche di un doppiaggio meraviglioso con voci date agli attori da gente come Emilio Cigoli e Pino Locchi.
Ma il vero punto di forza nel film, quello che fa la differenza e vale la pena di essere visto, ce lo ha messo Mario Bava, allora direttore della fotografia, ed è quell'effetto speciale dell'invecchiamento in scena su Gianna Maria Canale senza stacchi ottenuto grazie al bianco e nero del film e un trucco blu puffo sul viso dell'attrice con tracciate in rosso invece le rughe che simuleranno l'invecchiamento.
Grazie alla miscelazione di altrettante luci colorate in blu e rosso, tali rughe rimangono nascoste alla visione finché non si cambia il colore della lampada. Ora so che a spiegarlo così a parole non è molto efficace quindi meglio vederlo nelle due scene del film, oppure spiegato proprio da Mario in questo VIDEO, ed effetto che utilizzerà poi anche in La Maschera Del Demonio.
Dopo la prima parte della mutazione che è a vista, comunque lo stacco poi c'è e la camera torna successivamente sull'attrice opportunamente truccata, mentre adesso tali risultati si ottengono molto rapidamente con il digitale come nel film UNA FAMIGLIA MOSTRUOSA, dove la giovane protagonista viene invecchiata per alcuni secondi,
ma tuttavia con il digitale ti accorgi che c'è sempre qualcosa di fasullo.
Se poi pensi inoltre che era il lontano 1957, tanto di cappello eh?
Attenzione, o nostalgici del synthpop e del glam, poiché oggi 8 luglio al Teatro Degli Arcimboldi di Milano, patria del televisivo Zelig, arrivano per la prima volta in concerto in Italia i fratelli Ron e Russell Mael, ovvero gli statunitensi Sparks,
ben noti alla fine degli anni 70, oltre che per le canzoni, per quel look che ce li mostrava diametralmente opposti.
Quelle loro canzoni invece hanno di loro caratteristiche molto originali, ma spesso anche dance dato che hanno collaborato anche con il mago Giorgio Moroder per l'album N°1 I Heaven dove il singolo era BEAT THE CLOCK, e anche il successivo trainato invece da WHEN I'M WITH YOU, senza dimenticare i brani che a tratti mostravano pure venature OPERISTICHE come il modo di cantare di Russell evoca (ispirazione, questa in particolare, dichiaratamente per Contessa di Ruggeri). Anche adesso sono rimasti così diversi, ma un po' meno perché gli anni sono passati anche per loro e Ron oltre al baffetto da Charlot (per non dire altre somiglianze) porta gli occhiali, mentre Russell ha da tempo adottato un hairstyle meno voluminoso e ricorda un po' il nostro Renato Zero.
Se aveste qualche ulteriore curiosità sugli Sparks (ed è sacrosanto averla) esiste un documentario su di loro diretto da Edgar Wright, che già solo per il fatto che sia sua la regia gli dà dei punti a favore, dal titolo The Sparks Brothers.
Ah, si... quel Beat The Clock lo possiedo anch'io in versione maxi singolo dalla dinamica pazzesca.
Proseguono gli addii famosi nel cinema e anche nelle serie tv aprendo questa nuova settimana dato che è morto Julian McMahon, attore australiano ben noto anche in Italia per Streghe e Nip/Tuck.
Julian aveva anche interpretato il Dottor Destino (non esattamente memorabile), ovvero Victor Von Doom, nel primo film di Tim Story su I Fantastici 4, dove perlomeno i personaggi somigliavano a quelli dei fumetti (ok, Ben Grimm mutato ne La Cosa forse non era esattamente un colosso) mentre in quello più recente quel Reed Richards con i baffi e la faccia di Pedro Pascal non piace granché.
Film che comunque guarderò non appena mi sarà possibile poiché Sue Storm mi va benissimo così con le fattezze di Vanessa Kirby (ed ho comunque sempre supportato anche Jessica Alba).
Con un plauso anche ai costumi che riprendono quelli della prima serie a fumetti come in quel film perduto (nel senso di girato, ma mai distribuito in sala per una serie di beghe di cui avevo parlato e riparlato QUI) del 1994 prodotto da Roger Corman del quale si trovano solo poche edizioni home video di bassa qualità,
perciò l'unico problema stavolta sembrano questi baffetti da Zorro, ma saprò dire di più dopo la visione.
Tornando a Julian, l'attore aveva 56 anni ed era malato di cancro.
In questi giorni passati ha compiuto un secolo lo sci nautico
(il gattino non c'entra poi molto, ma mi faceva sorridere), ma la data precisa non è poi così precisa poiché il signor Ralph Wilford Samuelson aveva cominciato all'inizio del 1920 a fare dei test partendo dalla sua idea che, se si può sciare sulla neve, lo si può fare anche sull'acqua.
Idea all'inizio confutata da una serie di insuccessi poiché il nostro amico pretendeva di sciare sull'acqua usando un paio di normali sci da neve e quindi si può immaginare il risultato essendo troppo stretti per poter stare sull'acqua.
Le cose andarono meglio quando Ralph, con quel nome da Supermaxieroe, si fece costruire degli sci appositi, ben più larghi con i quali cominciò ad avere dei risultati culminati infine in quella sciata del 2 luglio del 1925 durata poche decine di secondi, ma alla velocità di 130 kmh trainato da un idrivolante.
Dovranno comunque passare ancora tre anni prima che questo potesse essere considerato un vero e proprio sport.
Da allora in poi tale disciplina sportiva è apparsa più volte anche nel cinema in scene dove si mostrano vacanze da ricchi o perlomeno benestanti (oggi magari tale connotazione non è poi così accentuata), e un po' tutti la ricordiamo anche nella bellissima sigla di ATTENTI A QUEI DUE (la trovate nel post del link) dove Danny & Brett sono appunto impegnati a sciare sull'acqua, ma stranamente, quando la Rai mandò in onda il primo blocco di episodi, quella scena non la si vide mai, così pensavamo che fosse stata fatta apposta per la sigla, e invece non era per niente così.
La spiegazione al "mistero" la troveremo più avanti al cinema in Qui Montecarlo... Attenti A Quei Due, film di montaggio del 1974 (come quelli di cui ho già parlato fatti per U.F.O.) che avevo anche trovato in VHS in un cestone degli autogrill, e che era stato ottenuto unendo insieme, grazie anche a piccole trovate di collegamento nei dialoghi italiani, due episodi ancora inediti in tv (che vedremo poi nel secondo blocco sulla Rai) e ambientato appunto nella città monegasca dove i due, essendo miliardari, se la spassavano facendo sci nautico e finendo, come al solito, coinvolti in un qualcosa di losco. L'episodio in questione era Una Ragazza Che Sapeva Troppo che, come dicevo, arriverà tempo dopo anche sulla nostra tv.
Da non dimenticare a proposito di questo sport, anche l'episodio di Happy Days di cui avevo parlato QUI (ed ecco che c'entra di nuovo anche il nome Ralph, ovvero quello di Malph), in cui Fonzie fa sci nautico volando sopra ad uno squalo e scena che con tale nome di "salto dello squalo" diventerà un modo di dire di quando, per risollevare una serie tv, ti inventi qualcosa di assolutamente incredibile.
Che poi il salto in sé stesso, che fu fatto veramente da uno stuntman senza effetti speciali, con una buona preparazione atletica non fosse così impossibile, beh non avendo mai provato non saprei dire (e mai lo proverò), come piuttosto più incredibile era invece il fatto di vedere Fonzie fare sci nautico (era lui, Henry Winkler davvero in buona parte della ripresa) con sempre il giubbotto nero addosso, sia lui che lo stuntman...
Ultimamente si è parlato in giro, grazie a dei sondaggi che i giornalisti fanno quando non sanno come riempire un buco di notizie, di quali siano la più bella e la più brutta canzone dei Pink Floyd e alla fine ne è uscito che entrambe stanno su Meddle, il disco del periodo post Barrett che, su un intero lato, ospita la suite ECHOES.
Ecco, questa pare essere la canzone migliore dei Pink Floyd eseguita anche nel Live At Pompeii e pure in quel tour del 1989, mentre la palma della peggiore va a SEAMUS che in pratica è un semplice divertissement con loro a cazzeggiare sugli strumenti e il cane del titolo che guaisce come se stesse "cantando" insieme a loro. Pare anzi che il brano fosse stato concepito come un semplice riempitivo così da allungare il minutaggio, eppure è finito anche quello nel film Live At Pompeii, seppure in una versione diversa e con un cane diverso a "cantare", una femmina di nome Nobs, e spezzone registrato in Francia.
Lo stesso album contiene anche ST. TROPEZ, una canzone molto leggera, una marcetta tipo Mellow Yellow di Donovan (hai presente?), e brano che ha dato origine ad un divertente equivoco per il quale si dice che Rita Pavone sarebbe rimasta per anni convinta che i Pink Floyd avessero citato il suo nome in una frase del testo che secondo lei direbbe "making a date for Rita Pavone" ovvero "chiedendo un appuntamento a Rita Pavone", cosa alimentata anche dal fatto che durante un' esibizione della nostra cantante intorno al 1970 proprio in quella località, uno del suo staff le disse, ma non ce ne fu la conferma, che forse tra il pubblico c'erano anche i membri della band inglese. Si aggiunga anche che Arcana Editrice aveva in quel periodo pubblicato un libro con le traduzioni (alla carlona) delle canzoni dei Pink Floyd mettendo quella versione dove si citerebbe la nostra cantante, ma se fosse davvero così la pronuncia sarebbe stata probabilmente Pavouni e non Pavfoun.
Così Rita poi farà due più due e coglierà la palla al balzo raccontando a destra e a manca sta storia farlocca, ma buona per farsi pubblicità che tanto all'epoca, più di cinquant'anni fa, era molto difficile, se non impossibile verificare personalmente anche perché i testi nel disco non c'erano.
Mentre ora tutti sanno che le parole vere un po' strascicate da Waters nella canzone sono "making a date for later by phone" cioè "chiedendo un appuntamento per dopo al telefono" e, mi spiace per Rita, ma tale appuntamento non la riguardava, anche perché quando un giornalista chiese a Roger se conoscesse la nostra cantante, il bassista rispose "Who the hell is Rita?".
Vabbè quella volta è andata così, ma magari chissà se prima o poi si conosceranno davvero... magari a St. Tropez ballando il Twist di Peppino Di Capri.
Notizia col botto quella della scomparsa di Michael Madsen, 67 anni, attore molto spesso presente nei film di Quentin Tarantino e di cui riporto la foto
con quella frase iconica da Kill Bill 2, dove la donna della frase era La Sposa interpretata da Uma Thurman che faceva fuori uno dopo l'altro (lui compreso) i membri di quella banda di killers in una coppia di film che saranno pure tamarri, ma non mi stancherei mai di rivedere.
A stroncarlo nella vita vera è stato invece un infarto la notte scorsa mentre era nella sua casa.
Improvvisa anche la morte di Saverio Indrio, 62 anni e doppiatore di Dwayne Johnson, ovvero The Rock, nella maggior parte dei suoi film con quel particolare timbro che appena lo senti pensi subito all'ex wrestler.
Da Rock a Rick il passo è breve e infatti dobbiamo dare l'addio anche a Rick Hurst,
79 anni e attore noto sopratutto per il ruolo del vicesceriffo Cletus Hogg in Hazzard.
Il 3 luglio del 1985 nei cinema statunitensi accadeva qualcosa di irripetibile che andava aldilà di ogni previsione dato che usciva Ritorno Al Futuro.
Previsione quella dei due sequel che non era ancora passata per la testa di Robert Zemeckis e Bob Gale, regista e sceneggiatore del film, e che in effetti forzerà un po' la storia (frase quanto mai adatta direi) per portarla avanti ancora due volte.
In Italia il film arriverà il 18 ottobre dello stesso anno con quei famosi adattamenti di doppiaggio anche difficili da realizzare come quello della Pepsi senza che era in realtà una Pepsi free, cioè senza caffeina, ma il barista capiva che lui la volesse gratis (free) senza pagare, per poi sentire Marty ripiegare sulla Tab, bevanda da noi sconosciuta e quindi sostituita dalla Fanta con il giochetto di parole sulla fantascienza da bere, mentre nell'originale si parlava del conto perché quello è anche il significato di tab.
Altro cambio nei nomi era stato sullo scambio verbale tra Marty e Doc quando parlano del Presidente americano del 1985 che era Ronald Reagan ed Emmett ironizza infilando i nomi di Marilyn Monroe, Jerry Lewis e John Wayne mentre gli originali erano altri meno noti da noi.
Sempre sul nome noto fu azzardata la scelta italiana di scegliere Levi's Strauss come marca dei jeans e degli slip di Marty
poiché l'originale era Calvin Klein, ma ancora sconosciuto da noi (per la Francia fu Pierre Cardin); il problema è che nel 1955 il marchio Levi's era invece già ben noto negli states perciò può fare molto strano che Lorraine lo prenda per il nome del ragazzo.
Altro cambio, questo anche in corsa durante i sequel, fu l'espressione Great Scott che nel primo film divenne Bontà Divina, mentre in seguito sarà Grande Giove e forse la ricordiamo molto più in questa versione.
Fatto sta che nonostante incongruenze ed errori, la trilogia rimane un punto fermo nella storia del cinema e verrà citata molto spesso in pellicole future, perfino quel divertente SLASHER di Jason Blum.
Il quarto episodio tanto spesso fantasticato con video fake che circolano in rete, secondo Zemeckis quello non vedrà mai la luce almeno finché tutto il cast non sarà in vita.
E in effetti a tutti noi va bene così e, anzi, se qualcuno solo ci provasse a metterci le mani su questa pellicola, potrebbe valere la famosa frase: "Ehi tu, porco, levale le mani di dosso!!!".
E anche qui vedete che il "porco" è stata un'altra modifica all'italiana.
Il 2 luglio è il giorno centrale di ogni anno, anche bisestile dato che in quel caso la centralità cambia solo l'orario cioè dal mezzogiorno alla mezzanotte).
Rimane storico anche il 2 luglio di 20 anni fa, anche quello centrale tra lo storico LIVE AID, che in quell'occasione festeggiava i vent'anni, ed oggi che invece i vent'anni li festeggia il Live 8, concerto benefico nuovamente organizzato da Bob Geldof (l'assonanza del nome non era a caso) per aiutare l'Africa tenuto in contemporanea in dieci città (più una il successivo 6 luglio) compresa Roma con i nostri artisti al Circo Massimo
dove chi c'era ricorderà il caldo opprimente e gli idranti rinfrescanti, e dove il numero 8 sta per i G8 dell'epoca che piano piano sono nel frattempo cresciuti fino ai G20 protagonisti di quel FILM su Prime Video.
Concerto questo che è passato alla storia anche per la reunion momentanea dei Pink Floyd al completo, e anche l'ultima possibile poiché Rick Wright (a destra nella foto sotto) purtroppo ci lascerà tre anni dopo.
Si, per una volta gli screzi tra Gilmour e Waters erano sembrati dimenticati e tutti e quattro si abbracciavano da amiconi
senza sapere ancora che poi il Roger avrebbe ripudiato quello che è stato il loro maggior successo di vendite e di critica, ovvero The Dark Side Of The Moon per farne uscire quella sua VERSIONE brutta, cupa e autocompiaciuta di cui tutti possiamo benissimo farne a meno.
Fra tutti e quattro poi bisogna dire che Nick Mason, il batterista, è sempre stato quello che è stato toccato di meno dalle tensioni all'interno della band prendendo tutto molto alla leggera
tra una birra e le sue auto da collezione.
Concerto mai pubblicato su cd, ma disponibile invece in video con le varie località in cui si è tenuto e stavolta con meno problemi tecnici di vent'anni prima.
Oggi devo assolutamente parlare di un film che Prime Video mi ha permesso di vedere e che entra di diritto nella categoria delle pellicole trash sempre benvenute in questo blog.
Si tratta di 12 12 12, film italiano, anzi ligure, anzi girato a Bogliasco, da non confondere con un altro con lo stesso titolo uscito tempestivamente in orario due anni prima, ma horror.
Quello horror non l'ho mai visto mentre vediamo cosa non va in questo di oggi? Beh intanto che parte già malissimo con dei titoli di testa lunghissimi accompagnato poi da una musica che vorrebbe essere solenne, ma... boh, ci sta come i cavoli a merenda e comunque ormai sono anni che i titoli di testa vengono spostati praticamente alla fine del film (James Bond a parte) seguiti magari da una scena post credits per poi partire con tutta la pappardella dei nomi di attori e attrezzisti che vengono su sul fondo nero.
Magari la scusante è che il film è del 2014, quindi ancora della (più o meno) vecchia leva alla quale sembra essersi ispirato il regista e sceneggiatore Massimo Morini (al centro nella foto sotto) che avrete visto a volte come direttore d'orchestra sul palco del Festival Di Sanremo, ma anche lui in persona ci mette la faccia e la voce come cantante leader dei Buio Pesto,
band di Bogliasco come il film, specializzata in concerti di beneficenza dove raccolgono fondi per istituti come l'Ospedale Gaslini, per esempio, e questa è una cosa che gli fa onore.
Purtroppo Massimo ha anche questa passione per il cinema e per la fantascienza e le ha già estrapolate entrambe con film comico-goliardici come Capitan Basilico 1 e 2 e Invaxon - Alieni In Liguria, seguito anche da una serie su Jimmy, dove però il tono rimaneva da commedia e ci stava.
Qui invece il problema grosso è che stavolta il film è tutto girato con un registro serio per raccontare di un attacco alieno a Bogliasco dove questi extraterrestri vogliono conquistare il pianeta partendo da questa piccola località ligure (scelta bizzarra, ma sicuramente intelligente dato che se avessero attaccato l'america sarebbero stati immediatamente bastonati come abbiamo visto in molti film)
e, dopo essersi sostituiti ad alcuni degli abitanti prendendone l'aspetto (notare poi tutti i nomi inglesizzati), polverizzano una per una le persone quindi con tutta una serie di scene identiche ripetute non so quante volte con persone diverse.
E anche qui non ci siamo.
Come anche negli altri film di Morini capita di vedere anche facce molto note dell'attualità e dello spettacolo come anche comici di Zelig, e in questo caso c'è anche Max Gazzé
che si presta al gioco in una breve scena.
Ma non per questo il livello del film si alza eh... Per non parlare del finale che non finisce mai tipo "era un sogno", ma poi non lo era, e poi è di nuovo un sogno, e poi no è via così ancora ripetuto fino allo sfinimento.
Anzi per via di tale finale temo che nella testa di Massimo ci sia pure un sequel.
E finale che presenta la RASSEGNA completa dei protagonisti con i nomi dei personaggi all'inglese come dicevo prima. Comunque, se ve la sentite di guardarlo con lo spirito giusto, lo consiglio, ma esclusivamente per chi ama le trashate tipo ANATAR e CREATORS - THE PAST.
Tutto questo non toglie che le intenzioni benefiche dei Buio Pesto rimangono comunque una lodevole iniziativa da supportare sempre.