Come ELTON JOHN e i KISS, anche i Manhattan Transfer hanno organizzato il loro Farewell Tour, ma certamente qui siamo in un genere musicale molto diverso, anche se un paio di hit nelle classifiche le hanno piazzate pure loro quando all'epoca c'era ancora Tim Hauser, fondatore del quartetto nel 1969 insieme a Laurel Massé e purtroppo mancato nel 2014.
Anche Laurel, a causa di un grave incidente automobilistico era stata sostituita negli anni 70 da Cheryl Bentyne.
Con la formazione quindi ancora rinnovata dall'ingresso di Trist Curless, i quattro vocalist danno l'addio al pubblico che li ha seguiti nel corso degli anni portando in giro uno spettacolo che contiene tutti i loro brani più famosi, cose che magari conoscono di più i boomer che i millennials, ma che pure questi ultimi dovrebbero assimilare nel loro DNA da questi "vecchietti" e magari tanta roba insulsa non passerebbe più nelle radio secondo le attuali tendenze.
Non possiedo nemmeno un disco dei Manhattan Transfer, ma sto pensando seriamente di riempire questo vuoto, e comunque li ho trasmessi parecchio in radio all'epoca di SOUL FOOD TO GO, quella canzone che Loredana Bertè aveva già inciso in precedenza e quindi per un po' di tempo per alcuni nacque l'equivoco che il quartetto avesse fatto un omaggio alla nostra cantante che invece nel suo disco del 1983 l'aveva proposta con un testo italiano scritto da Ivano Fossati che l'aveva intitolata JAZZ, mentre in realtà si trattava di un brano del brasiliano Djavan (Sina).
Quando mi capita di sentirli ancora adesso, non posso fare a meno di godere per la perfezione vocale che sanno rendere, al limite delle possibilità umane e no, non usano cori preregistrati come invece Paul Stanley, ma non solo lui (vogliamo parlare dei Pooh?), ha fatto nel tour dei Kiss. In Italia sono passati lo scorso novembre e il loro tour ha segnato l'ultima data proprio ieri a Los Angeles, perciò chi c'era c'era, ma io la butto lì...
Non possiedo nemmeno un disco dei Manhattan Transfer, ma sto pensando seriamente di riempire questo vuoto, e comunque li ho trasmessi parecchio in radio all'epoca di SOUL FOOD TO GO, quella canzone che Loredana Bertè aveva già inciso in precedenza e quindi per un po' di tempo per alcuni nacque l'equivoco che il quartetto avesse fatto un omaggio alla nostra cantante che invece nel suo disco del 1983 l'aveva proposta con un testo italiano scritto da Ivano Fossati che l'aveva intitolata JAZZ, mentre in realtà si trattava di un brano del brasiliano Djavan (Sina).
Quando mi capita di sentirli ancora adesso, non posso fare a meno di godere per la perfezione vocale che sanno rendere, al limite delle possibilità umane e no, non usano cori preregistrati come invece Paul Stanley, ma non solo lui (vogliamo parlare dei Pooh?), ha fatto nel tour dei Kiss. In Italia sono passati lo scorso novembre e il loro tour ha segnato l'ultima data proprio ieri a Los Angeles, perciò chi c'era c'era, ma io la butto lì...
Se tornassero a sorpresa per una data aggiuntiva e capitassero dalle vostre parti, magari, cosa che sia Elton John che i Kiss hanno fatto nel loro neverending tour, il mio consiglio è di andare a sentirli e se poi non vi sono piaciuti, allora potrete insultarmi come fanno sempre gli amici quando li porto a vedere film bizzarri.
Ma stavolta sono sicuro che non succederà.
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Chi spamma invece non è gradito per cui occhio!
Tengo sempre pronto il blaster.