mercoledì 8 gennaio 2020

THE QUEEN AND I


Oggi vi racconto la mia storia con i Queen che, in verità, è abbastanza contorta. 
A partire dalla prima volta che ho sentito Somebody to Love e credevo fermamente che la cantasse una donna quando era la sigla Rai di una serie di film del lunedì nel lontano 1976. L'anno successivo, a tarda notte sulle onde medie, ascoltando Radio Luxembourg della quale ho parlato QUI (sempre lei... che tempi pionieristici!!!), non ti arriva We Are The Champions? E taac... vado a documentarmi come posso su 'sto gruppo, dato che Internet non esiste ancora, ma per fortuna esistono le riviste musicali tipo Ciao 2001 di cui ho parlato QUI
Il risultato è che acquisto in breve tempo News Of The World, Jazz e A Night At The Opera, si, quello di O Mamamia Mamamia, Mamamia Let Me Go. 
Però la curiosità non si ferma li e alcuni mesi dopo recupero anche il loro primo e il secondo album che, come nel caso dei Led Zeppelin, portano solo il loro nome. E specialmente questo Queen II mi è restato nel cuore con la sua macabra copertina. 
Consiglio un ascolto per capire di cosa sto parlando. 
Qui non ci sono i Queen di Radio Gaga che vanno al festival di Sanremo e vengono obbligati ad esibirsi in playback. Ci sono quelli veri che suonano Father To Son, 

The Fairy Feller Master Stroke 

oppure White Queen,
documentati dal vivo anche nel raggioblu LIVE AT THE RAINBOW che consiglio caldamente.

Titoli questi che se conoscete Freddie per Another One Bites The Dust o A Kind Of Magic, probabilmente non vi diranno nulla, ma posso assicurare che quelli sono i VERI Queen, operistici, barocchi vagamente progressive, simili a nessun altro, che mescolano le loro tre voci in maniera sublime.
Tre? Ma non sono quattro? 
Lo so, in molti videoclip, e anche nel film Bohemian Rhapsody, si vede anche il bassista John Deacon aprire la bocca davanti ad un microfono in sala di registrazione, ma nella realtà lui, eccetto piccoli interventi dal vivo, non ha mai emesso un suono che non fosse quello del suo strumento o il famoso battimani e battipiedi di We Will Rock You.
Per questo motivo di ammirazione verso i Queen degli anni 70 ho patito un po' la loro lenta trasformazione in band anni 80 per mischiarsi con i vari Duran Duran e Spandau Ballet, cosa identica che era però venuta malamente ai pittoreschi Village People e agli argentei Rockets di cui ho parlato QUI, per cui nel periodo top dell album The Works di Radio GaGa, quando sono venuti in tour al Frejus e tutta la cumpa è partita per andarli a vedere, io ho declinato l'invito perché non era più la "mia" band, anche se ho continuato ad apprezzare i loro lavori fino alla fine della storia. Cioè fino alla dipartita di Freddie, perché di Paul Rodgers e Adam Lambert per favore non parlatemene
E non parlatene nemmeno al buon Deacon, che ha preferito distaccarsi pure lui da una cosa che non sentiva più sua.
L'unica persona che avrebbe retto degnamente la parte di Mercury sarebbe stato George Michael, ma purtroppo è andata così...
Piccola nota finale:
Il titolo del post voleva parafrasare il titolo di un famoso film con Yul Brynner, Il Re Ed Io,
ma poi mi sono accorto che (più probabilmente) qualcuno avrà pensato a Tones And I, la cantante australiana di Muffami Muffami.
Così è la vita...

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