martedì 1 ottobre 2024

IL FUOCO INDIMENTICABILE DI HIROSHIMA E DEGLI U2

 Primo ottobre e l'estate è sempre più alle nostre spalle con le temperature decisamente più basse, mentre, per il discorso piogge, quelle non ci sono mai mancate nemmeno nei giorni passati.


E se facciamo i conti ci accorgiamo che oggi sono pure passati quarant'anni da quel primo ottobre del 1984 quando nei negozi usciva The Unforgettable Fire, disco degli U2 che prendeva il titolo da una mostra fotografica su Hiroshima e che contiene la hit PRIDE (IN THE NAME OF LOVE).


Disco questo che vedeva la band sensibilmente in crescita dopo la collaborazione con Jimmy Iovine e Steve Lillywhite dei primi album, e la pubblicazione del loro primo live Under A Blood Red Sky, disco breve, ma bellissimo di cui consiglio anche la versione su VHS dove nel finale, mentre scorrono i titoli di coda si sente anche HARRY'S GAME dei Clannad,

band irlandese e canzone che Bono ha fortemente voluto inserire nel video perché l'adora da quando la scoprì una notte guidando in macchina (io nello STESSO MODO ho scoperto i Coma_Cose, vabbè) e che lo porterà a cantare con loro IN A LIFETIME.

Cambia quindi lo staff produttivo alle spalle dei quattro ragazzi ed entra in scena Brian Eno che all'inizio non era granché interessato a prendere in mano la faccenda e infatti aveva detto al suo collaboratore Daniel Lanois qualcosa tipo "vai avanti tu che mi vien da ridere...".

Salvo poi ripensarci dopo i primi incontri preliminari dove Brian si accorse che c'era qualcosa di grosso che poteva bollire in quella pentola irlandese. 
Ma l'uscita del disco non venne accolta bene proprio da tutti, anzi, in particolare un giornalista del Rolling Stone, che per rispetto della privacy chiameremo con un nome di fantasia tipo... Kurt Loder (😜), scrisse una recensione passata alla storia dove bollava la band irlandese come senza idee.

Cioè per lui quello che era un evidente progresso nel raffinare i suoni sia introducendo il synth e strumenti addizionali suonati dallo stesso Eno ed effetti di loop sulla chitarra, sia rendendo più corposa e compatta la parte ritmica di Larry e Adam, era solo un modo per coprire un vuoto creativo. 
Forse era anche troppo lungimirante sicuramente quel giornalista, dato che quel vuoto in realtà si sta verificando un po' adesso nelle ultime produzioni degli U2, ma all'epoca ci trovavamo invece davanti ad un gruppo con ancora tante cose da dire che verranno poi portate avanti con The Joshua Tree, altra pietra miliare della musica. 

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