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venerdì 14 marzo 2025

M - IL FIGLIO DEL SECOLO: QUEL DVCE CHE NON TI ASPETTI

 Ho sempre visto Luca Marinelli fuori luogo sia quando ha interpretato Fabrizio DeAndrè, sia quando ha indossato i panni oscuri di Diabolik, sopratutto per l'accento romano che saltava fuori nella recitazione, e nel caso del cantautore ligure era davvero una cosa inaccettabile come anche nel caso dell'antieroe delle sorelle Giussani ce ne sarebbe da dire, ma l'ho già fatto esaustivamente QUI e non voglio ripetermi.


In questo M - Il Figlio Del Secolo invece Luca mi ha davvero sorpreso perché l'accento suo è diventato credibilmente romagnolo per dar vita a quel personaggio così controverso per la storia d'Italia che è stato Benito Mussolini. 
In più un sapiente ed efficace makeup dà il tocco finale su di Luca che continuamente si rivolge allo spettatore stando in primissimo piano. 
La regia di Joe Wright, esperto in videoclip musicali, rende tutto speciale alla visione anche se il colore dominante, oltre al "nero" ovviamente per un motivo diciamo "fashion", è quasi sempre un seppiato vintage molto efficace. 
Tratta dal libro di Antonio Scurati, la serie forse calca un po' tanto la mano rischiando di far apparire Mussolini quasi un simpatico fanfarone, seppure sia anche vero che avesse parecchie manie come quella di visionare personalmente tutte le foto che gli venivano scattate prima di approvarne la pubblicazione.

Proprio quelle famose foto scartate sono finite in un altro libro uscito di recente dal titolo Il Duce Proibito che mostra quello che non si era mai visto prima, cioè un Duce in outfit e pose non esattamente eleganti come quella già sulla copertina del libro

e quest'altra mentre pare che stia inciampando goffamente scendendo dall'aereo in un'altra occasione. 
Per non parlare dell'outfit sfoggiato in occasione delle lezioni di tennis

che manca solo di sentire il famoso dialogo: 
"Batti?" 
"Ma... Mi dà del tu?" "
No no, dicevo batti lei" 
"Ah, congiuntivo". 

lunedì 30 settembre 2024

DIABOLIK - CHI SEI? (PER FARE GLI AUGURI A MONICA)

 Anche oggi posso augurare un buon compleanno invece di parlare di qualcuno che se ne va, poiché cadono i 60 anni della "nostra" Monica Bellucci che i francesi ci hanno portato via un po' come la Corsica.


A parte questo la nostra Monica inevitabilmente è stata criticata per quasi tutte le sue prestazioni attoriali dove recita o si autodoppia lei stessa (magari in lingua originale viene meglio?), mentre in altri casi il doppiaggio professionale, grazie a voci perfette come quelle di Laura Boccanera o Irene Di Valmo, tipo in Striptease, I Fratelli Grimm E L'Incantevole Strega, Non Ti Voltare, l'aveva salvata.

Infatti, se da una parte la sua bellezza indiscutibile ti affascina essendo lei nata come supermodella poi ceduta al cinema, la sua voce, o meglio, il suo modo di porre le battute fa cadere ogni tentativo di credibilità cinematografica, il che mi dà nuovamente l'occasione di parlare dei due Diabolik dei Manetti Bros (due perché nel primo episodio lei non c'era) dove tutti sembrano recitare al suo livello, ma questo è proprio per stare alle direttive dei due registi che volevano ricreare lo stesso mood esatto dei fumetti delle sorelle Giussani.

Confermo infatti che anche vedendo in particolare l'ultimo Diabolik - Chi Sei?, dove ritorna ad interpretare il personaggio della contessa Altea, mi sembrava davvero di leggere le tavole del fumetto che, diciamolo chiaro, sono sempre state improbabili e retoriche, però come fumetto, ma solo come fumetto, avevano il loro perché e infatti li divoravo insieme ad Alan Ford. 
Film questo, dove ha una piccola parte anche Max Gazzè


che interpreta... una maschera del ladro in calzamaglia, e pellicola che alla fine, proprio per la sua fintosità così ostentata, mi ha convinto di quello che i Manetti volevano portare al cinema, ma non per questo posso dire di aver cambiato idea sulla qualità dei tre film, specie IL PRIMO "teribbile" con Er Diabbolik di Marinelli. 
Concludo quindi con ancora tanti auguri di buon compleanno a Monica. 

martedì 3 settembre 2024

L'AMORE A DOMICILIO: OCCHIO AD ANDARE A LETTO CON LE SCONOSCIUTE

 Chi non si è mai trovato una ragazza molto carina, ma magari un po' disordinata che chiede un passaggio in auto? Si, certo, con l'amico che sbuca fuori dopo che l'automobilista le ha aperto la portiera per farla salire, mi direte.


Vero, ma non è il caso raccontato in questo film del 2019 dove la ragazza è Anna, interpretata da Miriam Leone che con la scusa del passaggio abborda Renato (Simone Liberati, già visto ne LA PROFEZIA DELL'ARMADILLO) e se lo porta fino a casa per iniziare una storia di sesso sfrenato con la sorpresa per lui che la ragazza è agli arresti domiciliari per rapina a mano armata. 
Cosa che turba non poco Renato che però si trova alla fine coinvolto fin troppo nelle vicende personali di Anna, specie quando entra in scena il suo ex, fra toni da commedia che passano in certi momenti rapidamente al registro più serio. 
Nota per Simone che in certe espressioni mi faceva ricordare (non so perché) Stefano Accorsi, mentre il film è un'altra conferma che Miriam sa recitare

(mannaggia ai MANETTI) ed è bellissima anche se disordinata. 
Ah... un'ultima cosa... 
Qualcuno di voi ha mai visto Miriam ed Annalisa, la cantante, insieme nella stessa stanza?
Perché "sinceramente" ho quasi il sospetto che siano la stessa persona 😜. 

venerdì 23 febbraio 2024

C'È ANCORA DOMANI, OVVERO PAOLA CORTELLESI TUTTOFARE

 Paola Cortellesi diventa per la prima volta regista e si autodirige in C'è Ancora Domani, pellicola che ha fatto parlare di sé anche per le parallele violenze domestiche che ogni giorno riempiono le cronache, e film che finalmente sono riuscito a vedere.


E mi sono fatto prendere in giro anch'io da Paola, come tutti coloro che l'hanno visto prima di me, perché lei riesce a sorprenderti in ogni scena con quello che succede dopo, che non è mai quello che ti aspetti compreso quel finale che pensavi andasse a parare da tutt'altra parte. 
Già dalle prime inquadrature Paola ti frega perché parte con un 4:3 che ti pare di vedere un film di DeSica (padre, eh... beninteso) e invece poi si allarga in 16:9 mettendoci pure una colonna sonora anacronistica, ma che ci sta perfettamente. 
Mantiene comunque il bianco e nero per tutto il film che è una scelta perfetta per farti restare nell'atmosfera del dopoguerra che mette proprio male immaginare a colori, e periodo in cui si svolge la storia di Delia, vessata al lavoro perché donna e perciò sottopagata rispetto ad un uomo appena assunto, e menata dal marito Ivano,

un Valerio Mastandrea così in parte che ti viene per forza da odiarlo, basta che non stai a pensare troppo che potrebbe essere l'ispettore Ginko coi baffi che parla come L'ARMADILLO di Zerocalcare.
Nella drammaticità della vicenda non mancano momenti divertenti come il sorriso alla cioccolata, oppure assurdi, o meglio, surreali in cui le botte che prende Delia da Ivano diventano un balletto un po' come succedeva nel videoclip di TRY,

la canzone di Pink in cui lei duettava con un ballerino in una danza che palesemente mostrava mosse di lotta anche violenta. 
Certo, se ti metti a paragonare la regia di Paola con quella che potrebbe aver dato un più esperto artigiano del settore, magari ci trovi delle imperfezioni, ma probabilmente non sarebbe stato più lo stesso film così sentito e vissuto da tutti gli attori in scena che ho sentito liberi di esprimersi al meglio. 
Perché davvero in nessun momento mi è venuto da pensare che fosse una finzione forzata come si vede troppo spesso specialmente nei prodotti per la tv (già avevo detto che la serie PETRA, sempre con Paola, ma non diretta da lei) non mi aveva entusiasmato per niente) o altri film a cui lei ha partecipato come l'orrendo LA BEFANA VIEN DI NOTTE, per dirne uno. 
Qui c'è realismo e, anzi, direi proprio neorealismo come credo fosse l'intenzione fra bianco e nero, formato e scenografie. 
E sai che, per dirla tutta, non l'avrei visto nemmeno male nominato agli Oscar come miglior film straniero? 

lunedì 24 aprile 2023

WAR - LA GUERRA DESIDERATA: CHI LA DESIDERA? NON CERTO IO

 Era lì su Prime Video questo film War - La Guerra Desiderata, ma non l'avevo considerato granché, anche perché di guerra ne ho piene le scatole con tutto quello che si sente nei tg.


E invece, su consiglio di FRANCO BATTAGLIA, ci ho dato un'occhiata di recente giusto per ritrovare (esattamente a SETTE GIORNI di distanza) di nuovo Edoardo Leo (Tom, l'allevatore di cozze fuori dal mondo) che porta per l'ennesima volta in scena il solito personaggio impacciato che ben conosciamo seppure stavolta in un contesto più drammatico, ovvero quello di un ipotetico, fantasioso, fantapolitico conflitto fra Italia e Spagna con in mezzo pure la Francia, il che mi va a cadere in questo lunedì di ponte con il 25 aprile. 
Tutto fanta e infatti all'inizio del film appare un avviso che ti informa che la sceneggiatura era stata scritta ben prima dell'inizio degli eventi fra Russia e Ucraina che non sia mai che qualcuno possa pensare che se ne siano approfittati.

Fatto sta che questo conflitto di cui si parla nel film rimane nel limbo delle notizie che arrivano dai tg mentre le forze armate si preparano ad un'eventuale invasione con un grande spiegamento di forze e veri mezzi dell'esercito portati in scena.

A conferma poi che la sua parte nei due episodi di DIABOLIK era forzatamente mal recitata seguendo le direttive dei registi, qui Miriam Leone è invece semplicemente perfetta in ogni scena (ma io già lo sapevo) mentre il resto del cast può contare su Massimo Popolizio, Stefano Fresi e Giuseppe Battiston, quest'ultimo nella parte del barista frustrato che vede nella guerra un'occasione per ritrovare la stima in sé stesso, esaltandosi nel comandare un gruppo paramilitare e arrivando ad un eccesso che ti ghiaccia in quella scena che non spoilero, ma se avete visto il film avete già capito.

L'idea del film è buona anche se il motivo che scatenerebbe tale conflitto supposto per tutto il tempo forse è un po' troppo esagerato (se fosse così davvero, allora ci sarebbero già stati molti altri motivi di conflitto in passato), ma siccome siamo in fantapolitica la possiamo prendere così. 
La lunghezza del film supera le due ore, e potrebbe forse sembrare un po' troppo eccessiva, con certi intermezzi quasi surreali come la scena del concerto privato per archi (la violinista è Barbara Alberti) che fa tornare alla mente l'orchestra del Titanic che suona imperterrita durante la catastrofe. 
Tutto sommato però grazie a Leo e la Leone, per i quali nutro molta simpatia ed empatia, il film si regge bene e probabilmente con altri due attori non sarebbe stata la stessa cosa; inoltre il regista Gianni Zanasi riesce nell'intento di mostrare in maniera adeguata e realistica (credo, perché al massimo posso solo ricordare i comportamenti durante la pandemia) la follia collettiva e gli istinti primordiali che una tale minaccia porta nelle persone, che abbiano attitudini guerrafondaie o meno, mentre per il finale beffardo mi ha ricordato anche una delle prime opere dei Manetti Bros. (vedi che tornano per la seconda volta nel post) ovvero L'Arrivo Di Wang che, se per caso non l'aveste mai visto, rispetto a DIABOLIK posso assicurare che è una "roba dell'altro mondo" 😜. 

mercoledì 12 aprile 2023

DIABOLIK - GINKO ALL'ATTACCO! (PERLOMENO STAVOLTA NUN CE STA LA SOCIETÀ DEI MAGNACCIONI)

 Anche se sapevo già a cosa sarei andato incontro, lo volevo vedere lo stesso questo secondo episodio di Diabolik, e già dalle primissime parole che si sentono pronunciare riecco quell'effetto di finto con una recitazione apparentemente a livello amatoriale.


Ma è un effetto voluto o gli attori recitano davvero da cani? 
Secondo me (letto e confermato anche da qualche parte) è voluto proprio dai Manetti Bros. per seguire esattamente il mood delle tavole delle sorelle Giussani che avevano dei dialoghi al limite del didascalico, ma che leggerli scritti nel fumetto potevano anche funzionare. 
Non è detto che però prenderli pari pari come copione per un film portino ad un risultato efficace. 
E infatti quello che ne viene fuori è un film dove le scenografie sono belle e le riprese pure, tipo come si apre la prima scena, con una gran bella fotografia sempre pulita, ma purtroppo dopo pochi minuti ti pare di stare a guardare Alex L'Ariete con Alberto Tomba e Michelle Hunziker.


E pure Miriam Leone è stata bollata coi peggiori epiteti riguardo al suo modo di recitare, ma so per certo che in altri film e contesti è tutta un'altra persona e porto due esempi come CORRO DA TE con Favino e In Arte Nino dove interpretava Erminia, la fidanzata e poi moglie di Nino Manfredi.

Il nuovo Diabolik, Giacomo Gianniotti ha una fisicità decisamente più adatta di Marinelli (bravo in altri ruoli ma non qui dove nel PRIMO FILM faceva un Diabbolik de Roma bbella), ma nel suo caso, oltre al modo di esporre le battute, ho notato anche una presenza poco incisiva, nonostante a conti fatti il minutaggio in cui lo si vede davvero in persona sia abbastanza limitato.

Insomma pare che la persona più a proprio agio sul set sia Monica Bellucci che in un certo senso marca il livello della recitazione tenendo bassa, molto bassa, l'asticella, al punto che mi è tornata in mente la scena di BABYLON con Brad Pitt/Jack Conrad che si intrufola di nascosto nel cinema dove proiettano il suo film e che sente le risate del pubblico mentre dice "Ti amo, ti amo"; ecco, lo stesso pubblico lo avrei voluto vedere di nascosto alla proiezione di Diabolik - Ginko All'attacco!.

E vogliamo parlare dell'addio fra la contessa Altea e Ginko che dovrebbe essere struggente? 
Telenovela sudamericana allo stato puro. 
Salvo la scena su cui scorrono i titoli di testa su un balletto dove Diodato canta SE MI VUOI, un pezzo arrangiato in puro stile Bond

(e tale scena, opportunamente rimontata ne è il videoclip), e la musica che accompagna gli altri momenti che più volte pare prendere spunto dai Goblin di Profondo Rosso, in particolare uno dei commenti musicali ricorda tantissimo MAD PUPPET.


E il bello è che c'è ancora un terzo film già pronto in arrivo che non mancherò dato che potrebbe essere anche peggio di questo. 
Giusto per farmi altre quattro sane risate in un periodo un cui non hai più nessuna certezza, dato che i potenti continuano imperterriti a farsi la guerra e persino il Dalai Lama comincia a dare segni di squilibrio. 

lunedì 11 aprile 2022

DIABOLIK: MA CHE CCE FREGAAA, MA CHE CCE'MPORTAAA... DE QUESTA ZZOZZA SOCIETÀ?

 Lo devo dire subito: sentire parlare Mastandrea nei panni dell'ispettore Ginko mi ha fatto sorridere perché la sua voce fa pensare subito all'Armadillo della serie di ZEROCALCARE, e non credo proprio di essere l'unico ad avere avuto tale impressione, al punto che ti aspetti prima o poi una frase in romanesco, invece no, inflessioni dialettali per fortuna non se ne sentono (quasi).


Valerio si trattiene bene, per cui su questo ci si può anche passare sopra, cosa che invece mi riesce difficile con Luca Marinelli che è perfetto sotto la maschera (riletta in stile fetish bdsm) del Re del Terrore con inquadrati solo i suoi occhi di ghiaccio, ma poi al naturale leccato con la brillantina alla Rodolfo Valentino mi perde tutto il carisma, anzi succede già quando viene ripreso di profilo per la verità con sta "pinna" che si ritrova;

cioè mi fa un po' l'effetto Adam Driver in Star Wars con il suo nasone, ecco... cioè temibile sotto la maschera di Ky Lo Ren, ma a viso scoperto... Ehm... 
Di Miriam Leone bionda nei panni di Eva Kant invece posso solo che parlarne bene; boh sarò di parte, ma è così, seppure anche la sua recitazione sia appena appena sopra alla media da soap opera che presenta in generale questo film.

Qualcuno guardandolo potrà pure dire che non sono credibili tutte le scritte in italiano che si leggono sui palazzi e sui cartelli, come Polizia Di Clerville, e sulle insegne delle banche come sui documenti, è vero, ma nei fumetti delle sorelle Giussani era esattamente così, perciò almeno da questo punto di vista nel loro film, rinviato più volte a causa della pandemia, i Manetti Bros. sono stati fedelissimi, al contrario delle riletture di certi Batman dove Gotham City, per eccesso di realismo diventava una metropoli americana come le altre.
Alla fine dei conti però, pare strano dirlo, ma pareva più azzeccato il primo film su DIABOLIK che aveva diretto Mario Bava, con John Phillip Law preso da BARBARELLA e gli ambienti che parevano ideati da Ken Adam, e con tutte le sue licenze pop che possono far discutere senza dubbio, perché anche si distaccava davvero troppo dal fumetto, però intanto era un film che viveva il suo tempo (si, come una canzone dei Litfiba) e non lo doveva ricreare con una finzione scenica, anche se quella dei Manetti è davvero molto ben realizzata nei dettagli tipo degli abiti, delle auto d'epoca e degli arredamenti: per dire, l'arrivo di Claudia Gerini alla Banca Centrale di Ghenf pare esattamente un film degli anni 60, e infatti da quel punto di vista è un piacere per gli occhi come la fotografia sempre perfetta. 
Invece quei dubbi, di cui sopra, su Marinelli io li avevo espressi già dal primo giorno in cui è trapelata la notizia del suo ruolo, ma mi dicevano tutti che Luca è bravo, che è adatto, che Lo Zingaro di Lo Chiamavano Jeeg Robot spaccava, ecc, ecc...
Si nel film di Mainetti ok, si mangiava la scena, ma io mi ricordavo ancora il suo DeAndré televisivo che m'ha fatto rabbrividire perché Fabrizio con l'accento romano nun se poteva sentì, mortacci sua, ma perlomeno pe' Diabbolik... pardon, Diabolik, anche lui cerca di perdere quasi del tutto tale particolarità regionale tranne in un paio di momenti tipo il primo dialogo a viso scoperto con Eva che mme pareva de vedè Francesco Totti co' Ilary Blasi. 
Cioè, fratelli Manetti, mi ricreate minuziosamente il fumetto nei minimi particolari, tanto che certe scene ricalcano le tavole originali, e questa è una nota di merito, ma poi mi cadete proprio sul protagonista? 
C'è qualcosa di non molto chiaro sotto, un mistero così torbido che solo il vero Diabb... eddaje... Diabolik potrebbe venirne a capo ed uscirne vincitore, mentre qui nel film invece ci troviamo solo davanti ad una specie di cosplayer che mme sta a recità pure male. 
Quindi cose buone ce ne sono, ma anche tante altre che potevano essere realizzate meglio (un regista che conosco direbbe che sono state fatte "a cazzo di cane"), tant'è che di ste cose se ne sono accorti anche i fratelli Manetti e nei due sequel già annunciati il ruolo di Diabb... ariecchece... Diabolik sarà affidato a Giacomo Gianniotti,

attore italo canadese che arriva da Grey's Anatomy, e che così "a naso" pare avere una fisicità completamente diversa da Marinelli. 
Eccallà, bastava pensacce prima, no? 

HOLIDAY CRUSH: IL REALITY CHE (NON) CI MANCAVA

 Eh si, anche Prime Video ogni tanto finisce a proporre dei reality show autoprodotti tipo quelli dove dei big dovrebbero fuggire oppure si ...