Era il 24 gennaio del 1975 ed eravamo arrivati con una Renault 4 a Colonia sotto la pioggia con il mio amico Keith Jarrett, pianista jazz (non partite subito con dei pregiudizi su questo genere musicale) che aveva appena tenuto un concerto a Zurigo durante il suo tour solista (aveva suonato in precedenza con Miles Davis, nientemeno, e con gruppi di tre o quattro elementi) e il ragazzo stava per eseguire un altro CONCERTO dov'era lui da solo al pianoforte, ma arrivati sul posto scopriamo che il piano messo a disposizione dall'organizzazione era molto più piccolo di quello richiesto, aveva un pedale rotto e sopratutto era scordato.
Non per fare il rompicoglioni eh, ma chiunque suoni una cosa che non sia il campanello di casa può capire il Keith che disse subito che in quelle condizioni non avrebbe potuto suonare, e non potevo che dargli ragione, cacchio.
ne sarebbe uscito comunque qualcosa di grande, tale concerto fu ugualmente un grande successo con la sala piena, tanto che ne venne ricavato un album dal titolo THE KOLN CONCERT che sarà pubblicato il successivo novembre e che diventerà l'album più famoso di jazz-solo con tre milioni e mezzo di copie vendute dove a tratti si sente anche qualcosa che potrebbe avere ispirato musicisti più recenti come Ludovico Einaudi e Giovanni Allevi.
Quella musica in parte la si può ascoltare anche in alcuni film come Caro Diario di Nanni Moretti, Il Lenzuolo Viola di Nicolas Roeg e Pianoforte di Francesca Comencini, suo debutto alla regia.
Musica che, come forse ho già detto (e non solo io) non deve rimanere legata a nessun genere, ma musica che può essere solo bella o brutta, e QUESTA (che trovate nel post di oggi divisa in quattro parti) è, a parer mio, bella anche se non si tratta della classica canzoncina leggera.
E adesso, nel mio mondo di fantasia, Keith è diventato anche mio amico.
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