giovedì 27 giugno 2024

RUBBERS OU ONNA: PASSIONI SEGRETE NON SOLO GIAPPONESI

 Film giapponese molto particolare questo Rubbers Ou Onna del 2010 perché non è erotico, ma piuttosto indirizzato al fetish dato che fa leva su quelle manie o passioni che possono essere presenti nella vita reale più di quanto uno creda.


La protagonista scopre appunto di avere una forte passione per il latex, forse derivata dal fatto che lavora in un posto dove deve sempre indossare i guanti di lattice, per cui anche a casa, dove abita da sola, ama continuare ad indossare quei capi, ma integrali, cioè quelli da mondo fetish, finché non capita che tra lei e un suo collega nasce una relazione e a quel punto lei decide di mettere al corrente il partner del suo segreto.

Ripeto che non si tratta di un film porno e nemmeno erotico (ci sono scene ben più esplicite in film col bollino giallo) se non che sia pur vero che tale passione per quei materiali faccia parte sia del mondo porno che dell'erotismo, il quale viene spesso portato nel cinema tramite versioni edulcorate con la scusa del costume (Catwoman in Batman Returns e IRMA VEP di Assayas) o dell'outfit da spie/ladre visto in film tipo JAY & SILENT BOB,

ma anche nel leggerissimo Mr. Magoo con Leslie Nielsen, mentre qui invece te lo sbatte in faccia senza mezzi termini perché gli orientali non si fanno mai troppi problemi e la cinematografia che arriva da quei Paesi è piena di esempi di vario genere, partendo da quel vecchissimo ormai (1992) Tokyo Decadence che veniva glorificato come molto erotico per il tema sadomaso mentre ricordo che ero rimasto parecchio deluso, fino appunto al latex, dalle JAPAN LOLITA, fino alle bambole gonfiabili, cioè tutte cose di cui ogni tanto mi capita o mi capiterà di scrivere qui perché fanno parte comunque di una sottocultura spesso dissimulata, come dicevo prima, con metodi meno diretti, ma esiste, e serie tv come AGENTE SPECIALE,

in particolare le stagioni in bianco e nero con Emma Peel e Cathy Gale (Honor Blackman che sarà Pussy Galore in Goldfinger) e i loro outfit sfoggiati al fianco del compassato John Steed, lo hanno dimostrato chiaramente già negli anni 60.

Non esiste un doppiaggio italiano del film purtroppo, ma secondo me rimane molto comprensibile e vale lo stesso la pena di vederlo. 

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