giovedì 25 novembre 2021

30 ANNI SENZA FREDDIE (MA NON SI PUÒ DIMENTICARE NEMMENO SE CI PROVI)

 Son tre decadi che Freddie Mercury non è più tra noi, eppure non se n'è mai andato, non è mai stato dimenticato. Anzi se è possibile, il suo mito è diventato ancora più grande con la sua assenza (un po' quasi come diceva Nanni Moretti).


Il top, dopo band tributo, musical, raccolte di successi, documentari e programmi tv dedicati, probabilmente è stato raggiunto con il film BOHEMIAN RHAPSODY andato in onda ieri sera su Rai1, prodotto criticato da molti per la non corretta rappresentazione di certi eventi, ma ne ho già parlato e spiegato come la vedo io proprio QUI
Brian May e Roger Taylor (John Deacon no perché per lui i Queen finivano con il grande concerto tributo del 1992 e da allora si è ritirato) dopo la dipartita di Freddie hanno proseguito a suonare con il nome del gruppo, prima con Paul Rodgers e poi con Adam Lambert, che per carità, sono bravissimi a cantare, ma Mercury non era solo voce; era fisicità, sensualità, ruffianeria anche, cioè tutte cose che nessuno di loro invece ha dentro, perché non sono cose che impari così da zero se non le hai. 
Ma in Freddie c'era anche una strana aria di timidezza che lui nascondeva mostrandosi sfrontato, spavaldo e arrogante sul palco, mentre fuori, nei suoi momenti intimi era pieno di insicurezze, prima fra tutte la sua sessualità, i suoi gusti che, lui per primo, non era ben riuscito a definire, uniformandosi poi allo streotipo gay di cuoio e baffoni, anche se in passato aveva avuto anche relazioni etero. 
In verità, l'immagine anni 80 di Freddie in canottiera con i baffi e i capelli corti è quella che è diventata parte dell'iconografia dei Queen e punto di riferimento per ogni band tributo di ogni parte del mondo, mentre per me ha segnato un cambio nella loro musica che non ho mai apprezzato completamente, essendo io un accanito sostenitore della bellezza inarrivabile dei loro album degli anni 70 che presentavano un rock operistico, sinfonico, con qualcosa che derivava dai LED ZEPPELIN, senza dubbio, ma senz'altro molto più originale dei prodotti più recenti della band. 
Non per niente in quegli anni 70 ognuno di loro, con un lavoro titanico, faceva svariate sovraincisioni per aggiungere suoni, voci ed effetti prima di arrivare alla versione definitiva di ogni brano e questo si sente perché invece di un gruppo di 4 elementi sembrano 40, e in quel periodo li ascoltavo (non solo loro) con un paio di mastodontiche cuffie isolanti Pioneer

immergendomi completamente in quei suoni. 
Certo poi le versioni suonate dal vivo erano molto più scarne, ma non perdevano comunque di forza e vitalità e lo testimoniano due stupendi live pubblicati, oltre che su cd, anche in blu-ray, cioè Live At The Hammersmith e LIVE AT THE RAINBOW
Consiglio ovviamente di "vedere" i video, non solo ascoltare il disco, perché era proprio lì che Mercury giocava tutte le sue carte con il "suo" pubblico dandosi completamente con la voce, ma anche con il corpo. 
Ed ora in chiusura, per ricordare Freddie, piuttosto che ascoltare dei Queen veri al 50%, preferisco le voci di Roger e Brian che interpretano loro stessi con le loro voci due canzoni che hanno suonato più e più volte quando c'era ancora il loro amico: LOVE OF MY LIFE

(con piccola sorpresa sul finale) e RADIO GAGA.
And all we are sayin': God Save The Queen.

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