Al buon Ridley Scott piace fare come Kubrick che amava passare con estrema disinvoltura da un genere all'altro dato che qui il nostro regista torna alle atmosfere del suo film d'esordio che fu I Duellanti (per Stanley invece ambientato più o meno nella stessa epoca c'era stato Barry Lyndon che, giuro, non è il cantante dei Sex Pistols... Eh) e stavolta ci racconta la storia che leggevamo sui libri di testo a scuola con Napoleon, ma ce la presenta rivista a modo suo come succedeva anche con Il Gladiatore dove la Roma sullo schermo non era poi così verosimile, ma ai fini dello spettacolo funzionava benissimo, ed anche qui certi eventi non sono così fedeli, ma, come dissi per BOHEMIAN RHAPSODY, si sta facendo un film e non un documentario di Alberto Angela (o Piero).
Il Napoleone di Scott, che ha le fattezze di Joaquin Phoenix, brilla nelle colossali scene di battaglia realizzate anche con l'aiuto della CGI, però di quella che non te ne accorgi mai che c'è, ed è questo il modo corretto per utilizzarla cari miei cineasti.
Che poi il resto del film sia invece una commedia drammatico/romantica da soap opera o romanzo Harmony, magari potevamo anche sospettarlo ben sapendo l'importanza che ha avuto per l'imperatore il suo amore per Giuseppina (Vanessa Kirby, ma quanto è bella?) anche se ella lo cornificava senza ritegno dato che il marito se ne stava sempre in giro a conquistare il mondo (paragone come se per lei lui fosse tutte le sere a fare partite di calcetto con gli amici).
Quello che non mi aspettavo personalmente è che in alcuni momenti, per il tono ridicolo che il film di Ridley raggiungeva (non so se intenzionalmente), al posto di Joaquin Phoenix ci ho visto Steve Carell se non addirittura Will Ferrell.
Ah la nota posa iconica di Napoleone con la mano destra infilata sotto al panciotto, quella non la si vede mai (una delle tante omissioni volute da Scott), e dico per fortuna perché temo che sennò l'effetto commedia alla Mel Brooks sarebbe stato completo.