mercoledì 11 gennaio 2023

11 GENNAIO 1963: CON PLEASE PLEASE ME I BEATLES ARRIVANO IN ITALIA

 Data importante quella di oggi per gli amanti dei Beatles perché 60 anni fa esatti usciva il loro secondo singolo PLEASE PLEASE ME ed era anche il primo ad arrivare in Italia e negli Stati Uniti poiché la distribuzione di allora non era come adesso e infatti anche i primi dischi dei Pink Floyd ci arrivarono molto dopo la pubblicazione nel Regno Unito, quando ormai Barrett era già stato sostituito da Gilmour, ma quello che interessa oggi non è il sistema di importazione dei dischi, ma piuttosto che l'arrivo di questo 45 giri fece nascere, perlomeno da noi, un vero pandemonio musicale che ribalterà le scene come non mai e che prenderà il nome di beatlemania.

Si, perché in realtà negli U.S.A. ci volle ancora un anno ed una seconda pubblicazione con un nuovo lato B prima che il brano ingranasse. 
Inoltre le prime copie americane furono stampate con un grossolano errore che riportava The Beattles invece del nome corretto, copie, come quella qui sotto, che ora hanno un valore immenso e che adesso, dopo aver scattato la foto, ripongo di nuovo nel mio caveau antiatomico (si, magari fosse davvero mio il disco 😉).


La canzone che conosciamo con quel suo sound tipicamente beat, era stata già registrata in realtà in una prima versione secondo come se la sentiva nella sua testa John Lennon, cioè come un blues lento e malinconico ispirandosi a Roy Orbison, e per fortuna fu invece George Martin, il produttore, a convincere i quattro a risuonarla con più tiro.
Delle tante cover che la canzone ha avuto poi, tra cui è famosa quella in dialetto napoletano degli Shampoo, è divertente vederla cantata dai "piccoli" Bee Gees (Robin e Maurice) con Barry al centro, giovanissimi, ma già perfettamente riconoscibili tutti e tre, e anche questa versione in italiano di un invece irriconoscibile (vocalmente) FAUSTO LEALI

uscita immediatamente nello stesso anno dei Beatles, e del quale, già che siamo nel discorso, si deve ricordare anche Lei Ti Ama dell'anno successivo, cover di She Loves You e che si può trovare sul lato B del 45 giri Danza Senza Nome. 
Il testo dei Beatles inoltre ha una sua particolarità perché è pieno zeppo di "you", "me", e "I" che creano inconsciamente un rapporto confidenziale con chi sta ascoltando la canzone. 
Una vera e propria tecnica persuasiva usata anche dai crooner come Frank Sinatra che allungavano le u di youuuu (come fa adesso Michael Bublè) per marcare il messaggio intrinseco, e quindi una furbata che funziona perfettamente, ma d'altronde si sta parlando di quei gran geni di Lennon e McCartney, i quali avevano capito già tutto su cosa mettere in una canzone. 
Ruffiani anche si, ma va bene così. 

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