domenica 8 gennaio 2023

QUEI VECCHI PIRATI DEI PINK FLOYD...

  E si che me li immaginerei pure i tre superstiti dei Pink Floyd (perché Rick, purtroppo non è più tra noi dal 2008)

su un vascello tipo La Perla Nera, abbigliati con un look alla Jack Sparrow a raccontare storie avventurose sui sette mari anche se, specialmente con Syd Barrett, i testi psichedelici puntavano più verso lo spazio

e qui proprio con lui li vediamo pure più mattacchioni di come li ricordiamo, perché il caro Diamante Pazzo nei rari momenti in cui era "in bolla" era pure divertente, ma in realtà i "vecchi pirati" del titolo sono quelli che sulle piattaforme streaming di musica sono apparsi da alcune settimane, cioè tutta una serie di bootleg della band inglese risalenti al 1972 dove suonavano già in anteprima parecchi brani che saranno pubblicati l'anno successivo su The Dark Side Of The Moon, ma ancora da mettere a punto prima di essere incisi per benino su quel disco stupendo. 


Beh, tale "apparizione" altro non è che un piccolo escamotage perché dopo 50 anni i diritti su tali registrazioni sarebbero decaduti, mentre invece così facendo la band se ne è rinnovata la proprietà, poiché tali dischi sono alla fine stati riconosciuti come parte integrante della loro discografia. 
Per chi non lo sapesse, il bootleg è un disco pirata dal vivo che viene registrato durante i concerti ed è definito pirata perché non viene pubblicato dalla casa discografica, ma da persone che quasi sempre fanno comunque parte dell'entourage, esattamente come fanno le band amatoriali quando vendono i propri dischi ai concerti, ed è un documento fedele a quanto sentito sul palco, senza sovraincisioni o correzioni come invece accade nei dischi live ufficiali quasi perfetti che invece mette in commercio la major, e che invece su questi piratati non ci guadagna una cippa, ma di queste "modifiche" che fanno sì che coi dischi dal vivo ufficiali non sia sempre tutto come sembra, ne avevo già parlato in QUESTO POST
Questo perché chi acquistava il disco ufficiale, o meglio, l'utente medio, per ascoltarlo sul suo impianto hi-fi

con sintoampli, equalizzatore, compressore, piatto ammortizzato e casse a tre (o più) vie, voleva una qualità quasi perfetta, appunto quella che gli offriva la major. 
A dirla tutta, infatti, quelle di cui si sta parlando in questi giorni non sono registrazioni perfette seppure il suono sia stato preso direttamente dal mixer, perciò "pulito" e non registrato da qualcuno lontano fra il pubblico con un microfono come nel triplo Pink Elephants Flew Over Torino On 6/07/1988,


che, dietro una foto di copertina sbagliata perché Gilmour, lo sanno tutti (tranne chi ha pubblicato il disco) che non è mica mancino, e pure un titolo errato perché elefanti rosa non ce n'erano quella sera, ma bensì un maiale gonfiabile (vabbè, con le zanne da cinghiale)

come nella copertina di Animals (ma anche questo era ignorato dal pirata che se ha visto volare elefanti avrà avuto "sostanzialmente" altri motivi suoi), conteneva il CONCERTO INTEGRALE tenuto al Comunale nel 1988 dove c'ero pure io ad urlare "Hey Teacher!" a neanche 10 metri dal palco che sentivi il caldo delle fiammate sulla faccia. 
Si, così l'avevo pure acquistato quel triplo album proprio perché io c'ero, mannaggia, e mi son mangiato le mani per aver buttato i soldi (tipo 60.000 lire se ricordo bene) poiché era una registrazione veramente immonda. 
Tanto per dare un'idea ecco come si sente SORROW presa da quel disco:

Un vero abominio. 
Questi 18 live invece perlomeno hanno un suono decente, e come esempio per far notare la differenza metto TIME registrata a Chicago che nella melodia del cantato non ha ancora quel gridato incazzato di Gilmour del futuro disco di studio (ce lo metterà qualche mese dopo), restando invece sull'etereo al punto che pare tutta un'altra canzone.
Il suono è esattamente identico agli originali bootleg usciti nel 1972, cioè non è migliorato proprio nulla per quanto riguarda la qualità perché sarebbe stato impossibile, senonchè adesso hanno tutta una serie di nuove copertine virtuali come quella su in apertura del post. 
Un vero fan invece adora anche certi dischi pirata con tutte le loro imperfezioni e, quasi sempre, un audio monofonico, sporco e pure rimbombante come quel maledetto triplo. 
La stessa operazione di ripubblicazione in streaming i Pink Floyd l'avevano fatta anche l'anno scorso con i bootleg del 1971, che sono però di qualità parecchio più bassa perché anche un solo anno può fare la differenza sulle apparecchiature usate per registrare dal vivo. 
Quindi, se tanto mi dà tanto, cari Pink, ci si rivede l'anno prossimo con i pirati del 1973, e per un po' mi sa che ne abbiamo da rimettere in circolazione. 
Corretto?

2 commenti:

  1. Bootleg o non bootleg, dischi pirata o non dischi pirata, cattive registrazioni o buone registrazioni, risentire i Pink Floyd mio caro Bobby Han Solo è sempre un piacere per la vista e per le orecchie soprattutto. Anche il nostro stomaco digerisce bene dopo le proposte che ci fanno in questi ultimi tempi.
    Welcome Pink Floyd e come dice Keith Richards: oggi chi suona se ne stia a casa, tanto sanno suonare di merda. Studiate, state a casa, io sto a casa e continuo a studiare!!!!

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    Risposte
    1. Parole sante quelle del vecchio Keith, ma anche le tue Nella.
      In effetti le nuove produzioni musicali le dimenticheremo nel giro di un anno, mentre dei Pink Floyd e degli Stones non si può dimenticare nulla.

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